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Autore: Rubysage    16/07/2003    0 recensioni
Una recita scolastica...un regista nevrotico...un attore primadonna...due amici che si scannano...che ne sarà di Macbeth? Storia completa! (di Sage, che ha cambiato nick ^___^)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taro Misaki/Tom
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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26. The rhythm of my heart

 

 

“Bravi, bravi, bravi !” disse Sarah battendo le mani mentre i Picasso’s Last Words, dopo aver eseguito l’ultimo brano, si inchinavano davanti al loro pubblico. Non era mai stata così felice ; era circondata da sconosciuti eppure si sentiva perfettamente a suo agio. Tutti erano stati gentilissimi con lei, un po’ perché sapevano quanto Paul ci tenesse, un po’ perché la ragazza era talmente dolce e affabile che fare amicizia con lei non era per niente un problema.

“Allora Sarah, che ne dici dei PLW ?” chiese Paul, felice e sudato, dopo essersi liberato della chitarra.

“Fantastici, semplicemente fantastici !” rispose la ragazza con entusiasmo “Altro che Stand Up ! Mitchell e soci hanno le ore contate, ve lo dico io ! Che sound, che interpretazioni...”

“Beh, calma !” la interruppe Oliver “Non esagerare adesso...dobbiamo migliorare parecchio e abbiamo ancora molta strada da fare...”

“Per arrivare a Top of the Pops ?” intervenne Julian “Eddai Ollie, possibile che tu prenda sempre tutto così seriamente ? Tieni conto che l’unico qui dentro che può fare davvero fortuna è Paul ! Noialtri...beh, per ora continueremo a divertirci e basta !”

“Parla per te ! Ammesso che non ti interessi eguagliare Roy Bittan (anche se non ci sei molto lontano), io ho tutta l’intenzione di diventare un novello Clarence Clemons !” disse Mark ridendo.

“Sì, e poi quando Bruce Springsteen vorrà rinnovare la E Street Band ti chiamerà...ma se quando ti hanno pescato suonavi il flauto nella banda degli scout ?” disse Philip con ironia “Dove contavi di arrivare allora ?”

“Uhm...all’angolo della strada, forse ? Certo che se mi fossi comprato un organetto e una scimmia ammaestrata forse ora sarei pieno di soldi !”

Tutti scoppiarono a ridere, poi raggiunsero i tavolini dove si sedettero per godersi un po’ di riposo.

“Jack, ci porti qualcosa per sciacquarci la bocca ?” chiese Paul.

“Come no ! Che ne dici di un bel torcibudella per scaldare un po’ gli animi ?” rispose Jack sparendo per le scale.

“Veramente siamo già caldi” disse Stephen abbracciando Heather “Forse ci sarebbe servito prima del concerto, hai presente che performance ?”

“Sei il solito beone, Steve !” disse Elizabeth sedendosi accanto a Julian “Comunque devo ammettere che non siete affatto male...anche tu” disse rivolgendosi al ragazzo “sei notevole come strimpellatasti...la tua versione di New York City Serenade mi è piaciuta parecchio...”

A Julian si illuminarono gli occhi, anche se cercò di non darlo a vedere. “Davvero ?” disse “Credevo che te ne saresti andata dopo due canzoni al massimo...sei riuscita a stupirmi !”

“Tu non mi conosci abbastanza, amico...” disse Elizabeth con aria maliziosa. Il ragazzo deglutì e si guardò un po’ in giro per nascondere l’imbarazzo ma ad un tratto si bloccò.

“Hey, dov’è finita Amy ?”

“L’ho vista uscire sulla terrazza un paio di minuti fa” rispose Elizabeth.

“Sarà andata a prendere un po’ d’aria” disse Julian alzandosi “E io la imito. Qua dentro fa un caldo...”

“E’ meglio che tu te ne stia qui buono, fratellino” disse Elizabeth afferrandogli una spalla e rimettendolo a sedere “E’ già andato Tommy a farle compagnia...”.

Tommy ? pensò Julian, un po’ frastornato. Sapeva che sua sorella piaceva parecchio al ragazzo (e anche a lei non era indifferente), ma , sebbene lui l’avesse più volte incoraggiato, Tom non era mai riuscito a prendere l’iniziativa. Chissà che questa non sia la volta buona, si disse Julian guardando verso la portafinestra.

 

Amy, con i gomiti sul poggiolo e le mani incrociate sotto il mento, stava ammirando il paesaggio che si stagliava oltre il davanzale. Tom era dietro di lei, accanto alla portafinestra, e la guardava senza dire una parola. Non ce la farò mai, si disse, lei è troppo per me. Sospirando, stava per andarsene quando Amy, senza voltarsi, disse all’improvviso : “Non è una splendida serata, Tommy ?”

Il ragazzo restò un attimo interdetto. “Sì, ma...io...”

“Non preoccuparti, non ho poteri paranormali...ho solo riconosciuto il tuo profumo !”

“...il mio profumo ?” disse Tommy avvicinandosi.

“Sì, è lo stesso che usa Julian...mi piace un sacco !”. Tom rabbrividì. Pericoloso, molto pericoloso.

“Comunque non hai risposto alla mia domanda” continuò Amy.

“Uh ? Come ?”

“Ti ho chiesto se non trovi anche tu che questa serata sia splendida...sbaglio o sei un po’ distratto ?”

