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Autore: ShioriKitsune    18/06/2013    4 recensioni
Dal testo:
"«Non farlo».
[...]
«Devo».
Due sillabe, nulla di più. Ma Naruto sapeva che quello era il massimo che poteva aspettarsi da lui.
Trattenne il fiato per un secondo, sollevandosi per fronteggiarlo.
Perché?
Perché tu?
Perché noi?
"
[SasuNaru, angst]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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E' notte fonda e avevo bisogno di scrivere. Ascoltavo musica triste ed è venuto fuori questo. Il dialogo sulla destra è di One Tree Hill, quelli al centro sono ricordi (inventati da me) e i restanti in corsivo pensieri.
Che dire, spero vi faccia emozionare come scriverla ha fatto emozionare me.

 
* * * * *

Does this darkness have a name?

 
 
Giaceva ai piedi del nemico, lo sguardo basso di chi ha perso tutto. 
Lacrime di rabbia, di dolore, d'impotenza minacciavano di abbattere ogni barriera. 
Minacciavano di distruggerlo, disintegrarlo.
Come a volergli squarciare il petto, risparmiando di lui nient'altro che le ceneri.
 
Ha un nome questa oscurità?
 
«Non farlo».
Quegli occhi scuri, quelle pozze d'ebano cariche di sentimenti repressi, soffocati, si posarono su di lui. Lo squadrarono per un tempo che parve infinito, studiando ogni dettaglio di quel viso così familiare, così pulito nonostante tutto.
Il profilo regolare, le limpide iridi cerulee, la piega delle sue labbra, il modo in cui il suo petto si sollevava a scatti, prendendo fiato e ricacciando indietro le lacrime. Mandando giù il dolore come se fosse un semplice boccone amaro.
La mano pallida si serrò a pugno, mentre il suo proprietario faceva un passo avanti.
Legami. I legami lo avrebbero reso debole, lo avevano sempre fatto.
Perché la gente desidera avere legami?
Qualcuno su cui fare affidamento, qualcuno da stringere al petto durante la notte, quando i fantasmi del passato s'insinuano beffardi nella testa. Qualcuno a cui regalare una parte di se stessi.
 
L'amore rende vulnerabili.
L'amore uccide.
Non ho bisogno di provare amore.
 
Questa crudeltà, questo odio... 
 
«Devo».
Due sillabe, nulla di più. Ma Naruto sapeva che quello era il massimo che poteva aspettarsi da lui.
Trattenne il fiato per un secondo, sollevandosi per fronteggiarlo.
 
Perché?
Perché tu?
Perché noi?
 
...come ci hanno trovato?
 
Anni addietro, il viso solo un po' più tondo e il cuore più leggero, marchiato sì dall'odio, dal fardello che dall'età di sette anni era costretto a portarsi dietro, ma libero dal disprezzo nei confronti di se stesso. Libero da quell'oscurità che col passare dei giorni si era insinuata in lui, mettendo radici nella sua anima.
 
Cosa ti è successo?
 
Più di una volta quello sguardo si era posato su di lui, studiandolo con latente curiosità. Inespressivi, quegli stessi occhi non avevano mai cercato un vero e proprio contatto. Sfuggenti, circospetti, carichi di sdegno.
Naruto aveva cercato di catturare la loro fiducia, di fargli sapere che c'era.
In fondo, erano soli entrambi.
 
«Io mi chiamo Naruto Uzumaki, e tu? Chi sei tu?».
«Sasuke».
«Sasuke..?».
«Solo Sasuke».
«Va bene, "solo Sasuke". Ti va di giocare con me?».
 
Un flebile sorriso, la scintilla di un ricordo lontano. Di quei lineamenti seri che, per un breve periodo, si erano addolciti. Di quel sorriso che aveva imparato a nascere.
L'Uzumaki si sporse, cercando un contatto.
 
Come ho potuto permettere che fuggissi via da me?
 
 
Hanno rubato le nostre vite o li abbiamo cercati e accolti tra le braccia?
 
«Non toccarmi».
Gelido, impassibile. Come se tutta quella situazione gli fosse estranea. «Non riuscirai a cambiare le cose, non stavolta».
 
Lo so.
Ma lascia almeno che ci provi.
 
«Sasuke».
A cosa serviva pronunciare il suo nome? Aggrapparsi alla flebile speranza che lui potesse rinsavire?
L'ennesimo tentativo, la mano tesa nella sua direzione come in un chiaro invito a deporre le armi.
Non si sarebbe arreso.
Ma i demoni che l'altro si portava dentro non erano facili da esorcizzare.
«Smettila».
 
Non puoi cambiare ciò che sono diventato.
 
Che cosa ci è successo?

Perché ti ostini a volermi aiutare?
Non posso essere salvato, lo capisci?
E la tua sola presenza mi rende meno forte.
E' il dolore che mi serve, per questo devo ucciderti.
 
Serrò la mascella, deglutendo a vuoto. La sua mano tremava, perché?
Oh, certo.
Quel sorriso.
Quel sorriso gli faceva sempre un certo effetto.
 
Perché oggi mandiamo i nostri figli al mondo come mandiamo i giovani in guerra?
 
«Smettila di guardarmi in quel modo».
«Quale modo?».
«Questo, usuratonkachi! E' inquietante. Inoltre non dovresti sorridermi, noi ci odiamo. Siamo nemici in perenne guerra».
«Non lo sai?».
«Cosa?».
«Che anche i nemici si sorridono, a volte».
 
