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Autore: LucyVanPelt    02/01/2008    6 recensioni
Sirius Black si sedette su gradino davanti alla grande porta che consentiva l'ingresso nella casa del suo migliore amico, James Potter.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sirius Black si sedette su gradino davanti alla grande porta che consentiva l'ingresso nella casa del suo migliore amico, James Potter.
Non sapeva che ore fossero, non avendo avuto abbastanza tempo per prendere l'orologio, ma era notte fonda e sicuramente i Potter stavano dormendo.
Si maledisse mentalmente. Perché non aveva indossato qualcosa di più pesante?! Strinse le braccia intorno al petto, pur sapendo che non sarebbe servito a sconfiggere il gelo della campagna inglese.
Eppure era lì, ce l'aveva fatta. Era andato via. Aveva chiuso con loro. Si toccò la spalla, dove l'effetto della maledizione che suo padre gli aveva lanciato si faceva ancora sentire. Era andato a sbattere contro un preziosissimo mobile di sua madre, che aveva cominciato a strillare più acutamente. Le loro voci si fecero strada nella sua mente, insieme ai loro sguardi di disapprovazione e disgusto e il ghigno di suo fratello.
Ricacciò indietro le lacrime. Non perché, come gli aveva sempre fatto notare la sua famiglia, era un Black, e, in quanto tale, non avrebbe mai dovuto mostrare le proprie debolezze - non avrebbe dovuto mai dovuto avere debolezze - ma perché si sentiva uno stupido. Perché avrebbe dovuto piangere per loro? Perché avrebbe dovuto sentire anche il minimo dispiacere? La sua vita sarebbe stata perfetta d'ora in avanti: niente più rimproveri, niente più obblighi, niente più feste, niente più prediche sulla purezza del sangue. Avrebbe potuto fare quello che voleva, andare dove voleva e soprattutto frequentare chi voleva; avrebbe passato il resto della vita a divertirsi con i propri amici.
Cominciò a fissare una finestra in alto; era sicuro che fosse quella della camera di James. Prese il manico di scopa e volò fino ad essa. Vide il ragazzo che dormiva e continuò ad osservarlo per qualche minuto, fino a quando non aprì gli occhi. Il suo migliore amico lo guardò e corse giù per le scale; Sirius scese e toccò terra nel momento stesso in cui James aprì la porta.
"Hai intenzione di entrare?"
Sorridendogli in una sorta di muto ringraziamento, afferrò il baule e aiutato da James lo trascinò all'interno.
"Lascialo qui, lo porteremo su domani."
Annuendo, Sirius seguì James nella sua stanza. Il ragazzo con gli occhiali chiuse la porta lentamente e si sedette sul letto disfatto e ancora caldo. Sirius si guardò intorno: quella stanza era la più bella che avesse mai visto, seconda solo al loro dormitorio a Hogwarts. Alcuni vestiti erano sparsi su una sedia, la scrivania era in disordine, il baule era aperto e quasi tutto il suo contenuto si trovava sul pavimento e sui muri spiccavano vistose delle foto di James. James con i suoi genitori. James sulla sua scopa. James con la divisa di Hogwarts. James e Sirius con Remus e Peter, che stringeva la Mappa del Malandrino. Sirius non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno a sé stesso, ma a volte invidiava James, per l'amore che l'aveva avvolto per tutta la vita, amore che Sirius non era mai riuscito ad ottenere da quella famiglia che lo riteneva troppo sbagliato.
Si sedette accanto al compagno di mille avventure e attese. James, nel frattempo, lo stava squadrando attentamente. Immaginava cosa avesse condotto l'amico a casa sua a quell'ora della notte, ma non voleva imporsi. Avrebbe voluto chiedergli se andasse tutto bene, ma si diede dell'idiota. Ovviamente, nulla andava bene, ed era tutta colpa di quei bastardi. Non sapeva molto della famiglia di Sirius, solo quello che l'amico gli aveva raccontato durante le rare confidenze; aveva conosciuto le cugine e il fratello: Andromeda era l'unica con cui Sirius andasse d'accordo, ma la fredda indifferenza di Narcissa e la cattiveria di Bellatrix e Regulus li rendeva le vittime perfette dei loro scherzi.
