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Autore: DarkButterfly    02/01/2008    2 recensioni
La situazione è la stessa di "... Better than me" (sono proprio squallida, mi faccio pubblicità da sola XD), però questa volta la storia è scritta dal punto di vista di Reira. Ringrazio tutti i (possibili, ma improbabili) lettori. Baci!
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Reira Serizawa, Shinichi Okazaki
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Forse non può rispondere

Forse non può rispondere. Probabilmente sta lavorando.

Lavorando, che brutto termine riferito ad un ragazzino di appena 15 anni. Soprattutto considerando il suo lavoro.

Sono in procinto di chiudere la chiamata quando la sua voce mi giunge alle orecchie.

<< Ciao! >> Esclama. Perché sembra sempre stupito ogni volta che riceve una mia telefonata?

<< Ciao, sei occupato? >> Domando, non ho nemmeno voglia di girarci intorno. So del suo lavoro, perché dovrei perdere tempo con i convenevoli?

Dall’altra capo del telefono mi giunge il rumore del suo accendino, lo sento inspirare ed espirare regolarmente il fumo dalla bocca. Posso sentire il profumo dolciastro delle sue sigarette avvolgermi.

<< No, perché? >> Domanda. Perché vuole giocare a fare l’ingenuo? Sa perfettamente cosa sto per chiedergli.

<< Possiamo vederci? >> Gli chiedo a mia volta, con la voce che trema per l’ansia.

<< Dove? >> Immediatamente gli riferisco l’indirizzo.

Chiude la chiamata senza nemmeno salutarmi.

E’ così strano, Shin.
Mi ricorda un gatto, alcune volte docile ed affettuoso, ed altre freddo e distaccato.

All’inizio ero solo una delle tante clienti, ma ora, cos’ero diventata?

Sono davvero qualcosa di più delle altre donne? O sto ingigantendo a dismisura le mie illusioni?

Shin mi ama sul serio? Oppure sono io che sono tanto accecata da questo sentimento da non riuscire a vedere le cose con chiarezza?

Troppe domande, nessuna risposta.

Posso solo aspettare, fremendo, il suo arrivo.

Finalmente dopo lunghissimi minuti, simili ad anni, d’attesa, lo sento bussare alla porta.

Mentre mi accingo ad aprirla, mi riprometto di trattarlo alla stessa maniera in cui lui tratterà me. Magari un gesto infantile, ma non voglio essere sottomessa da nessuno! Nemmeno dal ragazzo che amo. Già, dal ragazzo che amo e che ha 7 anni meno di me.

Quando mi ritrovo il suo profilo davanti agli occhi, tutti i miei buoni propositi spariscono, come per incantesimo, dolce, dolcissimo incantesimo.

Corro tra le sue braccia, e affondo la testa nel suo petto, non mi importa se qualcuno ci vede, in quel momento siamo solo io e lui.

Lo sento stringermi a se, e per un attimo la sua maschera di distacco crolla, è impacciato, come se avesse paura di farmi del male commettendo un movimento troppo brusco.

Ma a me non importa, potrebbe anche uccidermi, purché lo faccia nella consapevolezza di amarmi.

Anche se non vorrei, mi costringo a lasciare il caldo rifugio delle sue braccia, e, trascinandolo lo invito ad entrare.

Lo vedo avvicinarsi con sicurezza al tavolino del salotto, e afferrare un posacenere.

Entra nella camera da letto e si appoggia elegantemente alla finestra, che ho aperto in precedenza, sapendo che probabilmente avrebbe fumato una sigaretta appena entrato.

Osservo le spire di fumo levarsi sopra la sua figura, sono fragili, ed effimere. Come la vita, come i sentimenti.

Temo che nessuno possa capire l’insicurezza che provo ora, mentre lui, dopo aver spento la sua sigaretta, si è voltato verso di me, osservandomi con degli occhi intrisi malinconia.

Il letto ha cigolato, mentre si sedeva accanto a me.

Voglio sentire il suo calore, ma l’atmosfera è tanto instabile, fragile, come le volute di fumo.

<< Reira… >> La sua voce arrochita dall’emozione rompe il silenzio, come un lampo squarcia il buio durante un temporale.

<< … io ho pensato a lungo a te, a me, a… noi. E credo che… >> Ancora quel nervosismo, quella tensione che vibra nella stanza. La sento tutta attorno a me, dentro di me, maligna tensione che mi avvolge il cuore.

<< Cosa stai cercando di dirmi, Shin? >> Gli chiedo ingenuamente, pregando che i miei sospetti siano infondati.

Lui mi guarda, esita, sta cercando la maniera giusta per dirmi che è finita. Non vorrebbe che io soffrissi, ma non c’è altro modo. Fammi male, Shin.

<< Tu meriti di meglio, Reira. >> Cosa significa meglio? Cosa diavolo significa? Per me lui è ciò di meglio che mi sia capitato. Sono piombata nella sua vita nel più volgare dei modi, e lui mi ha accettato a braccia aperte, mi ha fatto sentire amata e desiderata. Mi ha fatto dimenticare tutti gli uomini che stavano alle mie spalle. Esiste qualcuno che sia migliore?

<< Vuoi lasciarmi, Shin? >> Fa male parlare. Fa male rivolgere certe domande. Tutto fa male.

Il respiro brucia, la tensione mi stringe il cuore e me lo strappa fuori dal petto.

Shin si allontana, e la mia anima lo segue, come un cagnolino obbediente.

Potrei alzarmi ora. Potrei correre da lui e pregarlo di non andare.

Ma otterrei qualcosa? O mi umilierei solamente?

Conoscendo Shin, lui pensa di fare la cosa giusta. Pensa che lasciarmi sia meglio per me, troverai il Principe Azzurro, Reira. L’uomo che si legherà a te con il filo rosso del destino, Reira. L’uomo che ti dedicherà serenate notturne, Reira.

Ma io non voglio nessun altro che mi suoni “Layla” nella penombra di una stanza d’albergo in piena notte. Non voglio essere Layla per nessun’altro, tranne che per Shin.

Lui ormai è lontano. In fondo alla gola sento un sapore amaro, e un macigno che occupa il posto in cui una volta avevo racchiuso il mio cuore.

Cos’altro potevo aspettarmi da un addio?

  
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