Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Nicolessa    17/06/2013    2 recensioni
In questa storia si svilupperà finalmente quello che è il vero sentimento tra i personaggi che più adoro in Supernatural: Dean e Jo.
Benchè questo si sviluppi proprio nel periodo "pre-morte-imminente" di Dean (e sto parlando di giorni), la loro complicata relazione riuscirà a mettere in chiaro i loro pensieri, all'inizio confusi e discordanti.
Il capitolo inizia con la presentazione di un nuovo personaggio che spingerà Dean a dire addio alla biondina.
Credo che inizierò a piangere fin da ora.
Ma ehi, infondo sono pur sempre un testardo Winchester e una ribelle Harvelle! Mi faranno sempre piangere!
Quindi godetevi il momento e... fazzoletti alla mano!
Questa fanfiction è la quinta parte della saga (?) che potrete trovare sempre sul mio profilo.
~ Dangerous Hunt
~ Dangerous Feelings
~ Dangerous Secrets
~ Dangerous Couples
• Dangerous Goodbyes
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Jo, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4
  •  Capitolo 4 - Che accada ciò che deve accadere.


    La sfida negli incontri tra Dean e Jo sembrava essere qualcosa di decisivo. Entrambi sfoggiavano i loro migliori sorrisi e cercavano di superare le aspettative dell'altro in qualunque campo: senso dell'umorismo, indifferenza... a volte anche gelosia, ma in questo caso, mira. Era ovvio che Dean si sentisse molto più "istruito" di lei in quel campo, sia per esperienza che per allenamento. Forse il cacciatore non lo praticava più da tempo, ma anni fa - quando lui non aveva ancora baciato una ragazza e John era ancora vivo - si esercitava spesso a puntare un fucile contro una fila di lattine. Questo però non faceva di lui il vincitore della loro piccola gara. 
    Infatti, poco dopo, Jo lanciò il coltello contro Dean sfiorandolo di mezzo centimetro ma centrando l'ombra del ragazzo riflessa sul muro alle sue spalle.
    Dean si voltò verso la piccola arma infilzata nella parete di legno, poi tornò a guardare Jo e assunse un'espressione compiaciuta mista forse ad un pizzico di orgoglio. 

    «Però!» Fece con sorpresa sorseggiando la birra dalla propria bottiglia. Poi si alzò, si avvicinò al muro e sfilò via l'arma dell'accidentale quasi delitto. «Devo ammetterlo, sei migliorata dall'ultima volta.» 
    Lei fece una smorfia, atteggiandosi un po' per aver vinto il primo round contro Dean. «Ma sai una cosa? Potresti fare di meglio.» 
    «Tu dici?» Chiese lei retorica, inarcando le sopracciglia in un'espressione decisamente antipatica. 
    «Oh sì. Anzi, mi correggo... tu non puoi, ma io sì.» E sorrise ampiamente, il suo classico sorriso da sfottò. «Sta a vedere.» 
    Si mise dietro di lei, proprio alle sue spalle, l'attirò delicatamente a sé cingendole il ventre con un braccio, poi appoggiò il mento sulla sua spalle e sollevò il coltello tenendolo dalla parte tagliente, dalla lama.
    L'obiettivo era quello di far ruotare il coltello attorno alla stanza. Ovviamente non c'era modo per farlo ruotare in modo perfettamente circolare, a meno ché non fosse stato il Mago di Oz a lanciarlo. Perciò aveva un solo modo per farlo: colpire prima la colonna al centro della stanza e far cambiare traiettoria all'arma fino a colpire le loro ombre riflesse sullo stesso muro. 
    Prese bene la mira assottigliando lo sguardo, proprio come un vero professionista, e poi lo lanciò.
    Successe tutto in pochi secondi: il coltello percorse esattamente il tragitto che Dean aveva escogitato nella propria mente, colpì prima - dal lato dell'impugnatura - la colonna, poi cambiò direzione e andò ad infilzarsi nella direzione premeditata. 
    Dean sorrise soddisfatto, si drizzò sulla schiena e la lasciò libera guardandola voltarsi verso di lui con l'espressione di chi aveva appena ricevuto un bel due al test di matematica.


    Ogni occasione era buona per rinfacciarle quanto fosse superiore e con più esperienza di lei.

