Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Be A Weasley    16/06/2013    6 recensioni
"La risposta apparve poco tempo dopo da una lettera scritta con un inchiostro di un verde brillante."
[...] "Si immaginava circondata da streghe maligne come quelle che aveva più volte letto nei suoi amati libri di fantasia e di streghe buone con candidi vestiti bianchi e capelli biondi, ma la cosa che bramava di più, a parte imparare a fare incantesimi, era riuscire a farsi qualche amico, cosa che non era mai riuscita a fare per via della sua eccessiva esuberanza e stranezza."
Spero vi piaccia, è la mia prima ff su Harry Potter, ho sempre voluto scriverne una ma, o per il tempo o per la voglia, ho più volte rimandato.
Peace and love,
Delilah
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley Jr, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

First chapter: Ireland, Hogwarts and crows.


Kathryn Firth nacque da genitori babbani a Mullingar, in Irlanda, soli tre giorni dopo la festa di San Patrizio, il 20 Marzo. Era giunta inaspettata, la sua famiglia di certo non era conosciuta in città per la ricchezza, nè tanto meno per la fortuna e avere una bambina da sfamare in tempo di crisi non era un bene. Venne alla luce in una mattinata uggiosa, c'erano nuvoloni che coprivano il cielo e che rendevano la stanza d'ospedale ancora più bianca di quanto già non fosse, quando l'infermiera poggiò tra le braccia della madre, sfinita, la neonata, lei non poté fare a meno di pensare che quello fosse l'avvenimento più bello capitatole da anni a questa parte. Kathryn, o Kat per gli amici, se mai ne avesse avuto qualcuno, crebbe tra i verdi prati irlandesi che circondavano la sua modesta casa e tra l'odore di legna appena tagliata, non avrebbe potuto chiedere di meglio. Purtroppo, o per fortuna, in casa non c'erano strumenti come computer o televisori super moderni in grado di trasmettere qualsiasi rete; ci si accontentava di una tv sgangherata e di un telefono in grado di funzionare decentemente o che per lo meno non si spegnesse durante le conversazioni millenarie di sua madre. Il padre la chiamava "folletto dei boschi", forse per quel suo colore di capelli così accesso o forse per quegli occhi che, a forza di starci dentro, avevano preso il colore del ruscello che scorreva poco distante da casa sua o forse, più semplicemente, per quella sua allegria e quel suo sorriso che facevano rallegrare chiunque. A volte faceva persino finta di essere un folletto, pronunciando strane formule e facendo gesti con le mani, quasi stesse compiendo un incantesimo. E, il giorno del patrono del paese, credette sul serio di farne uno: la sfilata procedeva tranquilla -per quanto tranquilli possano essere giovani vestiti da lepricani zompettanti- quando, inaspettatamente, una parte di un carro di sfilò e prese velocità verso di lei. Le persone tutt'intorno si spostarono ma Kat era come paralizzata, per difendersi si coprì gli occhi con un braccio e l'altro lo puntò in direzione del pericolo, non si ricorda cosa accadde in quel momento, sa solo che qualche minuto dopo il pezzo di carro era lì ai suoi piedi e non su di lei. La festività riprese come se non fosse successo nulla e i genitori riportarono a casa la bambina, la quale non appariva più di tanto sconvolta, in fondo, perchè avrebbe dovuto esserlo? Cos'aveva fatto? La risposta apparve poco tempo dopo da una lettera scritta con un inchiostro di un verde brillante. Sua madre Ellen non le rivolse parola per tutto il giorno seguente, fu suo padre a dirle di preparare i bagagli dato che era stata ammessa alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e che lei, di conseguenza, era una strega. Fu uno shock per la rossa, amava quel posto, non avrebbe mai voluto separarsene ma, a quanto pare, era così che dovevano andare le cose e lasciare la mamma sola per un po', forse, era la scelta più giusta da fare in quel momento.
