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Autore: AryYuna    31/12/2007    3 recensioni
Yuna non è l’unica invocarice ad avere una storia. Questa è quella di Isaaru.
Un invocatore e due guardiani. Tre fratelli. Una famiglia.
Aggiunte le risposte alle recensioni.
NOTA: ERRORI SUL CANON
Sto lavorando ad una riscrittura per correggere tutto ciò che necessita correzione, siate pazienti
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy X e i suoi personaggi, luoghi e situazioni appartengono alla Square Enix. Mia è solo questa fanfiction, realizzata senza alcuno scopo di lucro


ATTENZIONE: la seguente fanfiction presenta errori sulla trama che ho scoperto solo successivamente alla pubblicazione. Sto lavorando ad una riscrittura per correggere i suddetti errori. Chiedo scusa

Storie d'Invocatori: Isaaru




Premessa
Originariamente, Storie d'Invocatori doveva essere una specie di miniserie che trattasse le vite di tutti gli Invocatori di Final Fantasy X (Isaaru, Dona, Belgamine, la vecchia invocatrice di Lulu ecc). Per ora ho pronta solo questa su Isaaru e una su Dona che però non mi piace per niente e che per questo motivo voglio rivedere prima di pubblicare (se vi interessa un'anteprima di com'è adesso, scrivetemi e vi darò il link del sito a cui l'ho già pubblicata, perché non so se sia lecito scriverlo qui).
Note particolari non dovrebbero essercene. Tecnicamente avrei voluto rivedere anche questa, di fic, ma ogni volta che la rileggevo per vedere dove cambiarla mi sembrava sempre di non poterlo davvero fare, per cui ho lasciato tutto com'era. In futuro, mi piacerebbe approfondire di più il rapporto tra Isaaru e Maroda, adoro i fratelli in tutti i fandom (NO, NON LA YAOI! > <)

Bene, e con questo BUONA LETTURA e lasciate un commentino, please! ^^
A proposito:

BUONA FINE 2007, E NUON INIZIO 2008 A TUTTI!


–Isaaru! Finalmente! Dov’eri finito?– esclamò Maroda quando, a notte fonda, suo fratello maggiore tornò a casa.
Isaaru sbuffò. Odiava essere sgridato da suo fratello minore, e questo accadeva un po’ troppo spesso.
–So cosa stai pensando, ma non ce ne sarebbe bisogno, se ti decidessi a mettere la testa a po…
Maroda si interruppe spaventato.
–Attendo a come parli, Maroda– minacciò Isaaru puntando la spada contro il fratello.
–Ok, rinfodera ora… Possiamo parlare con calma… da persone civili…
Isaaru sbuffò di nuovo posando la spada.
–Pacce dorme?– chiese.
–Sì… Da un bel po’.
–Mamma?
–Anche… È tardi…
–Piantala– lo zittì Isaaru chiudendosi in camera.
Maroda scosse la testa. Prima o poi, Isaaru avrebbe dovuto capire che facendo così non era altro che un cattivo esempio per Pacce…
Scosse ancora la testa, stavolta per scacciare i pensieri, poi andò a dormire.

La Via Microrocciosa lo sfidava.
Ancora una volta credeva di poterlo sconfiggere.
Chiuse gli occhi.
Posò la mano sul manico della spada.
Rimase fermo, immobile, in attesa.