Tom arrossì. Qui di splendido vedo solo te, avrebbe voluto dire. Ma dalle labbra non gli uscì altro che un vago “Sì...sì...certo, davvero fantastica...c’è un panorama che...oh, accidenti !”. Cretino, si disse. Controllati, stai mandando tutto a rotoli. Vedi di non finire come Paul, diglielo e basta !

“Senti, Tommy...”

“Sì ?” rispose il ragazzo con voce tremolante.

“Io ti piaccio o no ?”. Tom sentì una fitta allo stomaco.

“Co-co-come ? !”

“Insomma, tutte le volte che ti vedo o non dici niente o te ne stai lì come un baccalà a balbettare frasi senza senso...ora voglio sapere se lo fai perché ti sono antipatica...”

“Nonono, Amy, che stai dicendo ? Tu non mi sei affatto antipatica, anzi ! E’ solo che...” Qui stiamo diventando un po’ troppo espliciti, pensò Tom. Devo cercare di non ingarbugliare troppo le cose e arrivare dritto al sodo, altrimenti sono rovinato !

“Che...cosa ? Insomma, mi vuoi rispondere ? Perché si dà il caso che...”

“Che... ?”.

“...che tu mi interessi parecchio, maledizione ! Lo so, questi discorsi non dovrebbe farli una ragazza...il fatto è che sono stanca di aspettare nel dubbio che il ragazzo di cui sono innamorata non abbia il coraggio di decidersi. Un sacco di gente si è persa in questo modo e dopo si è mangiata le mani. Tutto quello che voglio è una certezza, in positivo o in negativo. Qualunque sia la tua risposta, la accetterò.”

Tom si sentiva stranamente calmo. Guardando l’orizzonte, oltre il quale si perdeva la campagna circostante, disse : “Una risposta...sai qual’è la mia risposta, Amy ?”

“Quale ?” chiese la ragazza con l’animo ormai in tumulto.

“Questa” rispose Tommy prendendola tra le braccia “Spero che ti piaccia”.

E la baciò.

 

 

 

 

 

27. Ollie il beone

 

 

Mentre Tom e Amy rientravano nella sala mano nella mano, rientrava anche Jack, reggendo tra le braccia una cassetta di lattine.

“Birra per tutti, ragazzi !” esclamò. Gli altri lo guardarono stupefatti.

“Stai scherzando ?” disse Mark allibito “Lo sai che se ci becca qualcuno i tuoi rischiano la galera ? E’ proibito servire alcolici ai minorenni !”

“Riecco Mark che fa la maestrina...” intervenne Philip “Stiamo facendo una festa privata, neanche i clienti più affezionati possono arrivare quassù, cosa vuoi che succeda ?”

“Uhm, siamo proprio in una botte di ferro ! Ti ricordo che l’ultima volta che hai detto queste parole tu e Ollie siete finiti dritti al Pronto Soccorso...”

“Tranquillo, Mark” disse Jack “Questo bar è aperto da vent’anni e non è mai venuto un cane a rompere le scatole... Quanto a mio padre, non si accorgerebbe che gli frego la birra neanche se gli passassi con la cassa sotto il naso !”

“Bravo Jack, così si fa ! Alla faccia del proibizionismo...BURP !” disse Oliver che, zitto zitto, si era già scolato due lattine.

“Hey Ollie, non avrai deciso di ubriacarti proprio stasera, eh ?” disse Paul, un po’ preoccupato.

“Sto solo an...annegando i miei dispiaceri nell’alcool...” borbottò Oliver, con la voce sempre più impastata, svuotando la terza lattina “E ultimamente sono tanti...dovresti saperlo... HIC ! Sorry, mi è venuto il snigh...scingh...singhiozzo, he, he !”

I ragazzi erano piuttosto imbarazzati : era la prima volta che vedevano Oliver ubriaco fradicio, e sperarono ardentemente che fosse anche l’ultima.

“Qualcuno deve farlo smettere, Jules” sussurrò Elizabeth all’amico, tirandolo per una manica “Se domani quello si presenta in scena sbronzo, Davenport lo sbatte fuori su due piedi !”. Nel frattempo Oliver aveva terminato la quarta lattina e stava assalendo la quinta.

“A me lo dici ? E comunque hai ragione...” rispose Julian. Poi, rivolgendosi all’amico, disse : “Ollie, piantala di bere e vai a prenderti una boccata d’aria, se continui così finirai per stare male !”

“Fa...fatti gli affari tuoi, Sgiulian...sto benisscimo !” rispose, barcollando, il ragazzo.

Julian, pensando che forse Tom, essendo il migliore amico di Oliver, avrebbe potuto fare qualcosa di più, si rivolse al ragazzo...ma voltandosi verso di lui lo vide perso nei dolci occhioni di Amy. Colto da un momentaneo imbarazzo, girò lo sguardo verso Jack e notò che aveva attaccato bottone con Sarah, suscitando la gelosia di Paul che lo guardava torvo. Cercò Stephen, ma lo trovò intento a sbaciucchiarsi con la sua fidanzata, mentre Philip, Mark e Alan stavano parlando di calcio...e quando quei tre cominciavano non c’era verso di farli smettere.

My bonnie lies over the oceaaan...My bonnie lies over the seeeaaa...”

