26. The
rhythm of my heart
“Bravi, bravi,
bravi !” disse Sarah battendo le mani mentre i Picasso’s Last Words, dopo
aver eseguito l’ultimo brano, si inchinavano davanti al loro pubblico. Non era
mai stata così felice ; era circondata da sconosciuti eppure si sentiva
perfettamente a suo agio. Tutti erano stati gentilissimi con lei, un po’ perché
sapevano quanto Paul ci tenesse, un po’ perché la ragazza era talmente dolce e
affabile che fare amicizia con lei non era per niente un problema.
“Allora Sarah, che ne
dici dei PLW ?” chiese Paul, felice e sudato, dopo essersi liberato della
chitarra.
“Fantastici,
semplicemente fantastici !” rispose la ragazza con entusiasmo “Altro che
Stand Up ! Mitchell e soci hanno le ore contate, ve lo dico io ! Che
sound, che interpretazioni...”
“Beh, calma !” la
interruppe Oliver “Non esagerare adesso...dobbiamo migliorare parecchio e
abbiamo ancora molta strada da fare...”
“Per arrivare a Top of
the Pops ?” intervenne Julian “Eddai Ollie, possibile che tu prenda sempre
tutto così seriamente ? Tieni conto che l’unico qui dentro che può fare
davvero fortuna è Paul ! Noialtri...beh, per ora continueremo a divertirci
e basta !”
“Parla per te !
Ammesso che non ti interessi eguagliare Roy Bittan (anche se non ci sei molto
lontano), io ho tutta l’intenzione di diventare un novello Clarence Clemons !”
disse Mark ridendo.
“Sì, e poi quando Bruce
Springsteen vorrà rinnovare la E Street Band ti chiamerà...ma se quando ti
hanno pescato suonavi il flauto nella banda degli scout ?” disse Philip
con ironia “Dove contavi di arrivare allora ?”
“Uhm...all’angolo della
strada, forse ? Certo che se mi fossi comprato un organetto e una scimmia
ammaestrata forse ora sarei pieno di soldi !”
Tutti scoppiarono a
ridere, poi raggiunsero i tavolini dove si sedettero per godersi un po’ di
riposo.
“Jack, ci porti qualcosa
per sciacquarci la bocca ?” chiese Paul.
“Come no ! Che ne
dici di un bel torcibudella per scaldare un po’ gli animi ?” rispose Jack
sparendo per le scale.
“Veramente siamo già
caldi” disse Stephen abbracciando Heather “Forse ci sarebbe servito prima del
concerto, hai presente che performance ?”
“Sei il solito beone,
Steve !” disse Elizabeth sedendosi accanto a Julian “Comunque devo
ammettere che non siete affatto male...anche tu” disse rivolgendosi al ragazzo
“sei notevole come strimpellatasti...la tua versione di New York City Serenade
mi è piaciuta parecchio...”
A Julian si illuminarono
gli occhi, anche se cercò di non darlo a vedere. “Davvero ?” disse
“Credevo che te ne saresti andata dopo due canzoni al massimo...sei riuscita a
stupirmi !”
“Tu non mi conosci
abbastanza, amico...” disse Elizabeth con aria maliziosa. Il ragazzo deglutì e
si guardò un po’ in giro per nascondere l’imbarazzo ma ad un tratto si bloccò.
“Hey, dov’è finita
Amy ?”
“L’ho vista uscire sulla
terrazza un paio di minuti fa” rispose Elizabeth.
“Sarà andata a prendere
un po’ d’aria” disse Julian alzandosi “E io la imito. Qua dentro fa un
caldo...”
“E’ meglio che tu te ne
stia qui buono, fratellino” disse Elizabeth afferrandogli una spalla e
rimettendolo a sedere “E’ già andato Tommy a farle compagnia...”.
Tommy ? pensò
Julian, un po’ frastornato. Sapeva che sua sorella piaceva parecchio al ragazzo
(e anche a lei non era indifferente), ma , sebbene lui l’avesse più volte
incoraggiato, Tom non era mai riuscito a prendere l’iniziativa. Chissà che
questa non sia la volta buona, si disse Julian guardando verso la
portafinestra.
Amy, con i gomiti sul
poggiolo e le mani incrociate sotto il mento, stava ammirando il paesaggio che
si stagliava oltre il davanzale. Tom era dietro di lei, accanto alla
portafinestra, e la guardava senza dire una parola. Non ce la farò mai, si
disse, lei è troppo per me. Sospirando, stava per andarsene quando Amy, senza
voltarsi, disse all’improvviso : “Non è una splendida serata,
Tommy ?”
Il ragazzo restò un
attimo interdetto. “Sì, ma...io...”
“Non preoccuparti, non
ho poteri paranormali...ho solo riconosciuto il tuo profumo !”
“...il mio
profumo ?” disse Tommy avvicinandosi.
“Sì, è lo stesso che usa
Julian...mi piace un sacco !”. Tom rabbrividì. Pericoloso, molto pericoloso.
“Comunque non hai
risposto alla mia domanda” continuò Amy.
“Uh ? Come ?”
“Ti ho chiesto se non
trovi anche tu che questa serata sia splendida...sbaglio o sei un po’
distratto ?”
Tom arrossì. Qui di
splendido vedo solo te, avrebbe voluto dire. Ma dalle labbra non gli uscì altro
che un vago “Sì...sì...certo, davvero fantastica...c’è un panorama che...oh,
accidenti !”. Cretino, si disse. Controllati, stai mandando tutto a
rotoli. Vedi di non finire come Paul, diglielo e basta !