    Era strano come Jo lo stesse ammirando per quel suo impeccabile colpo e detestando per la sua irritante vanità, tutto nello stesso momento. 
    Di conseguenza il suo sguardo risultava come un mix confuso di sensazioni.
    «Presuntuoso.» Gli sussurrò in tono suadente lei con un lieve sorrisetto stampato sulla faccia ed incrociando le braccia al petto quasi come se fosse un invito ufficiale a farla finita con quella stupida quanto divertente scenetta che stavano mettendo in atto... alle quattro di notte. La loro parlantina a quell'ora era da considerare ammirevole dopotutto.
    In risposta Dean alzò semplicemente le spalle, sopprimendo un chiaro "sono fatto così" che accompagnava quella sua espressione convinta e soddisfatta di sé.
    «Vuoi provare ancora una volta?» Chiese con la sua faccia da schiaffi il Winchester, non staccando gli occhi da quelli castani e "feriti" della Harvelle. Feriti solo nell'orgoglio, in quel caso.
    «Così da darti un'altra possibilità di appiccicarti a me?» Si difese a testa alta Jo: sapeva che con le parole Dean non avrebbe potuto batterla. Nessuno ci riusciva mai. «Mi sembra un po' troppo spudorato da parte tua, in un giorno solo.» Aggiunse assumendo un'espressione un po' più rilassata, a momenti anche snob.
    La partita era riaperta. 
    Dean aveva anche potuto batterla nella mira ma non sarebbe mai riuscito ad ammutolirla. Per quanto sapesse farci con le donne, Jo era una sua piccola crepa nel muro, un' eccezione che non avrebbe potuto far rientrare nel resto della "comune gentaglia" che frequentava. 
    Gli occhi del ragazzo vagavano da destra a sinistra, un chiaro segno che Jo decise liberamente di interpretare come una sua difficoltà. 
    Meglio prenderle la palla al balzo.
    «Oh, ti prego. Non sforzarti, Dean. Ognuno ha la sua battaglia da vincere.» Fece spallucce anche lei, ribadendo quel concetto di "sono fatta così" appositamente per stendere il cacciatore in modo elegante e totalmente appagante.
    «Un po' inutile come trofeo.» Commentò lui, ironizzando sull'abilità di cambiare la carte in tavola di cui era dotata Jo fin dalla nascita.
    «Non essere geloso. Ti assicuro che basta fare pratica.» Proseguì imperterrita lei non degnandolo di una contro-risposta che gli avrebbe dato solo corda.
    «Io ti ho aiutato con la mira.» Le fece presente lui inarcando gli angoli delle labbra in quel dannato modo che solo lui pareva saper fare.
    «Mi stai per caso chiedendo di farti fare pratica?» 
    «E anche se fosse?»
    Oh diamine, si metteva male. Quella botta e risposta a loro non faceva affatto bene. Più litigavano/discutevano e più si avvicinavano in maniera dolorosa e piacevole. Era dannatamente difficile, tutto qui. Si fissavano, si sorridevano, si lanciavano occhiatacce e poi tornavano a sorridersi di nuovo. Erano incomprensibili, in sostanza.
    Non resisteva più. Sentiva ogni parte del suo corpo spingerla oltre quel maledetto sguardo che aveva di fronte. 
    Cinque secondi per frenare quel suo impulso e solo uno per mandarlo in fumo. 
    Sì, Jo era decisamente fatta così.


    Infondo non era poi così complicato tra i due, a parte la caccia, la vita che conducevano e l'imminente morte di Dean.
    C'era lui, c'era lei. C'erano le loro stupide battutine punzecchianti. C'erano i loro sguardi intensi che, il più delle volte, mettevano Sam così in imbarazzo che il poveraccio era costretto ad alzare i tacchi ogni volta. C'erano i loro litigi assurdi. C'erano le complicazioni che rendevano il loro rapporto una specie di sbaglio perenne. Ma loro due... c'erano sempre, c'erano comunque.
    C'erano l'uno per l'altra.
    Come in quel momento: 
    erano rimasti a fissarsi per molto tempo, lunghi secondi -beh, a parer suo era troppo tempo- con un mezzo sorriso stampato sulla faccia. Gli si poteva leggere perfettamente ad entrambi ciò che in quel momento desideravano, ciò che avvenne un attimo dopo. 
    Senza nemmeno sapere come, Dean si ritrovò appiccicato letteralmente alla ragazza. La teneva stretta per i fianchi e le labbra continuavano a baciare quelle di Jo e non in un modo del tutto innocente.
    Non si erano fermati nemmeno a chiedere a loro stessi: "che cosa sto facendo?". Come se avesse fatto differenza! Probabilmente sarebbero finiti comunque in quella condizione, perché alla fin fine ciò che si desidera davvero prima o poi lo si ottiene anche se per poco tempo. 

