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Autore: yllel    16/06/2013    8 recensioni
A volte e' difficile.
Ma ne vale davvero la pena.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INSICUREZZE

 
“E poi, naturalmente, c’e’ stata quella volta della testa mozzata nel frigorifero. Una vera testa, intendo”
“CHE COSA? Adesso pero’ stai esagerando... non ci credo!”
John Watson rivolge uno sguardo divertito alla sua fidanzata: Mary ha gli occhi sbarrati e un’aria incredula. E’ tutta la sera che lui le sta raccontando aneddoti sulla sua convivenza con Sherlock Holmes e quello della testa decapitata nel frigorifero, e’ il gran finale. Lei pero’ ha un’espressione poco convinta (pensa davvero che lui si stia prendendo gioco di lei, a questo punto), cosi John si gira verso il suo migliore amico perche’ confermi cio’ che ha detto e per un attimo, solo per un attimo come ancora gli capita qualche volta, si stupisce di trovarlo al suo fianco.
E’ vivo. E’ davvero vivo.
Chiude gli occhi per un istante e un sorriso soddisfatto gli appare sul volto.
La vita e’ bella.
E’ una serata piacevole: la cena e’ stata ottima, non ci sono stati commenti sprezzanti o inadeguati e lui ama, ama disperatamene questa donna che ora sta passando alternativamente il suo sguardo da uno all’altro degli uomini seduti a tavola, un’espressione ormai divertita sul viso .
“Sherlock?” incalza John con un’alzata di sopracciglio.
L’unico consulente investigativo al mondo si limita a sbuffare dal suo posto a capotavola, gli occhi fissi sul suo piatto ancora mezzo pieno di cibo.  
Poi fa una smorfia e si rivolge alla donna.
“Maschio, quarant’anni. Mi serviva per un esperimento sulla coagulazione. Non l’ho tenuta nel frigorifero per piu’di tre giorni... sul serio, John. Non credo che la signorina Morstan abbia bisogno di un elenco cosi accurato, di tutte le parti anatomiche che sono passate per il nostro appartamento”
Mary sorride.
“Oh si, invece! E’ estremamente divertente, anche se difficile da immaginare. E tu...” esclama rivolta alla donna di fronte a lei “tu gli hai sempre dato tutta questa roba!”
Molly Hooper arrossisce violentemente e si morde il labbro.
Detto cosi, sembra proprio... una cosa strana.
E un po’ malata.
Molly stringe convulsamente il tovagliolo che ha appoggiato sulle gambe, in cerca delle parole che possano spiegare in qualche modo, il perche’ della molteplice  varieta’ di parti umane che Sherlock ha a disposizione grazie a lei.
In questo momento, sente di poter odiare Mary Morstan.
Non e’ vero, naturalmente: quella donna le piace molto, non fosse altro che per lo straordinario sorriso che e’ riuscita a riportare sul volto di John Watson, molto prima che lui scoprisse che il suo migliore amico non si era suicidato, che sarebbe ritornato da lui... che agli occhi del mondo avrebbe smesso di essere una frode, cosa che lui non aveva mai creduto.
E Mary, naturalmente, e’ una donna dolcissima, con un grande sense of humor e per nulla intimidita dalla figura del grande Sherlock Holmes, cosa che diverte il suo fidanzato, irrita oltremodo il consulente investigativo e genera invidia nella timida patologa.
Senza contare che Mary e’ quel genere di donna che sta bene con tutto, anche quando sembra che si sia infilata la prima cosa a portata di mano.
E i suoi capelli... Molly e’ sempre stata fiera dei suoi lunghi capelli castani e ha reagito con veemenza, quando all’universita’ una collega le ha suggerito di tagliarli perche’ fossero piu’ pratici ma ora, non riesce a fare altro che ad ammirare i corti capelli ricci e biondi di Mary, che le cadono graziosamente sulle spalle.
Sono donne come Mary, che riescono a far sentire Molly totalmente inadeguata, anche quando non fanno nulla per metterla a disagio, anche quando essere a cena a Baker Street e’ assolutamente legittimo, visto la parte che lei ha giocato nella morte di Sherlock.
Visto come la Signora Hudson l’ha abbracciata quando lei e’ arrivata, prima di scappare per una serata di bocce con le amiche.