Di male in peggio. Ci mancava che attaccasse con le canzoni da osteria.

Elizabeth cercò invano di mettere il ragazzo a sedere e portargli via le birre, ma Oliver si aggrappò tenacemente alla cassetta e non ci fu verso di separarlo da essa. Nel frattempo Maddy se n’era andata, disgustata dal pietoso spettacolo che Oliver stava offrendo, mentre Patty cercava anche lei disperatamente di far tornare in sé l’amato bene, ma, visto che non c’era niente da fare, scoppiò a piangere come al solito, prontamente consolata da Lucy.

“Bevevano i nostri padri ?...Sììì !”

Julian avrebbe voluto strangolarlo : possibile che non si rendesse conto di quanto si stesse rendendo ridicolo ?

“Bevevano le nostre madri ?...Sììì !”

Ad un tratto, Julian vide Benjamin che se ne stava sogghignante in un angolo, fregandosi le mani.

“Benji, almeno tu dammi una mano ! Dobbiamo trascinarlo subito in bagno e cacciargli la testa sotto il rubinetto, altrimenti...”

“Ma la vuoi piantare di preoccuparti ?” lo interruppe Benjamin “E’ grande abbastanza per cavarsela da solo ! E poi è solo un po’ allegro, che male c’è ?”

Nel frattempo, Oliver era salito su una sedia e, sorreggendo l’ennesima lattina vuota, sbraitava traballando :

“E noi che figli siaaamo, beviam, beviam, beviaaamo...”

Allegro?, pensò Julian guardando Benjamin con sospetto. Questo sta macchinando qualcosa.

In effetti, la sbronza di Oliver aveva fatto venire a Benjamin un’altra delle sue solite, grandi idee, che avrebbe completato il geniale piano che aveva in mente per l’ indomani.

Intanto, Oliver si era rimesso a sedere e , dopo aver buttato la testa sul tavolo, si era addormentato come un bambino e russava sonoramente facendo le bolle dal naso.

“Direi che la festa può finire qui, ragazzi” disse Elizabeth “Un milione di sterline a chi farà schiodare Ollie da quella sedia !”

“E un altro milione a chi lo rimetterà in piedi domani mattina” disse Julian, preoccupato.

 

 

28. Verso casa

 

 

“Sei sicuro di riuscire a reggerlo fino a casa, Benji ? Ollie non è proprio una piuma, considerando che è pure ubriaco...”

“Sì, sì, non preoccupatevi. Un pochino riesce ancora a reggersi in equilibrio, e poi è proprio sulla mia strada.”

“Okay, ma vedi di non mollarcelo, per strada !” disse Jack.

La serata musicale, trasformata da Oliver in un festino da alcolisti anonimi ma non troppo, era definitivamente conclusa. I ragazzi erano quasi tutti andati via e Benjamin, con la faccia del buon Samaritano e le intenzioni di Giuda, si era offerto di accompagnare a casa l’amico che aveva la mente ancora offuscata dagli effetti della birra.

“Tranquilli” disse il ragazzo dopo essersi messo un braccio di Oliver attorno al collo “Arriveremo a casa in un batter d’occhio, vero Ollie ?”. E intanto faremo un bel discorsetto, caro il mio regista, pensò il ragazzo sogghignando.

“Sc...scicuro ragassci...BURP !...ragazzi... Oooh...Jack, ferma la stanza... continua a girarmi intorno...” borbottò Oliver costringendo Benjamin a dirigersi a zig-zag verso l’uscita “Scusa Benji...HIPS ! Che dici se ci facciamo un balletto ?”

“Ma certo, basta che non ci becchi la polizia...” rispose Benjamin scendendo piano le scale.

“Secondo me quei due non ci arriveranno mai, a casa” disse Elizabeth.

“E nemmeno noi, se non ci diamo una mossa !” ribattè Julian rimboccandosi le maniche “Forza, con un po’ di collaborazione riusciremo a sistemare tutto prima dell’alba !”

“Sentite” disse Jack “Voi andate pure, ci penso io a riordinare. Tanto camera mia è praticamente dietro questo muro !”

“Grazie Jack, non per fare la pigra, ma io dovrei proprio scappare. C’è qualche anima pia che può scortarmi fino a casa ?”

“Non c’è problema, Beth” rispose Amy “Sono sicura che a mio fratello non dispiacerà affatto !”

Julian, sbigottito, si voltò di scatto verso la sorella. “Cosa ? ! ? Ma...Amy, che stai...”

“Volevo solo dire di non preoccuparti, io vado a casa con Tommy. Lui è di strada, mentre Elizabeth è un po’ più distante...”

Julian lanciò uno sguardo misto tra lo stupefatto e il perplesso oltre Amy e incrociò gli occhi di Tommy, che, alzando le spalle, sembrò dire “Io non c’entro, ha fatto tutto da sola”.

“Va beh, affare fatto. Ma mi sa che quello sotto scorta sarò io...”

“Piantala, pagliaccio, e muoviti che è tardissimo ! Ciao a tutti !” disse Elizabeth avviandosi all’uscita tirando Julian per un orecchio.

“Ahiaaa ! Visto che avevo ragione ? E mollami !” esclamò Julian, costretto a seguire l’amica.