Di colpo aprì gli occhi.
Scattò in avanti, brandendo la spada.
Una sciabolata potente in avanti tagliò le pietre che componevano il suo avversario.
Sorrise guardando la sua spada, mentre l’Elemento Rosso svaniva in lunioli.
La sua era l’unica spada capace di ottenere lo stesso effetto di una magia nera di elemento opposto.
Un Garuda particolarmente grosso lo attaccò alla spalle, ma lui se ne sbarazzò facilmente, mentre la soddisfazione cresceva…
–Sei fortissimo, Isaaru!– lo incitò Pacce correndogli incontro.
–No!– gridò lui affettando con un colpo un Fung0ngo che tentava di avvelenare il fratellino.
–Stai bene?– gli chiese Isaaru.
Pacce annuì, spaventato.
–Torniamo a casa– aggiunse posando la spada e prendendo in braccio il fratellino.
Non lo sgridò.
Non lo avrebbe mai fatto con Pacce.
Con Maroda sì.
Maroda credeva di potersi sostituire a suo padre.
Stupido ragazzino.
Continuava a richiamarlo, a credersi superiore…
Pacce no.
Pacce lo vedeva come un esempio.
Bambino innocente.
Lui non aveva il diritto di sgridarlo.
–Siamo tornati!– annunciò Pacce quando furono rientrati. –Ciao mamma!
La madre stava apparecchiando la tavola.
–Vai a lavarti le mani, piccolo. Isaaru, anche tu.
–Ok, ma’– le rispose quello salutandola con un bacio.
Maroda era in camera sua che metteva in ordine.
Isaaru lo guardò sbuffando, poi aiutò il fratellino a lavarsi le mani al lavandino troppo alto per lui.
Maroda li raggiunse.
–Eri ad allenarti?– chiese ad Isaaru.
–Sì.
–Alla Via Microrocciosa?
Isaaru fissò suo fratello senza rispondere.
Stava per arrivare la ramanzina quotidiana, lo sentiva.
Cercò di non esplodere davanti a Pacce.
–Sì– rispose lentamente.
Neanche Maroda sembrava fare storie davanti al fratellino, così si limitò a mettersi in fila per lavarsi le mani.
Pranzarono in silenzio e poi aiutarono la madre a sparecchiare.
La donna si chiuse nella camera che fino a pochi mesi prima aveva diviso col marito, prima che lui partisse per arruolarsi nella milizia.
Il ritorno di Sin era vicino.
La donna fissò il calendario alla parete.
I giorni fino alla ricomparsa di Sin erano segnati: quello era l’ultimo.
Dieci anni.
Erano volati in fretta.
Ricordava quando, dieci anni prima, lei e il marito avevano appreso della venuta del Bonacciale.
Allora, Isaaru e Maroda andavano d’accordo.
Poi qualcosa si era incrinato, da quando il padre era partito. Maroda voleva fare la cosa giusta, e Isaaru voleva più libertà.
Sospirò.
Pacce non conosceva ancora Sin.
Sospirò di nuovo.
Isaaru, nella sua stanza, fissava il soffitto, pensando a quando lui aveva cinque anni e Sin era ricomparso.
Era passato su tutta Spira in meno di due giorni, seminando distruzione e mietendo vittime, finché non era tornato il Bonacciale.
Dieci mesi dopo era nato Maroda.
In camera sua, anche Maroda condivideva i pensieri di Isaaru. Il fratello aveva visto. Aveva visto ben due ritorni di Sin, e durante il primo aveva solo cinque anni.
Lui lo aveva visto a dieci.
Era passato sopra le loro teste.
Isaaru lo aveva stretto forte, dicendogli di non preoccuparsi, che lo avrebbe protetto lui…
Ed ora litigavano sempre.
E Sin stava tornando.
Un giorno.
L’ultimo.

