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Autore: Jean Fire    15/06/2013    2 recensioni
Una vita all'apparenza immacolata quella che fa Angel, una ragazza nata da una famiglia benestante ben vista da tutti e invidiata da tutti...eppure casa sua cela un segreto. Un segreto che è la causa degli innumerevoli problemi della ragazza, della sua continua fuga verso qualcosa di più bello e pericoloso allo stesso tempo, una fuga verso una vita fatta di attimi e di istanti...
La sua vita cambia quando conosce Adam, un DJ famoso che fin da subito ha mostrato interesse verso di lei, un ragazzo che sembra provenire dalle favole, che la fa mettere all'erta, ma che non può non affascinarla...ma anche lui nasconde un segreto.
Un segreto pericolosamente collegato con Angel...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Aprii lentamente gli occhi, venendo ferita da un fascio di luce chiarissima. Portai un braccio sulla fronte, rigirandomi più volte nel letto sentendo rumori provenire dall'altra stanza. Possibile che ogni mattina, ogni singola mattina, dovessi sentire i miei genitori che si davano alla pazza gioia? Mi faceva strano pensare a quelle due persone di quasi cinquant'anni intente a darsi piacere reciproco, ma ancora non sapevo l'esatto motivo e sinceramente ogni mattina speravo di svegliarmi abbastanza tardi da non sentirli. Mi alzai dal letto andando in bagno abbastanza silenziosamente e cominciando a lavarmi. Sentivo l'acqua scorrermi lungo il corpo e non potevo che rabbrividire al contatto con l'acqua ghiacciata, l'unica cosa in grado di svegliarmi la mattina. 
 
<< é occupato >>
 
risposi quando qualcuno bussò alla porta. 
 
<< Non me ne frega un cazzo se ci sei tu >>
 
rispose mio padre, garbato come al solito. Fuori dalle gigantesche mure domestiche mio padre era una delle persone più potenti dell'intera contea. Era una persona posata,  altezzosa, ben vista, che sapeva dove voleva arrivare e ci arrivava a qualsiasi costo. Tutto cambiava quando entrava in casa, sembrava trasformarsi, diventando una persona volgare, incapace di tenere le mani apposto. Più di una volta aveva anche portato una delle sue "segretarie" a casa, quando la mamma era via per seguire qualche sfilata. Quante volte avevo dovuto tacere sulle sue relazioni clandestine? Quante volte avevo dovuto rimanere in silenzio cercando di non pensare a quello che stava facendo? Troppe in vent'anni di vita. 
Aspettai che se ne andasse prima di uscire dalla doccia e allacciarmi un asciugamano sopra i seni. Pettinai i lunghi capelli scuri guardando i miei movimenti lenti allo specchio. Subito mi girai, rifugiandomi in camera.
 
Arrivai a lavoro leggermente in ritardo, ma nessuno mi fece storie fortunatamente. Subito mi posizionai dietro il bancone, cominciando a guardare i clienti che entravano. Molte ragazze erano strizzate in vestiti cortissimi e faticavano a camminare sulle scarpe dai tacchi vertiginosi, mentre i ragazzi non pensavano altro che rimorchiare e guardavano con insistenza i corpi delle ragazze.
 
<< Angel...oggi dovrai cantare tu, Elizabeth sta male >>
 
disse Joe, il mio capo. Più che un capo era come un padre per me. Mi aveva accolta nel suo locale che l'unica cosa che sapevo fare bene era bere e mi aveva trasformata in una barista e, in certe occasioni, cantante. La mia voce non aveva niente di particolare, ma piaceva. 
 
<< Joe...non so i testi >>
 
risposi guardandolo entrando in panico. Mi lanciò un paio di fotocopie e guardai i testi. Ne dovevo cantare solamente due fortunatamente, perchè dopo sarebbe arrivato il DJ. Aveva chiamato questa mattina, avvisando che sarebbe stato in ritardo e sarebbe dovuto toccare ad Elizabeth cantare fino al suo arrivo. Mi mossi velocemente fino ad arrivare sul palco. Era gigantesco, con un impianto per la consolle impressionante. Il Gemini era famoso per la sua musica ed era uno dei locali più ricercati e richiesti, tanto che a volte erano costretti a sbattere fuori la gente. 
Appena misi piede sul palco le gambe cominciarono a tremare. Avvicinai le labbra al microfono e cominciai a cantare. Fortunatamente i ragazzi non mi davano troppa importanza. Molti erano arrivati per il DJ che sarebbe venuto fuori dopo. Avevo sentito che Joe aveva insistito molto per portarlo al Gemini e che c'era riuscito solo grazie alle sue innumerevoli conoscenze. Il rumore a volte sembrava coprire la mia voce e non potei che esserne contenta. Continuai a cantare, giocando con il microfono, continuando a guardare la folla che si accalcava per riuscire a prendere i divanetti ancora disponibili. 
Un cenno. Joe che mi diceva di smetterla. Sorrisi e finii l'ultima strofa della quarta canzone e scesi dal palco, facendo un breve inchino e ricevendo qualche timido applauso. Non ne volevo ricevere, non ero certamente all'altezza di Elizabeth o di altre ragazze la dentro, ma avevo le palle per riuscire a cantare davanti ad un pubblico.
 