La mattina della partenza si impegnò a fondo nella preparazione, tutti i bagagli erano pronti, i libri di testo e gli strumenti erano costati a suo padre il suo intero stipendio e l'undicenne non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per questo, aveva deciso di non portare alcun animale domestico assieme a lei, badare a sé stessa sarebbe stato già troppo, l'unica cosa che prese da casa fu un vecchio barattolo di marmellata vuoto con all'interno pochi sassolini di dimensioni svariate raccolti durante le sue "missioni" su qualche collina poco più alta del previsto. Si fece due trecce che ricadevano morbide sulle spalle e si infilò il vestito a pois cucino apposta per lei dalla vicina di casa che chiamava da sempre col nome affettivo di nonna. Entrambi i genitori la accompagnarono a King's cross quella mattinata e dovette ringraziare il Signore di aver trovato altri maghi come lei direttamente alla stazione dato che nessuno dei tre sapeva cosa si dovesse fare con precisione. Salutò tutti con un abbraccio e dopo aver lanciato baci sufficienti per una partenza di un centinaio d'anni si decise ad attraversare il muro tra il nono e il decimo binario. Per fare quella banale azione impiegò circa venti minuti, tanto che suo padre dovette ricordarle che il treno non l'avrebbe aspettata. Ma il suo obiettivo, in fondo, era proprio questo: non voleva lasciare casa, nè i prati, nè le cose buone cucinate dalla sua vicina. Non sapeva, né voleva sapere, cosa sarebbe successo in quella scuola. Si immaginava circondata da streghe maligne come quelle che aveva più volte letto nei suoi amati libri di fantasia e di streghe buone con candidi vestiti bianchi e capelli biondi, ma la cosa che bramava di più, a parte imparare a fare incantesimi, era riuscire a farsi qualche amico, cosa che non era mai riuscita a fare per via della sua eccessiva esuberanza e stranezza. Una volta oltrepassata la parete si ritrovò di fronte una mastodontica locomotiva nera con rifiniture rosse brillanti, sembrava fosse stata appena verniciata per qualche occasione importante, una del genere l'aveva vista soltanto qualche anno prima quando nel cinema all'aperto del paese avevano trasmesso un film d'epoca con mezzi di quel genere e signorine imbellettate che andavano in giro con i rispettivi "sir" complete di ombrellini per proteggere la loro pelle diafana dal sole. Con il biglietto saldamente incollato alle mani si diresse alla porta d'entrata e, dopo aver fatto un profondo respiro e dati i bagagli ad un tizio in uniforme, mise piede nel treno. Fece su e giù dai corridoi una decina di volte e ringraziò il cielo quando un bambino apparentemente della sua stessa età le diede il permesso di sedersi nel suo stesso vagone. Accanto a lui c'era un altro ragazzo, sembrava di qualche anno più grande. Erano entrambi biondi ed entrambi distratti da qualcosa, Kath pensò subito si trattasse di un mostro dei treni invisibile con l'unico scopo di mangiarla viva e, quando i due le risposero che si trattava soltanto di nargilli, lei sembrò più tranquilla. In realtà non aveva la più pallida idea di cosa fossero, nè se ci fossero sul serio, ma il tono di voce e lo sguardo vacuo dei due le infondeva una strana armonia. Aveva provato più volte ad approcciare dicendo frasi tra le più disparate da "Mi chiamo Kathryn" a "Una volta, durante una spedizione segreta, vidi uno scheletro enorme. Credo si tratti di un veloci.. Velocicoso, sì, ne sono convinta.", fallendo miseramente, i ragazzini biondi erano andati in una specie di trans. "Questi nargilli risucchiano il cervello, devo ricordarmi di stare attenta." pensò più volte. Decise di non calcolarli più e osservare fuori dal finestrino, il mezzo era ancora fermo, circondato da sbuffi di vapore bianco e l'enorme orologio stava per suonare le undici. Proprio sotto di lei una donna con i capelli castani e un trench avorio stava salutando con un abbraccio una bambina che sembrava avere la sua stessa età, in confronto il saluto dei suoi genitori era soltanto una fredda pacca sulla spalla. 