–Sin! Urlò un uomo correndo terrorizzato.
Passò senza accorgersene davanti ai tre ragazzi che subito si chiusero in casa con la madre.
Sin mandò le sue scaglie ad attaccare i passanti e a distruggere le poche abitazioni della zona.
–Mamma, che facciamo?– chiese Pacce.
Aveva paura, ma era anche eccitato: voleva combattere Sin, era sempre stato il suo sogno.
Beata innocenza!
–Voi non farete proprio nulla– rispose la madre. –Isaaru: occupati dei tuoi fratelli– ordinò salutandoli con un bacio.
Uscì di casa con una lancia, mentre una grossa scaglia Ghy avanzava minacciando di distruggere la casa.
Prima che i tre ragazzi potessero fare qualcosa, la scaglia aveva già sollevato il braccio in direzione della donna.
–Mamma!– gridò Maroda.
Prima che potesse vedere qualcosa, Isaaru aveva stretto forte a sé i due fratellini, ripetendo –Non guardate. Non è nulla. Ci sono io…
Quando si fu ristabilita la calma, Isaaru lasciò andare Maroda e Pacce.
Fuori non c’erano più nemmeno i lunioli.
–Mamma…– mormorò Maroda.
Isaaru lo zittì con un cenno, accarezzando Pacce.
Addormentato il bambino, Isaaru e Maroda rimasero a lungo seduti al tavolo della cucina, pesando a cosa fare.
–Sin è appena tornato e già…– iniziò Maroda con la voce spezzata.
–Sin deve sparire– rispose Isaaru. –Pacce deve… avere una vita. Lontano da Sin.
Maroda guardò il fratello interrogativo.
–Gli invocatori saranno già pronti a partire… Ma… Fino a che punto… potranno andare avanti?
–Non ti capisco… Che vuoi dire?
–Sono 1000 anni che andiamo avanti così. Credi davvero che siano molti a voler morire per dare alla gente dieci anni di calma relativa?
Maroda non rispose.
–Qualcuno, forse, potrà anche essere ancora disposto a farlo… ma non è detto che sia in grado di completare il pellegrinaggio… serve una motivazione forte, come quella che spinse Lord Braska e tutti quelli prima di lui.
–No…– mormorò Maroda intuendo le intenzioni del fratello .
–Non c’è scelta.
–No! Non puoi! Chi penserà a Pacce?
–Puoi farlo tu.
–E… chi penserà a me?
Isaaru fissò il fratello.
–Tu sei in grado di cavartela da solo. E sei in grado di pensare a Pacce.
–Isaaru…
–Domani entrerò al tempio.
–Ci vorrà tempo… Gli studi… e poi l’esame.
Isaaru scosse la testa.
–Mi manca solo l’esame.
–Cosa… ? Tu… sapevi già che saresti diventato un invocatore?
–Abbassa la voce: Pacce dorme.
–Morirai! Hai deciso… Quando…
–Calmati, Maroda.
–Non ti lascerò morire.
–Non dipende da te.
–Ti serve un guardiano– disse Maroda dopo una pausa.
–Tu devi pensare a Pacce– disse Isaaru scuotendo la testa.
–Sarà molto più al sicuro con te, lo sai. Verremo entrambi… E ti seguiremo fino alla… fine… come guardiani.
–Maroda…
–No, ascolta: non ti lascerò morire da solo.
Scese il silenzio per un po’.
–Pacce non deve sapere che gli invocatori muoiono– disse infine Isaaru.
–Non lo saprà: noi andremo a sconfiggere Sin. Nient’altro.
–E alla fine…
–… troverò una scusa. Una spiegazione plausibile con cui non farà domande e non capirà cosa sia realmente successo.
Il silenzio scese nuovamente.
–Quando hai cominciato a studiare?– chiese Maroda non sopportando la calma pesante e irreale che era scesa.
–Alcuni anni fa, poco dopo che Pacce era nato. Quando andavo ad allenarmi… non volevo che veniste con me perché andavo a studiare, prima.
–Domani hai l’esame?
Isaaru annuì.

