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Autore: hirondelle_    16/06/2013    4 recensioni
[Questa fan fiction partecipa al contest “Let’s go have some craic” di Caffelatte e Bloody Alice]
Osserva attentamente le macchie di sangue sulle lenzuola stropicciate e dilaniate, il suo sguardo guizza sulla pendola nell’angolo che rintocca sinistra: le venticinque del giorno prima. Un mugugno attira la sua attenzione, i suoi occhi cremisi si posano sul ragazzo che dorme di fianco a lui. Un sussurro: forse il suo, forse dell’aria. Ben svegliato, dice la voce.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Byron/Afuro, Jude/Yuuto
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
- Questa storia fa parte della serie 'Paranormal'
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Autore/Autori: macareux
Eventuale Beta Reader: /
Prompt: Caos
Pairing: Afuro Terumi/Kidou Yuuto
Parole: 739
Eventuali note: Onestamente non sono molto sicura che questa fanfiction sia da considerarsi incentrata sulla pairing. In effetti non parla di nulla, è un nonsenso fatto e finito esattamente come lo volevo io… Eppure a dire il vero ora che ho finito di scriverla sono davvero imbarazzata e confusa: non sono riuscita a tirar fuori qualcosa di meglio.
Inizialmente pensavo di scrivere qualcosa sulla mia (seconda) crack!pairing preferita: la GazeMido. Penso che qualcuno ci sperasse quasi :”) Ma ho optato in questa pairing, azzardare sfide personali per partecipare ai contest è sempre stato un mio grande difetto…
Al di là di quello che si potrebbe pensare (che è una coppia scelta a caso eccetera) penso sia una pairing che ha del filo logico: entrambi sono stati assoggettati di Kageyama e hanno subito la sua influenza… Inoltre mi è sempre piaciuto pensare che se Afuro è l’angelo Kidou Yuuto non può che essere una creatura diabolica, la sua “più grande creazione”.
È probabile che entrambi qui siano ooc fuori maniera, ma mi sono divertita a scriverci sopra ^^ Spero che il Nonsense e il Dark vi piacciano almeno in parte.
Ringrazio tantissimo Alicchan e Mya che mi hanno permesso di partecipare a questo contest interessante… devo ancora leggere le fanfiction sfidanti ma  vinca il/la migliore ^^
Au revoir e buona lettura! ~

 
 

Chaos

La luce innaturale e soffusa proveniente dall’esterno si posa imperturbabile sulle delicate ragnatele della stanza, disegnando le ombre dei loro ricami sulla carta da parati color sangue; una fresca brezza accarezza dolcemente le strappate tende color della notte, il silenzio canta la sua litania a chi la sa ascoltare. E il fioco bagliore delle mille candele si riflette in due occhi cremisi, accarezza le ciocche bionde e la pelle nivea dell’angelo.
Se ne sta seduto con le ginocchia strette al petto, una flebile ninnananna scivola fuori dalle sue labbra morbide, mentre una mano accarezza aggraziata i capelli del compagno, la guancia affondata nel cuscino. Osserva attentamente le macchie di sangue sulle lenzuola stropicciate e dilaniate, il suo sguardo guizza sulla pendola nell’angolo che rintocca sinistra: le venticinque del giorno prima. Un mugugno attira la sua attenzione, i suoi occhi cremisi si posano sul ragazzo che dorme di fianco a lui. Un sussurro: forse il suo, forse dell’aria. Ben svegliato, dice la voce.
Un altro paio di occhi si aprono, rossi come i suoi, eppure diversi, cattivi, diabolici: l’angelo ha sempre un brivido nell’incrociarli. Un grande sorriso rompe la semi-oscurità della stanza mostrando la fila di denti aguzzi, uno stiracchiarsi lento e pigro, un mormorio carico di passione sfumata, gocce di sangue scivolano giù dalle labbra appena le muove in un tentativo invano di saluto.
La trasformazione è quasi completa: manca qualcosa che Afuro non riesce a comprendere, ma che vuole scoprire, e in fretta.
L’umano si volta pigro verso di lui, il suo sguardo è voluttuoso e carico di desiderio. L’angelo si stende piano accanto al ragazzo, si appoggia al suo corpo caldo e gli accarezza lentamente una guancia con il dorso della mano, in silenzio, specchiandosi nelle iridi scarlatte che appartengono a entrambi. Sente la mano del giovane uomo accarezzargli dolcemente le ali diafane, e lui si abbandona docile tra le sue braccia, ascoltando il battito ritmico e velenoso della sua fragile vita.
Non c’è più tempo… pensa intanto, facendo scivolare le sue labbra sulla pelle liscia e cadaverica. Non c’è più tempo, devo fare in fretta…
E infatti a un certo punto lo sente, quel nome che sa di morte e disperazione, terribile e maledetto: l’umano si scosta da lui, si mette ad urlarlo, c’è urgenza e terrore nella sua voce. Kageyama, Kageyama, Kageyama
Afuro lo sa, l’umano si sta svegliando dal suo sonno profondo e lui deve impedirlo: dal vecchio e malridotto mobiletto accanto al grande letto matrimoniale prende un calice dal liquido denso e bianco: subito lo porta alle labbra dell’amante, egli beve avidamente e si quieta, gli occhi gli diventano opachi.
Resta qui… sussurra la voce. Resta qui, abbiamo così tante cose da dimenticare insieme…
Il ragazzo lo fissa vacuo prima di chiudere gli occhi e addormentarsi sprofondando tra le lenzuola vermiglie, il petto nudo si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro. Afuro osserva quel movimento naturale e autonomo, lo stesso moto che ha perso per sempre. Sfiora con le dita sottili la sua pelle calda eppure cerea, quasi cadaverica: del resto l’umano vive e non vive nel suo mondo distorto, nel suo regno del caos.
L’angelo si alza piano dal letto, esce dalla stanza e si affaccia nel vuoto degli immortali, in quel vasto universo incolore che è la sua dimora eterna. Scende le ripide scalette che portano a sfiorare la luce, vi immerge un dito, è calda e densa come il petrolio.
Se lo è creato lui questo mondo folle e caotico, lui che è morto per essere luce, per raggiungere la perfezione del divino, per essere l’essenza pura dei sogni: i suoi ricordi sono vaghi e sfumati, le voci si susseguono nella sua testa senza pace e senza tregua, il sangue scorre eterno giù per le sue spalle nude, per la schiena diafana, macchia le ali color pece. Eppure, nel caos e nella pazzia, si sente spaventosamente vivo.
Afuro infila una mano perlacea nella tasca dei jeans scoloriti, vi sfila un vecchio pacchetto di sigarette, ne prende una e l’accende con un semplice gesto delle dita. Il fumo informe inizia a prendere vita, si formano immagini contorte e spettrali, e poi sale su verso l’infinito, verso l’impossibile…
Un nome si ripete nella sua testa in malefiche ombre di sangue, come un veleno mortale e nocivo. E la voce continua a sussurrare languida la stessa frase di sempre…
Non ci avrai mai… Non ci avrai mai, Comandante…

 
   
 
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