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Autore: Linny    01/01/2008    1 recensioni
[Spin-off di Nodo di Sangue] -Non credi che questa sia notte perfetta per lasciarsi trasportare dai propri desideri?- domandò con voce assorta il ragazzo. -Eh?- Miho si voltò e poté vedere due iridi rosse fuoco che la stavano fissando con attenzione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una notte d'inverno

Una notte dinverno

Devo sbrigarmi a tornare a casa! Pensò preoccupata Miho mentre iniziava a correre sulla strada che accostava la spiaggia. Se non fosse stato per il ritardo che man mano stava accumulando, si sarebbe fermata ad osservare rapita le onde del mare che si infrangevano contro gli scogli. Rallentò il suo passo tentata ad ignorare il coprifuoco. Dannazione! Oggi non posso proprio! Fece presa su tutto il suo autocontrollo e ricominciò a correre. La sua corsa durò solo pochi passi, perché una figura seduta a pochi centimetri dalla fioca luce del lampione catturò la sua attenzione. Si fermò ad ammirare quel ragazzo che doveva avere non più di vent’anni, i capelli gli ricadevano ribelli sulle spalle ed era avvolto da un soprabito di un colore scuro. Miho sentendosi attratta da quella figura avanzò di un passo ma subito si arrestò nuovamente. Aveva paura. Paura di distruggere quel quadro che aveva dinanzi. Paura di spezzare il filo dei pensieri in cui sembrava essere assorto quel giovane.

Sono una stupida! Si sgridò Miho battendosi un leggero pugno sulla nuca. Affondò le mani nelle calde tasche del cappotto pesante e tornò a dirigersi verso casa, dove l’attendeva una ramanzina.

-Non credi che questa sia notte perfetta per lasciarsi trasportare dai propri desideri?- domandò con voce assorta il ragazzo.

-Eh?- Miho si voltò e poté vedere due iridi rosse fuoco che la stavano fissando con attenzione. Arrossì immediatamente, nonostante avesse tentato di non far rumore, quel tipo l’aveva sentita. –Forse- rispose timida dopo averci pensato per qualche secondo.

Il ragazzo tornò a guardare il mare mentre accendeva una sigaretta. Era sempre stato abituato ad avere un po’ di “acqua” accanto a sé. Della tenera acqua cristallina che sarebbe divenuta dello stesso colore del sangue.

-Hai un desiderio da realizzare?- chiese curiosa la ragazzina.

Un ghigno si formò sulle labbra del giovane. Un desiderio? Certo che lo aveva. Uccidere colei che aveva abbandonato la sua terra per mischiarsi ad un essere inferiore. Non voleva vendetta. Semplicemente non poteva sopportare di vedere la propria stirpe di sangue infettata da una stupida sorella che si era “innamorata” del suo evocatore. La sua era una famiglia troppo perfetta ed importante per permettere che un gesto del genere non restasse impunito. E la punizione sarebbe arrivata presto direttamente dalle sue mani.

-Si- rispose atono Andras –Ehi ragazzina, non dovresti essere a casa a quest’ora di notte?- domandò allargando il suo ghigno –Lo sai che non è saggio andare in giro da sola con il buio, potrebbe esserci un lupo nero pronto ad azzannarti dietro ogni angolo- terminò.

-Finora ho incontrato solo te- rispose ingenuamente Miho abbozzando un sorriso reso ancora più dolce dalle goti arrossate –E tu non hai l’aspetto di lupo cattivo-.

Andras si alzò lentamente e si mise sotto la luce del lampione –L’apparenza inganna- sussurrò.

Il suono della sveglia spezzò il silenzio che fino a quel momento aveva regnato nella stanza. Da sotto le coperte una mano sbucò e dopo aver tastato il comodino per un po’ riuscì a trovare quell’infernale aggeggio ed a mettere fine a quel fastidioso suono.

-Miho! Svegliati, farai tardi!- gridò la madre affacciandosi alla porta della stanza della giovane ragazza.

-Uhm…ancora cinque minuti…- sussurrò implorante con voce impastata dal sonno lei.

-Sono le otto, non farai in tempo!- ringhiò di nuovo la donna al limite della pazienza.

-Cosa?!?- urlò di scatto Miho alzandosi in piedi ed afferrando la divisa scolastica.