"Dimmi cosa posso fare."
Non era una richiesta, era un'imposizione. Non avrebbe tollerato di restare impotente davanti alla sofferenza del proprio migliore amico e non gli avrebbe permesso di farlo sentire in quel modo. Sirius scrollò le spalle, chinando il capo per far cadere qualche ciocca di capelli davanti agli occhi, di nuovo lucidi, nell'infantile tentativo di nasconderli: non avrebbe sopportato la compassione di James. Si rese conto troppo tardi che era tutto inutile. Ecco, ora James avrebbe avuto pietà di lui e l'avrebbe riempito di luoghi comuni nel tentativo di confortarlo.
"Quando sei diventato così piagnucolone, Black?!"
Per un attimo, James rimpianse quelle parole. Non tutte, solo il fatto di averlo chiamato per cognome. Lo facevano spesso, entrambi, quando si prendevano in giro, ma forse quello non era il momento adatto per ricordargli che apparteneva a loro. Capì subito che la sua sarebbe stata una premura inutile: Sirius non fece caso all'appellativo, si buttò sul letto e rise.
"Piagnucolone? Io? Detto da James Sta Passando Lily Evans Potter è un vero insulto! E, a proposito... "
Afferrò da un mobile vicino il letto un portafotografie contenente un'immagine di Lily Evans.
"...Quando ti ha permesso di fotografarla, eh, Ramoso?"
Sentendo quella risata così simile ad un latrato, James si rilassò maggiormente.
"Posala immediatamente, Felpato!"
Sirius si alzò di scatto, seguito da James, che cercava di strappargli la foto dalle mani. Lo spinse ed entrambi finirono a terra, impegnati nella lotta.
"L'hai fotografata di nascosto?! Non posso crederci! Guarda come ti sei ridotto!"
"Avanti, Sirius, i miei stanno dormendo."
A quell'avviso, Sirius si fermò: Non voleva svegliarli e aveva paura che se si fossero arrabbiati non gli avrebbero permesso di restare. James approfittò dell'immobilità dell'amico per rubargli la foto dalle mani, lanciarla sul letto e attaccarlo, riprendendo il loro gioco silenzioso.
Dopo qualche minuto erano entrambi distesi supini, guardandosi negli occhi e cercando di riprendere fiato. Era uno dei loro divertimenti preferiti, non importava quanto fosse infantile. James si rialzò lentamente.
"Comunque, ho vinto io!"
Sirius spalancò gli occhi e riprese a ridere.
"No, non è vero."
Si sedettero di nuovo sul letto, in silenzio.
"Non voglio tornare..."
James non disse niente. L'aveva immaginato, ma non voleva forzarlo a parlare.
"Sono stanco. Io non sono come loro, non diventerò mai come loro..."
"Lo so. Non c'è alcun dubbio."
La voce di Sirius tremava un po' e James sentì il proprio bisogno di rassicurarlo e quello dell'amico di essere rassicurato. Non mentiva, conosceva Sirius meglio di chiunque altro, meglio di quanto lui conoscesse sé stesso e anche meglio di Remus e Peter. Loro quattro erano legatissimi, inseparabili, ma tra lui e Sirius era diverso: erano in simbiosi, si capivano con uno sguardo.
"E poi non ho bisogno di loro, posso cavarmela benissimo da solo... Sono tutti pazzi!"
James sogghignò.
"Be', da qualcuno dovevi pure aver preso."
"Sono commosso."
"Quando vuoi, amico."
Sirius non si rese contò di aver parlato finché non sentì la propria voce.
"Non dirai niente, vero?"
"Riguardo?"
Sirius cominciò a contorcersi le mani. Come avrebbe potuto spiegargli che l'idea che qualcuno lo vedesse in quello stato era una delle cose più umilianti che potesse immaginare? Si sentì arrossire.