“Gran bella coppia” commentò Jack. Poi, rivolgendosi ai rimanenti, cioè Paul, Sarah, Amy e Tommy, disse : “E voi che fate ancora qui ? Sciò, sciò, fuori dai piedi che devo dare una bella ripulita !”

“Senti, Jack” disse Paul dopo essersi scambiato un’occhiata con Sarah “Se vuoi ci fermiamo noi a riordinare. Tanto il bar resta aperto ancora per un po’...non ci impiegheremo molto. E poi le ho promesso di farle sentire un pezzo che ho scritto...”

“Uhm, così volete starvene soli soletti, eh ? D’accordo, tanto anche dopo i vostri concerti siete sempre voi che sistemate tutto...ma fate i bravi, mi raccomando !”

“Non preoccuparti, papino !” disse Paul guardando Jack sparire per le scale.

“Beh, ora è meglio se ce ne andiamo anche noi. Buona notte” disse Amy prendendo per mano Tommy.

“Anche a voi... e mi raccomando , Tom, cerca di dormire !” disse Paul ridendo.

“Sarà dura ! A domani !” rispose Tom, confuso e felice.

Quando anche loro due se ne furono andati, Sarah disse :

“Eh, credo proprio che il vostro primo attore stanotte non chiuderà occhio, ma non so se per l’agitazione o per la felicità !”

“Scusa, felicità per cosa ?” chiese Paul scuotendosi un attimo.

“Ma come, non te ne sei accorto ? Si è messo con Amy proprio stasera...non hai visto come ha cambiato atteggiamento nei suoi confronti, dall’inizio della serata ?”

“Boh, francamente non ci ho fatto caso...”

“Ah, voi uomini non avete proprio intuito per certe cose...”

Paul sorrise. “Sarà” disse. Ed iniziarono a riassettare la stanza.

Terminato il lavoro, Sarah disse :

“E allora, che aspetti a farmi sentire la tua opera ?”

“Oh, già, che stupido, me ne stavo dimenticando” disse Paul imbracciando la chitarra. Bugia, non se n’era affatto scordato, aspettava solo il momento buono. E ci aveva pensato Sarah a crearlo.

Mentre accordava lo strumento, disse : “E’ un bel po’ che ci lavoro, ma non è ancora completo. Magari puoi darmi qualche suggerimento, che ne dici ?”

“Ci penseremo dopo” disse Sarah impaziente “Ora attacca, sto morendo dalla curiosità !”

Le dita di Paul cominciarono a pizzicare le corde della chitarra traendone una dolcissima melodia che però conteneva anche un pizzico di malinconia. Sarah ne fu subito catturata.

Dopo qualche minuto, Paul terminò l’esecuzione del brano, ma né lui né Sarah aprirono bocca finchè le ultime note non svanirono nell’aria.

“Allora, che ne pensi ?” chiese Paul, timoroso.

“E’...è bellissima” rispose la ragazza, che sembrava quasi estasiata. “ho provato una sensazione...indescrivibile...davvero, non riesco a credere che l’abbia scritta tu, cioè...non offenderti, non intendevo...”

“Tranquilla, ho capito !” disse Paul sorridendo.

“Come l’hai intitolata ?”

Posando la chitarra e sospirando, Paul rispose :

“A dire la verità le ho dato un titolo da pochissimi giorni...si chiama ‘When you’re not there’.”

“ ‘Quando tu non ci sei’ ?” disse Sarah.

“ ‘Quando tu non ci sei’ “ ripetè Paul.

Restarono un attimo a guardarsi negli occhi sorridendo, senza parlare.

“Si è fatto davvero tardi, è meglio andare” disse poi Sarah, guardando l’orologio. “Mi accompagneresti a casa, Paul ?”

“Con immenso piacere” rispose il ragazzo.

 

 

Mentre Amy e Tom si dirigevano verso casa tenendosi teneramente a braccetto, Julian camminava silenzioso lungo la strada che portava dagli Anderson. Elizabeth, al suo fianco, non disse nulla, ma era sicura di sapere a cosa (o meglio, a chi) fossero rivolti i pensieri del ragazzo. Alzò gli occhi al cielo terso, pieno di stelle, e annusò l’aria tiepida, profumata di gelsomino. Si preannunciava un’estate veramente stupenda. Ad un tratto, Julian disse :

“Sai cosa mi era venuto in mente, Beth ?”

“Direi di no, non sono una telepate...”

“Il ritornello di ‘Just like a woman’ di Bob Dylan. Quello che dice ‘si comporta proprio come una donna...e crolla come una bambina’.”

“Lo sapevo...stavi pensando ad Amy, vero ?” disse Elizabeth sorridendo e pensando che Julian a volte (molto, ma molto di rado) era davvero trasparente.

“Che intuito, ragazza mia ! A dir la verità dovrei capovolgere le parole di Dylan... Vedi, lei è così ingenua, allegra, piena di vita, così...così piccola. Poi ci sono delle volte, come stasera, in cui sembra comportarsi proprio...”

“...proprio come una donna. E’ vero, un po’ ha stupito anche me.”

“Prima o poi doveva succedere...è solo che io faccio un po’ fatica a rendermene conto. La mia piccola Amy...non è più tanto piccola !”