    Dean fece scivolare le mani sui glutei della ragazza e li strinse quasi con ferocia. Senza staccarsi nemmeno un momento dalla sua bocca, avanzò di qualche passò costringendola ad indietreggiare, fino a finire interrotti dal bancone alle spalle di Jo. Con fermezza, la afferrò per i fianchi e la aiutò a sedersi su quest'ultimo. 
    Per un momento pensò di stare sognando, ma poi ricordò che ultimamente non faceva sogni del genere, soprattutto alla vigilia della sua condanna. Ma comunque, non del tutto convinto che quella fosse la realtà, tornò per un momento in sé e sciolse il bacio. Si inumidì le labbra e la guardò negli occhi castani, accarezzandole poi il viso con una mano.
    Assicuratosi dell'effettiva concretezza che lo circondava, tornò a baciarla. Senza preoccuparsi del suo permesso, afferrò i bordi della maglia di Jo e li sollevò fino a sfilargliela e questo lo costrinse ad allontanarsi ancora dal suo viso, ma fortunatamente solo per un breve istante.
    Adesso le mani di Dean percorsero la lunga schiena della ragazza, accarezzandola dolcemente fino a fermarsi sui fianchi nudi. Con le labbra discese lungo il collo, sul quale poi lasciò dolci e seducenti baci. 

    Sì, in quel momento c'erano l'uno per l'altra. Ma... l'indomani?


    Aveva appena dato il via a quello che sarebbe stato l'errore più masochistico della loro intera vita. Con la sola differenza per Dean che -di quella vita- avrebbe vissuto ben poco altro tempo.

    Per un istante Jo pensò che con quei baci lo stesse trascinando per mano sua all'inferno ma in realtà, una volta osservata l'espressione di Dean mentre anche lui, a sua volta, la stava a guardare come se fosse stata un sogno, dovette ricredersi.
    Non credeva di aver mai visto Dean così. E non si riferiva di certo alla sua "audacia" nel prenderla di peso per spostarla sul bancone del bar immerso nel silenzio. No, non si riferiva certo a quello.
    Benché quella situazione fosse considerata da molte ragazze (se non troppe a parer di Jo) come un sogno proibito ed altamente erotico, per lei il tutto non era altro che l'errore che aspettava di commettere ormai da tempo, era anche inutile negarlo. Il fatto che stessero facendo una cazzata era ovvio ma niente avrebbe potuto distoglierli ormai: la molla era scattata una volta per tutte.
    Jo non riusciva nemmeno a capire se quello potesse considerarlo come un addio o come un "non ti libererai mai di me" formulato come se fosse stato il suo ultimo desiderio da esprimere.
    Quella sua frase che le vagava nella testa non fece che farle stringere la presa sui corti capelli del cacciatore, ora impegnato ad accarezzare il collo di lei con le sue labbra e la sua lingua.
    Faceva fatica a crederci. Non riusciva ad immaginare quel ragazzo dagli occhi verdi che aveva appena perso il padre baciare quella ragazza un po' presuntuosa che gli negava di trascorrere 51 ore come... beh, come stavano facendo in quel momento insomma, arpionati ad un bancone che non aveva mai adorato come in quel preciso istante.
    Al contrario di quanto potesse sembrare, tutta quella situazione era tutt'altro che "impetuosa". Quei baci o quei tocchi si avvicinavano più ad una descrizione di dolcezza che di aggressività, cosa che la sorprese e non poco, tra parentesi. Se non avesse saputo chi aveva davvero di fronte, Jo avrebbe giurato di avere l'impressione di avvertire una certa sensazione di smarrimento nei movimenti. Indubbiamente Dean non poteva avere "problemi" di questo genere, e come avrebbe potuto? Essere impacciato non era certo una cosa che rientrava nel suo carattere. 
    Era piuttosto come se avesse paura di poterla rompere, come se fosse fatta di vetro. Un po' contraddittorio pensarlo dopo essere stata scaraventata su un bancone insomma. 
    In definitiva si era arresa all'idea di star impazzendo a causa sua.
    Servendosi delle sue esili gambe, lo avvicinò ulteriormente a lei, legandole attorno alla vita di Dean, ancora fisso sul suo petto.
    Ne approfittò per insinuare le mani sotto la maglia del cacciatore, sfiorando appena la sua schiena ruvida per via dei mille tagli e bruciature cicatrizzati sulla sua pelle. Appena dopo optò di liberarsene una volta per tutte, distogliendo l'attenzione di Dean dal suo collo per riportarla sulle labbra ancora calde a causa del suo precedente passaggio.
    Senza dubbio ciò che stava accadendo, anche per lei, in un certo qual modo, era la fine del mondo. 