Il giorno successivo, i due ragazzi cominicarono la notizia al fratellino, che la accolse festoso.
Non sapeva che sua madre era morta orribilmente e che suo fratello stava andando a raggiungerla.
Credeva solo alle fiabe mascherate di vero che i fratelli gli raccontavano.
La madre era andata in “un luogo migliore” a preparare la “caduta di Sin”, e Isaaru… doveva solo completare l’opera.
Al tempio, Isaaru era atteso con impazienza, ma prima che potesse giungere a destinazione coi due fratelli-guardiani, il tempio fu attaccato da Sin e i tre furono costretti a cambiare strada e a dirigersi a Kilika.
Impiegarono tre giorni, dovendosi fermare spesso per permettere al piccolo Pacce di riposare.
Quando arrivarono al tempio, Isaaru entrò a pregare Yevon.
Entrato nel Naos, si inginocchiò.
L’Intercessore apparve davanti a lui.
–Isaaru– scandì lentamente.
Il ragazzo rimase in silenzio, pregando Yevon tra sé e sé.
L’Intercessore annuiva, come leggendo i suoi pensieri, poi si sollevò ed entrò nel suo corpo.
–Stai attento– sussurrò prima di sparire.
Prima di rendersene conto, Isaaru era diventato un invocatore.
“Sconfiggerò Sin.”
–Isaaru! Ci sei riuscito?– chiese sorridendo Pacce.
–Certo! Cos’è, ne dubitavi?– rispose lui scompigliandogli i capelli.
Maroda abbassò lo sguardo.
L’ultima speranza di evitare a suo fratello il pellegrinaggio era sfumata.
–Ora andiamo a Besaid.– annunciò Isaaru.
–C’è il torneo di blitzball… sarà impossibile trovare una nave per Besaid– disse Maroda.
–Ci sarà. Sconfiggere Sin è più importante di un torneo: ce ne prepareranno certamente una.
–Non possiamo andare anche noi a vedere il blitz?– intervenne Pacce.
–Ehi, guardiano, già stanco del pellegrinaggio? Sin non si sconfigge da solo!– rispose Isaaru.
Maroda fissò il fratello.
Sapeva sempre cosa dire e come dirlo.
Pacce era davvero al sicuro con lui.
E non era solo Pacce ad essere al sicuro.
A sera tarda, giunsero a Besaid, e anche lì Isaaru ottenne facilmente l’Eone.
Si fermarono in piazza per la notte.
–Sei un invocatore?– chiese un bambino avvicinandosi ad Isaaru.
–Lui sconfiggerà Sin– rispose Pacce orgoglioso.
–Yuna sconfiggerà Sin!– corresse il bambino.
–Chi?– chiese Pacce.
–La figlia di Lord Braska. È partita tre giorni fa.
Isaaru scambiò un’occhiata eloquente con Maroda, che subito portò il fratellino a dormire.
Isaaru, intanto, si informava sull’invocatrice.
Il giorno dopo, i tre ragazzi presero una nave per Luka.
Lungo il viaggio, Maroda e Isaaru parlarono del pellegrinaggio.
Maroda contava che il fratello rinunciasse: la figlia di Lord Braska avrebbe certamente ottenuto l’Eone Supremo.
Ma Isaaru non ne volle sapere.
Sulla Via Mihen, furono rallentati da un’operazione miliziana.
Al suo termine, seppero che anche il padre era tra le vittime.
Pacce sentì, ma Isaaru riuscì a calmarlo e a fargli credere che in realtà avesse capito male: il padre aveva solo raggiunto la moglie.
A cinque anni è facile farsi influenzare, in fondo.
Quando uscirono dal Naos di Djose, un’invocatrice attendeva ai piedi della scala accompagnata dai suoi guardiani.
–La figlia di Lord Braska– disse Isaaru.
–Mi chiamo Yuna– rispose lei.
–Io sono Isaaru, e loro sono i miei fratelli minori, Maroda e Pacce.
–Siamo i suoi guardiani– disse fiero Pacce.
Yuna sorrise.
–Buon pellegrinaggio, invocatrice– salutò Isaaru allontanandosi.
Voltando l’angolo verso il Fluvilunio, un’altra invocatrice col suo guardiano li raggiunse.
–Sono Dona, e lui è Barthello– si presentò.
–Io sono Isaaru, e loro sono Maroda e Pacce.
–Dentro ci sono altri invocatori?– chiese la donna accennando al tempio.
–Lady Yuna– rispose Isaaru.
–La figlia di Lord Braska. Andiamo, Barthello, non possiamo farci battere sul tempo ancora. Grazie, Isaaru. Buon pellegrinaggio.
–Buon pellegrinaggio a te.
–Ehi, Isaaru: siamo i testa! Yuna e Dona sono ancora a Djose! Lo sconfiggeremo noi, Sin!– esclamò trionfante Pacce quando Dona e il suo guardiano si furono allontanati.
Maroda tenne gli occhi bassi.
Attraversarono il Fluvilunio sul grosso shoopuf, mentre Pacce rideva e Maroda lo invidiava per la sua innocenza e ingenuità.
–Maroda, sorridi– gli disse Isaaru quella sera, mentre riposavano a Guadosalam.
–Morirai: non posso sorridere.
–Pacce lo capirà.
–Scusa…
–Maroda… non è detto che io muoia. Potremmo anche non arrivarci, a Zanarkand…
Maroda scosse la testa.
–Ehi, fratellino, tranquillo! Per ora sono qui! E poi… devi essere forte. Se non ci riesci per te… fallo per lui.
–Non voglio perderti– disse Maroda, e una lacrima gli ridò una guancia.
–Non mi perderai. Anche dopo… Vi sarò sempre vicino. Sempre. Sorridi, Maroda.