Il viaggio stava passando lento, troppo lento e, soprattutto, senza che accadesse qualcosa di magico, fatto ancora più tragico. A ravvivare, o per lo meno a cambiare un po' l'atmosfera, ci pensò una signora dai capelli grigi e le guance paffute: «Qualcosa dal carrello, cari?» Come per magia quella sola frase fece risvegliare i gemelli, i quali si catapultarono sulla donna e, una volta estratti dei soldi dalla tasca, comprarono quantità industriali di dolciumi e caramelle varie. Dopo lei si girò verso la rossa e, con il sorriso amichevole di prima, le rivolse la stessa domanda a cui Kath rispose con: «Io non prendo niente, non ho molti soldi con me ma, per favore, potrebbe ugualmente dirmi tutti i dolci che ci sono là sopra?» La venditrice, al contrario della aspettative della bambina, prese piuttosto bene la sua curiosità e iniziò ad elencarle il contenuto del suo carrello: partì dalle api frizzole per poi passare alle bolle bollenti e arrivare alle gelatine tuttigusti+1. Si soffermò in particolar modo sulle cioccorane, preoccupandosi di aggiungere che sono magiche e che di conseguenza devono essere consumate in fretta in modo da evitare che esse saltino ovunque. Una volta finita la lunga descrizione, Kathryn si alzò e andò dritta verso il grembo della donna per stringerla, forma di ringraziamento che usava pressoché per qualsiasi cosa. La signora fece un risolino e, estratta da un pacchetto già aperto, le diede una gelatina stando ben attenta che qualche ragazzo uscito dal proprio vagone la vedesse. Si rigirò più volte tra le mani quella caramella, anche se non differiva in nessun particolare da una comunissima gelatina del suo mondo. La sua opinione cambiò non appena questa toccò il suo palato: sapeva di.. Toast. Toast al prosciutto e formaggio, il suo preferito. 
«Per Merlino, sarà l'ennesimo Flamel che trovo!»
«Non dirlo a me, a casa avrò una dozzina di Harry.»
«Wow, mi piace la magia.» sussurrò a sè stessa la bambina, per poi aggiungere con lo stesso tono incantato: «E voi cos'avete trovato? Figurine, posso vederle?»
I due si scambiarono un'occhiata annoiata non appena recepirono e le diedero quasi in contemporanea quello che avevano in mano. La prima che vide raffigurava un uomo piuttosto vecchio munito di un'enorme cappello scuro in testa, sotto la scritta a caratteri dorati diceva "Nicolas Flamel", mentre sulla seconda c'era un ragazzo molto più giovane, forse aveva poco meno di vent'anni con occhiali tondi, capelli neri e occhi chiari.
«Chi sarebbe questo.. Harry Potter?»
Per poco uno dei biondini non si strozzò con una caramella.
«E' il ragazzo sopravvissuto.»
«Colui che ha sconfitto l'oscuro signore.»
«Che ha riportato la pace nell'intero mondo magico!»
Alternavano le frasi e più andavano avanti più si gasavano e più facevano movimenti scenici da far invidia ad una compagnia teatrale. Fatto sta che quelle parole non cambiarono per nulla il pensiero di Kathryn, non aveva mai sentito nominare il famoso Harry Potter. Per accontentarli accennò un "Oh sì, Harry Potter, certo. Credo che i nargilli mi siano entrati proprio in profondità!" I bambini rimasero comunque sconvolti, come avesse detto una bestialità. Per fortuna il viaggio in treno era giunto quasi al termine da come si poteva intuire dalla voce metallica che avvertiva tutti gli studenti di indossare la propria divisa. Subito la prese dal suo zaino e, dopo essersi tolta tutto il necessario, la infilò. Poco le importava dei gemelli di fronte a lei, nessuno le aveva mai insegnato il concetto di "privacy" e, a quanto pare, neanche a loro dato che fecero i suoi stessi movimenti, fregandosene della vergogna. Il mantello l'aveva preso di seconda mano, come il resto d'altronde, ma non le dispiaceva, anzi. Amava pensare a quante avventure aveva passato l'ex proprietario per ridurlo in quel modo, con buchi e qualche bruciatura, magari draghi o gnomi malefici l'avevano assalito. Il momento dell'abbandono del treno fu traumatico, centinaia di ragazzi dall'età più disparate le piombarono addosso con una strana voglia di uscire dal mezzo. Lei invece non poteva pensare a quell'idea, era convinta che nel castello di Hogwarts ci sarebbero stati troll assetati di sangue e vampiri pronti a morderla. La situazione non cambiò molto da come se l'era immaginata, ad accogliere tutti quelli del primo anno c'era un gigante. Un vero e proprio gigante con una barba lunga e crespa con riflessi argentei, chissà quanti anni aveva, con un'ombrello che non smetteva di