“Senti, Tommy...”
“Sì ?” rispose il
ragazzo con voce tremolante.
“Io ti piaccio o
no ?”. Tom sentì una fitta allo stomaco.
“Co-co-come ? !”
“Insomma, tutte le volte
che ti vedo o non dici niente o te ne stai lì come un baccalà a balbettare
frasi senza senso...ora voglio sapere se lo fai perché ti sono antipatica...”
“Nonono, Amy, che stai
dicendo ? Tu non mi sei affatto antipatica, anzi ! E’ solo che...”
Qui stiamo diventando un po’ troppo espliciti, pensò Tom. Devo cercare di non
ingarbugliare troppo le cose e arrivare dritto al sodo, altrimenti sono
rovinato !
“Che...cosa ?
Insomma, mi vuoi rispondere ? Perché si dà il caso che...”
“Che... ?”.
“...che tu mi interessi
parecchio, maledizione ! Lo so, questi discorsi non dovrebbe farli una
ragazza...il fatto è che sono stanca di aspettare nel dubbio che il ragazzo di
cui sono innamorata non abbia il coraggio di decidersi. Un sacco di gente si è
persa in questo modo e dopo si è mangiata le mani. Tutto quello che voglio è
una certezza, in positivo o in negativo. Qualunque sia la tua risposta, la
accetterò.”
Tom si sentiva
stranamente calmo. Guardando l’orizzonte, oltre il quale si perdeva la campagna
circostante, disse : “Una risposta...sai qual’è la mia risposta,
Amy ?”
“Quale ?” chiese la
ragazza con l’animo ormai in tumulto.
“Questa” rispose Tommy
prendendola tra le braccia “Spero che ti piaccia”.
E la baciò.
27. Ollie il
beone
Mentre Tom e Amy
rientravano nella sala mano nella mano, rientrava anche Jack, reggendo tra le
braccia una cassetta di lattine.
“Birra per tutti, ragazzi !”
esclamò. Gli altri lo guardarono stupefatti.
“Stai scherzando ?”
disse Mark allibito “Lo sai che se ci becca qualcuno i tuoi rischiano la
galera ? E’ proibito servire alcolici ai minorenni !”
“Riecco Mark che fa la
maestrina...” intervenne Philip “Stiamo facendo una festa privata, neanche i
clienti più affezionati possono arrivare quassù, cosa vuoi che succeda ?”
“Uhm, siamo proprio in
una botte di ferro ! Ti ricordo che l’ultima volta che hai detto queste
parole tu e Ollie siete finiti dritti al Pronto Soccorso...”
“Tranquillo, Mark” disse
Jack “Questo bar è aperto da vent’anni e non è mai venuto un cane a rompere le
scatole... Quanto a mio padre, non si accorgerebbe che gli frego la birra
neanche se gli passassi con la cassa sotto il naso !”
“Bravo Jack, così si
fa ! Alla faccia del proibizionismo...BURP !” disse Oliver che, zitto
zitto, si era già scolato due lattine.
“Hey Ollie, non avrai
deciso di ubriacarti proprio stasera, eh ?” disse Paul, un po’
preoccupato.
“Sto solo an...annegando
i miei dispiaceri nell’alcool...” borbottò Oliver, con la voce sempre più
impastata, svuotando la terza lattina “E ultimamente sono tanti...dovresti
saperlo... HIC ! Sorry, mi è venuto il snigh...scingh...singhiozzo, he,
he !”
I ragazzi erano
piuttosto imbarazzati : era la prima volta che vedevano Oliver ubriaco
fradicio, e sperarono ardentemente che fosse anche l’ultima.
“Qualcuno deve farlo
smettere, Jules” sussurrò Elizabeth all’amico, tirandolo per una manica “Se
domani quello si presenta in scena sbronzo, Davenport lo sbatte fuori su due
piedi !”. Nel frattempo Oliver aveva terminato la quarta lattina e stava
assalendo la quinta.
“A me lo dici ? E
comunque hai ragione...” rispose Julian. Poi, rivolgendosi all’amico,
disse : “Ollie, piantala di bere e vai a prenderti una boccata d’aria, se
continui così finirai per stare male !”
“Fa...fatti gli affari
tuoi, Sgiulian...sto benisscimo !” rispose, barcollando, il ragazzo.
Julian, pensando che
forse Tom, essendo il migliore amico di Oliver, avrebbe potuto fare qualcosa di
più, si rivolse al ragazzo...ma voltandosi verso di lui lo vide perso nei dolci
occhioni di Amy. Colto da un momentaneo imbarazzo, girò lo sguardo verso Jack e
notò che aveva attaccato bottone con Sarah, suscitando la gelosia di Paul che
lo guardava torvo. Cercò Stephen, ma lo trovò intento a sbaciucchiarsi con la
sua fidanzata, mentre Philip, Mark e Alan stavano parlando di calcio...e quando
quei tre cominciavano non c’era verso di farli smettere.
“My bonnie lies over the
oceaaan...My bonnie lies over the seeeaaa...”
Di male in peggio. Ci
mancava che attaccasse con le canzoni da osteria.
