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Autore: icansimplydisappear    17/06/2013    4 recensioni
“Tu invece cosa senti? Intendo quando litighi con qualcuno o..o quando ti innamori.”
[...]
“Dolore, sofferenza, odio. Ma anche spensieratezza, speranza e perfino gioia.”
Mi girai a guardarlo di sfuggita e notai che aveva gli occhi lucidi.
“Che tipo di gioia?” chiesi, ormai troppo presa dal discorso per poter smettere di parlare.
“La gioia di quando sei bambino e tuo padre torna a casa dopo una lunga giornata di lavoro ma gioca ugualmente con te, quella di quando sei in macchina e accendi la radio e passano la tua canzone preferita e tu cominci a canticchiare e non ti interessa del traffico, della gente, dei giudizi, perché poi canti a squarcia gola, con i finestrini abbassati ed urli al mondo che tu sei li, sei stato distrutto ma quella canzone ti ha salvato, quella canzone è sempre stata li, per te.”
Rimango colpita da quelle parole. “Quindi..si prova questo?”
Lui abbassa la voce.
“Si, ma poi tuo padre si stanca, la canzone finisce, i passanti ti guardano male, la gente ti suona e tutto torna come prima. I giudizi, il dolore, la solitudine.”
Genere: Commedia, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: David Desrosiers, Nuovo personaggio, Pierre Bouvier, Sébastien Lefebvre, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Effy, vai in vacanza con le tue compagne, sarà una bellissima estate, certo.”
Borbotto imitando la voce di mia madre.
“Oh, si, sarà una bellissima estate.” getto la maglia dei Nirvana nello zaino nero ricoperto da spille.
“Una fantastica..” ci getto anche un paio di calze rotte “magnifica” la maglia dei Ramones ed una felpa “estate..” i pantaloncini di jeans vanno a riempire l'unica cosa che mi porterò in viaggio.
“Effy, ci sono le tue amiche, muoviti.”
Sbuffo sonoramente. “Arrivo.” urlo, con tutt'altre intenzioni.
Mi fermo davanti allo specchio e mi guardo.
I capelli neri sono come al solito spettinati, gli occhi azzurri fissano il vuoto, il trucco è sbafato, le calze che indosso sono rotte, gli scarponcini hanno le punte rovinate e la maglia dei Metallica ha un piccolo forellino vicino al fianco. L'unica cosa che apparentemente è in buone condizioni sono i pantaloncini di jeans.
Sospiro e mi volto, afferro la chitarra poggiata all'armadio, infilo tre libri nella borsa, indosso gli occhiali e mi decido a scendere.
“Alla buon ora.” gracchia Jennifer al mio arrivo, per poi scoppiare in una risata insopportabile.
Accenno ad un sorriso. “Andiamo?”
Chiedo, sperando in una risposta negativa che ha come motivazione il surriscaldamento globale. Meglio non usare la macchina, no?
“Si.” Cazzo.
“Ciao mamma, salutami papà e Tony quando tornano.” le faccio un cenno con la mano.
“Ciao Effy, divertiti.” Mi da un bacio sulla guancia.
Mi giro verso il gruppo di ragazze che con mini magliette e gonne mi fanno cenni di muovermi verso di loro.
Salgo in macchina e mi abbandono al pacchetto di sigarette senza pensarci due volte.
 
 
“Effy, siamo arrivateeee.” mi urla nell'orecchio Shara, strappandomi il libro dalle mani.
Apro lo sportello dell'automobile ed affondo i piedi nella sabbia chiara della spiaggia che si estende per quelle che sembrano miglia, i capelli mi sbattono in faccia a causa del vento e l'odore del mare mi riempie le narici.
“Dai, andiamo in casa. Lo sapete che la dividiamo con dei ragazzi?”
Degli urletti di gioia si alzano dalle mie compagne, io mi limito a prendere la mia roba e ad incamminarmi.
Arrivo davanti ad una grande villa bianca con le finestre spalancate e la porta di legno.
Busso.
All'interno della casa si sente un gran trambusto prima che qualcuno mi venga ad aprire la porta.
“Saaaalveee.” Dice un ragazzo dai capelli mori piuttosto lunghi e con dei piercing. Lo sorpasso senza tante cerimonie.
“Sono Effy e sono qui con quelle per passate i peggiori tre mesi della mia vita già schifosa con voi, datemi una stanza e mi non mi vedrete ne sentirete.”
“Io invece sono Dave e la mia stanza è a tua disposizione.” mi girai a fissarlo, incuriosita. “Sei gay?” chiesi, in tutta sincerità.
I restanti tre ragazzi scoppiarono a ridere.
“Ma le tue amiche?” alzai le spalle.
“Io poggio la mia roba qui, vado a farmi un giro. Ma se chiedono di me mi sto facendo la doccia.” Annuncio uscendo dalla finestra che si trova al lato opposto della porta con solo la chitarra in spalla
 
