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Autore: Vanee x_x    17/06/2013    2 recensioni
La routine si ripete a casa Rottame. Le loro vite e abitudini saranno raccontate dalla protagonista del racconto, Cesarina, in quel modo spigliato e autoironico che la caratterizza.
Qualcosa di molto particolare capiterà, però, e cambierà le loro vite. Cosa potrà succedere?
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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17 Aprile 2011
Caro quaderno,
proprio poco fa, nel giorno del mio dodicesimo compleanno, i miei genitori mi hanno consegnato un bel pacchettino infiocchettato, contenente proprio te: un bel quadernetto dorato con una penna in tinta. Dicono che parlo troppo: tanto meglio, non mi piace troppo ascoltare i loro pareri disinteressati.
Così ho deciso che forse avrei dovuto scriverci qualcosa su, da lasciare ai posteri.
Che posso dire di me? Mi chiamo Cesarina Rottame (detta Cesy, Rina, Rotty e altri mille bizzarri nomignoli che tutti si divertono ad affibbiarmi) e adoro scrivere i numeri in lettere.
Soprattutto amo stilare in bella grafia il mio numero preferito: ottocentottantotto.
Ha così tante doppie, è anche scorrevole da pronunciare.
Ad ogni modo, come puoi notare, ho un nome che fa molto casalinga partenopea, abbinato a un cognome che… C'è bisogno di descriverlo?
Non lo porto con molta disinvoltura: ho chiesto spiegazioni ai miei nonni e mi hanno spiegato che il mio bisnonno andava per i vecchi magazzini e officine a rubare componenti arrugginiti d'auto d'epoca, per poi venderli e "sfamare le bocche della sua benamata prole" come dicono fieri.
Io non ne andrei così orgogliosa.
Il mio singolare nome, invece, esprime tutta la demenza che noterebbe chicchessia facesse un passo oltre la soglia della porta di casa mia.
Devi sapere che mia madre, oltre ad essere un'eccentrica guru del make up fallita con una grande passione per il rosa shocking, collezionare gatti di porcellana e salvadanai a forma di maialino, ha la mania dei nomi antiquati. Il suo stesso nome ne è la dimostrazione: Veneranda.
Un incubo. Ricordo che anni fa ero convinta che si chiamasse veranda, come quella che si mette in giardino, e mi chiedevo quale madre degenere chiamerebbe così la propria figlia.
La mia c'era andata molto vicino: in concorrenza col mio nome c'erano nientepopodimeno che Aldegonda, Apollonia, Mirtilla…
Infine il peggiore di tutti, che tutt'ora mi perplime: Oliva.
Sapessi quanto ha insistito perché mi chiamassi proprio con il nome di una specie di pallina verde che cresce sugli alberi.
Diciamo che mi è andata veramente grassa.
Se è così è tutto merito di mio padre, quel poveretto, l'unico con un briciolo di sanità mentale qui in mezzo.
Un po' più di quanta ne abbiamo noi, almeno.
Lavora in un'azienda che produce solarium e lampade abbronzanti: una volta, per farci una sorpresa decise di portare me, mia madre e mia sorella al lavoro, convinto di darci l'imperdibile opportunità di collaudare il nuovo "Bahamas 3.0 - da mozzarella a carbone in meno di dieci minuti!".
È stato esilarante vedere la sua faccia inebetita quando gli abbiamo dovuto ricordare che siamo tutti quanti albini.
Lui compreso.
È stata una fortuna tuttavia: il povero disgraziato che l'ha dovuta collaudare al posto nostro è uscito dopo 5 minuti che, sì, era di carbone. Letteralmente però.
È uscito dalla cabina bestemmiando, chissà quanto ci ha messo a levare tutto quel nero.
In famiglia siamo tutti color latte, con i capelli paglierini lisci come l'olio.
In genere facciamo un po' paura alla gente, che ci vede sempre come gli "indemoniati" di turno.
In effetti un po' assatanati siamo, soprattutto mia sorella.