"Di... Di questo. Sai..."
Per sua fortuna James non ebbe bisogno d'altro per capire. In un altro momento non avrebbe esitato a prenderlo in giro per le sue guance rosse - insomma, il grande Sirius Black che arrossiva imbarazzato, sarebbe stato meglio di prendere in giro Mocciosus - ma non in quell'occasione.
"Certo. Sta' tranquillo."
Per i minuti successivi nessuno parlò. James continuava a giocare con la federa del cuscino, Sirius si teneva la spalla con aria assente.
"Ti fa male?"
"Eh? Ah! No, no, non è niente."
Sirius si sentì in dovere di rispondere all'aria interrogativa del ragazzo.
"Sono... Uh, sono caduto dalle scale."
"Complimenti, genio! Sarebbe stato così difficile inventare una scusa più convincente?! "
Sirius si sarebbe volentieri preso a schiaffi. L'espressione interrogativa di James si tramutò in una piena di rabbia.
"Quando hai ripreso a mentirmi? Non rispondere se non vuoi, ma non insultarmi! Sei caduto dalle scale? Neanche nelle peggiori storie babbane!"
"Senti, non hai il diritto d'intrometterti!"
"Ah, giusto, scusa!"
Nella stanza calò il gelo. Sirius chiuse gli occhi. Perché diavolo reagiva sempre così? Non era vero e non era giusto, dopo tutto quello che James aveva fatto per lui, aveva tutti i diritti di questo mondo d'intromettersi. E poi era a conoscenza di come la sua famiglia lo trattasse, ma Sirius non si sentiva in grado di ammetterlo ad alta voce neanche a lui, non di nuovo. Non riuscì a reggere quel silenzio un attimo in più: il pensiero che James ce l'avesse con lui gli dava la nausea.
"Ramoso... Quello che volevo dire..."
James sospirò rumorosamente. "Lascia perdere. Non hai bisogno di spiegarmi, ho capito."
Sirius annuì. James non voleva che lui gli raccontasse i dettagli e questo lo fece sentire più leggero.
"Scusa, non volevo mentirti. Solo... Non ho molta voglia di parlarne."
"Non farlo."
Sirius gli sorrise e James ricambiò. Sì, sarebbe stato tutto diverso d'ora in avanti... Poggiò la schiena contro il muro e chiuse gli occhi, cercando di nascondere uno sbadiglio.
"Ehi! Cerca di non addormentarti qui! Che ne dici di andare a letto? Domani sarà tutto più chiaro."
Sirius annuì e sbadigliò di nuovo. Non si era accorto di essere così stanco.
"Spero che non te la prenda, ma non ho proprio voglia di sistemare la stanza degli ospiti, quindi, se per Sua Maestà non è troppo disturbo, potrebbe dormire qui. Se ci stringiamo entreremo comodamente."
"Qui? Nel tuo stesso letto? James, non so... Non mi sento ancora pronto, capisci? È un passo importante, dobbiamo volerlo tutti e due..."
James inarcò un sopracciglio, gli tirò un cuscino e cominciò a ridere.
"Come vuoi... Ma sappi che non ti aspetterò a lungo, ho molti pretendenti!"
Entrambi i ragazzi si coricarono, ancora ridendo.
"Ti avverto! Non russare! Non darmi calci! E non provarci mentre dormo!"
"Quante pretese!"
La stanza rimase in silenzio per qualche minuto fino a quando Sirius riuscì a dire ciò che gli premeva dall'inizio della serata.
"Grazie, James."
"Di nulla, fratello!"





Questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima che ho deciso di postare. È nata da un sogno che ho fatto una notte, mi sono svegliata all'improvviso e ho cominciato a scrivere.
È dedicata alla mia migliore amica - nonché donna dall'infinita pazienza che mi fa da Beta - Jokerina88/Tone88, che mi ha convinta a metterla on-line e che ha sempre letto tutto quello che ho scritto, continuando a parlarmi.
Spero che vi sia piaciuta.

Lucy
  
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