<< Grazie Angel, mi hai salvato il culo >>
 
disse Joe, venendomi incontro e abbracciandomi. Ricambiai l'abbraccio, accennando un sorriso e alzando le spalle, tornando poi al bancone. La luce si spense all'improvviso e una musica elettronica cominciò a riempire il locale. Era arrivato, finalmente. Avevo imparato che gli artisti più diventavano famosi più si facevano aspettare, cosa che sinceramente non capivo per niente. Era una questione di rispetto secondo me, quella di arrivare in orario, ma c'era anche da dire che questo aveva avuto almeno la decenza di chiamare questa mattina per avvisare. 
La serata passò velocemente e non ebbi un attimo di tregua. I ragazzi si accalcavano sul bancone, superavano gli altri spingendoli via e a volte avevo quasi paura che si arrampicassero sulla liscia parete di metallo per arrivare fino a noi. Ben presto il caldo diventò afa e dentro il locale si respirava odore di sudore e di alcol. Ogni tanto davo un'occhiata alla pista, non potendo non sorridere. Le ragazze a malapena riuscivano a muoversi a causa dei tacchi vertiginosi che avevano ai piedi e i ragazzi non facevano altro che andare in giro a chiedere il "favore" di un ballo, sembrava quasi che elemosinassero. 
Passarono tre ore prima che quello che molti definirono concerto finì e la musica del DJ venne sostituita da una più commerciale e generale. 
 
<< Ho bisogno di fumare...vado un attimo fuori, ce la fai Angie? >>
 
chiese Georgia, guardandomi supplicante. 
 
<< Vai, tanto non c'è più la folla di prima, tranquilla >>
 
le risposi, continuando poi a pulire un bicchiere che avevo in mano. I capelli erano stati raccolti in una coda alta in modo tale da non darmi fastidio e da non farmi pezzare come un maiale, ma nonostante ciò stavo morendo di caldo.
 
<< Posso avere un Cosmopolitan?>>
 
chiese una voce al di la del bancone. Alzai la testa per vedere chi fosse stato ad aver parlato e per qualche secondo rimasi di stucco. Non era uno di quei soliti ragazzi di sedici o diciotto anni che venivano a chiedermi, mezzi fatti, un cockatil. Il suo volto era decisamente più maturo, i tratti del viso erano stranieri ed incredibilmente affascinanti.
 
<< Arriva subito >>
 
risposi, riprendendomi da quelle breve fase di trance. Mi girai, cominciando a preparare il suo Cosmopolitan, ma continuando a guardarlo dallo specchio che c'era dietro i vali alcolici e notai solamente qualche secondo più tardi che lui stava facendo lo stesso. Subito smisi di osservarlo, finendo il suo cocktail alla svelta e girandomi, sorridendo e porgendoglielo.
 
<< Grazie >>
 
rispose, facendo un sorriso ampio e stanco allo stesso tempo. Si era seduto su uno dei rari sgabelli che erano riusciti a sopravvivere alla calca dei ragazzi di prima, probabilmente perchè era fissato a terra con dei chiodi. Continuai a lavare i bicchieri che erano stati restituiti continuando però ad osservarlo di nascosto. Il volto era leggermente allungato, il mento era ricoperto da una leggera barba bionda che correva lungo la mandibola andando poi a ricongiungersi con i capelli corti. Il profilo del naso era perfettamente dritto, gli occhi erano chiari e guizzanti
 
<< Come ti è sembrata l'esibizione di prima? >>
 
chiese alla sprovvista, girandosi di scatto, fissando i suoi magnetici occhi azzurri. Per qualche secondo tornai a guardare il bicchiere che stavo continuando ad asciugare da diversi minuti, per poi alzare lo sguardo su di lui e poi sulla pista
 
<< Non è stato niente male...però c'era qualcosa che sembrava frenare il DJ...non lo so, forse era solo una mia impressione >>
 
mi affrettai a dire subito, posando il bicchiere ormai lucido e prendendone un'altro. Lo vidi annuire leggermente con la testa, prima di portarsi alle labbra il bicchiere e bere un goccio del drink che gli avevo fatto io.
 
<< Buono...complimenti >>
 
disse alzando appena il bicchiere verso di me prima di posarlo sul bancone, ancora mezzo pieno. 
 
<< E della musica che ne pensi? >>
 
mi domandò, posando gli avambracci sul bancone. Accennai un sorriso, guardando la pista nuovamente. Tutti stavano ballando e sembravano felici
 
<< Non era male...>>
 
dissi solamente, guardandolo negli occhi e sorridendo. Lo vidi sorridere di rimando, abbassando appena la testa. Non sapevo chi fosse e sinceramente non me ne importava neanche troppo, era uno dei tanti conosciuti al Gemini, che forse ci voleva provare. 
 
<< Hai ballato? >>
 
mi chiese, tornando a guardarmi. Stranamente non trovai il suo sguardo fastidioso, forse perchè non sembrava che volesse mangiarmi da un momento all'altro. Era carico di curiosità, uno sguardo che di questi tempi non vedevo molto spesso
 
<< Ero dietro il bancone...non penso che possa far molto >>
 
risposi, alzando appena un sopracciglio. Lui annuì con la testa, farfugliando qualcosa di incomprensibile. 
 
<< Hey! Adam Harries...Ho dannato per riuscire ad averti anche solo per una serata!! E non mi sembra ancora vero di esserci riuscito! >>
 
Era Joe. La scena la vidi quasi a rallentatore. Joe sorridente che metteva la sua enorme mano sulla spalla del ragazzo che stava parlando con me al di la del bancone. 
 
<< Scusami, lo sai che sono super impegnato, ma adesso mi sa che prenderò una pausa...ne ho bisogno >>
 
rispose il ragazzo. Bene, il famoso DJ chiamato da tutto il mondo era il ragazzo davanti a me a cui avevo quasi insultato la sua musica
  
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