    Se Dean fosse stato un Dio del tempo avrebbe usato i suoi poteri per bloccare quel momento e renderlo infinito. Non perché il suo "desiderio nascosto" stava finalmente per avverarsi, no. Non era questo che infondo voleva, non era il sesso che cercava d
    a Jo. Probabilmente lo cercava all'inizio, quando ancora non si conoscevano tanto bene da sfidarsi con giochi pericolosi.
    Avrebbe voluto fermarlo per poter passare l'infinito con Jo, restare al suo fianco, stringerla tra le braccia, baciarla e possederla.
    L'idea che tra poche ore tutto sarebbe finito, inclusa la sua vita, lo inquietava. Perché non era l'inferno in sé per sé a spaventarlo - in parte lo terrorizzava - ma il non poter più rivedere il viso di chi amava: Jo, Ellen, Bobby, Sam.
    Quei brutti pensieri che continuavano ad opprimergli la mente non fecero altro che alterare la sua voglia di stringerla -come se da un momento all'altro avrebbe potuto perderla- e di baciarla ancora, intrecciando la propria lingua alla sua. Le mani andarono a scivolare una seconda volta lungo la sua schiena, giocarono con il reggiseno di Jo fino a sfilarglielo dalle braccia.
    Dalle sue labbra passò ancora al suo collo, dal suo collo poi scivolò lungo il suo petto soffermandosi sui suoi seni. Poi scese ancora più giù, percorrendo il suo ventre con la punta della lingua, per poi tornare ancora una volta a baciare le sue labbra. 

    Per la prima volta in tutto quell'anno pensò, da perfetto egoista, di aver sbagliato a fare quel patto.
    Ovviamente se fosse tornato indietro nel tempo, precisamente a quella notte, avrebbe rifatto tutto da capo. Avrebbe sigillato quel contratto baciando quel demone e avrebbe fatto di tutto per impedire a Sam di salvarlo. Ma se glielo avessero chiesto in quel preciso istante, se gli avessero dato l'opportunità di salvarsi, probabilmente l'avrebbe colta e, più probabilmente, se ne sarebbe pentito in seguito. Solo che... trascorrere del tempo con Jo gli faceva venir voglia di passare un'intera vita al suo fianco, qualcosa che lui non avrebbe più avuto allo scadere delle ventiquattro ore. Se non fosse appiccicato al corpo della ragazza semi nuda e fosse a mille miglia lontano da lei la penserebbe in modo diverso. 

    Si allontanò dal suo viso e abbassò lo sguardo sulle proprie mani che, lentamente, cominciarono a sbottonare i jeans di Jo, per poi cominciare ad abbassarli. 


    Jo seguì con lo sguardo il lussurioso percorso che fece Dean sul suo corpo per arrivare infine sulla zip dei suoi jeans ormai destinati a giacere sul pavimento assieme alle loro magliette e le scarpe che si tolse con dei piccoli movimenti dei piedi.

