Saiyuki, 'Resignation ' di G3nny_Sama su EFP Fanfiction

Piccola fanfic senza pretese, non scrivevo da tanti anni e adesso mi è finalmente tornata la voglia :)

La dedico con tutto il mio fighissimo cuore a Nahash, a cui voglio un bene infinito e che ha riportato a galla il mio intemrinabile amore per Saiyuki, mi dispiace solo che il contesto non sia proprio allegro XD ma l'ispirazione è ispirazione ù_ù

Le critiche costruttive benvengano e scusatemi se ho fatto qualche errore ma non scrivendo da tanto potrei essere incappata in qualche errore di OOC o di scrittura.

Per il resto... Buona lettura

Resignation

Pioveva. I quattro avevano fortunatamente trovato in tempo una locanda e ognuno si era rintanato nella propria stanza, non importava quanto potessero esser state diverse le loro vite, neanche quanto fossero diversi tra loro, la pioggia per un motivo o per un altro rappresentava un passato di disperazione, e così, ogni volta che il tempo prevedeva qualche temporale, il morale del gruppo si spegneva di colpo.

Hakkai era seduto sul letto che si trovava sotto la finestra, era coperto da un plaid e nel buio di quella stanza assaporava un tè, a fargli compagnia solo il rumore della pioggia che quel giorno era particolarmente assordante e il dolore che questa rappresentava.

Dopo un po' la stanza si illuminò improvvisamente, un lampo aveva appena squarciato il cielo e in quell'attimo vide la sua mano, una mano che qualunque cosa facesse, per quanto si fosse impegnato, sarebbe stata sempre sporca di sangue. A quelle riflessioni sentì uno strano vuoto allo stomaco, il dolore del non poter più trovare una persona da stringere tra le proprie braccia e proteggere, si era trasformato. Il desiderio di non vedere più quel sangue era stato sostituito da qualcos'altro.

Arrivò finalmente il tuono, che imponendosi a quel temporale rimbombò la parola “Rassegnazione”.

Sentì bussare alla porta “Hey sto entrando” a parlare fu Gojyo che entrò e si sedette accanto a lui assaporando la sigaretta che aveva acceso da poco
“Cazzo, con questo tempo di merda non posso uscire...”
Hakkai sorrise “Non farti venire strane idee che se ti becchi il raffreddore Sanzo ti spara di sicuro”
“Magari in questo modo potrei godere delle cure di una qualche crocerossina!”
“Ah certo! Sempre se rimani vivo!”
e dopo una breve risata, il malcontento tornò illuminato da un altro lampo.

Gli bastò un attimo ad Hakkai ma l'aveva vista bene, la stessa mano, quella che un attimo prima era pregna del suo dolore, era diventata immacolata, non c'era più nulla e la vide per quello che era realmente. Il tuono che seguì quella forte luce urlò nuovamente nella sua testa.

Ormai l'aveva capito da un po' che esisteva, qualcuno che finalmente aveva la capacità di liberarlo da quel sangue, la persona che lo avrebbe accettato per quello che è, l'unica che volesse in qualche modo proteggere, l'unica che a modo suo poteva rendere il suo passato sopportabile, quel qualcuno che aveva cominciato a fargli ribattere il cuore ricordandogli cosa volesse dire vivere, quella panacea esisteva ed era seduta accanto a lui.

Gojyo finì la sua sigaretta e sbuffò “Bah, provo a vedere se c'è qualche bella ragazza qui... Siamo sempre in viaggio maledizione! Non ha senso sprecare un'occasione del genere a causa di questa stramaledettissima pioggia!” cominciò ad avviarsi “E tu dormi” gli fece un occhiolino e si chiuse la porta dietro di sé.
Hakkai portò avanti una mano come per afferrarlo, poi gettò un sospiro.
Per quanto avesse la soluzione con sé, il rosso sangue che avvolgeva quelle mani non se ne sarebbe mai andato.