Cammino per tutta la spiaggia, con il vento che mi fa lacrimare gli occhi, finché non trovo quello che stavo cercando.
Un'alta scogliera si innalza sopra il mare che quel giorno è abbastanza mosso e manda schizzi salati.
Mi ci arrampico senza indugi, arrivo fino allo scoglio più alto, mi metto sul bordo, lascio che il sapore del sale sia l'unica cosa che riesca a sentire assieme al rumore del mare, alzo le mani al cielo e urlo.
La mia voce si fonde al rumore costante del mare, formando una strana melodia.
Finisco il fiato e mi siedo con i piedi a penzoloni, apro la custodia della chitarra e me la poggio sulle cosce.
Comincio a suonare a memoria I miss you dei blink 182.
“Hello there the angel from my nightmare
The shadow in the background of the morgue
The unsuspecting victim of darkness in the valley
We can live like Jack and Sally if we want
Where you can always find me” Canto, unendo nuovamente la mia voce al rumore prodotto dal mare.
“And we'll have Halloween on Christmas
And in the night we'll wish this never ends
We'll wish this never ends” si unisce una voce maschile, facendomi voltare di scatto.
Un ragazzo non molto alto, con i capelli castani e gli occhi dello stesso colore del mare mi fissa incuriosito, piegando leggermente la testa.
“No, non fermarti, sei brava!” abbasso lo sguardo, prendo le mie cose e lo supero.
“Dove vai? Scusa.” Mi fermo e lo guardo.
“Mi chiamo Effy. Da quanto sei qui?” lui sorride.
“Da quando hai cominciato ad urlare.”
Sospiro.
“Abiti nella grande casa bianca e chiassosa?” lui ridacchia e annuisce.
“Abitiamo insieme.” sospiro.
“Oh, grande.”
Rimaniamo in silenzio per un po ed io mi siedo dove ero prima, poggiando la chitarra dietro di me.
“Tu com'è che ti chiami, ragazzo misterioso?” chiedo, guardando le onde infrangersi contro gli scoglio più bassi.
“Seb, ma sembri tu quella misteriosa, qui.”
Tiro fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca della felpa e ne accendo una.
“Davvero?”
Lascio che la nicotina mi entri in circolo e mando il fumo fuori dal mio corpo.
“Come mai eri qui?”
La domanda rimane sospesa.
“E tu?”
Seb si gira a guardarmi e io mi giro poco dopo.
E così, in silenzio, ci scambiamo segreti.
Vedo nei suoi occhi che la sofferenza è ancorata dentro di lui da tempo, che ha formato come un secondo strato, un'armatura, che lo tiene protetto da qualsiasi altro sentimento.
E lui vede nei miei lo stesso.
Ed in un tacito accordo entrambi sappiamo cosa ci facciamo qui.
 