Mentre attraversavano la Piana dei Lampi, Isaaru ebbe l’impressione come di essere seguito, finché un folto gruppo di Albhed sbarrò loro la strada.
–Huh je vynasu tam syma. Jukmeysu cumu bnudakkanje– disse uno di loro.
–Che?– chiese Pacce.
–Non hanno intenzioni amichevoli, credo, anche se non ho capito nemmeno una parola– disse Maroda fissando le armi che quelli brandivano.
Isaaru fece un passo avanti, e una delle armi fece fuoco.
–Isaaru!– gridò Maroda mentre il fratello cadeva a terra.
Pacce scoppiò a piangere, mentre gli Albhed facevano fuoco una seconda e una terza volta.
I tre ragazzi svennero, e furono portati a bordo di un’Aereonave.

Isaaru fu il primo a riprendere conoscenza.
Era steso su un morbido letto, accanto ai due fratelli.
Tastò loro i polsi, spaventato, ma entrambi respiravano.
Rincuorato, Isaaru si guardò intorno, cercando di capire dove fosse.
–Dnyhxiemmu. Ceada ym celinu– disse un uomo dalla lucida testa pelata entrando nella stanza.
Isaaru si parò davanti ai due fratelli.
–Ur, clicy… Ho detto “tranquillo, siete al sicuro”.
Isaaru non si mosse.
–In che lingua devo dirtelo?– disse l’uomo.
–Dove siamo?– chiese Isaaru senza spostarsi di un millimetro.
–Alla base Albhed. Io sono Cid, il capo.
–Perché ci avete rapiti?
–Per proteggervi dal pellegrinaggio.
–Ho i miei guardiani, a proteggermi.
–Sarebbero loro?– chiese Cid inarcando le sopracciglia, guardando i due ragazzi ancora addormentati. –Comunque non intendevo questo: vi impediamo di farvi ammazzare per un dio inesistente.
–Ho fatto una scelta.
–Una scelta stupida!– replicò Cid.
Un brontolio indicò che Maroda si stava riprendendo.
–Spiega tu ai tuoi guardiani cosa sia successo. Io ho altro da fare: qua dentro sono l’unico a parlare la vostra lingua, e devo spiegare a tutti quanti come stanno le cose– disse Cid allontanandosi.
–Isaaru…– mormorò Maroda.
–Sono qui.
–Pacce!– esclamò il ragazzo vedendo il fratellino.
–Dorme, ma sta bene.
–Isaaru… dove siamo?
–Nella base Albhed. Ci hanno portato qui perché… vogliono proteggere gli invocatori dall’Invocazione Suprema.
–Li capisco, sai?– disse Maroda dopo una pausa.
Isaaru abbassò lo sguardo.
–Lo so.
Quando Pacce si svegliò, gli dissero che gli Albhed volevano solo proteggerli.

Urla improvvise scoppiarono in corridoio.
–Presto, invocatori! Seguitemi!– urlò Cid chiamando tutti gli invocatori chiusi nelle stanze.
Li condusse nella stessa Aereonave con cui erano arrivati, dopodichè corse a guidare i suoi uomini contro l’attacco dei Guado.
–Isaaru. Ci sei anche tu– disse Dona.
–Già. Il tuo guardiano?
–Non lo hanno portato qui con me.
La conversazione morì lì.
Chiusi all’interno dell’Aereonave, gli invocatori sentirono il decollo, ma non l’esplosione della base.
–Isaaru! Maroda, Pacce! Siete qui anche voi!– esclamò uno dei guardiani di Lady Yuna venendogli incontro.
–Già. Lady Yuna…
–È a Bevelle. Stiamo andando a liberarla… Senti… Sapete perché gli Albhed vi avevano rapiti, no?– chiese il ragazzo.
Isaaru fece un cenno a Maroda perché andasse a rispondere lontano da Pacce, anche se questo, ormai, si era addormentato.
–So cosa stai per dire.
–Tu lo sapevi che tuo fratello stava andando a morire, no? Perché, allora, gliel’hai permesso?– chiese il ragazzo.
–Ehi, non voglio neanche io che mio fratello muoia. Ma… lui ha scelto. Tutto quello che posso fare è chiedergli di ripensarci e pregare che non arriviamo a Zanarkand.
Il ragazzo scosse la testa, tornando dai suoi compagni.
–Ha ragione lui, Isaaru. Ti prego, lascia perdere…
Isaaru non rispose.