Elizabeth cercò invano
di mettere il ragazzo a sedere e portargli via le birre, ma Oliver si aggrappò
tenacemente alla cassetta e non ci fu verso di separarlo da essa. Nel frattempo
Maddy se n’era andata, disgustata dal pietoso spettacolo che Oliver stava
offrendo, mentre Patty cercava anche lei disperatamente di far tornare in sé
l’amato bene, ma, visto che non c’era niente da fare, scoppiò a piangere come
al solito, prontamente consolata da Lucy.
“Bevevano i nostri
padri ?...Sììì !”
Julian avrebbe voluto
strangolarlo : possibile che non si rendesse conto di quanto si stesse
rendendo ridicolo ?
“Bevevano le nostre
madri ?...Sììì !”
Ad un tratto, Julian
vide Benjamin che se ne stava sogghignante in un angolo, fregandosi le mani.
“Benji, almeno tu dammi
una mano ! Dobbiamo trascinarlo subito in bagno e cacciargli la testa
sotto il rubinetto, altrimenti...”
“Ma la vuoi piantare di
preoccuparti ?” lo interruppe Benjamin “E’ grande abbastanza per cavarsela
da solo ! E poi è solo un po’ allegro, che male c’è ?”
Nel frattempo, Oliver
era salito su una sedia e, sorreggendo l’ennesima lattina vuota, sbraitava
traballando :
“E noi che figli
siaaamo, beviam, beviam, beviaaamo...”
Allegro?, pensò Julian
guardando Benjamin con sospetto. Questo sta macchinando qualcosa.
In effetti, la sbronza
di Oliver aveva fatto venire a Benjamin un’altra delle sue solite, grandi idee,
che avrebbe completato il geniale piano che aveva in mente per l’ indomani.
Intanto, Oliver si era
rimesso a sedere e , dopo aver buttato la testa sul tavolo, si era addormentato
come un bambino e russava sonoramente facendo le bolle dal naso.
“Direi che la festa può
finire qui, ragazzi” disse Elizabeth “Un milione di sterline a chi farà
schiodare Ollie da quella sedia !”
“E un altro milione a
chi lo rimetterà in piedi domani mattina” disse Julian, preoccupato.
28. Verso
casa
“Sei sicuro di riuscire
a reggerlo fino a casa, Benji ? Ollie non è proprio una piuma, considerando
che è pure ubriaco...”
“Sì, sì, non
preoccupatevi. Un pochino riesce ancora a reggersi in equilibrio, e poi è
proprio sulla mia strada.”
“Okay, ma vedi di non
mollarcelo, per strada !” disse Jack.
La serata musicale,
trasformata da Oliver in un festino da alcolisti anonimi ma non troppo, era
definitivamente conclusa. I ragazzi erano quasi tutti andati via e Benjamin,
con la faccia del buon Samaritano e le intenzioni di Giuda, si era offerto di
accompagnare a casa l’amico che aveva la mente ancora offuscata dagli effetti
della birra.
“Tranquilli” disse il
ragazzo dopo essersi messo un braccio di Oliver attorno al collo “Arriveremo a
casa in un batter d’occhio, vero Ollie ?”. E intanto faremo un bel
discorsetto, caro il mio regista, pensò il ragazzo sogghignando.
“Sc...scicuro
ragassci...BURP !...ragazzi... Oooh...Jack, ferma la stanza... continua a
girarmi intorno...” borbottò Oliver costringendo Benjamin a dirigersi a zig-zag
verso l’uscita “Scusa Benji...HIPS ! Che dici se ci facciamo un balletto ?”
“Ma certo, basta che non
ci becchi la polizia...” rispose Benjamin scendendo piano le scale.
“Secondo me quei due non
ci arriveranno mai, a casa” disse Elizabeth.
“E nemmeno noi, se non
ci diamo una mossa !” ribattè Julian rimboccandosi le maniche “Forza, con un
po’ di collaborazione riusciremo a sistemare tutto prima dell’alba !”
“Sentite” disse Jack
“Voi andate pure, ci penso io a riordinare. Tanto camera mia è praticamente
dietro questo muro !”
“Grazie Jack, non per
fare la pigra, ma io dovrei proprio scappare. C’è qualche anima pia che può
scortarmi fino a casa ?”
“Non c’è problema, Beth”
rispose Amy “Sono sicura che a mio fratello non dispiacerà affatto !”
Julian, sbigottito, si
voltò di scatto verso la sorella. “Cosa ? ! ? Ma...Amy, che
stai...”
“Volevo solo dire di non
preoccuparti, io vado a casa con Tommy. Lui è di strada, mentre Elizabeth è un
po’ più distante...”
Julian lanciò uno
sguardo misto tra lo stupefatto e il perplesso oltre Amy e incrociò gli occhi
di Tommy, che, alzando le spalle, sembrò dire “Io non c’entro, ha fatto tutto
da sola”.
“Va beh, affare fatto.
Ma mi sa che quello sotto scorta sarò io...”
“Piantala, pagliaccio, e
muoviti che è tardissimo ! Ciao a tutti !” disse Elizabeth avviandosi
all’uscita tirando Julian per un orecchio.
“Ahiaaa ! Visto che
avevo ragione ? E mollami !” esclamò Julian, costretto a seguire
l’amica.
“Gran bella coppia”
commentò Jack. Poi, rivolgendosi ai rimanenti, cioè Paul, Sarah, Amy e Tommy,
disse : “E voi che fate ancora qui ? Sciò, sciò, fuori dai piedi che
devo dare una bella ripulita !”