“Tanto che si è levata dai piedi il fratellone con gran classe !” disse Elizabeth. “E poi non è mai stata così piccola...ricordati che ha quindici anni, solo uno meno di noi ! Il tuo ruolo di fratello iperprotettivo è finito da un pezzo, Julian ! Guarda Floyd, il mio fratellino : ora ha tredici anni e cambia le ragazze come si cambia le calze ! Certe volte mi fa un’invidia...vorrei proprio sapere come fa !”

“Già, ormai dobbiamo arrenderci all’idea che siamo stati sorpassati...accidenti, ma arriverà anche per noi il momento buono ? ! ?”

“Arriverà, non preoccuparti” rispose Elizabeth.

Per noi... chissà, si dissero entrambi.

“Guarda le stelle, Beth” disse poi Julian con voce tranquilla “Non ho mai visto un cielo così sereno.”

Elizabeth alzò gli occhi. Non c’era una nuvola e le stelle sembravano diamanti sparsi su un telo di velluto nero.

“Tu riconosci le costellazioni, Julian ?” 

“Ma certo ! Guarda, là c’è Orione... lo vedi ?” disse indicando con l’indice un punto imprecisato nel cielo.

“No” rispose Elizabeth.

“...e quella là a destra, a forma di carro, è l’Orsa Maggiore. Là, in fondo al manico, c’è la Stella Polare, quella che indica il Nord...”

“Ma non era l’Orsa Minore ?”

“Boh, chi si ricorda ? Comunque lì c’è Cassiopea...e un po’ più sotto c’è il Cigno, lo vedi ?”

“Attento !”

“A cosa ? AHIA !”

L’avvertimento di Elizabeth non era stato abbastanza tempestivo, perché Julian, che aveva smesso di guardare la strada per concentrarsi sulla galassia, aveva abbassato gli occhi giusto in tempo per trovarsi di fronte un lampione. L’impatto fu inevitabile.

“Ti sei fatto male, Julian ?” esclamò Elizabeth.

“Sto benissimo... Oooh, che botta, accidenti !”

“Fermo, non toccarla, fammi un po’ vedere...” disse Elizabeth scostando delicatamente le dita del ragazzo e sfiorandogli la fronte. “Santo cielo, guarda che bernoccolo... Per fortuna siamo arrivati ! Vieni, devi metterci su un po’ di ghiaccio”.

Elizabeth aprì la porta di casa e accese la luce del soggiorno.

“Senti, lascia stare, i tuoi staranno dormendo, non voglio disturbare” sussurrò Julian tenendo la mano sulla fronte “E poi va un po’ meglio, non preoccuparti...”

“Vuoi piantarla di rompere ? Siediti là, io arrivo subito” ordinò Elizabeth indicando il divano e scomparendo oltre la porta della cucina. Al ragazzo imbarazzato e dolorante non restò altro da fare che obbedire.

Elizabeth tornò dopo un minuto con un fagottino in mano. “Non riesco a trovare la borsa del ghiaccio, al suo posto dovrai accontentarti di questo fazzoletto...è pulito, non preoccuparti. Aspetta ancora un attimo...”

“Beth, senti...”

“...che riprovo a cercarla.” E se ne andò di nuovo, dopo aver mollato il fazzoletto in mano all’amico.

Julian, un po’ a disagio, si portò l’involto alla fronte, ma da un angolo scivolò fuori un po’ di ghiaccio.

“Oh, cavolo !” esclamò il ragazzo cercando di prendere al volo i cubetti che, però, finirono nella bomboniera aperta sul tavolino di fronte a lui.

“Tutto okay, Jules ?”

Il ragazzo alzò di scatto la testa e , velocemente, mise il coperchio sulla bomboniera.

“S...sì, tutto okay. Hai trovato la borsa ?”

“Non ancora, ma non mollo”. Brava, continua a cercare mentre io sistemo questo pasticcio, si disse Julian. Posò il fazzoletto sul tavolino e alzò il coperchio della bomboniera. Il ghiaccio si stava squagliando e aveva inumidito il fondo del soprammobile.

Julian cercò di afferrare i cubetti, ma gli scivolarono maldestramente dalle mani e si sparpagliarono sul tappeto. Il ragazzo aggrottò la fronte, si diede del deficiente e si chinò a recuperare ciò che restava del ghiaccio accucciandosi sotto il tavolino. In quel momento entrò Elizabeth.

“Niente da fare, non la trovo...ma che diavolo stai facendo ?”

“Uh ? AHIA !”. Julian si alzò di scatto, scordandosi della sua scomoda posizione, e sbattè la testa contro il tavolino. Ad Elizabeth scappò una risatina e aiutò l’amico a rialzarsi.

“Si può sapere cosa stavi combinando là sotto ?”

Julian sospirò e aprì la mano ; i cubetti che aveva recuperato si erano sciolti, e dal suo palmo colò un rivoletto d’acqua fresca.

“Mi spiace, Beth, ti ho lavato il tappeto...”

“E anche il tavolino, vedo” disse la ragazza sollevando per un angolo il fazzoletto ormai zuppo. “Sei proprio un disastro, Julian...”

Il ragazzo la guardò un po’ storta, ma non potè fare a meno di sorridere.

“Comunque “ disse “Per guardare le stelle...ho finito per vedere le stelle !”

Scoppiarono entrambi a ridere.

“Dì un po’...ma tu conosci davvero le costellazioni ?” chiese Elizabeth.