Scesi dall’Aereonave, gli invocatori ripresero i loro pellegrinaggi.
Dopo aver superato il Tempio di Macalania e Bevelle, Isaaru e i suoi fratelli si diressero verso la Piana della Bonaccia.
Stavano per raggiungere il Gagazet, quando una guardia venne verso di loro a cavallo di un chocobo.
–Il Maestro Kinoc vi ordina di tornare a Bevelle, Lord Isaaru.
–Noi siamo in pellegrinaggio!– esclamò Pacce.
–Ha degli ordini per voi– disse la guardia e, così dicendo, voltò il chocobo e tornò in direzione di Bevelle.
–Certo che poteva anche darci un passaggio!– commentò Maroda.
A Bevelle, Maroda e Pacce presero una stanza in un albergo, mentre Isaaru andava dal Maestro Kinoc.
–Lord Isaaru. Benvenuto.
Isaaru compì la riverenza.
–Perdonatemi se interrompo il vostro pellegrinaggio, ma ci sono dei traditori di cui vorrei che vi occupaste.
–Traditori?– ripeté Isaaru.
–Stanno attraversando ora il Canale.
–Il Canale Purificatio?!– esclamò Isaaru ritraendosi.
–Sono traditori molto pericolosi, che hanno minacciato di sovvertire l’ordine di Yevon, colpendo il Maestro Seymour e abbracciano la rivolta degli Albhed– spiegò Kinoc ripetendo le altisonanti parole pronunciate dal Maestro Kelk Ronso durante il processo ai traditori.
Isaaru non rispose.
Qualunque traditore così pericoloso doveva essere punito non una, ma mille volte.
Ma… chi poteva mai tradire Yevon?
–Invocatore… pensate ai vostri fratelli…– lo stimolò, scandendo lentamente, Kinoc.
Isaaru sussultò. Annuì subito, spaventato, pensando a Maroda e Pacce.
–Sarà fatto, Maestro– rispose con la voce tremante.
Attese alla fine del Canale, finché i traditori non arrivarono.
–Lady Yuna, così eravate voi.
–Isaaru…
–Sono stato chiamato mentre attraversavo la Piana della Bonaccia, e il Maestro Kinoc mi ha chiesto di occuparmi dei traditori. Anche se siete la carne e il sangue (NdA. Nella traduzione italiana dice “figlia”, ma in inglese dice “flesh and blood”) del Grand’Invocatore Braska, siete una traditrice.
L’invocatrice scosse la testa.
–Mi dispiace, Lady Yuna. Perdonatemi.
Sollevò le braccia, invocando Kobushi, l’Eone ottenuto a Kilika.
Lo guidò nel combattimento, ma fu presto sconfitto.
La stessa sorte toccò a Tsubasa, l’Eone ottenuto dall’Intercessore di Besaid, e a Tsurugi, appena ricevuto a Bevelle.
–Isaaru…
–Non vi avvicinate!
Isaaru era stato sconfitto.
Con che faccia si sarebbe presentato davanti ai Maestri, ora?
–Proseguite. Dietro di me c’è un’uscita.
L’invocatrice annuì ed uscì, seguita dai suoi guardiani.
Sir Auron si fermò accanto a lui.
–Il tuo pellegrinaggio è finito.
–Lord Isaaru…– disse Kinoc avvicinandosi all’invocatore sconfitto quando Sir Auron fu uscito. –Avete fallito.
–Invoco il vostro perdono– mormorò il ragazzo a testa bassa.
Kinoc scosse la testa, deluso.
–Dei traditori si occuperà il Maestro Seymour. Ma voi… dovrete rispondere del vostro fallimento.
Isaaru sollevò la testa di scatto, spaventato.
–Rispondere…– ripeté.
Kinoc si allontanò
Isaaru restò lì ancora un po’, aspettando… non sapeva cosa. Forse il coraggio di ribellarsi al clero come aveva fatto la figlia di Lord Braska.
Maroda lo raggiunse, spaventato.
–Isaaru… non tornavi più… Cos’è successo?
–Ho fallito.
Maroda lo fissò interrogativo.
Isaaru non aggiunse altro.
Doveva solo impedirle l’uscita.