“Senti, Jack” disse Paul
dopo essersi scambiato un’occhiata con Sarah “Se vuoi ci fermiamo noi a
riordinare. Tanto il bar resta aperto ancora per un po’...non ci impiegheremo
molto. E poi le ho promesso di farle sentire un pezzo che ho scritto...”
“Uhm, così volete
starvene soli soletti, eh ? D’accordo, tanto anche dopo i vostri concerti
siete sempre voi che sistemate tutto...ma fate i bravi, mi raccomando !”
“Non preoccuparti,
papino !” disse Paul guardando Jack sparire per le scale.
“Beh, ora è meglio se ce
ne andiamo anche noi. Buona notte” disse Amy prendendo per mano Tommy.
“Anche a voi... e mi
raccomando , Tom, cerca di dormire !” disse Paul ridendo.
“Sarà dura ! A
domani !” rispose Tom, confuso e felice.
Quando anche loro due se
ne furono andati, Sarah disse :
“Eh, credo proprio che
il vostro primo attore stanotte non chiuderà occhio, ma non so se per
l’agitazione o per la felicità !”
“Scusa, felicità per
cosa ?” chiese Paul scuotendosi un attimo.
“Ma come, non te ne sei accorto ?
Si è messo con Amy proprio stasera...non hai visto come ha cambiato
atteggiamento nei suoi confronti, dall’inizio della serata ?”
“Boh, francamente non ci
ho fatto caso...”
“Ah, voi uomini non
avete proprio intuito per certe cose...”
Paul sorrise. “Sarà”
disse. Ed iniziarono a riassettare la stanza.
Terminato il lavoro,
Sarah disse :
“E allora, che aspetti a
farmi sentire la tua opera ?”
“Oh, già, che stupido,
me ne stavo dimenticando” disse Paul imbracciando la chitarra. Bugia, non se
n’era affatto scordato, aspettava solo il momento buono. E ci aveva pensato
Sarah a crearlo.
Mentre accordava lo
strumento, disse : “E’ un bel po’ che ci lavoro, ma non è ancora completo.
Magari puoi darmi qualche suggerimento, che ne dici ?”
“Ci penseremo dopo” disse
Sarah impaziente “Ora attacca, sto morendo dalla curiosità !”
Le dita di Paul
cominciarono a pizzicare le corde della chitarra traendone una dolcissima
melodia che però conteneva anche un pizzico di malinconia. Sarah ne fu subito
catturata.
Dopo qualche minuto,
Paul terminò l’esecuzione del brano, ma né lui né Sarah aprirono bocca finchè
le ultime note non svanirono nell’aria.
“Allora, che ne
pensi ?” chiese Paul, timoroso.
“E’...è bellissima”
rispose la ragazza, che sembrava quasi estasiata. “ho provato una
sensazione...indescrivibile...davvero, non riesco a credere che l’abbia scritta
tu, cioè...non offenderti, non intendevo...”
“Tranquilla, ho
capito !” disse Paul sorridendo.
“Come l’hai
intitolata ?”
Posando la chitarra e
sospirando, Paul rispose :
“A dire la verità le ho
dato un titolo da pochissimi giorni...si chiama ‘When you’re not there’.”
“ ‘Quando tu non ci
sei’ ?” disse Sarah.
“ ‘Quando tu non ci sei’ “ ripetè Paul.
Restarono un attimo a
guardarsi negli occhi sorridendo, senza parlare.
“Si è fatto davvero
tardi, è meglio andare” disse poi Sarah, guardando l’orologio. “Mi
accompagneresti a casa, Paul ?”
“Con immenso piacere”
rispose il ragazzo.
Mentre Amy e Tom si
dirigevano verso casa tenendosi teneramente a braccetto, Julian camminava
silenzioso lungo la strada che portava dagli Anderson. Elizabeth, al suo
fianco, non disse nulla, ma era sicura di sapere a cosa (o meglio, a chi)
fossero rivolti i pensieri del ragazzo. Alzò gli occhi al cielo terso, pieno di
stelle, e annusò l’aria tiepida, profumata di gelsomino. Si preannunciava
un’estate veramente stupenda. Ad un tratto, Julian disse :
“Sai cosa mi era venuto
in mente, Beth ?”
“Direi di no, non sono
una telepate...”
“Il ritornello di ‘Just
like a woman’ di Bob Dylan. Quello che dice ‘si comporta proprio come una
donna...e crolla come una bambina’.”
“Lo sapevo...stavi
pensando ad Amy, vero ?” disse Elizabeth sorridendo e pensando che Julian
a volte (molto, ma molto di rado) era davvero trasparente.
“Che intuito, ragazza
mia ! A dir la verità dovrei capovolgere le parole di Dylan... Vedi, lei è
così ingenua, allegra, piena di vita, così...così piccola. Poi ci sono delle
volte, come stasera, in cui sembra comportarsi proprio...”
“...proprio come una
donna. E’ vero, un po’ ha stupito anche me.”
“Prima o poi doveva
succedere...è solo che io faccio un po’ fatica a rendermene conto. La mia
piccola Amy...non è più tanto piccola !”
“Tanto che si è levata
dai piedi il fratellone con gran classe !” disse Elizabeth. “E poi non è
mai stata così piccola...ricordati che ha quindici anni, solo uno meno di
noi ! Il tuo ruolo di fratello iperprotettivo è finito da un pezzo,
Julian ! Guarda Floyd, il mio fratellino : ora ha tredici anni e
cambia le ragazze come si cambia le calze ! Certe volte mi fa
un’invidia...vorrei proprio sapere come fa !”