“Chi, io ? Vuoi scherzare ? Me le sono inventate ! Non so un accidente, io, di astronomia !”

Elizabeth spalancò al bocca, afferrò un cuscino e colpì Julian in faccia.

“Brutto...brutto imbroglione ! Ti faccio vedere io cosa succede a prendermi in giro...pagliaccio che non sei altro !” esclamò, ridendo, la ragazza continuando a picchiare l’amico.

Julian non rimase con le  mani in mano e, dopo aver preso anche lui un cuscino, rispose al fuoco.

Un minuto dopo la porta di casa si aprì e apparve Floyd, il fratellino di Elizabeth. I due ragazzi, che se le stavano ancora suonando sul divano, si ricomposero quando lo videro fissarli stupito.

“Hey, cos’è ‘sto casino ?” disse.

“E’ questa l’ora di rientrare, disgraziato ?” esclamò Elizabeth. “Per fortuna mamma e papà dormono sodo, altrimenti ne sentiresti delle belle ! Ora fila a dormire, non ho voglia di buttarti giù dal letto domattina !”

“Guarda che non devo mica fare io la strega nella recita di domani, sorellina...” disse Floyd salendo le scale.

“Sparisci prima che te le suoni, cretinetto !”

“Ma va’ sulla forca !”

“Stronzo !” sbottò Elizabeth mentre il fratello si chiudeva alle spalle la porta della camera.

“Però, che affiatamento !” commentò Julian.

“Che vuoi farci, non sono mica tutti pappa e ciccia come te ed Amy !”

Julian si alzò, pensieroso. “Che dici, sarà il caso che mi fidi di Tom ?” disse.

“Chiediti se devi fidarti di Amy, piuttosto” rispose Elizabeth accompagnando il ragazzo alla porta. “Tom è praticamente una suora !”

“Uhm...forse hai ragione” disse Julian uscendo.

“Ti fa ancora male la botta ?”

“No, davvero, è passata.”

“Sicurosicurosicuro ?”

“Sicurissimo, sto benone. Scusa per il disturbo.”

“Non vuoi ancora un po’ di ghiaccio ? Aspetta, forse ho una pomata che...”

“NOOOOO....cosa devo fare per convincerti ? ! ? Guardami, sono esattamente uguale a prima...”. Spiccò un balzo sul marciapiede e si mise a ballare cantando “She’s a maniac, maniac...”

“FINITELA CON QUESTO CASINO ! DOMANI MATTINA DEVO ANDARE A LAVORARE, IO ! ! !” urlò una voce dalla finestra di fronte.

Julian si zittì e si fece piccolo piccolo, mentre Elizabeth scosse la testa e rise.

“Sì, sei proprio come prima” disse la ragazza “Stupido tale e quale a prima !”.

 

Nel frattempo, Benjamin era già stufo marcio di avere Oliver sul groppone, anche perché, oltre a lasciarsi andare ad un sonoro rutto ogni dieci metri e a fare un baccano d’inferno, al ragazzo puzzava tremendamente il fiato.

“Oooh, Benji... per fortuna c’è ancora qualcuno che mi capisce...vero Benji ?...Vero che mi capis...HIC !...sci ? “Sì, sì, certo” rispose Benjamin pregando che casa Hutton non fosse troppo lontana “Ti capisco eccome...ma, per favore, cerca di non alitarmi in faccia ! Cosa ti sei bevuto, l’acqua del water ?”

“Il water...ha, ha ! Il water... Ma l’avete sentito ?” rispose Oliver parlando con immaginari ascoltatori “Sai cosa ci butto io nel water, eh Benji ? Mi ci butto iooooo.... Così quegli altri cornuti imparano a prendersi gioco di Olivr...Oviler...Oliver Hutton, ecco ! MUOIA SANSONE CON...CON TUTTI I FILISTEIIIIII...BURP !”

“Ollie, per favore ! ! !”

“S...scusa Benji...ma qui non c’è più nessuno che mi vuole bene...neanche il mio gatto mi vuole bene...ma almeno tu mi vuoi bene, eh Benji ? Perché io ti voglio bene, anche se...BUUURP...ne voglio di più a Maddy... he, he !”

“Mi sembra giusto”

“Ma neanche lei mi vuole bene...solo quella rimbambita di Patty mi vuole bene, ma io non le voglio bene, allora mi vuoi bene sì o no ? ! ?”

“Certo che ti voglio bene, Ollie” rispose Benjamin sospirando. Per fortuna erano quasi arrivati...

“Davvero ? ! ? Forse sei l’unico, alloraaa... HIC !”

Benjamin colse la palla al balzo. “Ma no, Ollie” disse in tono mellifluo “Anche gli altri ti vogliono bene...solo non capiscono che tu stai facendo del tuo meglio per questa recita !”

“No che non capiscono” disse Oliver che, scaldandosi, stava lentamente recuperando la lucidità “Non capiscono un accidente ! Io non voglio fare il bastardo, non sono un bastardo, questo lo sai, vero, Benji ? Lo sai ? Eh ? Lo sai ?”

“Sì che lo so” rispose Benjamin.

“E ALLORA COME FACCIO A SPIEGARGLIELO ? ! ?”

“Non devi spiegargli proprio niente...loro hanno solo bisogno di essere tenuti un po’ più in considerazione, di sentirsi importanti. Vedi, un regista non deve usare solo il bastone, ma anche la carota...lasciali un po’ liberi di fare quello che vogliono e vedrai che le cose non potranno far altro che migliorare !”

