La farfalla

Teddy scrutava interessato il suo pugno chiuso, stretto non troppo forte, proprio come gli aveva detto suo padre. “Non succede nulla” pensò. Ad un tratto, però, sentì qualcosa sfiorargli dolcemente le dita, come un alito di vento.

Aprì la mano e con un misto di stupore e meraviglia osservò la bellissima farfalla variopinta che sbatteva le ali lentamente. La piccola creatura non sembrava avere paura e non si mosse dalla mano del bambino finché non fu lui a lasciarla libera.

Teddy alzò lo sguardo e incrociò quello del padre. Remus gli sorrideva contento e di tanto in tanto osservava i movimenti della farfalla che gli svolazzava intorno.

Dopo qualche minuto notò che suo figlio si stava annoiando. È così tipico dei bambini, meravigliarsi a tal punto per una cosa, e volerne un'altra dopo poco tempo.

Così Remus sollevò la bacchetta e Teddy, sorpreso, era in attesa di una nuova prodezza osservando il padre con un guizzo di curiosità negli occhi.

Dopo pochi secondi dalla bacchetta di Remus Lupin uscirono una miriade di bolle colorate che circondarono il bambino, sempre più sorpreso.

Teddy provò a scoppiarle tutte, non curandosi, per un momento, di suo padre.

Quando si accorse che non c'erano più bolle si voltò per chiederne delle altre ma accanto a lui non c'era nessuno. Suo padre era sparito.

Un senso di panico e angoscia si impadronì del bambino. Si sentiva abbandonato e preoccupato allo stesso tempo, solo, in quel prato enorme, con la sola compagnia di una piccola farfalla e un vuoto enorme nello stomaco.

Troppo piccolo per gridare abbastanza forte, Teddy ci provò comunque: gridò il nome del padre, lo chiamò continuamente, ma non ottenne nessuna risposta.

Stava per mettersi a piangere. Grosse e salate lacrime solcavano il viso del bambino che ormai aveva smesso di urlare.

Non c'era rimasto più niente. Niente.

§

Si svegliò di soprassalto con le lacrime che ancora stavano scorrendo, ininterrottamente. Aveva fatto di nuovo quell'incubo. Accanto a lui, Victoire dormiva tranquilla, il ventre leggermente rigonfio, simbolo del principio di una nuova vita.

Teddy si alzò e, nonostante avesse ventisei anni, si sentiva piccolo e indifeso proprio come in quel sogno che faceva spesso.

Si avvicinò al comò dove teneva una foto dei suoi genitori. La prese in mano e si calmò un po'. Avevano un'aria così felice. Accanto alla foto c'era una bellisima boccia. E all'interno stava placidamente adagiata una meravigliosa farfalla variopinta. Victoire l'aveva trovata il giorno dopo che Teddy aveva fatto quel sogno la prima volta. Da allora, per calmarsi, Teddy Lupin si avvicinava ogni volta a quella fotografia e a quella boccia. Era come se l'aprirsi e il chiudersi ritmico delle ali di quella farfalla gli ricordassero il ritmico rumore di un cuore che batte, e a volte si illudeva che quel cuore appartenesse a sua madre o a suo padre. Come fossero ancora vivi.

Teddy tornò a letto e osservò sua moglie. Victoire probabilmente lo aveva sentito alzarsi e con la delicatezza che l'aveva sempre contraddistinta aveva finto di dormire per lasciarlo solo con i suoi pensieri.

Lentamente chiuse gli occhi e si addormentò.

Illuminazione delle 00.00 incredibile come la mia mente si ostini a non dormire. Così mi è venuta in mente questa flash-fic tutt'altro che allegra. D'altronde a mezzanotte che vi aspettavate? Beh, ho sempre immaginato Teddy come una delle persone più dolci di questa terra e mi ha ispirato la dolcezza di un bambino che cerca suo padre.

Bene, è tutto.

A presto! BM