agitare. Condusse tutti verso delle barche, a lei toccò stare con altri cinque tizi che non la finivano di borbottare riguardo case e smistamenti. L'edificio era uno dei più imponenti che lei avesse visto, sembrava uno dei castelli che si vedevano illustrati nei libri di fiabe medievali: aveva torrette altissime, arcate e vetrate che giravano tutt'intorno, un ponte con fregi che collegava due sezioni e un portone mastodontico in legno lavorato e, cosa che stupì maggiormente Kath,  l'intera costruzione era arroccata su una scogliera che dava sul lago. Nonostante nella sua barca e in quella accanto girasse la leggenda del mostro marino, a loro non capitò nulla, per fortuna. Arrivarono asciutti e ordinati com'erano saliti e ad accoglierli ci fu una donna sulla sessantina con il tipico cappello a punta delle streghe e indosso un abito verde smeraldo in velluto e rifiniture in pizzo nero. «Un po' di silenzio laggiù. Grazie. Bene, ora vi condurrò nella Sala Grande, lì sarete smistati nelle rispettive case, che sono Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Niente chiacchiere e niente risolini, sono stata chiara?» Nessuno osò aprire bocca, tutte le previsioni della rossa si stavano avverando. La seguimmo cercando di fare il rumore minimo indispensabile ma, non appena la porta si aprì, nessuno riuscì a trattenere un'esclamazione di stupore. I quattro banconi, uno per casa, erano già pieni di studenti più grandi di loro che non facevano altro che fissarli. Su uno sgabello di fronte a loro era poggiato un cappello dall'aria malconcia, magari anche quello era di seconda mano come la sua divisa. La strega di prima spiegò seduta stante l'utilità di quel cappello: ci avrebbe chiamato uno per uno e quel cappello avrebbe dovuto dirci a che casa saremmo appartenuti per tutta la nostra permanenza in quella scuola. 
«Anthony Nott.»
Un ragazzo dagli occhi di ghiaccio si vece avanti con passo deciso, Kath ringraziò il cielo che no fosse stata la prima ad essere chiamata ma lui sembrava tutt'altro che insicuro, anzi. Non appena il cappello venne posato sulla testa dell'undicenne, in tutta la stanza riecheggiò a chiara voce: "Serpeverde!" e dal tavolo degli interessati partirono applausi e cori. Così procedette per altre cinque persone, finchè: «Kathryn Firth?» Le salì un groppo in gola di quelli mai provati in vita sua, di colpo tutta la sua spontaneità ed allegria se n'erano andati. Si diresse verso il luogo prescelto e con un saltello si mise seduta sullo sgabello. Il copricapo sembrò irrigidirsi non appena venne sistemato sulla testa rossa della bambina, poi iniziò a dar voce ai propri pensieri:
«Una nata da da babbani, erano almeno tre anni che non ne ricevevamo una. E' sempre difficile collocarli.. Dove ti mettiamo? Hai coraggio, sacrificheresti chiunque per salvare le persone a cui tieni ma hai anche una buona intelligenza.»
«Non conosco a fondo nessuna delle quattro case, puoi mettermi dove credi sia più necessario.» Nella sala si alzarono delle risatine alla risposta della bimba, che però segnò la decisione del cappello.
«.. Corvonero!» e subito quel tavolo, sempre stato in silenzio fino a quel momento, si animò di applausi. 
Lei invece sembrò confusa di questa sua scelta, avrebbe dovuto senz'altro chiedere all'oggetto il motivo della decisione. Dalla tavola si innalzò una specie di canto, già prima pronunciato dal cappello: 
«Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio, 
se siete svegli e pronti di mente, 
ragione e sapienza qui trovan linguaggio 
che si confà a simile gente!»  
Kath sorrise per la prima volta da quando si trovava là dentro e a grandi passi si diresse verso la sua nuova casa. Poi qualcos'altro attirò la sua attenzione.
«Lorcan Scamander?»
E uno dei gemelli biondi del suo vagone si accomodò sulla sedia; sia lui che suo fratello vennero smistati nella sua stessa casa. Così come accade ad un certo Fred Weasley Jr., avvenimento che scatenò le proteste da parte del tavolo dei Grifondoro. Proteste che vennero subito messe a tacere dal preside. Anche l'interessato parve turbato dallo smistamento, chissà il motivo, poi. 
Fatto sta che Kathryn stava cominciando ad amare quell'istituto pieno di gente strampalata e fuori dalla norma, forse perchè, un po', si sentiva tale e quale a loro.



Spazio autrice:
Sciaaao! E' la mia prima ff su HP nonostante ami alla follia questo mondo** Quindi siate buoni con le recensione, bye <3
Delilah.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Be A Weasley