Ucciderla.

Aveva fallito.
–I traditori erano Lady Yuna e i suoi guardiani– disse infine.
–Cosa? No, non è possibile! La figlia di un Grand’Invocatore…
–Isaaru!– chiamò Pacce correndo verso di loro. –I sacerdoti dicono che Lady Yuna è una traditrice e che il Maestro Seymour sta combattendo contro di lei sul ponte… È vero?
I due fratelli maggiori si scambiarono uno sguardo.
–Dicono che abbia fatto delle cose cattive… Ma io credo si sbaglino…– rispose esitante Isaaru cercando le parole giuste da usare.
–Allora dobbiamo fermarli!– esclamò Pacce correndo fuori.
Nessuno dei due fratelli più grandi tentò di fermarlo: i sacerdoti lo avrebbero tenuto comunque lontano dai guai.
–Davvero credi sia innocente?– chiese Maroda.
–Tu no?
–Il clero è corrotto– fu tutto ciò che rispose Maroda.
La frase rimase sospesa, enigmatica.
Quando la battaglia al Gran Ponte fu terminata, Isaaru fu chiamato dal Maestro Mika.
Maroda lo accompagnò, lasciando il fratellino coi sacerdoti: ora era Isaaru ad avere più bisogno di qualcuno vicino.
–Lord Isaaru… Non sarebbe mia intenzione trattenervi oltre, impedendovi di proseguire il vostro pellegrinaggio, ma… temo di doverlo fare.
Maroda osservò il fratello.
–Qui a Bevelle serve un invocatore fedele a Yevon per poter dare fiducia al popolo. Almeno finché non si saranno calmate le acque, naturalmente.
Fece una pausa.
–Sono sicuro di poter contare su di voi.
Isaaru non rispose.
Rimase in silenzio e a testa bassa.
–Signore…– intervenne Maroda, ma Isaaru gli fece un cenno perché non s’intromettesse.
–Va bene, Maestro.
Mika sorrise.
–Bene, Lord Isaaru.
Mika si congedò.
–Perché hai accettato?– chiese Maroda.
–Prima… Kinoc mi ha… minacciato– mormorò Isaaru per non farsi sentire da nessuno al di fuori del fratello.
–Cosa?!– esclamò lui cercando di tenere la voce più bassa possibile.
–A detto di… pensare a te e Pacce…
–Brutto…
–Mika è un Maestro, Maroda– disse Isaaru a voce alta. –Gli ordini del clero non vanno disattesi.
Maroda lo guardò allontanarsi.
Suo fratello non era capace di dire di non neanche se sapeva di sbagliare, soprattutto se potevano andarci i suoi fratelli di mezzo.
Maroda si voltò verso il grande simbolo di Yevon sul vetro della parete e compì la riverenza.
Chiese perdono, anche se non era sicuro di doverlo chiedere a Yevon, per quando aveva pensato male del fratello, per quando lo aveva sgridato senza sapere che se faceva tardi era solo per diventare un invocatore… per proteggere lui e Pacce.
Pregò a lungo.
Pregò che qualcuno portasse a termine il pellegrinaggio, permettendo così a Isaaru di compiere il suo dovere di tutore verso di loro senza dover morire.
Pregò perché l’invocatrice Yuna riuscisse a far sentire la sua voce di verità al di sopra delle menzogne del clero.
Pregò.
Semplicemente.