Visto che John non fa che ringraziarla.
“Non capisco perche’ non dovrebbe procurarmi cio’ che mi serve”
Il commento secco ma leggermente confuso di Sherlock arriva ad interrompere i suoi pensieri.
Molly stringe ancora di piu’ il tovagliolo: e’ naturale che per lui sia ovvio che lei gli passi cio’ che le chiede, che il piu’ delle volte pretende, anzi... e’ sempre stato cosi, in passato, e la situazione non e’ cambiata molto, dopo il suo ritorno; lei non riesce a dirgli di no.
Non vuole dirgli di no.
Quello che Sherlock fa, e’ semplicemente fantastico e lei sa che dovrebbe essere solo fiera dell’aiuto che gli fornisce, anche se e’ cosciente che non sempre i suoi esperimenti sono direttamente collegati a qualche caso. Spesso sono frutto della noia.
Tuttavia, anche cosi Molly sente di fare la figura proprio della stupida: lo sguardo che Mary le lancia dopo l’affermazione di Sherlock e’ uno sguardo di rammarico, perche’ lui lo fa sembrare cosi...
Scontato.
Come se Molly non potesse o dovesse fare altrimenti, come se non avesse scelta.
E’ cosi, naturalmente, per una serie di motivi.
Ma questo non l’aiuta a sentirsi meno in imbarazzo o meno in difficolta’.
In questo momento, non si sente proprio la brillante e preparata professionista che e’, ma una sciocca ragazzetta. Di certo, Mary non si e’ mai sentita in questo modo, perche’ si vede lontano un miglio che John la tratta come una sua pari e la rispetta, perche’ lei fa in modo che sia cosi.
E’ una questione di autostima, probabilmente. O forse solo di carattere... certa gente riesce ad avere pieno controllo sulla sua vita e Molly sente che in questo momento non e’ proprio il suo caso, ma non vuole fermarsi troppo a rifletterci. Piu’ tardi, forse, quando sara’ a casa.
“Ho portato il dolce” esclama quindi, allontanando bruscamente la sedia dal tavolo e alzandosi in piedi “e’ una meringata. Magari, visto che abbiamo gia’ mangiato tanto, evito di fonderci sopra  il cioccolato”
John e Mary si lanciano un’occhiata fugace: entrambi sembrano aver colto a pieno l’effetto del commento di Sherlock e Molly reprime un gemito, al pensiero che adesso provino addirittura pieta’ per lei.
“Ma certo” esclama il Dottor Watson alla fine “andra’ bene anche cosi”
“Assurdo” esclama Sherlock, totalmente ignaro dell’imbarazzo che le sue parole hanno creato “tu ci fondi sempre il cioccolato, le da’ il giusto tocco finale ed esalta il gusto del gelato”
John e Mary si scambiano un altro sguardo, questa volta di pura sorpresa: da quando in qua il consulente investigativo e’ cosi esperto di dolci e soprattutto, dei dolci di Molly?
Lei fa un mezzo sorriso e si affretta a colmare il silenzio.
“Ehm... ok. Fondero’ il cioccolato, solo... presumo che il forno a microonde sia... agibile?” fa una smorfia per la sua scelta di parole, ma non le e’ venuto in mente altro.
“Ovviamente si. Non ho condotto esperimenti che urtino il normale, comune e futile concetto di igiene che sembra tanto preoccuparvi”
A questo, Molly non sa proprio cosa replicare, per cui si allontana verso la cucina e prende dalla borsa frigo la teglia e la tavoletta di cioccolato fondente, spezzettando quest’ultima in una ciotola e inserendola nel microonde.
Mentre osserva il piatto che ruota, non puo’ fare a meno di sospirare.
“Dovrai darmi la ricetta”
La voce di Mary la fa sussultare.
L’ha seguita in cucina e ora le sta sorridendo dalla soglia.
“John sta gia’ raccogliendo i piatti pregustando il dolce, se gli piace cosi tanto dovro’ imparare a fare questa meringata... sono sicura che una parte di lui ha sofferto, quando hai ipotizzato di non fondere il cioccolato”
Molly non puo’ fare a meno di ricambiare il sorriso: sa bene che John e’ un goloso irrecuperabile, anche se questa sera ha portato questo dolce piu’ che altro per  Sherlock, perche’ sa che gli piace. Spera che sopperira’ al fatto che ha lasciato piu’ della meta’ della sua cena intatta (della qual cosa era gia’ sicura in anticipo, e’ gia’ un miracolo che abbia accettato questa serata, ma lei sa che l’ha fatto per far piacere a John).