“Già, ormai dobbiamo
arrenderci all’idea che siamo stati sorpassati...accidenti, ma arriverà anche
per noi il momento buono ? ! ?”
“Arriverà, non
preoccuparti” rispose Elizabeth.
Per noi...
chissà, si dissero entrambi.
“Guarda le stelle, Beth”
disse poi Julian con voce tranquilla “Non ho mai visto un cielo così sereno.”
Elizabeth alzò gli
occhi. Non c’era una nuvola e le stelle sembravano diamanti sparsi su un telo
di velluto nero.
“Tu riconosci le
costellazioni, Julian ?”
“Ma certo ! Guarda,
là c’è Orione... lo vedi ?” disse indicando con l’indice un punto
imprecisato nel cielo.
“No” rispose Elizabeth.
“...e quella là a
destra, a forma di carro, è l’Orsa Maggiore. Là, in fondo al manico, c’è la
Stella Polare, quella che indica il Nord...”
“Ma non era l’Orsa
Minore ?”
“Boh, chi si
ricorda ? Comunque lì c’è Cassiopea...e un po’ più sotto c’è il Cigno, lo
vedi ?”
“Attento !”
“A cosa ?
AHIA !”
L’avvertimento di
Elizabeth non era stato abbastanza tempestivo, perché Julian, che aveva smesso
di guardare la strada per concentrarsi sulla galassia, aveva abbassato gli
occhi giusto in tempo per trovarsi di fronte un lampione. L’impatto fu
inevitabile.
“Ti sei fatto male,
Julian ?” esclamò Elizabeth.
“Sto benissimo... Oooh,
che botta, accidenti !”
“Fermo, non toccarla,
fammi un po’ vedere...” disse Elizabeth scostando delicatamente le dita del
ragazzo e sfiorandogli la fronte. “Santo cielo, guarda che bernoccolo... Per
fortuna siamo arrivati ! Vieni, devi metterci su un po’ di ghiaccio”.
Elizabeth aprì la porta
di casa e accese la luce del soggiorno.
“Senti, lascia stare, i
tuoi staranno dormendo, non voglio disturbare” sussurrò Julian tenendo la mano
sulla fronte “E poi va un po’ meglio, non preoccuparti...”
“Vuoi piantarla di
rompere ? Siediti là, io arrivo subito” ordinò Elizabeth indicando il
divano e scomparendo oltre la porta della cucina. Al ragazzo imbarazzato e
dolorante non restò altro da fare che obbedire.
Elizabeth tornò dopo un
minuto con un fagottino in mano. “Non riesco a trovare la borsa del ghiaccio,
al suo posto dovrai accontentarti di questo fazzoletto...è pulito, non
preoccuparti. Aspetta ancora un attimo...”
“Beth, senti...”
“...che riprovo a
cercarla.” E se ne andò di nuovo, dopo aver mollato il fazzoletto in mano
all’amico.
Julian, un po’ a
disagio, si portò l’involto alla fronte, ma da un angolo scivolò fuori un po’
di ghiaccio.
“Oh, cavolo !”
esclamò il ragazzo cercando di prendere al volo i cubetti che, però, finirono
nella bomboniera aperta sul tavolino di fronte a lui.
“Tutto okay, Jules ?”
Il ragazzo alzò di
scatto la testa e , velocemente, mise il coperchio sulla bomboniera.
“S...sì, tutto okay. Hai
trovato la borsa ?”
“Non ancora, ma non
mollo”. Brava, continua a cercare mentre io sistemo questo pasticcio, si disse
Julian. Posò il fazzoletto sul tavolino e alzò il coperchio della bomboniera.
Il ghiaccio si stava squagliando e aveva inumidito il fondo del soprammobile.
Julian cercò di
afferrare i cubetti, ma gli scivolarono maldestramente dalle mani e si
sparpagliarono sul tappeto. Il ragazzo aggrottò la fronte, si diede del
deficiente e si chinò a recuperare ciò che restava del ghiaccio accucciandosi
sotto il tavolino. In quel momento entrò Elizabeth.
“Niente da fare, non la
trovo...ma che diavolo stai facendo ?”
“Uh ? AHIA !”.
Julian si alzò di scatto, scordandosi della sua scomoda posizione, e sbattè la
testa contro il tavolino. Ad Elizabeth scappò una risatina e aiutò l’amico a
rialzarsi.
“Si può sapere cosa
stavi combinando là sotto ?”
Julian sospirò e aprì la
mano ; i cubetti che aveva recuperato si erano sciolti, e dal suo palmo
colò un rivoletto d’acqua fresca.
“Mi spiace, Beth, ti ho
lavato il tappeto...”
“E anche il tavolino,
vedo” disse la ragazza sollevando per un angolo il fazzoletto ormai zuppo. “Sei
proprio un disastro, Julian...”
Il ragazzo la guardò un
po’ storta, ma non potè fare a meno di sorridere.
“Comunque “ disse
“Per guardare le stelle...ho finito per vedere le stelle !”
Scoppiarono entrambi a
ridere.
“Dì un po’...ma tu
conosci davvero le costellazioni ?”
chiese Elizabeth.
“Chi, io ? Vuoi
scherzare ? Me le sono inventate ! Non so un accidente, io, di
astronomia !”
