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Autore: DarkButterfly    02/01/2008    3 recensioni
Un'altra inutile fanfiction made by me. Ho riscritto l'addio tra Alex e Ava (nell'ultima puntata della III serie), cercando di analizzare i sentimenti che entrambi hanno provato in quel momento. E dopo quest'introduzione avvincente, qualcuno ha il coraggio di leggere? XD
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Karev
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Don't Leave Me

<< Alex, ti sto chiedendo una ragione per restare qui, una ragione da te… >> Il sospiro soffocato che uscì dalle labbra sembrava una supplica, sembrava che qualsiasi parola uscita dalle labbra dell’uomo con cui stava discutendo, fosse un buon motivo per farla restare al suo fianco.

Lo specializzando sospirò e si passò una mano tra i corti capelli.

All’inizio si era dato da fare per ritrovare i suoi familiari, aveva messo in circolazione le sue foto, aveva parlato con chiunque stesse cercando i propri cari, sentendo già addosso il presentimento che per loro non c’era speranza, l’aveva consolata quando l’uomo e la donna che erano venuti da lei assicurandole che era loro figlia, di punto in bianco le avevano detti di essersi sbagliati. E ora che suo marito l’aveva riconosciuta ed era venuto a prenderla, lui, Alex Karev, che mai avrebbe creduto di potersi veramente legare a qualcuno, non voleva lasciarla andare.

Non era insolitamente ironico, e, in un certo senso, crudele?

I loro occhi si incontrarono per pochi secondi, e per un momento sembrò che il mondo attorno a loro si fosse eclissato. Quella stanza non esisteva più.

C’erano solo loro, Alex ed Ava, o forse avrebbe dovuto dire Rebecca?

Sentì una mano ghiacciata stringergli le viscere in una possente stretta.

Chi era quella donna? Era Ava, la donna che aveva salvato, e che amava? Oppure Rebecca? Una donna che, in fin dei conti, nessuno dei due conosceva?

Jeff, suo marito, l’avrebbe trattata come meritava? Si sarebbe preso cura di lei?

In ogni caso, lui non poteva pretendere di averla per se. Sarebbe stato egoistico strapparla dalle braccia di suo marito, del padre della bambina per cui si era dato tanta pena.

Anche se lei gli aveva assicurato di essere Ava, lui non poteva chiederle di restare.

<< Jeff è un bravo ragazzo, lui ti ama… >> Mormorò, ed ogni sillaba era l’affilata lama di un coltello che penetrava più a fondo nell’angolo più intimo del suo cuore.

Quella spazio astrale e privato che si erano creati crollò, e lei ritornò ad essere Rebecca.

Negli occhi della donna iniziarono a danzare lacrime, che attendevano soltanto le prossime parole dell’uomo che aveva imparato ad amare, per scivolare lentamente lungo le sue guance perfette.

Se solo avesse saputo cosa fare per fermare quelle lacrime lo avrebbe fatto, ma lui non sapeva come consolarla.

Avrebbe voluto avvicinarsi a lei, stringerla, mormorarle qualcosa di rassicurante all’orecchio, ma non sarebbe stato se stesso se l’avesse fatto.

Sentiva qualcosa dentro di lui che si spezzava.

La consapevolezza che presto Ava se ne sarebbe andata, lo distruggeva, lo faceva sentire come morto.

<< Alex, dammi una ragione per rimanere… >> Gemette la donna, che sentiva il suo cuore accartocciarsi come pezzo di carta divorato dalle fiamme.

Insensibili, ingorde fiamme.

Sono io la tua ragione, rimani per me…

Quanto avrebbe voluto aprire la bocca e pronunciare quella fatidica frase, ma non poteva.

Ava sarebbe stata felice con Jeff. Chiunque sarebbe stato migliore di lui.

Lui non era un uomo affidabile.

Non sarebbe mai stato un buon padre, o un buon fidanzato.

Le sue relazioni si potevano ridurre a qualche incontro casuale in una qualsiasi stanza in disuso del Seattle Grace, forse con Izzie era stato diverso, all’inizio, ma poi lei lo aveva abbandonato per un altro uomo, ma la cosa peggiore era che il dolore di quel momento era quasi piacevole paragonato al dolore dato dall’addio di Ava.

Forse la cosa più giusta era essere altruisti, fare un passo indietro per la felicità della propria amata. Forse non era la cosa giusta. Ma, in fin dei conti, lui non voleva sapere se era davvero la cosa giusta, lui doveva solo appendersi a quella convinzione, pregando di convincersene lui stesso.

Chinò il capo e non rispose.

Ava lo guardò, per un attimo desiderò avere più coraggio, desiderò avvicinarsi avere un contatto con le sue labbra.

L’uomo si maledì mentalmente, e fece un passo verso di lei, quegli occhi così malinconici, quella donna all’apparenza tanto indifesa, era un richiamo irresistibile.

Senti una sensazione strana, mai provata prima d’allora, come se il cuore si fosse ingigantito a tal punto che il suo petto non riuscisse più a contenerlo.

Forse stava per esplodere riversandosi in un mare di sangue e dolore.

<< Io credo che dovresti stare con il bravo ragazzo… >> E quello fu il suo congedo.

Il suo cuore morì all’istante, come se qualcuno lo avesse strappato con forza, ma Alex non sentì alcun dolore. In fondo, come può un cuore morto provare ancora delle emozioni?

 

Ed eccomi qui con un’altra (orrenda) fan fiction, scritta un po’ di tempo fa. Questa volta ho deciso di scrivere qualcosa su Grey’s Anatomy, in particolare su Alex ed Ava, perché mi sembra che lei sia stata l’unica donna che è riuscita ad abbassare le difese di Alex.
Un grazie a tutti i lettori (se c’è ne saranno), un commentino piccolo piccolo me lo lasciate, perfavoreeeeeeeeeeeeeeeee???

Ciao!

  
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