“Oh, non e’ per nulla complicata, te lo assicuro... gelato, meringhe e panna” si affretta a commentare, guadagnandosi un’occhiata curiosa da parte dell’altra donna.
“Non dovresti, sai” le dice infine quest’ultima.
Molly non capisce.
“Sminuirti” continua Mary “io lavoro sicuramente molto meno ore di te, con degli orari meno impossibili eppure, sono una frana in cucina. Quindi, complimenti.”
Prima che Molly possa rispondere (il commento l’ha un po’ spiazzata) il microonde suona, segnalando la fine del processo di riscaldamento.
Toglie con cura il piatto in cui ora il cioccolato ondeggia alla giusta temperatura di fusione, pronto per essere versato sul dolce.
Mary si avvicina e osserva Molly che procede a decorare la meringata; improvvisamente, sembra a disagio.
“Mi dispiace per prima... io non volevo giudicare quello che fai per Sherlock.”
La patologa rimane concentrata sulle onde di cioccolato fuso che sta creando, ma sa che in qualche modo deve rispondere.
“Non fa nulla, non devi preoccuparti. So che puo’ sembrare strano ma...”
“Non giustificarti per favore!” esclama decisa Mary “Non ci conosciamo abbastanza perche’ io possa fare osservazioni sul tuo modo di vivere, e’ solo che a volte io ho... paura”
Molly alza gli occhi sorpresa.
“Paura?”
Mary fa un sospiro.
“Si... ho paura del potere che Sherlock Holmes ha sulle persone che gli sono vicine, paura di quello che riesce a far fare loro. Io amo John, ma in alcuni istanti mi chiedo se dovra’ mai scegliere fra me e lui e in questo caso... chi vincera’”
Molly sente un moto di simpatia ancora piu’ grande verso Mary (e anche un po’ di sollievo, nel constatare che anche lei ha delle insicurezze) e non puo’ certo biasimarla, pero’ ha notato alcune cose e pensa sia importante puntualizzarle.
“John ti ama” dice, ricominciando a concentrarsi sulle onde di cioccolato, prima che questo si solidifichi troppo “e’ vero, lui e Sherlock hanno un rapporto molto stretto e particolare, ma e’ un uomo intelligente e di buon cuore, che sa riconoscere gli aspetti importanti della vita. L’amicizia, si... ma anche l’amore per la donna con cui vuole passare il resto della sua esistenza”
Mary sorride e poi raddrizza le spalle.
“E io lo aiutero’ a ricordarsi di questa cosa! Sherlock mi piace, a suo modo... ma John mi piace ancora di piu’ e se dobbiamo condividerlo, allora lo faremo anche con le mie regole!”
Anche Molly sorride: la Mary insicura di qualche attimo prima e’ scomparsa, ha gia’ ripreso il suo piglio deciso e sicuro di se’ che le invidiava poco fa.
“Senti...” le sente dire, mentre appoggia il piatto vuoto del cioccolato  “io e le mie amiche usciamo a bere qualcosa, venerdi. Ci chiedevamo se avessi voglia di unirti a noi”
Ora Molly e’ confusa.
“Niente di impegnativo” si affretta a spiegare Mary, mal interpretando il suo sguardo “voglio dire... solo quattro chiacchiere e qualche drink. Da quando sanno che sto con  John, sono molto incuriosite”
Oh, certo. Le amiche di Mary, probabilmente, vogliono qualche notizia o pettegolezzo sul grande Sherlock Holmes e sperano di averle da lei, la patologa che sembra essere a sua completa disposizione. Da quando e’ tornato, i giornali cercano ogni scusa per parlare di lui e il nome di Molly e’ comparso qualche volta in qualche articolo, non troppo per la verita’, perche’ lei e’ sempre rimasta sullo sfondo, una figura indistinta nel grande e complesso quadro generale della vita del consulente investigativo.
Serra le labbra, ricordando a se’ stessa che e’ questo che le ha permesso di salvargli la vita.