Afferrò una fetta biscottata e come se fosse seguita da una belva inferocita la ragazza iniziò a correre verso la propria scuola. Era strano che le capitasse di svegliarsi in ritardo, ma negli ultimi tempi, o meglio da quando aveva iniziato a fare quel sogno, si sentiva come attratta da quelle iridi misteriose che avevano la capacità di risucchiarle tutta l’energia.

Ansimando per la fatica entrò in classe borbottando una scusa al professore di storia antica, il quale non perse occasione per farle quella che era diventata una ramanzina di routine. Miho annuì ed ad ogni pausa dell’insegnante chinava leggermente il capo ripetendo un –Mi dispiace- non troppo convincente. Il professore scosse la testa e le fece gesto di andarsi a sedere, la ragazza avanzò di qualche passo prima di cadere a terra priva di sensi.

-Perché stai piangendo?- domandò Miho chinandosi davanti alla giovane donna dai lunghi capelli di un magnetico color turchese dalle sfumature blu profondo, solo una parola poteva descrivere tutto ciò: “Mare”.

La donna allungò la mano ed afferrò la manica della ragazzina spalancando gli occhi. Aveva bisogno di aiuto, non le importava di che genere ne chi avrebbe accolto la sua richiesta lo desiderava con tutte le sue forze.

-Chi ti ha ridotta in questo stato?- chiese di nuovo Miho cercando di non farsi impressionare da tutto il sangue che sgorgava dalle numerose piccole ferite che ricoprivano il corpo di quella ninfa. E di nuovo non ottenne alcuna risposta. Scosse la testa per la disperazione, non sapeva cosa fare, eppure doveva aiutare quella donna.

-…sto-

-Cosa?- Miho avvicinò il proprio orecchio alle labbra della donna per poter ascoltare più chiaramente ciò che aveva tentato di dire poco prima.

“Prendi il mio posto.” che significa? Si chiese mentalmente la studentessa ripetendosi più volte quella strana frase pronunciata tra le lacrime dalla donna ferita.

-Ti prego- sussurrò flebile.

La debole luce che passava dalle tendine bianche delle finestre, ricadde direttamente sul volto di Miho, facendola muovere e borbottare per il fastidio. A poco a poco, la ragazzina aprì gli occhi, mettendo a fuoco il luogo in cui si stava trovando.

-Uhm…- mugugnò girandosi su un lato.

-Ti sei ripresa- decretò una voce maschile –Era ora-.

Scombussolata Miho si stropicciò gli occhi con le mani e si mise a sedere sul lettino dell’infermeria. Se ricordava bene era svenuta in aula.

-Posso tornare a casa dottor Kusho?- domandò appoggiando i piedi a terra.

-Se te la senti, si- rispose lui continuando a leggere una rivista.

-Allora, la ringrazio- mormorò lei dirigendosi verso la porta.

-Miho!- la chiamò il dottore –Attenta ai lupi-.

-Cosa?-.

-Uh? Io non ho parlato- dichiarò lui.

La ragazza uscì dalla stanza stranita. Era convinta di averlo sentito parlare di lupi. Lupi. Come poter dimenticare il suo sogno? L’apparenza inganna si disse la studentessa percorrendo pigra la strada di casa, eppure… allungò il passo quando si avvicinò al mare, ma quando passò accanto al lampione del suo sogno si fermò. Un mozzicone di sigaretta era abbandonato proprio nel posto in cui era stato seduto quel ragazzo. Miho spalancò gli occhi, poteva essere anche una coincidenza ma era troppo calzante per essere tutto dovuto al caso. Doveva sapere. Doveva incontrarlo. Prese a correre come mai aveva fatto fino ad allora, il cuore le batteva forte, ma sul suo viso splendeva un sorriso. Un lupo non poteva sempre essere cattivo, no?

-Miho!- gridò la madre appena la ragazzina spalancò la porta di casa –Che succede?-

-Nulla mamma, è una splendida giornata non trovi?- chiese salendo al piano superiore senza aspettare una risposta.

-Ho proprio una strana figlia- borbottò la donna scuotendo il capo.

-Fermo! No ti prego Andras non lo fare!- urlò tra le lacrime la ninfa turchese inginocchiandosi a terra.

-Tsk, sei debole e stupida- dichiarò il ragazzo sputando a terra con disgusto.

