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Autore: eritrophobia    16/06/2013    3 recensioni
"Edith amava il campeggio. Amava la natura, sentire il profumo dei pini, immergere i piedi nei rivoli d’acqua, godersi i suoni della campagna, o ancora meglio del bosco.
Ma se c’era una cosa che Edith trovava insopportabile erano i suoi compagni di classe. Spocchiosi, antipatici, egocentrici. Insomma, delle persone da sposare. "
Così inizia il viaggio ai limiti della follia di Edith Sanders, una ragazza come altre, che si troverà a vivere la più grande avventura di sempre.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Edith amava il campeggio. Amava la natura, sentire il profumo dei pini, immergere i piedi nei rivoli d’acqua, godersi i suoni della campagna, o ancora meglio del bosco.
Ma se c’era una cosa che Edith trovava insopportabile erano i suoi compagni di classe. Spocchiosi, antipatici, egocentrici. Insomma, delle persone da sposare.
Inoltre, per chissà quale motivo, avevano cominciato a odiarla fin dall’inizio della scuola. La chiamavano “la fattona”, “la drogata”, a volte anche “la puttana”. La giudicavano male perché aveva i dread, perché preferiva passare una serata a leggere un libro piuttosto che a ubriacarsi, perché era se stessa. Semplicemente per questo, nulla di più.
Potete immaginare cosa fosse per Edith andare in campeggio con i propri compagni di classe. Agghiacciante, ma allo stesso tempo sperava di perdersi nel bosco per quei due giorni. Perdersi, ovviamente, era un’azione che sarebbe diventata del tutto volontaria, nella speranza che ci fosse qualche grotta nella quale infilarsi.

Camminavano. Camminavano da ore in cerca del giusto posto dove accamparsi, tra le urla della professoressa accompagnatrice che intimava loro di muoversi e lo schiamazzare del branco. Edith era ultima, come sempre, che concentrava tutte le sue forze sulla modalità “non uccidere”. Cosa troppo difficile.  La coda si arrestò improvvisamente e Edith dovette frenare di colpo prima di andare a sbattere contro le finte bionde davanti a lei, che si lamentavano continuamente perché il telefono non prendeva.

-Direi che possiamo accamparci qui- disse l’insegnante, mostrando il paesaggio intorno a loro.

Era in mezzo a un’ampia distesa verde smeraldo, prevalentemente collinare, dalle quali si stagliavano anche delle rocce. A poche centinaia di metri da loro, scorreva un fiume dall’acqua limpida, e sicuramente fresca. Le sembrava il paradiso. Poi guardò i suoi compagni di classe, e improvvisamente cambiò idea.

-Su, montate le tende- Intimò loro la professoressa, lasciandoli al loro destino

Edith sapeva montare una tenda. Lei e la sua famiglia erano andati spesso in gita in montagna, e avevano dormito molte volte all’aperto. Nel vedere la difficoltà dei suoi compagni, Edith si sentì profondamente compiaciuta. Ma mentre era occupata a montare la tenda, non si accorse che un gruppetto di sue compagne si stava avvicinando a lei. Edith riuscì appena ad alzare lo sguardo, che vide una di quelle prendere il suo zaino e iniziare a correre.

-Ma che problemi avete?- sbottò Edith, spazientita, mentre seguiva quelle oche starnazzanti.

Si fermarono di fronte a una buca, una specie di cavità scavata nella grotta, probabilmente naturale. Era molto profonda, o almeno così sembrava. Una ragazza fece penzolare lo zaino sopra alla buca, facendolo oscillare.

-Vi prego, non fatelo-implorò Edith, continuando a tenere lo sguardo sul buco, come ipnotizzata

-Perché non dovremmo,Sanders?-

-Perché sennò toglierete a tutti il dubbio se siete cretine o no. Avanti, ridatemelo-

-A chi hai detto cretina?!- sibilò un’altra

-Mollalo, Patty!-esclamò un’altra ancora-Così la drogata impara a tenere a freno la lingua!-

E Patty mollò. Edith vide tutte le cose alle quali teneva di più cadere in quel buco nero. Sbarrò gli occhi, incapace di credere che avessero avuto il coraggio di compiere un gesto del genere. Non potevano averlo fatto davvero. Non erano così stronze.
E invece sì,lo erano eccome. Si avvicinò alla tana e osservò dentro. Era abbastanza grande per poterci passare, ma dubitava che, una volta là sotto, sarebbe riuscita a riemergere in superficie. Mentre studiava la situazione, le sentiva ridere. Bastarde. Le avrebbe uccise tutte con le sue stesse mani. Ma non prima di aver recuperato la sua roba. Ma come?

-Buon viaggio al centro della terra, Sanders- sussurrò una all’orecchio

Ma prima che Edith potesse capire che cosa stesse accadendo, si sentì spingere e scivolò dentro al buco. Urlò, cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa. Non ci fu nulla da fare, ormai si trovava dentro alla terra. Sbatté contro la roccia e mugolò, finendo distesa per terra, mentre una scarica di dolore le percorreva tutto il corpo. Alzò lo sguardo verso l’esterno, ma non riusciva a distinguere nulla, se non la grande luce che veniva dall’esterno.
Allungò la mano sotto di sé e sentì lo zaino. Almeno quello. Sì alzò a fatica, dato che ogni movimento produceva nient’altro che fitte dolorose.

-Quando esco di qui vi ammazzo,stronze!-urlò Edith, con tutto il fiato che aveva in corpo.

-Sanders!-urlò la professoressa, sporgendosi con la testa all’interno del buco- Come hai fatto a finire qua dentro?!-

Era furiosa.