“Ecco io...’’ deve trovare una scusa plausibile per rifiutare l’invito di Mary senza offenderla: una cosa e’ risultare patetica ai suoi occhi (perche’ lo sa, nonostante le sue parole, in qualche modo giudica il suo rapporto con Sherlock ) un’altra, e’ dover affrontare un gruppo di donne che, probabilmente, aspettano solo l’occasione per farle un sacco di domande.
E metterla quindi in imbarazzo.
“Lo so, lo so... siamo delle curiosone ma spero tu possa capire, abbiamo tutte dei lavori cosi ordinari  e tu, invece! Wow... la mia amica Jenna dice che ha un sacco di domande da farti su CSI, per capire se davvero possono fare tutte quelle cose! E naturalmente c’e’ tutta la questione del farsi strada in un mondo prettamente maschile e del coraggio che ci vuole per affrontare determinate situazioni. Io gliel’ho detto, che forse tu non vuoi passare il tuo tempo libero parlando del tuo lavoro, ma loro hanno insistito tanto e promettono di non farti troppe domande sulle autopsie!”
Molly aggrotta la fronte.
“Voi... volete che vi parli del mio lavoro?”
Niente Sherlock Holmes, dunque?
Sono curiose rispetto a... lei?
“Beh, non tutta la sera, naturalmente! Sai, siamo anche simpatiche e in grado di affrontare discussioni variegate, soprattutto dopo il primo giro di bevute!” aggiunge Mary con un sorriso.
Molly scuote piano la testa: pensa che potrebbe piacerle, farsi delle nuove amicizie e avere qualche momento di svago, anche se e’ sempre stata timida, in presenza di persone nuove. Forse, parlare inizialmente del suo lavoro, un campo in cui si sente sicura, potrebbe essere il modo di rompere il ghiaccio.
E poi chissa’. Molly ha tanti altri interessi, ma non ha mai tempo o possibilita’ di condividerli.
Prima che abbia il tempo di rispondere, una voce la precede.
“Se aspetti ancora un po’ a servire il dolce, sara’ troppo sciolto e dovremo raschiarlo dal piattino”
Sherlock e’ apparso sulla soglia e sta scrutando le due donne con curiosita’, come se stesse cercando di  capire perche’ ci stanno mettendo tanto.
Molly si affretta a prendere il vassoio.
“Giusto. Arriviamo subito”
Si siedono a tavola di nuovo tutti e quattro e Sherlock mangia due grosse porzioni di torta, continuando ad osservarla con attenzione.
John e Mary sono troppo immersi su una discussione che riguarda la luna di miele, per accorgersene.
Molly sente di nuovo un moto di invidia che la assale e si stupisce: non e’ da lei essere cosi e se ne vergogna un po’. Se c’e’ qualcuno che si merita un po’ di felicita’, quello e’ John Watson.
Tuttavia, non puo’ evitare di sentirsi un po’ giu alla vista dei due innamorati che parlano a voce bassa, le teste vicine e un sorriso sul volto.
Lo sguardo di Sherlock continua a essere fisso su di lei e a un tratto, e’ tutto troppo.
John e Mary hanno gia’ dichiarato che si occuperanno loro del riordino e dei piatti, per cui si alza e cerca di stamparsi un sorriso convincente sul volto.
“Ok, direi che per me e’ davvero ora di andare”
“Oh, no... di gia’?” Mary sembra sinceramente dispiaciuta.
Molly annuisce.
“Domani inizio presto, meglio che vada a riposare. La gente non tiene conto dei miei orari, quando si tratta di morire!” si morde il labbro non appena pronunciate queste parole, consapevole di cio’ che arrivera’ subito dopo.
“Molly...” inizia Sherlock, ma lei sente di averne avuto abbastanza, per stasera.
“Si lo so” lo interrompe quindi con un tono sommesso, avviandosi verso la sedia su cui e’ appoggiato il suo cappotto “niente scherzi, non sono il mio forte”.
Mary non li conosce ancora abbastanza bene per sapere cosa sarebbe potuto succedere, ma sul viso di John appare un sorriso soddisfatto per come Molly ha saputo prevenire il commento di Sherlock; tuttavia, quello che non riesce a cogliere, e’ che cio’ che lei ora desidera davvero e’ solo uscire dall’appartamento: sente che se non lo fa subito, non potra’ evitare di mettersi a piangere.