“Geniale...” disse Oliver “E... e per esempio ?”

“Per esempio potresti cominciare da me...sai, ho una fantastica idea per rendere la recita un vero successo ! Lasciami fare e vedrai che perfino Davenport si inchinerà davanti al tuo genio !”

“Tu...tu non mi convinci mica...” borbottò Oliver con sospetto.

“Fidati di me, Ollie. Credi forse che potrei fare qualcosa per danneggiarti ? Io che ti voglio bene come...come un fratello ?”. Sono proprio un gran bastardo, si disse Benjamin.

“E’ vero, me l’hai appena detto...ma lo sai che ho la memoria un po’ corta ? Uh, guarda, siamo arrivati... As...aspetta che prendo le chiavi del cancello...BROOOT !”

“Da’ qua, ci penso io” disse Benjamin lasciando andare Oliver e strappandogli di mano le chiavi di casa. Oliver poichè aveva perso il suo punto d’appoggio, barcollò in avanti e si aggrappò alla ringhiera.

“Allora, mi lascerai fare a modo mio ?” disse Benjamin tornando a sorreggere il ragazzo e accompagnandolo lungo il vialetto d’ingresso.

“E...e va bene, fai un po’ quello che vuoi...”

Benjamin, chiaramente, non aspettava altro che sentire queste parole. Lanciando un urlo di gioia, mollò Oliver sui gradini davanti alla porta e corse via dicendo : “Fantastico ! Grazie Ollie, ti voglio bene ! Ah, ricordati che l’hai detto tu, eh ? Scusa se scappo ma è tardissimo e i miei saranno ultrapreoccupati, ciaoooo ! ! !” E sparì dietro l’angolo.

“Benji...as...aspetta...non ce la faccio a rialzarmi da solo...Benji ! ! !” gridò Oliver tentando disperatamente di sollevarsi da terra.  “Oddio, sto malissimo...ma dove diavolo se n’è andato ? Ho tutto lo stomaco sottosopra...” disse, premendosi con una mano la fronte e con l’altra l’addome.

“Se...se i miei mi vedono rientrare in questo stato mi ammazzano...oh, mamma !”

Barcollando, Oliver raggiunse la vaschetta per uccelli che si trovava in mezzo al giardino e vi si aggrappò al bordo.

“Appena in tempo...OOOH ! ! !” disse.

E fece la più brutta vomitata di tutta la sua vita.

 

 

29. Fratello e sorella

 

 

Secondo Julian, per essere a metà giugno faceva decisamente caldo. Troppo caldo per essere in Inghilterra. Si era svegliato con la gola riarsa, un po’ per la temperatura, un po’ per la cantata in compagnia, e dopo essersi girato un paio di volte nel letto si era deciso a scendere in cucina per bere un bicchier d’acqua. Magari anche uno di latte fresco, che su di lui aveva sempre avuto un effetto calmante, visto che mancavano meno di sei ore alla recita e aveva un dannato bisogno di dormire.

Tornando di sopra, però, notò della luce filtrare sotto la porta della camera di Amy ; piano piano socchiuse l’uscio e sbirciò nella stanza della sorella. Amy era sdraiata sul letto con gli occhi aperti e le mani incrociate dietro la testa, e, pur essendo assorta nei suoi pensieri, si accorse subito della presenza del fratello e gli sorrise.

“Veramente dovrei essere io a non riuscire a dormire, stanotte !” disse Julian sottovoce ricambiando il sorriso. Amy gli fece cenno di entrare. Lui socchiuse piano la porta alle sue spalle e andò a sedersi ai piedi del letto della ragazza.

“Agitato ?” gli chiese Amy.

“Un po’. Mai come Tommy, credo !” rispose Julian.

“A dir la verità non mi sembrava così agitato stasera !”

“Direi...qualcuno gli ha fatto perdere completamente la testa ! Spero che domani sia in sé, altrimenti è la volta che Ollie lo ammazza sul serio !”

“Bof, credo che Ollie domani dovrà solo pensare a smaltire la sbornia... stasera non riusciva a mettere un piede davanti all’altro !”

“In effetti...”

“E poi se solo osa toccare il mio Tommy, lo tocco io...con la mazza da cricket !”.

Julian rise. “Senti senti...e com’è andato il ritorno a casa, cara la mia amorina di Peynet ?” disse con un pizzico di malizia.

“Benissimo” rispose Amy con occhi sognanti  “Mi ha raccontato un sacco di cose su di lui che neanche immaginavo... Lo sapevi che è nato a Parigi e ha vissuto lì  per diversi anni prima di trasferirsi in Galles ?”

“Eccome se lo so” disse Julian “Secondo te perché mi faccio regolarmente passare i compiti in classe di francese ? Lo parla meglio lui del nostro professore !”

“E comunque, caro il mio fratellino copione, parla anche un po’ il gallese... mi ha detto anche qualche parola, tipo ngwyffwyd ... o qualcosa di simile”

“Nghfche ? ! ?”

“Boh, credo significhi ‘fiore di campo’ o giù di lì...”

“Molto romantico.”

“Già. E sai che quando era in Galles tirava di scherma ?”

“Sul serio ?” disse Julian sorpreso.