Mia sorella Annamafalda, è una scialbissima sedicenne in piena crisi ormonale, acida come un limone mangiato a morsi.
Non fa che lamentarsi che nessuno la capisce, che vorrebbe più considerazione, che è nata nella famiglia sbagliata. Tutto questo sgranocchiando biscotti dietetici perché "per carità, mica posso ingrassare".
Ogni tanto, specialmente quando ho una giornata no, adoro sostituirle i suoi amati biscottini con quelli alle prugne che usava la mamma quando soffriva di stitichezza, dato che sono simili.
È uno spettacolo vederla interrompere qualsiasi cosa stia facendo e correre al bagno per una dozzina di volte, in più non sospetta nulla: crede che sia quello che la farà diventare magra come un grissino.
Finito il viavai verso la toilette, viene sempre a vantarsi da me:
"Oh, Rinuccia, oggi sono andata a svuotarmi almeno dieci volte, vedi che funzionano quei biscotti? Sarò una star! Tu comincia a buttar giù qualche idea per il mio discorso per la sera del debutto."
Sogna di sfondare nel mondo dello spettacolo, di diventare una diva del cinema.
Purtroppo può contare su tutto l'appoggio e l'entusiasmo della mamma, che ha fatto tantissimi provini per recitare in diversi film e ai quali è stata sempre rifiutata. 
Dopotutto non è difficile immaginarne il perché, quando te la trovi intorno almeno due ore al giorno. Puoi sentirla arrivare da dieci metri di distanza, il suono elefantesco dei suoi passi attraversa persino i muri.
A mio padre basta sentirlo e già comincia ad alzare gli occhi al cielo: molte volte ha provato a dirle di mettersi a dieta ma a nulla è mai servito.
"Randina, amore mio, non sarebbe il caso che ti mettessi a dieta? Mi tocca sempre lavare i tuoi vestiti in quattro volte perché in lavatrice non ne entrano più di cinque…"
"Oh, Leuccio mio, cosa vai dicendo? Non ti piaccio forse più? Hai smarrito la voglia di amarmi? Oh povera me…"
"Certo che no, mio dolce frappè alla panna, sei sempre la più bella del mondo"
Dopo di che lei sorride e se ne va impettita, causando ulteriori terremoti per via suoi passi fieri.
Povero il mio papà. Quando se ne va in giro con mia madre paiono un elefante col suo amico topolino.
Infatti, mio padre è un piccoletto di 1.65 per 55 kg. Un peso piuma.
Ama la musica jazz per ballarla poi con mia madre. Da giovane, ha "suonato" per tanti anni la cornamusa in un complesso jazz. Uso le virgolette perché, ovviamente, la cornamusa non ha niente a che fare con il jazz e quindi non ha mai suonato. È entrato nel gruppo perché ha fatto pena agli altri membri, ma lui non lo sa e forse è meglio così.
Sono così diversi poi, non so come facciano ad accettarsi quando a me basta incontrare qualcuno che non ami il mio cantante preferito per cominciare a provare fastidio nei suoi confronti.
Oh, il mio cantante preferito. Ho una grandissima cotta per Michael Bublé, trovo così eccitante il suo accento inglese.
Ho tutti i suoi CD, dal primo all'ultimo, disposti in bella vista su una mensola che nessuno al mondo deve toccare né guardare per più di tre secondi. Ne sono pazzamente gelosa.
Avevo anche una sua sagoma gigante in camera mia. Purtroppo mio padre, entrando in camera mia nel cuore della notte qualche settimana fa, la vide e si spaventò tantissimo, al punto da tirare fuori la pistola dal cassetto e sparargli in piena testa. Come se un vero ladro fosse rimasto lì immobile ad aspettare che andasse a prendere l'arma in camera sua, che ritornasse tremando e che trovasse il coraggio di premere il grilletto.
Inutile dire quante glien'ho urlate contro…
Ora vado, mia sorella ha preparato un'altro dei suoi intrugli contro la mia acne.
Ti riscriverò presto, se ne rimarrò indenne.
  
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