Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Shizue Asahi    17/06/2013    3 recensioni
"La sessantatreesima spedizione della Legione Esplorativa era terminata, le truppe erano tornate a casa e c’era chi già poteva prepararsi per seppellire i propri cari e chi, invece, si doveva accontentare di qualche brandello di stoffa.
Le perdite non erano state particolarmente ingenti. Era stata una spedizione fortunata ed erano riusciti ad abbattere una quindicina di giganti. Per un po’ si sarebbero potuti crogiolare nell’illusione di aver fatto un passo in avanti verso la riconquista del Wall Maria.
"
|Rivaille|Petra Ral|
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Viola


La sessantatreesima spedizione della Legione Esplorativa era terminata, le truppe erano tornate a casa e c’era chi già poteva prepararsi per seppellire i propri cari e chi, invece, si doveva accontentare di qualche brandello di stoffa.
Le perdite non erano state particolarmente ingenti. Era stata una spedizione fortunata ed erano riusciti ad abbattere una quindicina di giganti. Per un po’ si sarebbero potuti crogiolare nell’illusione di aver fatto un passo in avanti verso la riconquista del Wall Maria.
Rivaille osservava un punto indefinito davanti a sé, come se potesse vedere attraverso il muro del proprio alloggio. Alcune ciocche di capelli gli coprivano gli occhi, mentre il collo era indifeso, lasciato scoperto dai dal taglio corto e dalla mancanza della camicia.
Petra sonnecchiava, con la testa sprofondata nel cuscino e la bocca socchiusa. Di tanto in tanto lo guardava, intuendo che non era il caso di disturbarlo.
Probabilmente stava riflettendo su Tom Taker, Amy Garner, Marco Cuzanno, Harui Hatier, Martine le Coz, Christian Ganachaud.
Ci pensava anche lei e sentiva lo stomaco attorcigliarsi e gli occhi pungerle, ma era un soldato e doveva onorare il sacrificio dei suoi compagni. L’umanità avrebbe giovato del loro sacrificio, era questo che contava.
Non importava quanto sangue fosse versato, quanti di loro venissero divorati, quanti rimanessero senza sepoltura. Non contava che si distruggessero inseguendo un sogno, un obiettivo irraggiungibile.
Avvertiva ancora la consistenza vischiosa e disgustosa del sangue sulla pelle, l’odore della polvere sollevata dallo scalpiccio dei cavalli. E poi vedeva i segni, linee sottili che percorrevano la schiena nuda di Rivalle, cicatrici,  ematomi violacei, chiazze scure o giallognole.
Si mosse appena, sistemandosi in una posizione un po’ più comoda e Rivalle uscì dal suo campo visivo, ma non c’era bisogno che lo guardasse per sapere che cosa stesse facendo. Sarebbe rimasto lì ancora per un po’, poi si sarebbe rivestito e sarebbe andato a cercare Irvin Smith. Non sapeva esattamente che cosa si dicessero, sospettava che, semplicemente, dopo una missione, stessero in silenzio. In fin dei conti Rivalle trovava rifugio nell’assenza di parole, nella calma ovattata del nulla.
Non si sorprese per niente, quando lo senti alzarsi, né quando avvertì il fruscio della camicia che veniva indossata. Sobbalzò appena, però, quando Rivalle si lasciò cadere sul materasso del letto.
Petra aprì un occhio e lo osservò. Non sembrava turbato,  ma la soppesava, studiando il suo viso e mettendola a disagio.
-Caporale.- esordì, con voce gracchiante, prima che lui le afferrasse il mento.
La fronte di Petra era viola, un vistoso livido si era formato là dove le dita del gigante l’avevano stretta. Era stato un attimo, prima che Rivaille le recidesse e lo eliminasse, ma Petra rimaneva viola.
Era un colore che odiava, che gli dava la nausea. Gli ricordava i tempi in cui rubacchiava nei bassifondi della capitale ed era costretto a dormire nel retrobottega di un vecchio artigiano.
Gli dava la nausea e gli ricordava le viscere del topo che, da bambini, due suoi compagni squartarono. Avevano fame,e a lui veniva la nausea a pensarci.
-Non farlo più.-  intimò e Petra si chiese se stesse parlando con se stesso o con lei.
Le carezzò la curva del naso, soffermandosi su una piccola cicatrice che si trovava sulla punta. Si sentì avvampare, come le succedeva di rado, ma non si oppose alla carezza. Le spostò un ciuffo biondo dal capo e poi si rimise in piedi, abbandonando il piacevole tepore del letto.
Lasciò che Petra finisse di abbottonargli la camicia: le piaceva farlo e lui non aveva niente in contrario.
Gli sistemò anche il fazzoletto, facendo in modo che entrasse ordinatamente nel colletto della camicia, come piaceva a lui, poi fece un passo indietro o lo osservò, per accertarsi che fosse tutto in ordine.
Le venne quasi da sorridere, ricordando che sua madre era solita fare la medesima cosa col marito.
Poi si salutarono, in silenzio. Rivaille si congedò con un’occhiata eloquente e Petra si sedette nuovamente sul letto, con la fronte che le doleva e la testa che le girava.
 
 

***
 

La storia è stata scritta per l’iniziativa indetta da questo forum - > http://pseudopolisyard.blogfree.net/?t=4585630#lastpost
 
 
Il prompt utilizzato è “viola”.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Shizue Asahi