“Certo. Ha voluto smettere perché aveva ammazzato un suo avversario per sbaglio...”

“Cosa ? ! ?”

“Sì, è successo che durante una gara al tipo è saltata via la maschera e Tommy gli ha trapassato un occhio con il fioretto...una scena davvero raccapricciante !”

Julian era un po’ sconvolto. “Ma...ma davvero ?”

“Certo.”

“...Buon Dio !”. Restarono un attimo in silenzio.

“Julian”

“Eh ?”

“Guarda che era una balla...”

“Ah, ma va’ all’ inferno, Amy !” esclamò Julian seccato (ma anche un po’ sollevato). “Mi hai fatto prendere un colpo !”

“Certo che, anche se non sei nato sotto il segno dei Pesci, abbocchi lo stesso !”

“Va’ all’ inferno !”

“Già detto...sei un po’ ripetitivo, fratellone !”

“Uffaaa...”

“Comunque tirava davvero di scherma. Ha smesso quando è venuto qui. Mi ha fatto anche vedere il tesserino della federazione.”

“E perché ha smesso ?”

“Mah, dice che non gli piaceva più di tanto.”

“Ah.”

Altro attimo di silenzio.

“Però il Galles un po’ gli manca” continuò Amy “Dice che un giorno o l’altro gli piacerebbe tornarci...”

“Non con te, spero !”

“Che c’è, fai il gelosone, adesso ?”

“No, è che...”

“Guarda che sei praticamente stato tu a buttarci una nelle braccia dell’altro...’ Tommy di qua, Tommy di là, è un bravo ragazzo, dovresti conoscerlo’... adesso sono cavoli tuoi !”

“E’ vero, hai ragione” ammise Julian sorridendo.

“E poi... beh, mi piace anche perché un po’ ti somiglia...”

“Eh ? ! ?”

“Ma sì, avete qualcosa in comune...è qualcosa che non riesco ad esprimere bene a parole...voi mi fate sentire al sicuro, ecco. Protetta, amata. Con voi andrei anche in capo al mondo, perché non mi abbandonereste mai. Non chiedermi come faccio ad esserne tanto sicura, lo so e basta.”

“Dici davvero ?” disse timidamente Julian, felice per le parole della sorella.

“Certo. Dì un po’, non è che mi sono innamorata di te ?” disse Amy in tono scherzoso.

“Hey, non avrai mica il complesso di Edipo ? ! ?”

“Edipo aveva sposato sua madre, non sua sorella, ignorante !”

“Boh, è lo stesso. Comunque” continuò Julian tirando un sospiro “sono felice per te, devi credermi. Ma occhio, se solo prova a farti soffrire lo ammazzo con le mie mani !”

“Non ho dubbi” disse Amy mettendosi a sedere sul letto e abbracciando il fratello. “Ti voglio bene, Julian. Cosa farei senza di te ?”

“Uhm...forse ti daresti alla pazza gioia !”

“Stupido !” esclamò Amy scoppiando in una risata cristallina.

Julian strinse forte l’adorata sorella tra le braccia. Sei tutto quello che mi resta, Amy, si disse.

“E comunque se volete scappare in Galles dovrete prima fare i conti con me !” disse il ragazzo per scacciare la malinconia che stava cominciando a pervadere il suo animo.

“Ma dove vuoi che vada senza di te...” rispose Amy soffocando uno sbadiglio. Poi tornò a sdraiarsi.

“Puoi restare qui finchè non mi sono addormentata ?”

“Sì, certo” disse Julian sfiorando con un dito la punta del naso della sorella.

“Sean lo faceva sempre. Così faceva scappare i brutti sogni, diceva.” Julian non rispose. Toccava a lui, ora, difendere il sonno di sua sorella, ma non c’era più nessuno che difendesse il suo dagli incubi che tornavano a visitarlo ogni notte facendogli rivivere, come in una maledizione, gli avvenimenti di cinque anni prima.

“Mi manca tanto, Julian.”

“Anche a me. Dormi ora” rispose Julian rimboccando le coperte alla sorella.

“Jules...” disse Amy con la voce sempre più assonnata.

“Cosa c’è ?”

“...Credi che torneremo in Irlanda, prima o poi ?”

Julian tacque per un istante, pensando a quel paese che tanto aveva amato e odiato, in cui undici anni della sua vita erano stati cancellati da un colpo di pistola. Nonostante tutto quello che era successo, anche se Sean era morto, Julian lo sentiva ancora vivere dentro di lui, nei suoi ricordi, e nessuno glie lo avrebbe mai portato via. Mai, mai più. Finchè Julian fosse stato al mondo. Gli tornarono in mente le parole di un fumetto che aveva letto un po’ di tempo prima :

“La vita si alterna alla morte e scorre in un tempo senza fine...è un trucco che le serve per giocare con le forme e costruire emozioni, desideri, sogni, rinnovando le cose continuamente...e quando anche il dolore sembra insopportabile, quando si muore, e sembra che tutto finisca, niente in realtà finisce veramente...”*

“Ci torneremo, Amy” disse accarezzando i capelli della sorella donna-bambina ormai addormentata “Te lo prometto”.

 

*Carlo Ambrosini, Napoleone n.4 “Storia di Allegra”, Sergio Bonelli Editore.

 

 

 

 

  
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