    Lo
     voleva. Dannazione, voleva quel dannato Winchester. E dannato, in quel caso, non era solo un superficiale modo di dire. 
    Lo stringeva a sé come se gli fosse appartenuto da sempre perchè anche se erano stati lontani, anche se per un certo periodo si erano detestati a morte, lei lo aveva sempre considerato suo. Troppo perfetto per essere solo un amico o una conoscenza di lavoro. 
    Sì, era da egoisti ma non glie ne importava più di tanto ultimamente. Se non fosse stata egoista non gli avrebbe nemmeno rivolto la parola quella notte. Non l'avrebbe fatto al solo scopo di proteggerlo, perchè sapeva che se fosse successo quello che stava effettivamente succedendo in quel moment, Dean o si sarebbe sentito solo peggio perchè si sarebbe reso conto di quanto stava perdendo in così poco tempo.Stava perdendo tutto proprio ora che aveva avuto il coraggio di prendersi tutto ciò che meritava.
    E questo le faceva nascere dentro un senso di rabbia non reprimibile.
    Una rabbia che le fu utile per affondare le sue unghie all'altezza delle spalle di Dean, come a marcare ancora di più quel sentimento di costrizione: lui doveva rimanere con lei.

    Perchè senza di lui Jo non era realmente Jo. Senza Dean era semplicemente una spietata cacciatrice senza alcuna speranza di "guarigione".
    Non avrebbe mai potuto continuare ad essere quella che era una volta senza le sue continue frecciatine o paternali sulla sua svogliata ricerca della normalità o roba che le usciva ormai dalle orecchie. Eppure avrebbe dato chissà cosa per risentirlo ancora una volta ripeterle quanto fosse irresponsabile o addirittura "schizzata".

    L'unica cosa che riuscì a distogliere la mente di Jo da quel pensiero fu un soffocato grugnito di lieve dolore di Dean, probabilmente confuso e sorpreso da quell'improvvisa aggressività mostratagli da Jo con il suo gesto di graffiargli la schiena. In contrapposizione a quel rigido gesto vi fu un bacio fin troppo dolce per essere stato dato da una cacciatrice.
    Una miscela di sentimenti che non facevano che sfociare in quei gesti che di aggressivo avrebbero dovuto avere poco o niente.
    Proprio mentre Dean stava per accarezzare le gambe slanciate e lisce di Jo, lei scese dal bancone facendo ben attenzione a non staccarsi da lui.
    Quella rabbia che non l'aveva ancora del tutto abbandonata le diede un grande aiuto nel trascinarlo verso una porta dietro la quale vi era allestita quella che sarebbe dovuta essere la sua stanza.
    In quel posto era nuova, non credeva di poter avere uno spazio suo ma, da quanto le era stato detto da proprietario, le sarebbe servito in caso di emergenze. 
    Il povero Paul però nella voce "emergenza" ci aveva posto delle condizioni differenti come per esempio il brutto tempo.
    Sì, se ci fosse stato il brutto tempo, tanto da non poter guidare fino a casa, Jo sarebbe potuta rimanere lì a dormire, trovandosi in vantaggio poi per l'apertura del locale l'indomani.
    Ma dopotutto,
    quella era un'emergenza bella e buona.
    Continuò a guidarlo in quella direzione, aprendo la fragile porta con la forza-peso del cacciatore e spingendolo poi su quella piccola brandina incolore dove finì anche lei, trascinata dalle braccia di Dean. 


    ------------------------------------------ Spazio dell'autrice
    ------------------------------------------  
    A questo giro mi sento solo in dovere di ringraziare il nostro caro e previdente Paul.
    Per il resto, credo di aver già sbavato abbastanza: nell'ideare, scrivere, leggere e rileggere questo pezzo.
    Io amo questa coppia e sai una cosa, Eric?
    TU avevi creato il personaggio di Jo come la fidanzata ideale di Dean. Ti ricordi? TU hai avuto quella "meravigliosa" idea di farla morire. TU hai trovato un fottutissimo modo per farla tornare, anche se sotto spirito. E adesso sempre TU, TU che hai il potere di farlo come hai fatto tutto il resto, trovi il fottutissimo modo di far finire questa serie come merita.
    E dopo questo sfogo mi ritiro a fare yoga e a calmare i miei istinti omicidi.
    Ci sentiamo al prossimo ed ultimo capitolo che terminerà la serie. Fazzoletti alla mano.
    Adios, Mishamigos!






  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Nicolessa