Elizabeth spalancò al
bocca, afferrò un cuscino e colpì Julian in faccia.
“Brutto...brutto
imbroglione ! Ti faccio vedere io cosa succede a prendermi in
giro...pagliaccio che non sei altro !” esclamò, ridendo, la ragazza
continuando a picchiare l’amico.
Julian non rimase con
le mani in mano e, dopo aver preso
anche lui un cuscino, rispose al fuoco.
Un minuto dopo la porta
di casa si aprì e apparve Floyd, il fratellino di Elizabeth. I due ragazzi, che
se le stavano ancora suonando sul divano, si ricomposero quando lo videro
fissarli stupito.
“Hey, cos’è ‘sto
casino ?” disse.
“E’ questa l’ora di
rientrare, disgraziato ?” esclamò Elizabeth. “Per fortuna mamma e papà
dormono sodo, altrimenti ne sentiresti delle belle ! Ora fila a dormire,
non ho voglia di buttarti giù dal letto domattina !”
“Guarda che non devo
mica fare io la strega nella recita di domani, sorellina...” disse Floyd
salendo le scale.
“Sparisci prima che te
le suoni, cretinetto !”
“Ma va’ sulla
forca !”
“Stronzo !” sbottò
Elizabeth mentre il fratello si chiudeva alle spalle la porta della camera.
“Però, che
affiatamento !” commentò Julian.
“Che vuoi farci, non
sono mica tutti pappa e ciccia come te ed Amy !”
Julian si alzò,
pensieroso. “Che dici, sarà il caso che mi fidi di Tom ?” disse.
“Chiediti se devi
fidarti di Amy, piuttosto” rispose Elizabeth accompagnando il ragazzo alla
porta. “Tom è praticamente una suora !”
“Uhm...forse hai
ragione” disse Julian uscendo.
“Ti fa ancora male la
botta ?”
“No, davvero, è
passata.”
“Sicurosicurosicuro ?”
“Sicurissimo, sto
benone. Scusa per il disturbo.”
“Non vuoi ancora un po’
di ghiaccio ? Aspetta, forse ho una pomata che...”
“NOOOOO....cosa devo
fare per convincerti ? ! ? Guardami, sono esattamente uguale a
prima...”. Spiccò un balzo sul marciapiede e si mise a ballare cantando “She’s a maniac, maniac...”
“FINITELA CON QUESTO
CASINO ! DOMANI MATTINA DEVO ANDARE A LAVORARE, IO ! ! !”
urlò una voce dalla finestra di fronte.
Julian si zittì e si
fece piccolo piccolo, mentre Elizabeth scosse la testa e rise.
“Sì, sei proprio come
prima” disse la ragazza “Stupido tale e quale a prima !”.
Nel frattempo, Benjamin
era già stufo marcio di avere Oliver sul groppone, anche perché, oltre a
lasciarsi andare ad un sonoro rutto ogni dieci metri e a fare un baccano
d’inferno, al ragazzo puzzava tremendamente il fiato.
“Oooh, Benji... per
fortuna c’è ancora qualcuno che mi capisce...vero Benji ?...Vero che mi
capis...HIC !...sci ? “Sì, sì, certo” rispose Benjamin pregando che
casa Hutton non fosse troppo lontana “Ti capisco eccome...ma, per favore, cerca
di non alitarmi in faccia ! Cosa ti sei bevuto, l’acqua del water ?”
“Il water...ha,
ha ! Il water... Ma l’avete sentito ?” rispose Oliver parlando con
immaginari ascoltatori “Sai cosa ci butto io nel water, eh Benji ? Mi ci
butto iooooo.... Così quegli altri cornuti imparano a prendersi gioco di
Olivr...Oviler...Oliver Hutton, ecco ! MUOIA SANSONE CON...CON TUTTI I
FILISTEIIIIII...BURP !”
“Ollie, per
favore ! ! !”
“S...scusa Benji...ma
qui non c’è più nessuno che mi vuole bene...neanche il mio gatto mi vuole
bene...ma almeno tu mi vuoi bene, eh Benji ? Perché io ti voglio bene,
anche se...BUUURP...ne voglio di più a Maddy... he, he !”
“Mi sembra giusto”
“Ma neanche lei mi vuole
bene...solo quella rimbambita di Patty mi vuole bene, ma io non le voglio bene,
allora mi vuoi bene sì o no ? ! ?”
“Certo che ti voglio
bene, Ollie” rispose Benjamin sospirando. Per fortuna erano quasi arrivati...
“Davvero ? ! ?
Forse sei l’unico, alloraaa... HIC !”
Benjamin colse la palla
al balzo. “Ma no, Ollie” disse in tono mellifluo “Anche gli altri ti vogliono
bene...solo non capiscono che tu stai facendo del tuo meglio per questa
recita !”
“No che non capiscono”
disse Oliver che, scaldandosi, stava lentamente recuperando la lucidità “Non
capiscono un accidente ! Io non voglio fare il bastardo, non sono un
bastardo, questo lo sai, vero, Benji ? Lo sai ? Eh ? Lo
sai ?”
“Sì che lo so” rispose
Benjamin.
“E ALLORA COME FACCIO A
SPIEGARGLIELO ? ! ?”
“Non devi spiegargli
proprio niente...loro hanno solo bisogno di essere tenuti un po’ più in
considerazione, di sentirsi importanti. Vedi, un regista non deve usare solo il
bastone, ma anche la carota...lasciali un po’ liberi di fare quello che
vogliono e vedrai che le cose non potranno far altro che migliorare !”