Con pochissimi passi il demone raggiunse la ragazza e chinandosi su di lei le afferrò con decisione una ciocca dei lunghi capelli turchesi e li strattonò facendo gridare la fanciulla che malamente si rimise in piedi. Le iridi azzurrine di Albinach erano rese ancora più lucenti dalla disperazione, eppure qualcosa dentro di lei le diceva che ciò che le stava accadendo era giusto, che lui aveva tutto il diritto di farle del male, perché lei aveva tradito tutto ciò che era.

-Fermo!- gridò una voce femminile alle spalle della coppia.

Andras con un ghigno si voltò verso il nuovo arrivo per poi rivolgersi alla sorella con gli occhi del color del sangue.

-L’hai chiamata tu? Hai così tanta paura di morire?- domandò in tono canzonatorio.

-Lasciala!- urlò nuovamente la ragazzina correndo verso di lui per aggrapparsi con tutta la sua forza al suo braccio.

Il Marchese spostò nuovamente la propria attenzione sull’inetta che si era intromessa, solo allora la studentessa spalancò gli occhi per la paura: un demone. Un vero demone, ecco cos’era quel ragazzo!

-Mamma io esco- disse allegramente Miho saltellando intorno al tavolo della sala.

-Non fare tardi- le raccomandò la donna prima di guardare l’orologio –Ricordi il coprifuoco, vero?-.

-Certo mamma, fidati di me- le sussurrò prima di scoccarle un bacio sulla guancia.

Afferrando il cappotto bianco, Miho lanciò un’occhiata a sua madre, le aveva chiesto di fidarsi, ma sentiva dentro di sé un’inquietudine che le attanagliava il cuore, faceva bene ad uscire? Si. Voleva vedere se quel ragazzo era solo un sogno o no. Doveva sapere se esisteva davvero. E di nuovo la sensazione di una morsa attorno al cuore le fece mordere il labbro inferiore, ma oramai era in ballo e doveva ballare, così corse fuori.

Arrivò alla spiaggia con il fiatone, ed appoggiandosi al lampione si lasciò cadere a terra. Restò lì ferma a fissare le onde del mare, il sole era tramontato già da un po’ e la temperatura iniziava ad abbassarsi ulteriormente. Si guardò le mani e ci soffiò sopra per trasmettere un minimo di calore.

Da quanto tempo era seduta? La speranza di Miho iniziò a vacillare, sospirò e chiuse gli occhi.

Il pianto della donna accovacciata a terra si faceva sempre più forte man mano che la ragazzina le si avvicinava. Miho le appoggiò una mano sulla spalla facendola sussultare.

-Non piangere- le disse pacata cercando di rincuorarla –Ci siamo solo noi qui-.

Albianach le afferrò improvvisamente la mano stringendola sempre più, tanto da sentire lo scricchiolio dell’osso. La studentessa cercò di liberarsi spaventata.

-Tu, stupida ragazzina, non puoi capire- ringhiò la protettrice delle tempeste –Morirai per placare la sua sete di sangue, per il mio è ancora presto- aggiunse prima di alzarsi e svanendo come se fosse un fantasma.

Cosa? Dovrei morire? Pensò con gli occhi sbarrati e dischiudendo leggermente le labbra. Perché io? Perché?

-Semplicemente perché per una strana casualità tu riesci ad interagire con noi- spiegò una voce maschile.

Miho si svegliò e si alzò in piedi. Davanti a lei stava un ragazzo sui vent’anni avvolto da un soprabito scuro intento ad accendersi una sigaretta. Il cuore prese a battere velocemente, e senza rendersene conto si ritrovò ad arrossire davanti a lui.

-Sei reale?- chiese la ragazza guardandolo incantata –Sei vivo o è un’illusione?-.

Il ghigno del ragazzo si allargò, le si avvicinò ed afferrò quel bel faccino candido con una mano fissandola direttamente negli occhi.

-Non trovi che questa notte sia perfetta per realizzare un desiderio? Non ne avresti per caso uno da esprimere?- chiese con sottile ironia il Marchese.

A quelle domande Miho sussultò. Non aveva di certo dimenticato il proprio sogno, dove aveva allacciato una conversazione con quel ragazzo dall’aspetto diafano, quasi angelico, con parole molto simili a quelle da lui appena pronunciate.

