PIANGO ANCORA SE PENSO A TE
Chi dice che la notte sia senza colori? E’ nera, tutta nera. Una volta spenti i lampioni, i fari delle auto e le luci nelle case, lei non lascia spazio nemmeno ad un colore dell’arcobaleno. Nessuna luce vicina, solo quella della Luna e delle stelle. Ma loro sono lontane, lontane com’è Lui adesso.
E comunque sia, il nero è un colore a tutti gli effetti, forse il migliore di tutti. Gli altri hanno molta meno delicatezza di lui, e molta più bravura nell’eclissarsi. Il rosso, ad esempio, è tanto amato sebbene sia un pungente traditore: ti colora le guance quando dovrebbe starsene al suo posto, fermo sulla tavoletta di un pittore. Ed è con errori come i suoi che succedono i guai: ricordo bene che anche le Sue guance si coloravano se gli ero davanti. Per non parlare dell’azzurro, “l’incantevole colpevole”: la sua sfumatura più bella viveva nei Suoi occhi e non li lasciava mai.
Il nero, invece, conserva la tua fiducia: ti avvolge, ti stringe, ti sussurra “Sfogati, con me puoi. Nessuno lo saprà, è un nostro segreto”.
E mantiene le sue promesse. Aspetta la notte e ricuce tutti gli strappi del giorno: puoi sorridere, fare smorfie, piangere, perché occulterà ogni cosa.
Io mi affido a lui tutte le volte. Tanto è notte. E di notte le lacrime corrono, inseguono i sogni. E i sogni seguono le curve del Suo sorriso e corrono persino di più, ancor più veloce di quando di giorno io mi specchiavo nell’azzurro dei Suoi occhi e correvo dentro di Lui senza frenare mai.