“Geniale...” disse
Oliver “E... e per esempio ?”
“Per esempio potresti
cominciare da me...sai, ho una fantastica idea per rendere la recita un vero
successo ! Lasciami fare e vedrai che perfino Davenport si inchinerà
davanti al tuo genio !”
“Tu...tu non mi convinci
mica...” borbottò Oliver con sospetto.
“Fidati di me, Ollie.
Credi forse che potrei fare qualcosa per danneggiarti ? Io che ti voglio
bene come...come un fratello ?”. Sono proprio un gran bastardo, si disse
Benjamin.
“E’ vero, me l’hai
appena detto...ma lo sai che ho la memoria un po’ corta ? Uh, guarda,
siamo arrivati... As...aspetta che prendo le chiavi del cancello...BROOOT !”
“Da’ qua, ci penso io”
disse Benjamin lasciando andare Oliver e strappandogli di mano le chiavi di
casa. Oliver poichè aveva perso il suo punto d’appoggio, barcollò in avanti e
si aggrappò alla ringhiera.
“Allora, mi lascerai
fare a modo mio ?” disse Benjamin tornando a sorreggere il ragazzo e
accompagnandolo lungo il vialetto d’ingresso.
“E...e va bene, fai un
po’ quello che vuoi...”
Benjamin, chiaramente,
non aspettava altro che sentire queste parole. Lanciando un urlo di gioia,
mollò Oliver sui gradini davanti alla porta e corse via dicendo :
“Fantastico ! Grazie Ollie, ti voglio bene ! Ah, ricordati che l’hai
detto tu, eh ? Scusa se scappo ma è tardissimo e i miei saranno
ultrapreoccupati, ciaoooo ! ! !” E sparì dietro l’angolo.
“Benji...as...aspetta...non
ce la faccio a rialzarmi da solo...Benji ! ! !” gridò Oliver
tentando disperatamente di sollevarsi da terra. “Oddio, sto malissimo...ma dove diavolo se n’è andato ? Ho
tutto lo stomaco sottosopra...” disse, premendosi con una mano la fronte e con
l’altra l’addome.
“Se...se i miei mi
vedono rientrare in questo stato mi ammazzano...oh, mamma !”
Barcollando, Oliver
raggiunse la vaschetta per uccelli che si trovava in mezzo al giardino e vi si
aggrappò al bordo.
“Appena in
tempo...OOOH ! ! !” disse.
E fece la più brutta
vomitata di tutta la sua vita.
29. Fratello
e sorella
Secondo Julian, per
essere a metà giugno faceva decisamente caldo. Troppo caldo per essere in
Inghilterra. Si era svegliato con la gola riarsa, un po’ per la temperatura, un
po’ per la cantata in compagnia, e dopo essersi girato un paio di volte nel
letto si era deciso a scendere in cucina per bere un bicchier d’acqua. Magari
anche uno di latte fresco, che su di lui aveva sempre avuto un effetto
calmante, visto che mancavano meno di sei ore alla recita e aveva un dannato
bisogno di dormire.
Tornando di sopra, però,
notò della luce filtrare sotto la porta della camera di Amy ; piano piano
socchiuse l’uscio e sbirciò nella stanza della sorella. Amy era sdraiata sul
letto con gli occhi aperti e le mani incrociate dietro la testa, e, pur essendo
assorta nei suoi pensieri, si accorse subito della presenza del fratello e gli
sorrise.
“Veramente dovrei essere
io a non riuscire a dormire, stanotte !” disse Julian sottovoce
ricambiando il sorriso. Amy gli fece cenno di entrare. Lui socchiuse piano la
porta alle sue spalle e andò a sedersi ai piedi del letto della ragazza.
“Agitato ?” gli
chiese Amy.
“Un po’. Mai come Tommy,
credo !” rispose Julian.
“A dir la verità non mi
sembrava così agitato stasera !”
“Direi...qualcuno gli ha fatto perdere
completamente la testa ! Spero che domani sia in sé, altrimenti è la volta
che Ollie lo ammazza sul serio !”
“Bof, credo che Ollie
domani dovrà solo pensare a smaltire la sbornia... stasera non riusciva a mettere
un piede davanti all’altro !”
“In effetti...”
“E poi se solo osa
toccare il mio Tommy, lo tocco io...con la mazza da cricket !”.
Julian rise. “Senti
senti...e com’è andato il ritorno a casa, cara la mia amorina di Peynet ?”
disse con un pizzico di malizia.
“Benissimo” rispose Amy
con occhi sognanti “Mi ha raccontato un
sacco di cose su di lui che neanche immaginavo... Lo sapevi che è nato a Parigi
e ha vissuto lì per diversi anni prima
di trasferirsi in Galles ?”
“Eccome se lo so” disse
Julian “Secondo te perché mi faccio regolarmente passare i compiti in classe di
francese ? Lo parla meglio lui del nostro professore !”
“E comunque, caro il mio
fratellino copione, parla anche un po’ il gallese... mi ha detto anche qualche
parola, tipo ngwyffwyd ... o qualcosa
di simile”
“Nghfche ? ! ?”
“Boh, credo significhi
‘fiore di campo’ o giù di lì...”
“Molto romantico.”
“Già. E sai che quando
era in Galles tirava di scherma ?”
“Sul serio ?” disse
Julian sorpreso.