-Mi hanno spinta! E hanno pure buttato il mio zaino!- esclamò in risposta Edith, ancora più arrabbiata della professoressa

-Non è vero!- strillarono le ragazze tutte insieme

-Riesci a prendere la mia mano?-

Edith vide l’insegnante porgerle la mano, ma era decisamente troppo lontana per lei, che a malapena raggiungeva il metro e sessanta. Doveva trovare un appiglio. Tastò a lungo la parete, finchè non sentì dei pezzi di roccia sporgente. Ma appena lo toccò, sentì la terra cedere e tremare. Tolse subito la mano, per paura di finire sepolta viva. Guardò dietro di sé, e notò che la grotta continuava in un lungo cunicolo.
Forse quella era la sua unica via d’uscita. Sentì la professoressa chiamarla due o tre volte, ma decise di non ascoltarla. Tanto non sarebbe uscita di lì in quel modo. Mise lo zaino in spalla e, preso un respiro profondo, cominciò a camminare nel buio, tenendo la schiena ricurva e il capo chino. Dopo un po’, fu costretta a camminare sulle ginocchia, perché il soffitto della grotta si faceva sempre più basso. Arrancò, sentendosi sempre più stanca ad ogni passo. Da quanto è che andava avanti, in effetti? Sperava che ci fosse una via d’uscita, ma a quanto pareva non c’era alcun passaggio per l’esterno.
Sarebbe morta lì, senza aver salutato i suoi genitori, i suoi parenti, i suoi pochi amici.  Accidenti, non si aspettava che sarebbe finita così. Strisciò ancora un po’, finchè non riuscì a individuare una luce alla fine del tunnel.

“Ecco, sono morta e non me ne sono accorta”, pensò Edith, mentre iniziava ad accelerare l’andatura verso la bocca nella roccia. Riuscì ad uscire a fatica, e notò che il paesaggio si era fatto più roccioso, quasi come se fosse in alta montagna.
“Dove cazzo sono finita?”
In più si stava facendo sera. Era stata via così tanto? Alzò lo sguardo verso il cielo, per poi guardare all’orizzonte. Non c’era traccia del campo, tanto meno di qualsiasi altra creatura vivente. Bene, era pure riuscita ad allontanarsi. Ora sì che sarebbe morta.

Si sedette sopra una pietra ed esaminò lo zaino. Lo schermo del cellulare era crepato, quasi distrutto, ma comunque l’oggetto risultava inutilizzabile, dato che non c’era campo. Il pranzo al sacco era sbriciolato. Le uniche cose che sembravano ancora apposto erano l’mp3 e, ovviamente, le coperte. Il sacco a pelo lo aveva lasciato vicino alla tenda, mannaggia a lei e a quelle stronze.

Beh, almeno avrebbe avuto un po’ di compagnia se si fosse sentita sola. Rigirò l’mp3 tra le mani, distrattamente, mentre si guardava intorno alla ricerca di un posto dove sistemarsi per la notte. Si alzò e camminò per un po’, in cerca di qualche grotta, o qualcosa del genere. Dentro al buco non sarebbe tornata neanche morta. Troppo claustrofobico.
Intanto il sole era calato ed Edith si era ritrovata nel buio della notte, con solo la luna che dava un po’ di luce. L’unico utilizzo del telefono massacrato fu quello di fare un po’ più di luce, almeno finchè c’era un po’ di batteria. Iniziò a inoltrarsi in quella che sembrava una foresta, e camminare diventava sempre più difficile. Edith arrancava ad ogni passo, rischiando più volte di far cadere il telefono, o peggio, di farsi male.

-Ho trovato dei cavalli!-

Quella voce roca e profonda la fece sobbalzare. Allungò il collo, e riuscì a notare una luce fioca provenire da lì vicino. Camminò praticamente in punta di piedi, cercando di non fare rumore. Li vide subito. Erano esseri enormi, molto più grandi di lei, orrendi, e che puzzavano in una maniera orripilante. Erano dei mostri.
Edith si schiacciò dietro a una roccia, con la voglia di urlare a pieni polmoni e la gola bloccata dalle lacrime. Cosa cazzo era successo? Dov’era finita? E,soprattutto, cos’erano quei cosi? Non riusciva a respirare, come se fosse in iperventilazione. Attacco di panico.

-Non mi piace la carne di cavallo! E’ troppo magra!-disse uno dei mostri

-Sempre meglio di niente-replicò un altro- Il fattore che abbiamo mangiato l’ultima volta era troppo ossuto-

Si sentì morire. Avevano mangiato una persona. Doveva correre via di lì. Ma più ci pensava, più sentiva che non riusciva a far rispondere le sue gambe. Mentre i mostri continuavano a litigare, Edith spostò lo sguardo e notò dei cavalli chiusi in un recinto, insieme agli altri che il terzo essere aveva rapito.  Erano loro la cena dei mostri?

Sentì un fruscio dietro di sé e, appena si girò, si trovò davanti a una figura scura. 





Well well well...
Allora, ciao a tutti! 
Sono nuova nel fandom e ho paura di essere fatta a pezzi perché la mia storia fa schifo. Viva la sincerità!
A parte le mie paturnie, chiamatemi Giumo!
Diciamo che amo i libri di Tolkien fin da quando ero piccola e da quando ho visto Lo Hobbit ho questa storia che mi ronza brutalmente in testa e non riesco a mandarla via.
Se avete commenti da fare, sia positivi, sia negativi, siate liberi di farli! 
Accetto consigli di ogni tipo (in fondo non sono Manzoni, migliorare fa sempre bene!)
Quindi spero che appreziate e...alla prossima! *---*

  
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