Molly non vorrebbe essere brava a reagire. Preferirebbe di gran lunga che Sherlock non avesse questi atteggiamenti.
John e Mary si sono alzati per salutarla, mentre il consulente investigativo e’ rimasto inchiodato sulla sedia e lei non e’ curiosa di sapere quale sia l’espressione sul suo volto, per cui evita di guardarlo.
“E’ stata una bella serata” le dice con convinzione Mary, abbracciandola piano “grazie. Mi farai sapere per quella cosa?”
Molly annuisce e poi si gira verso John, che le da’ un bacio sulla guancia.
“Fa attenzione a tornare a casa e grazie di essere venuta” di proposito, alza la voce e indica dietro di lui, verso il tavolo “piu’ si e’ a sopportarlo, meglio e’... peccato che Lestrade abbia avuto quella chiamata urgente”
Sherlock non replica e Molly esce da Baker Street.

***

Dopo circa mezz’ora in cui ha perso vergognosamente la sua battaglia con le lacrime (il tassista ha continuato a gettarle occhiate inquiete dallo specchietto retrovisore senza tuttavia chiederle nulla, bonta’ sua), Molly rientra nel suo appartamento.
E’ stanca, infelice e anche un po’ arrabbiata.
E quando accende la luce, Sherlock Holmes la sta aspettando seduto in poltrona.
Molly praticamente non si scompone: ci ha fatto l’abitudine, al modo in cui Sherlock si presenta a casa sua alle ore piu’ disparate del giorno e della notte. Non sussulta neanche piu’. Questa e’ un’altra cosa di cui John sarebbe fiero, se solo lo sapesse, riflette lei amaramente mentre si toglie il cappotto e lo appende senza dire una parola.
Non ha nessuna intenzione di essere la prima ad avviare la conversazione: se potesse, andrebbe direttamente a dormire, ma naturalmente lui non glielo permettera’.
“Mary Morstan vuole conoscerti meglio” sbotta infatti lui, un tono niente affatto contento.
Molly serra le labbra: Sherlock non lo ammettera’ mai, ma si sente minacciato da quella donna; se non fosse per la convinzione che John la ama davvero e per il suo bisogno (no, desiderio) di compiacerlo, non si curerebbe tanto di cercare di interagire con lei.
Questo non significa che non possa sentirsi in competizione, e Molly a un tratto avverte la convinzione che anche lui, pensi che Mary voglia conoscerla meglio per avere un’arma in piu’ nei suoi confronti.
Ma non e’ cosi, giusto?
“Lo so” si limita a rispondere per ora. Basta, e’ davvero stanca, non vuole farsi riassalire dai dubbi.
Lui si alza improvvisamente dalla poltrona e le si avvicina.
“Tuttavia hai pensato che fosse a causa  mia. E’ un pensiero stupido” Molly spalanca gli occhi: e’ appena riuscito ad insultarla e contemporaneamente rassicurarla “sei una professionista preparata e una donna intelligente, oltre che una grande ascoltatrice con un animo predisposto verso le persone. Tendi a sottovalutarti, hai pensato che volessero arrivare a me attraverso di te, non che invece potesse avere un serio e genuino interesse verso la tua persona”
“Chissa’ perche’” mormora Molly, scivolandogli accanto e andandosi a sedere sul divano.
Lui rimane per un attimo spiazzato dal suo allontantanamento e inclina leggermente il capo, alla ricerca di una spiegazione per le sue parole e il suo atteggiamento.
E’ migliorato, dopo la sua morte, Molly deve dargliene atto: ora a volte riesce a capire quando ha sbagliato o ha ferito i sentimenti di qualcuno.
A volte.
Ed e’ un peccato che Molly spesso sia l’oggetto di tali tentativi di Sherlock per affinare la sua capacita’ di empatia.
Lui fa un sospiro e le si siede accanto.
“Le mie parole di prima durante la cena... hanno sottinteso che tu sia in qualche modo al mio servizio e io ti manipoli come voglio. Senti di aver dato questa impressione”
Molly stringe i pugni.
“Sento??” sbotta “non e’ per quello che io... sento. E’ quello che pensano tutti, tutti quanti! E tu hai commentato in modo sprezzante, il fatto che Mary potesse stupirsi di tutti i favori strani e a volte non troppo leciti che ti faccio!”
