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Autore: DontMindMe    18/06/2013    4 recensioni
Ispirata a Star Trek - Into Darkness, Spoilers come se piovesse! :)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Si era ripromesso di non provare mai più quelle sensazioni: disperazione, tristezza, paura. La distruzione di Vulcano l'aveva segnato troppo profondamente, facendo vacillare il suo sangue vulcaniano, lasciando prendere il sopravvento alla sua parte umana, quella sensibile, quella irrazionale.
Quando ancora una volta era stato in bilico fra la vita e la morte, non aveva provato niente. Forse perché poco gli importava di morire, forse perché era rimasto saldo nella sua convinzione. Mai più emozioni, mai più dolore. Mai più.
Doveva difendersi.
Eppure ogni scudo era caduto, così come le lacrime, di fronte al suo capitano morente, divorato dalle radiazioni. Dietro quel vetro che li separava, il suo Jim era impaurito, stremato, vulnerabile, e non c'era nulla che lui potesse fare per sollevarlo da quel peso. Non poteva abbracciarlo, sì, abbracciarlo era quello che avrebbe voluto fare, non poteva strappargli via quelle emozioni estreme, non poteva salvarlo. Baciarlo. Baciarlo, accidenti. Baciare quelle labbra che così a lungo aveva desiderato fare sue, e lo capiva solo in quel momento, quando lo stava perdendo.
Lacrime traditrici lungo le sue guance che cadevano in gocce sulla divisa della Flotta Stellare, la sua vocazione che stava rinnegando di fronte ad una scena così dolorosa, devastante. Stava rinnegando ogni suo principio, ogni fondamento della sua persona.
Poggiò la sua mano al vetro, in saluto, Jim fece lo stesso, toccando simbolicamente la sua con la propria, finché le ultime forze l'abbandonarono del tutto, lasciandolo lì, al suolo, morto.
Quella tristezza che lo scuoteva nel profondo, divenne presto rabbia, presto desiderio di vendetta. Khan. Voleva ucciderlo con le sue stesse mani.
E l'avrebbe fatto, l'avrebbe fatto, picchiandolo con tutte le forze che aveva in corpo. L'avrebbe ucciso se non l'avessero fermato. In qualche modo l'avrebbe fatto, spinto dal dolore, dalla rabbia, da quell'infinita tristezza, fino a morire nel tentativo. Doveva farlo. Per il suo Jim.
Non poteva sapere che alla fine, da qualche parte nella sua mente, avrebbe ringraziato quell'uomo, il suo prezioso sangue che aveva guarito il suo capitano dalla morte.
Dormiva ormai da due settimane, eppure non passava un giorno senza che Spock andasse a trovarlo. Si metteva lì in piedi al suo fianco e lo guardava, in silenzio, a volte, o raccontandogli gli sviluppi della storia, altre. Quando Bones non era nella stanza con loro, gli prendeva la mano, sicuro di non poterlo fare più, una volta che si fosse ripreso. Gliela stringeva forte, intrecciava le dita alle sue in un gesto che per i vulcaniani era fin troppo intimo, e non riusciva a impedirsi di sperare, di ripetersi nella mente una qualche preghiera senza Dio, affinché il suo capitano si riprendesse presto.
Consumato dall'attesa, si chinò su di lui e posò le sue labbra a quelle calde e morbide di Jim, così vive nonostante il coma. Ancora una maledetta lacrima finì a bagnargli il viso, e poi quello del suo capitano. L'asciugò con le dita e fece scivolare la mano fin più su, fondendosi con la sua mente solo per rivelargli quel segreto che aveva scoperto di serbare, perché i vulcaniani non mentono mai.
"Sono innamorato di lei, capitano. Non mi lasci."
Quella frase scivolò nella mente confusa di Jim, mischiandosi al turbinio di voci e suoni che gli vorticavano nella testa. Poi si isolò dal rumore di fondo, ridestandolo di colpo.
Quegli occhi azzurri si aprirono di nuovo sul loro mondo. Spock si sentì mancare un battito.
Il dottor McCoy controllò due volte ogni segno vitale, le sue condizioni di salute, si accertò che Jim stesse bene e poi si lasciò andare ad un abbraccio, non troppo vigoroso, per non debilitarlo ulteriormente. Guardò Spock in silenzio e decise di lasciarli un attimo da soli. La loro amicizia era troppo spesso così profonda ormai da metterlo quasi in imbarazzo.
Grazie di avermi salvato la vita, gli disse con un filo di voce. Lo guardò con un sorriso dolcissimo sul viso, e fu difficile per Spock mantenere il contegno.
Jim alzò a malapena una mano a cercare la sua, alla ricerca di quel contatto noto che ricordava perfettamente dal coma, così come le sue parole, che credette di aver sognato.
Quando si sentì afferrare, Spock tremò appena, poi stese il palmo della mano contro quello del suo capitano, deglutendo un sospiro di eccitazione. Strofinò due dita contro quelle dell'altro, che continuava a sorridergli, conscio dell'importanza di quel gesto per un vulcaniano, e con le poche forze rimaste, lo attirò a sé finché non riuscì ad abbracciarlo, debolmente.
Spock, gli occhi sgranati verso un punto indefinito, si lasciò abbracciare finché, preso dal desiderio, ricambiò stringendolo con forza a sé.
Allentò appena la presa, cercando di incontrare i suoi occhi. Poi sconfitto li chiuse, posando la sua fronte a quella di Jim, i nasi che si sfioravano, il suo respiro sulle labbra.
"Dai, fallo. Fallo di nuovo." Sussurrò il capitano in una specie di supplica. Spock aggrottò la fronte e si gettò famelico su quelle labbra, afferrandogli il viso, baciandolo come non aveva mai baciato nessuno. Le sue dita piantate alle tempie del suo capitano mentre qualcosa scivolava da una mente all'altra come il rimestio dell'acqua in quei turbini confusi e profondi in cui ci si perde per sempre: l'amore, reciproco, profondo, disperato.
 
  
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