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Autore: Cornfield    18/06/2013    2 recensioni
Vetri infranti nella mia testa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante i muri spessi e la porta chiusa diligentemente, sento ancora quei rimbalzanti singhiozzi che mi penetrano senza permesso nei miei pensieri.
Faccio finta di non sentire, continuo ad aggiungere altri mattoncini alla torre, ma nessun mattoncino può sopprimere i suoi deliranti pianti. E’ tutto a posto penso. Ora torna tutta alla normalità, penso.
Ma la normalità è quella. Quella è la normalità. Quello succede tutti i giorni.
Dice anche lei che è tutto normale, lo ripete continuamente. E se va bene a lei va bene anche a me.
Un abbraccio può farla sentire meglio?
Mi alzo dalla mia contorta posizione che mi ha addormentato le gambe, mi stiracchio, cerco le ciabatte infilatesi sotto il comodino. Alla fine ci rinuncio, le mie esili manine non riescono a raggiungerle.
Scendo il primo gradino ma i piedi a contatto con il marmo freddo si contraggono. Provo a non pensarci, e arrivo alla fine della scala.
Sbircio dal buco della cucina. E’ rannicchiata su se stessa, con il viso nelle gambe, i capelli spettinati raccolti velocemente da un elastico striminzito. Alcuni aghi vuoti le giacciono vicino, quasi a farle da guardia. Non sembra proprio avere un bello aspetto. Ma perché dovrei preoccuparmi? E’ tutto a posto per fortuna.
La guardo. Altri singhiozzi le scuotono il corpo.
“Mamma..” Pronunciò strascicando un po’ le ultime due lettere.
Lei sembra non accorgersi della mia voce.
Vorrei chiederle se è tutto a posto. Ma certo che è tutto a posto, idiota.
La chiamo ancora, ma non risponde.
Mi avvicino a lei e mi siedo affianco.
“Va tutto bene?”
Ancora silenzio.
Forse si è offesa con me. Non dovevo chiedere se va tutto bene. Mi sgrida ogni volta che lo faccio. Mi grida contro, mi dice che non è successo niente e che sono uno stupido a preoccuparmi di lei.
Ha ragione sono proprio stupido.
E’ colpa mia se è ridotta in quel modo.
Cerco di cambiare discorso.
“Oggi  ho fatto amicizia con qualcuno sai?”
Tira su il naso, il viso ancora imprigionato tra le sue ginocchia.
“Mi sono presentato. Ho detto che mi chiamavo Michael. Loro hanno riso. Hanno detto che è un nome da fessi e che sarebbe meglio se mi chiamassi Mike. A te piace il nome Mike mamma?”
Non risponde.
Quando le persone sono offese con te non rispondono.
“Poi ho detto il cognome. Anche li si sono messi a ridere. Ho raccontato di te e di papà che è in viaggio con la sua astronave. Si sono messi ancora di più a ridere sai? Hanno detto che è una storia falsa e che mio padre è morto.”
Ora non singhiozza nemmeno.
“Secondo me sono solo invidiosi del mio papà, il più forte del mondo.” Rido.
Non si muove più, è inerme in quella posizione.
“E tu cosa hai fatto oggi mamma?”
Finalmente da segni di vita.
Alza il suo viso verso di me. Il mascara colato, tutto il trucco rovinato, la faccia rovinata, l’anima rovinata.
Sorride e una lacrima le accarezza il viso.
Mi avvicina con forza verso il suo petto e mi stringe con le sue braccia ossute. Provo a ritrarmi, ma le sua mani non mi lasciano neanche respirare.
“Tendi l’orecchio verso il mio petto.”
“Mamma mi stai facendo male..”
“Tendilo, figlio di puttana.”
Ubbidisco senza fiatare.
“Lo senti? Lo senti il mio cuore che batte? Lo senti cazzo?”
Mi stringe ancora di più.
“Si lo sento, lo sento!”
Ride.
“Lo senti, esatto. Batte proprio bene sai?”
Annuisco impaurito.
“Se fosse per me, lo strapperei dal petto e me lo mangerei.”
Mi tremano le mani.
“Cosa c’è Mike? Hai paura?”
Faccio segno di no con la testa.
Sorride amaramente ancora.
“Senti questa piccola favoletta amore. Fra poco arrivano quelli li. Ma tu sei mio ok? Io non ti lascerò mai. Noi due staremo sempre fianco a fianco. E mangeremo i nostri cuori insieme, ci infileremo aghi insieme.”
Deglutisco.
“Per il resto della nostra fottuta vita. Non è meraviglioso? No, non è meraviglioso, fa schifo. Ma dopotutto è quello che ci meritiamo.”
Sento una macchina che parcheggia vicino al nostro vialetto.
Una portiera sbattuta.
Qualcuno suona insistentemente il campanello.
Mia madre comincia a stringermi ancora di più.
Vetri infranti nella mia testa.
Piango. Piango e non so il perché, ma mi viene da piangere.
Si alza improvvisamente, trattenendomi ancora.
“Andate via figli di puttana! Andate via stronzi!” La sua voce è rotta.
Mi prende per i capelli.
Non so cosa succede. Non capisco niente. Sento solo vuoto.
“Nasconditi qui.” Mi infila in un’angusta scatola di cartone.
Il suono del campanello si fa ancora più insistito, le sue urla mi perforano l’anima, il dolore è insopportabile.
Buttano giù la porta.
“Andate via! Questa è casa mia!”
Butta tutto. Butta vasi, piatti, stoviglie, butta la sua vita.
Grida.
Grida mentre cercano di afferrarla.
Io volevo solo darle un abbraccio. Ma faccio schifo.
Qualcuno mi prende delicatamente le braccia e mi trasporta verso la macchina.
Ora non riesco più a vedere niente. Gli occhi sono troppo umidi dal pianto per vedere qualsiasi cosa.
Continuo a sentire le sue urla. Urlo anche io.
Ciò che riesco ad urlare è solo dolore, nient’altro.
La chiamo, ma come al solito non ottengo risposta.
Non voglio entrare nella macchina, non voglio. Cosa succede? Ora tutto ritorna come prima. Me l’ha promesso, me l’ha sempre promesso.
Ora papà mi viene a prendere con la sua astronave.
Ora finisce tutto.
Ora.
Chiudono la portiera.
Ora finisce tutto.
Per un attimo incrocio il mio sguardo con quello di mia madre.
Spero che dica, come ha fatto ogni volta, che tutto sta finendo.
Tutto sta finendo.
Tutto.
Tutto non finisce mai.
La macchina parte.
Solo in quel momento realizzo che la mia vita, se si può chiamare in quel modo, è illusione.
Tutto.
Tutto è illusione.
Illusione.
Dolce illusione.
Ma infondo è quello che mi merito.





 
 
   So che (ma voi non lo sapete lol) dovrei aggiornare le mie altre storie già in lavorazione, ma non va. Avevo ispirazione per questa cosa. Non sarà lunga. Ma cos’è esattamente questa cosa? Se non lo avete capito, il protagonista è quel basettone di Mike Dirnt. Racconterò in non so quanti capitoli la sua infanzia, visto che non se la caga nessuno. Che dire, fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione, mi farebbe davvero piacere.
Cercherò di aggiornare in fretta, ciao belli.

  
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