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Autore: fanny_slytherin    15/06/2013    3 recensioni
In apparenza potrà sembrare una sciocca fiaba per bambini, e magari in fondo lo è anche, ma non sarò io a stabilirlo. A me piace e basta, senza "forse" e senza "ma", l'ho scritta per ridere e perchè la magia è sempre un'adorabile amica, anche a 14 anni! RECENSITE, INSERITELA FRA LE RICORDATE, FRA LE PREFERITE, CRITICATELA, MA ALMENO FATEVI VIVI!
O preferite rischiare che Piumaspina tagli anche a voi i capelli nel sonno?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN'INDOLE DISPETTOSA





Da qualche giorno nella Valle del Polverone si respirava un’aria piuttosto strana e piena di confusione. Tutto quel bailamme era nato per via di un ordine della Regina Spolverina, secondo il quale tutti gli abitanti del villaggio avrebbero dovuto ripulire le proprie case e tutte le strade anche dal più insignificante granello di polvere. La decisione era stata presa in vista della visita della Regina dei Ravioli, Nasofino, conosciuta per una catastrofica allergia alla polvere e per un olfatto particolarmente sensibile. Tutti gli gnomi paffuti della Valle, così, si rimboccarono le maniche e affrontarono il compito con insolito vigore quando alle loro orecchie giunse una spiacevole notizia: si raccontava che ogni qualvolta Nasofino respirasse residui polverosi, starnutisse in modo talmente forte e violento al punto di scatenare terribili tempeste. La Valle del Polverone si era sempre vista gonfia di allegria e serenità, e appunto per questo tutti volevano che quell’episodio venisse archiviato come un pacifico incontro fra due buone regine, amate e rispettate da chiunque...Tranne che da Piumaspina, l’eccezione che confermava la regola. Si trattava di un’aquila magica acerrima nemica di Spolverina, che abitava in un iglù di paglia ai confini del Regno. Quando il paggio di corte si era recato nei pressi della sua dimora per annunciare l’editto, Piumaspina si era mostrata disposta a rispettarlo. In realtà, la sua mente diabolica aveva già gettato le basi per organizzare un piano che sapeva si sarebbe rivelato infallibile. Al contrario degli altri, che si erano prodigati per rendere la Valle del Polverone più pulita che mai, la malvagia aquila si impegnò a raccogliere ogni singolo residuo di polvere presente in casa per ammucchiarlo sul suo piumaggio spinoso.
Nel frattempo Nasofino veniva accolta da Spolverina nella più maestosa sala di cui il palazzo reale potesse vantare: pavimento in parquet, lampadari di cristallo, enormi candelabri d’oro, tende di seta ricamate minuziosamente dalla sarta migliore che anima viva avesse mai conosciuto, eleganti mobili antichi dal gusto classico e raffinato. L’orchestra migliore del regno scelse le piacevoli note su cui le due regine danzarono fino ad ora di cena. Fu dopo una dozzina di basi musicali che un languorino insistente guizzò nelle loro pance, al che Spolverina condusse la Regina dei Ravioli alla sala allestita per il buffet, ricco di ogni ben di Dio, distribuito secondo i parametri più impeccabili. Chiunque avesse visto tutto quello, si sarebbe chiesto come fosse possibile mettere su un tale capolavoro, tant’era perfetta l’organizzazione di cui il palazzo reale privilegiava quel dì.
Piumaspina, intanto, se ne stava accovacciata sulla sua palla di vetro, la sfera magica di cui ogni mago che si rispetti dispone, che le permetteva di tenere sotto controllo la vita al palazzo e di giostrare il suo piano nel migliore del modi, cogliendo il momento giusto per entrare in azione.
Poco prima che avesse inizio il rito eseguito di consuetudine dalla due sovrane ad ogni loro incontro, l’aquila volò speditamente verso il palazzo e, con una sorprendente maestria e l’estrema cautela di chi non intende rivelarsi ad occhi altrui, spalancò la finestra che dava sulla sala della cerimonia, e agitò l’ala velocemente, gli occhi ridotti a fessure e grondanti di gloria. Quei pochi secondi bastarono ad infestare di polvere la stanza e a scatenare in Nasofino una reazione allergica tale da provocare un disastro apocalittico: il tetto si scoperchiò, i vetri delle finestre caddero in frantumi, la gente del villaggio fu scaraventata qua e là da un vento tremendo, e maledizioni ad Eolo volarono come foglie in autunno; la stessa regina Spolverina rotolò per le scale del palazzo.
Piumaspina, che nel frattempo si era data alla fuga, aveva potuto godersi lo spettacolo prospettato nella amata palla di vetro e, tra un ghigno e l’altro, aveva considerato l’idea di un piano B: intervenire per interrompere la tempesta e prendersene il merito. Detto fatto, con un’allucinante concretezza di cui mai nessuno oltre a quell’aquila potrà godere, piombò fra le mura del palazzo reale e, con voce assordante in modo che anche l’udito più debole potesse ascoltarla, pronunciò l’unico e solo incantesimo da farsi: “Pulviscolo polveroso che nell’aria voli, esci dal naso della Regina dei Ravioli! Questi poveri gnomi or tu devi aiutare, prima che il suo starnuto li possa eliminare!”
D’un tratto sulla Valle del Polverone calò pace, silenzio, non un sussurro, non un tintinnio. E poi le urla di gioia, gli animi gaudiosi, i salti festosi, le voci eccitate: una folla che, vittima di un’enfasi poco saggia e razionale, promosse Piumaspina, in accordo con la Regina, come sua dama di compagnia.
Fu forse per l’idea di essere finalmente considerata da qualcuno, o magari di poter condurre una vita abbiente, o ancora di aver raggiunto tutti i suoi traguardi con ammirevole successo, ma quella sciagurata di un’aquila sembrò abbandonare una volta per tutte le vere e proprie cattiverie che era abituata ad architettare. E poiché è vero che nella vita si procede un passo alla volta, si diede a scherzi e dispetti di ogni genere: riempiva di peperoncino le pietanze dei malcapitati, passava la cera sui pavimenti prima dei balli di corte, spargeva sapone sulle scale e attendeva con folle pazienza che qualcuno passasse, muoveva mari e monti pur di occuparsi della stiratura degli abiti in modo da bruciarli; durante la notte, tagliava i boccoli a tutte le dame per cui nutrisse repulsione e, quando il delirio toccava le stelle, addirittura a quelle che le andavano a genio. La vita nel palazzo non era mai stata così movimentata, tantomeno se il tutto era opera di un’indole squilibrata come quella. Chi sa se Piumaspina imboccò mai la buona strada, ai posteri l’ardua sentenza, scriveva il Manzoni. E’ pur vero, però, che il lupo perde il pelo, ma non il vizio!
  
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