“Certo. Ha voluto
smettere perché aveva ammazzato un suo avversario per sbaglio...”
“Cosa ? ! ?”
“Sì, è successo che
durante una gara al tipo è saltata via la maschera e Tommy gli ha trapassato un
occhio con il fioretto...una scena davvero raccapricciante !”
Julian era un po’
sconvolto. “Ma...ma davvero ?”
“Certo.”
“...Buon Dio !”.
Restarono un attimo in silenzio.
“Julian”
“Eh ?”
“Guarda che era una
balla...”
“Ah, ma va’ all’
inferno, Amy !” esclamò Julian seccato (ma anche un po’ sollevato). “Mi
hai fatto prendere un colpo !”
“Certo che, anche se non
sei nato sotto il segno dei Pesci, abbocchi lo stesso !”
“Va’ all’
inferno !”
“Già detto...sei un po’
ripetitivo, fratellone !”
“Uffaaa...”
“Comunque tirava davvero
di scherma. Ha smesso quando è venuto qui. Mi ha fatto anche vedere il
tesserino della federazione.”
“E perché ha
smesso ?”
“Mah, dice che non gli
piaceva più di tanto.”
“Ah.”
Altro attimo di
silenzio.
“Però il Galles un po’
gli manca” continuò Amy “Dice che un giorno o l’altro gli piacerebbe
tornarci...”
“Non con te,
spero !”
“Che c’è, fai il gelosone,
adesso ?”
“No, è che...”
“Guarda che sei
praticamente stato tu a buttarci una nelle braccia dell’altro...’ Tommy di qua,
Tommy di là, è un bravo ragazzo, dovresti conoscerlo’... adesso sono cavoli
tuoi !”
“E’ vero, hai ragione”
ammise Julian sorridendo.
“E poi... beh, mi piace
anche perché un po’ ti somiglia...”
“Eh ? ! ?”
“Ma sì, avete qualcosa
in comune...è qualcosa che non riesco ad esprimere bene a parole...voi mi fate
sentire al sicuro, ecco. Protetta, amata. Con voi andrei anche in capo al mondo,
perché non mi abbandonereste mai. Non chiedermi come faccio ad esserne tanto
sicura, lo so e basta.”
“Dici davvero ?”
disse timidamente Julian, felice per le parole della sorella.
“Certo. Dì un po’, non è
che mi sono innamorata di te ?” disse Amy in tono scherzoso.
“Hey, non avrai mica il
complesso di Edipo ? ! ?”
“Edipo aveva sposato sua
madre, non sua sorella, ignorante !”
“Boh, è lo stesso.
Comunque” continuò Julian tirando un sospiro “sono felice per te, devi
credermi. Ma occhio, se solo prova a farti soffrire lo ammazzo con le mie
mani !”
“Non ho dubbi” disse Amy
mettendosi a sedere sul letto e abbracciando il fratello. “Ti voglio bene,
Julian. Cosa farei senza di te ?”
“Uhm...forse ti daresti
alla pazza gioia !”
“Stupido !” esclamò
Amy scoppiando in una risata cristallina.
Julian strinse forte
l’adorata sorella tra le braccia. Sei tutto quello che mi resta, Amy, si disse.
“E comunque se volete
scappare in Galles dovrete prima fare i conti con me !” disse il ragazzo
per scacciare la malinconia che stava cominciando a pervadere il suo animo.
“Ma dove vuoi che vada
senza di te...” rispose Amy soffocando uno sbadiglio. Poi tornò a sdraiarsi.
“Puoi restare qui finchè
non mi sono addormentata ?”
“Sì, certo” disse Julian
sfiorando con un dito la punta del naso della sorella.
“Sean lo faceva sempre.
Così faceva scappare i brutti sogni, diceva.” Julian non rispose. Toccava a
lui, ora, difendere il sonno di sua sorella, ma non c’era più nessuno che
difendesse il suo dagli incubi che tornavano a visitarlo ogni notte facendogli
rivivere, come in una maledizione, gli avvenimenti di cinque anni prima.
“Mi manca tanto,
Julian.”
“Anche a me. Dormi ora”
rispose Julian rimboccando le coperte alla sorella.
“Jules...” disse Amy con
la voce sempre più assonnata.
“Cosa c’è ?”
“...Credi che torneremo
in Irlanda, prima o poi ?”
Julian tacque per un
istante, pensando a quel paese che tanto aveva amato e odiato, in cui undici
anni della sua vita erano stati cancellati da un colpo di pistola. Nonostante
tutto quello che era successo, anche se Sean era morto, Julian lo sentiva
ancora vivere dentro di lui, nei suoi ricordi, e nessuno glie lo avrebbe mai
portato via. Mai, mai più. Finchè Julian fosse stato al mondo. Gli tornarono in
mente le parole di un fumetto che aveva letto un po’ di tempo prima :
“La vita si alterna alla morte e scorre in un
tempo senza fine...è un trucco che le serve per giocare con le forme e
costruire emozioni, desideri, sogni, rinnovando le cose continuamente...e
quando anche il dolore sembra insopportabile, quando si muore, e sembra che
tutto finisca, niente in realtà finisce veramente...”*
“Ci torneremo, Amy”
disse accarezzando i capelli della sorella donna-bambina ormai addormentata “Te
lo prometto”.
*Carlo Ambrosini, Napoleone n.4 “Storia di Allegra”, Sergio Bonelli
Editore.