Risposte ai commenti

crimsontriforce
Prima cosa: la storia del calendario è una vera imbecillità, sono d'accordo, già mentre la scrivevo lo pensavo. Ma poi hod eciso che leggedola mi piaceva questo conto alla rovescia, per quanto irreale fosse. Forse avrei dovuto inserire una nota all'inizio per spiegarlo, ma non pensavo che nell'economia generale del racconto si sarebbe notato così tanto. Mi sembra chiaro, che mi sbagliavo ^^'. Continuando, è vero, alcune parti della fic dovrebbero essere un po' ampliate, ma se estendessi il pellegrinaggio di Isaaru a tutte le tappe, come quello di Yuna nel gioco, diventerebbe un romanzo, non una fanfiction, e non finirei prima di due o tre anni, cosa che vorrei sinceramente evitare, perché in questi due o tre anni suppongo che avrò pareccho da fare con l'esame di maturità prima e l'Università poi: purtroppo non si vive di sole fic (^^): per questo motivo, ho limitato il racconto alle parti centrali, quelle pià significative. Mi sono dilungata su alcune aprti che ritenevo importanti e ne ho saltate altre del tutto inutili ai fini di ciò che volevo creare. Forse averi dovuto veramete approfondire la scena con l'Intercessore, ma il fatto (puramente materiale ^^) è che ho finito Final Fantasy X qualcosa come tre anni fa, e non mi ricordo minimamente come fosse l'Intercessore di Kilika, nè di aspetto nè nulla (ammesso che si vedesse... ecco, non mi ricordo nemmeno se nel gioco lo fanno vedere, l'Intercessore di Kilika!)(mi ricordo bene solo quello di Bevelle, a dirla tutta), e non volevo inventare. Ho preferito saltare, concentrare la scena solo in quel "Stai attento", che mi sembrava adatto a qualunque Intercessore, comunque fosse. La scena di Dona che incontra Isaaru era solo... insomma, non è che mi sia particolarmente applicata per scriverla, non pensavo che ci fossero problemi di direzioni. In fondo, ho scritto: "Voltando l’angolo verso il Fluvilunio, un’altra invocatrice col suo guardiano li raggiunse". In teoria, Dona poteva venire dalla sua stessa direzione e averlo raggiunto dalla via Djose alle spalle di Isaaru, non per forza da nord, anche solo per vedere chi fosse questo tizio (ricorda che Dona, quando si rivolge a Yuna, sembra che stia facendo una specie di gara con lei e con qualunque altro Invocatore di Spira, e non è strano che si "informi" su questo nuovo "sfidante"), e il fatto che chieda se ci sia qualcuno al tempio non mi sembra così strano, anche se da fuori al tempio si vede quando c'è un Invocatore del Naos: può essere un modo come un altro per parlare, o anche solo la ricerca di una conferma... o magari Dona non sa che la microroccia del tuono si apre se c'è un Invocatore nel Naos! Il fatto, poi, che solo Ohalland, Gandof, Yocun, Braska avessero sconfitto Sin, onestamente non lo sapevo proprio, e ignoro cosa sia l'Ultimania, per cui questa cosa davvero non potevo scriverla diversamente... Andro su questo gamefaqs, comunque, ora mi hai incuriosita. Ti ringrazio comuqnue della recensione, è bello vedere che c'è chi legge con attenzione (forse anche troppa ^^) e soprattutto con passione verso il gioco.
riza hawkeye93
Evviva, hai leto anche questa! Ne approfitto per ringraziarti di aver commentato anche La morte non muore mai, perché se non lo avessi fatto veramente avrei pensato fosse inutile continuare a pubblicarla (che ci volete fare, sono sensibile, e mi deprimo se nessuno legge XD) Comunque, mai partire prevenuti per qualche fic, soprattutto se si ama il fandom! Spero di trovare altre tue recensioni!
Kabubi
Ho sceto Isaaru proprio perché è un personaggio secondario: di Yuna e compagni ne sappiamo fin troppo, ma degli altri non sappiamo praticamente nulla, eppure anche loro avranno una storia, no? Mi sono divertita ad immaginare quella di Isaaru, per ora. Ne troverai altre, comuqnue, sto programmando parecchie di queste storie. Ti ringrazio comuqnue tantissimo per la recensione! ^^
   
 
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