-Si, credo che tutti ne abbiano almeno uno- rispose calma Miho –Non è così signor Lupo Cattivo?-.

Andras scoppiò a ridere, per essere un’umana non era male quella ragazzina! Miho si dimenticò quasi come si facesse a respirare da tanto era rimasta incantata da lui, quando rideva assumeva maggiormente delle fattezze celestiali. Ma a che diavolo penso?! E restò ancora più stupita e senza fiato quando il ragazzo catturò le sue labbra con le proprie in un bacio che sembrava volerle risucchiare l’anima. Le gambe di Miho iniziarono a tremare per quel gesto tanto inaspettato e per quel misto di sensazioni che stava provando.

Quando Andras interruppe il contatto con le sue labbra lasciò anche la presa sul suo viso, imbambolata ed incapace di stare in piedi, Miho, cadde a terra sotto lo sguardo divertito del demone.

-Allora dimmi ragazzina, qual è questo tuo desiderio? Vedrò di realizzarlo prima di ucciderti, mi sembra il minimo da fare- le disse con un ghigno.

In quel momento, con quel sorriso sinistro, a Miho sembrò tutto tranne che un angelo. La ragazzina inspirò profondamente per poi rilasciare tutta l’aria nello stesso modo. Per un attimo, per un piccolissimo momento, aveva creduto che la sorte le avesse sorriso, ma forse si era solo presa gioco di lei.

-Baciami- dichiarò la studentessa.

-Credevo di averlo appena fatto- rispose lui incrociando le braccia.

-Vero, ma se sto per morire, in questo momento voglio solo una cosa: baciami- ribeccò la ragazzina con decisione allungandogli la mano per essere aiutata a rialzarsi.

-Uhm…un discorso che non fa una piega- dichiarò l’Angelo Nero.

Andras afferrò la mano di Miho e la fece rialzare, senza dare tempo alla ragazza di dire o fare qualcosa, la spinse con forza contro il lampione, lei boccheggiò per il dolore del colpo alla schiena appena subito fu allora che il Marchese catturò in un nuovo bacio le labbra di quella creatura che nelle sue mani appariva come un piccolo pulcino.

Miho chiuse gli occhi, assaporando come meglio poteva quel breve attimo che, a detta di quello strano ragazzo, la separava dalla morte. Con lieve imbarazzo avvicinò la mano al collo di lui prendendo ad accarezzarlo, quasi volesse trovare ogni modo per capacitarsi che fosse veramente reale, o per allungare sempre più il contatto con quel demone travestito da angelo.

-Andras…?- sussurrò lei quando lui si staccò delle sue labbra.

-Mi dispiace baby ma proprio non sai baciare- dichiarò il Marchese con un sorriso ironico –Ah come vorrei che fosse Kyra qui, ma con lei di certo non potrei fare questo!- ringhiò prima di far apparire un pugnale nella propria mano.

Senza alcun rimorso, Andras, fece scorrere la fredda lama sul collo della sua preda, facendo scorrere il sangue innocente di una fanciulla che non avrebbe mai visto la maggiore età. E nuovamente senza alcuna pietà le scoccò un bacio sulla fronte e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. Portandosi la lama dell’arma vicino alle labbra, il demone, leccò il sangue puro della ragazzina prima di voltarsi a guardare le onde del mare infrangersi contro gli scogli. Dei piccoli fiocchi di neve iniziarono a cadere dal cielo.

-E’ proprio arrivato l’inverno- disse Andras osservando i batuffoli bianchi appoggiarsi sulla distesa d’acqua per diventare parte integrante di essa.

Dev’essere un sogno. Si, è senz’altro un sogno. Si disse con mente annebbiata Miho mentre per la stanchezza socchiuse gli occhi.

-Non avrai creduto di poter evitare il tuo destino?- chiese la voce sarcastica di Andras rivolto verso la sorella.

-No di certo- rispose lei candidamente –Volevo solo offrirti un passatempo- aggiunse prima di scomparire.

-Un passatempo? Tsk, era meglio se restavo da Kyra- dichiarò alzando lo sguardo verso il cielo il Marchese prima di leccare via il sangue di Miho restatogli sulla mano –Decisamente è la notte perfetta per lasciarsi trasportare dai propri desideri- sogghignando si dileguò.

- Fine -

   
 
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