Cosa potevano saperne dei bambini della guerra? Di ciò che si prova ad essere nemici per davvero?
Eppure, quella frase gli era rimasta impressa.
Naruto aveva sempre saputo cosa dire.
E sempre lo aveva considerato un alleato, un amico, cercando di tenerlo in riga e di non fargli smarrire la via.
Le sue parole c'erano sempre state, così  come le sue braccia.
 
Debole.
Troppo. Debole.
 
Sasuke digrignò i denti, serrando le palpebre. «Perché mi fai questo, Naruto? Dovevi solo sparire! Sparire dalla mia vita, sparire dalla mia testa. Io non ti ho mai chiesto questo, non ti ho mai chiesto di essere salvato!».
 
...Sperando che tornino sani e salvi, ma consapevoli del fatto che alcuni si perderanno lungo la strada.
 
Non servivano le parole, né uno scambio di pugni.
Non avevano bisogno di nulla per leggersi dentro.
Come se fossero parti della stessa entità, strappate con crudeltà e lasciate lì a morire, sole. 
Incomplete.
E una di quelle non era stata in grado di vedere la luce.
«Non c'era bisogno che tu me lo chiedessi. E' così che funziona tra di noi, no? Ci salviamo a vicenda».
Sasuke schiuse le labbra, le braccia inermi lungo i fianchi.
 
«Spostati, idiota! Ti farai ammazzare!».
«Cosa vuoi? Ce la faccio, fatti da parte! Sasuke, ti ho detto di-».
«Dovresti ringraziarmi».
«Giammai. Facciamo che ti devo un favore».
«Uno? Puah! Me ne devi almeno cento!».
«E sia».
 
Una lacrima solitaria rigò la sua pelle diafana.
 
Sto provando.. cosa?
 
 
Quando abbiamo perso la nostra strada?
 
«Non te lo lascerò fare di nuovo», ringhiò, incrociando i suoi limpidi occhi color dell'oceano. «Non mi lascerò plagiare da te un'altra volta».
Naruto gli posò una mano sulla spalla, senza interrompere il contatto visivo. «Non è questo ciò che voglio».
Gli carezzò una guancia, sfiorandola appena con la punta delle dita. La sua pelle era fredda, proprio come la prima volta.
 
«Che stai facendo, dobe?».
«Ti abbraccio».
«E per quale motivo?».
«Perché siamo amici».
«E adesso cosa.. c-che cosa fai?».
«Ti do un bacio».
«P-perché?».
«Perché ti amo, Sasuke».
 
Quella mano calda infondeva pace, serenità. Per un momento riuscì a tornare indietro nel tempo, dimenticando di essere un traditore e un assassino. C'era solo Naruto, la sua stretta rassicurante e le sue labbra dolci, calde.
E quel calore gli era entrato dentro, per un po'.
Ma lui era un Uchiha, la pace non poteva essere contemplata.
Scacciò via quella mano con un gesto secco, chinando il capo per un momento.
Aveva scelto la sua strada, il suo destino.
La sua fine.
 
Consumati dalle ombre, inghiottiti dall'oscurità più profonda.
 
«Ti ucciderò, lo sai».
Un flebile sussurro, la mano destra che stringeva il manico della kusanagi. E nell'assoluto silenzio di quell'attimo, si udì il rumore di un cuore costantemente martoriato che si spezzava definitivamente, sbriciolandosi.
«Lo so».
Non c'era odio nella sua voce, né risentimento o paura.
Soltanto muta rassegnazione.
Non provava a fuggire o a fargli cambiare idea, né a contrattaccare.
Si stava semplicemente immolando a lui, dimostrandogli di essere dalla sua parte fino alla fine.
A costo della sua stessa vita.
Sasuke estrasse la lama dal fodero, puntandola alla gola di quello che per lui era stato tutto.
Un amico, un fratello, un amante.
La sua famiglia.
«Torna a casa, Sasuke».
Un ultimo tentativo che sapeva sarebbe caduto nel vuoto come i precedenti.
 
Ha fatto la sua scelta.
Ha scelto di percorrere la strada più facile, abbandonandosi all'odio e all'auto distruzione invece che fare i conti con il dolore che porta dentro.
Ma non lo abbandonerò.
 
«E' troppo.. tardi».
Ancora lacrime a rigargli le gote.
Perché? Perché gli aveva permesso di minare ciò che si era allenato ad ostentare per tutto quel tempo? 
Perché gli aveva permesso, ancora una volta, di insinuarsi dentro di lui e devastarlo?
Scrutò il suo rivale da sotto i ciuffi corvini che gli ricadevano sugli occhi, la lama alla gola, pronto per l'esecuzione.
«Scusa, Naruto».
L'altro sorrise appena. «E' la seconda volta che ti scusi, sai? Anche tre anni fa, alla Valle dell'Epilogo... non penso ce ne sarà una prossima».
La mano pallida tremò appena.
 
Va bene così.
 
«Però c'è una cosa che voglio dirti, prima. Anche se credo tu lo sappia già».
 
No.
Non farlo.
Ti prego.
 
«Sasuke, io..»
 
Ha un nome questa oscurità?
 
E le sue mani si sporcarono di sangue.
Il sangue di colui che era tutto.
Il sangue di colui che era morto con quelle parole non dette sulle labbra, quelle parole che però Sasuke conosceva bene.
 
Era necessario, io..
 
Si accasciò al suolo, stringendo quel corpo tra le braccia.
 
Diventerò forte abbastanza, adesso.
E' a questo che serve il dolore.
 
Gli scostò i capelli dal viso, godendo della sua vista per l'ultima volta.
 
Provo lo stesso per te..
 
È tuo quel nome?
 
..Naruto.
   
 
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