“A cena ci sono dei ragazzi che abbiamo conosciuto qui fuori.” Annuncia Jennifer, con il suo solito tono.
“Gli abbiamo detto di portare un amico per te, Effy.” Ammicca Christina.
“Non ho bisogno di nessun ragazzo per divertirmi.” le guardo male.
“Ho seri dubbi sulla tua eterosessualità.”
“Anche io.” dico.
“Non ci siamo presentati, io sono Chuck.” mi dice un ragazzo, sorridendomi.
“Io Pierre.” si fa avanti lui.
“Io sono Jeff.” faccio un cenno con la mano.
“Io Dave, ma già lo sai.” rido.
Pierre guarda male Seb, che è seduto al tavolo a giocare con il telefono.
“Tu non ti presenti?”
Quest'ultimo alza lo sguardo e mi sorride, io rispondo al sorriso.
“Ci siamo già presentati.” Un 'Ooh.' si alza dalle ragazze e io sbuffo, spazientita, e mi accendo una sigaretta.
“È da quando siamo partite che non fai altro che fumare.” mi critica Jess.
“Sto tentando di farmi partire un polmone, non vanificare i miei sforzi.”
Cala il silenzio tra le mie compagne e i ragazzi ridono.
Almeno sono simpatici, dai.
“Sta sera lo facciamo il bagno?”
Oh, no, tutto ma questo no.
Alzo gli occhi al cielo.
“Perché non gli chiedete direttamente di spogliarsi senza tanti giri di parole?”  chiedo calma.
“Lo avevo detto io che non dovevamo portarti!” mi urla Shara.
Valuto l'idea mentalmente e faccio una faccia soddisfatta al solo pensiero di essere sdraiata nella mia stanza.
“E perché non lo avete fatto?” chiedo, soffiandole il fumo in faccia.
“Sei solo una..stronza.” mi urla contro.
Mi avvicino alla porta e la apro.
“Vado a uccidermi per questo insulto. Addio.” Chiudo la porta alle mie spalle e comincio a camminare.
Quando trovo un posto appartato mi siedo per terra e guardo il mare.
Quel movimento continuo mi mette sonnolenza e quasi non mi accorgo dell'arrivo di qualcuno.
È Seb, ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
“Non ti ha dato fastidio nemmeno un po'?”
Lo guardo a lungo, concentrandomi su qualche piccolo neo o sui ciuffi di capelli che spostati dal vento gli carezzano la fronte.
“Non riesco a sentire nulla. Sembro sotto anestetico.” dico, senza pensarci.
Lui mi guarda per un po', poi mi poggia un dito sulla guancia e gratta via qualcosa.
“C'era della sabbia, scusa.” scuoto la testa, per dirgli di non preoccuparsi e lui torna a guardare l'orizzonte.
“Tu invece cosa senti? Intendo quando litighi con qualcuno o..o quando ti innamori.”
Arriccia il naso e si gira a guardarmi.
“Nel primo caso indifferenza.”
Butto la sigaretta per terra.
“E nel secondo?”
Lo sento sospirare, rimane in silenzio per un po' e si chiude in un bozzolo di pensieri così intensi che mi sembra di poterli toccare.
“Dolore, sofferenza, odio. Ma anche spensieratezza, speranza e perfino gioia.”
Mi girai a guardarlo di sfuggita e notai che aveva gli occhi lucidi.
“Che tipo di gioia?” chiesi, ormai troppo presa dal discorso per poter smettere di parlare.
“La gioia di quando sei bambino e tuo padre torna a casa dopo una lunga giornata di lavoro ma gioca ugualmente con te, quella di quando sei in macchina e accendi la radio e passano la tua canzone preferita e tu cominci a canticchiare e non ti interessa del traffico, della gente, dei giudizi, perché poi canti a squarcia gola, con i finestrini abbassati ed urli al mondo che tu sei li, sei stato distrutto ma quella canzone ti ha salvato, quella canzone è sempre stata li, per te.”
Rimango colpita da quelle parole. “Quindi..si prova questo?”
Lui abbassa la voce.
“Si, ma poi tuo padre si stanca, la canzone finisce, i passanti ti guardano male, la gente ti suona e tutto torna come prima. I giudizi, il dolore, la solitudine.”
Conclude il tutto con un grande sospiro.
Rimaniamo in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri, finché non si schiarisce la gola.
“Ma davvero non sei mai stata innamorata, Effy?” Il tono di voce ha ormai perso la scintilla di qualche minuto fa e sembra assente quando parla.
“Mai.” Dico semplicemente ma compiendo un grandissimo sforzo.


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Salve. *fa ciao con la manina*
Sono Alice e questa è la prima fan fiction sui Simple Plan che scrivo ed ovviamente come personaggio principale c'è la mia Effy sbfjkhf.
Okay, lol.
Recensite e dite cosa ne pensate, se dovete criticare almeno siate costruttivi.

 
   
 
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