“Tu me li fai perche’ capisci che sono straordinariamente utili al mio lavoro e non hai una mente ristretta che si fermi alle convenzioni, o a qualche stupida regola! Io sono fiero di questo!”
“L’hai fatta sembrare una cosa scontata! Come se io fossi solo una sciocca infatuata di te che” Molly si interrompe, non e’ sicura che valga la pena di continuare questa conversazione.
Non e’ sicura che lui possa comprendere come si e’ sentita stasera.
Sherlock la osserva ancora per un attimo, poi si china verso di lei e la bacia. Molly  all’inizio cerca di rimanere rigida (e’ ancora troppo arrabbiata), tuttavia lui insiste con infinita delicatezza e alla fine, lo ricambia, anche se poi e’ la prima a interrompere il contatto.
Lui fa un altro sospiro.
“E il fatto che abbiamo concordato di tenere nascosti i cambiamenti nel nostro rapporto non ti e’ d’aiuto” le dice infine, sistemandole delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Molly chiude gli occhi e si chiede se sara’ sempre cosi, se Sherlock Holmes riuscira’ sempre con un semplice gesto a farle dimenticare quanto la fa arrabbiare o la ferisce (e’ vero, fino a pochi mesi fa, essere baciata da lui non avrebbe proprio potuto essere considerato un semplice gesto, ma tante cose sono cambiate)
Tante, ma non tutte.
Riapre gli occhi e si ritrova a fissare le sue iridi eccezionalmente chiare.
“Mi dispiace” ricomincia lui “ho esagerato. Il mio commento e’ stato inappropriato, ma a volte e’... difficile”
Lei lo sa, lo conosce bene. Lo ha accettato per come e’.
Fa un sorriso rassegnato.
“Ti prego, non dirmi che a volte ti dimentichi che noi siamo... quello che siamo. Qualunque cosa sia” il tono di Molly e’ a meta’ fra lo scherzoso e il seriamente preoccupato.
Sherlock si irrigidisce.
“Sciocchezze! Ho ben presente che noi siamo una coppia, Molly! Solo perche’ non lo sa nessuno...”
“A parte Mycroft” lo corregge lei, accarezzandogli piano i capelli.
“Non per mia scelta, lo sai bene” l’espressione di Sherlock riflette in modo chiaro, tutto il fastidio che ha provato quando dopo la sua prima notte con Molly suo fratello gli ha inviato un sms di congratulazioni.
A quel punto, Molly si da’ per vinta e scoppia a ridere.
Ama un uomo brillante, che ha volte ha la sicurezza e la maturita’ emotiva di un bambino.
Lascia che lui la abbracci e si sdraiano entrambi sul divano, alla ricerca di una posizione comoda.
“So che tutti e due abbiamo deciso che non siamo ancora pronti ai commenti e alle domande curiose che arriveranno, pero’ a volte io...”
“Non devi essere insicura. Non su quello che provo nei tuoi confronti, non su quanto tu sei speciale e su quanto le persone ti apprezzano per quello che sei. Pero’ lo sai bene, se anche tutti fossero a conoscenza di quanto sono cambiate le cose, io non riuscirei ad essere molto diverso. Non posso essere come e’ John con Mary, ho visto il modo in cui li osservavi prima a cena”
Molly fa una smorfia, mentre la stretta di Sherlock intorno a lei si fa piu’ tesa.
Adesso e’ lui quello insicuro, quello che pensa che a lei non bastera’ cio’ che ha da offrirle.
“Non e’ per questo” ribatte con certezza “e’ che a volte e’ difficile anche per me... forse sono io, quella che ogni tanto ha bisogno di ricordarsi che siamo una coppia. Mi sembra ancora cosi straordinario che tu possa aver voluto”
Sherlock la interrompe con un altro bacio, questa volta piu’ deciso.
“Niente piu’ insicurezze” le mormora quando torna a guardarla.
Lei gli sorride e annuisce.
“Niente piu’ insicurezze” ripete convinta.
“E i tuoi lunghi, meravigliosi capelli castani mi piacciono molto” aggiunge lui, facendola sorridere ancora di piu’.
A volte e’ difficile.
Ma ne vale davvero la pena.
 
  
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