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Autore: Flaqui    18/06/2013    2 recensioni
Arya Stark aveva sempre saputo che il ruolo di soave damigella non si adattava a lei.
Aveva Ago, lei. Aveva il sorriso di Jon Snow in testa e i nomi dell’odio sulla punta della lingua. Gendry scherzava, su questo. La chiamava “My Lady” e Arya lo odiava, perché le ricordava la persona che sarebbe dovuta essere.
Arya sarebbe voluta essere un cavaliere, uno scudiero, persino il figlio di un macellaio, come Mycah. Ma era Arya Stark, di Grande Inverno e le cose non sarebbero cambiate nemmeno se l’avesse desiderato e chiesto a tutti e Sette gli Dei.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya Stark, Jaqen H'ghar, Jon Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anatomia di un assassino


Arya Stark aveva sempre saputo che il ruolo di soave damigella non si adattava a lei. 
Aveva Ago, lei. Aveva il sorriso di Jon Snow in testa e i nomi dell’odio sulla punta della lingua. Gendry scherzava, su questo. La chiamava “My Lady” e Arya lo odiava, perché le ricordava la persona che sarebbe dovuta essere.
Arya sarebbe voluta essere un cavaliere, uno scudiero, persino il figlio di un macellaio, come Mycah. Ma era Arya Stark, di Grande Inverno e le cose non sarebbero cambiate nemmeno se l’avesse desiderato e chiesto a tutti e Sette gli Dei.
 
***
 
Robb e Jon avevano trovato una nidata di topolini, nel sottoscala di una delle innumerevoli stanze di Grande Inverno.
Avevano tutti il pelo scuro e vagamente maculato, gli occhietti scuri e le zampette rosa che si muovevano veloce, mentre correvano per la stanza.
I due ci avevano messo all'incirca tre ore per riuscire a catturarne alcuni e, dopo immense fatiche, erano riusciti ad acchiapparne e a portarsene in camera solo sette. Arya e Sansa li avevano visti due giorni dopo, quando erano andate in camera di Robb per conto della madre e avevano trovato i due rannicchiati sotto il letto, che cercavano inutilmente di addestrarli.
C'era anche Theon, con loro, seduto sul bordo del letto -abbastanza vicino da essere preso in considerazione e reso partecipe, abbastanza lontano da non dover toccare i poveri animaletti e svignarsela nel caso la situazione fosse degenerata- e li fissava con un misto di scherno e interesse.
Sansa aveva urlato piuttosto acutamente ed era corsa via, nel panico più totale. Per una volta non si era nemmeno preoccupata di raccogliere l'ampia gonna del suo vestito e la stoffa azzurra le si era attorcigliata all'altezza delle caviglie, mentre si allontanava velocemente dalla stanza.
Robb e Theon erano balzati in piedi anche loro -Robb con un'espressione un po' colpevole e Theon con quell'aria di sufficenza tipica di lui- e si erano messi a inseguirla, per impedirle di raccontare tutto ai loro genitori -Se lo sapesse nostra madre! Se lo sapesse Septa Mordane!-.
Jon era rimasto nella stanza, cercando di impedire ai topolini di svignarsela e Arya ne aveva notato uno bianco, che si divincolava con maggiore forza. stava per scappare via, sfuggito dalla presa di suo fratello, ma Arya lo bloccò afferrandolo per la coda.

«Cosa ci fate, con questi topolini?» chiese, sedendosi sui talloni e osservando li occhietti vispi del topolino bianco.
Era l'unico con il pelo così chiaro e sembrava anche quello più agguerrito.
«Un esercito! Il grande esercito del Nord, pronto per conquistare la Capitale!» Jon sorrise, mentre le prendeva il fuggiasco dalle mani e lo rimetteva vicino agli altri «Un giorno ne avremo uno nostro, io e Robb! Robb li guiderà e sarà il loro signore e io...»
Jon si interruppe di colpo, come faceva sempre quando parlava del suo futuro.
Il suo viso si indurì appena e Arya cercò disperatamente qualcosa da dire, perchè Jon era il suo fratello preferito e non sopportava di vederlo così.
Nel mentre della conversazione il topino bianco aveva cercato di fuggire altre due volte e solo i riflessi pronti di Jon avevano impedito la sua liberazione.
Arya lo fissò contorcersi nelle mani grandi di suo fratello, un vero combattente.

«Posso fare parte del vostro esercito anche io?» chiese.
«Sei una femmina, Arya» la voce odiosa di Theon le arrivò alle spalle.
Lui e Robb erano tornati, dopo essersi assicurati che Sansa non fosse già arrivata nella camera della madre, e Theon era appoggiato allo stipite della porta.
Aveva di nuovo quella smorfia -Theon l'aveva sempre- e Arya si ricordò di quando gli aveva tirato un pugno in piena faccia, nel tentativo di cancellargliela dalla faccia. Lui aveva cambiato espressione -solo per qualche secondo, ma ne era valsa la pena- e sua madre l'aveva punita severamente, mentre Septa Mordane le aveva profetizzato enormi sciagure per quel comportamento così poco femminile.
Arya avrebbe voluto tirargliene un altro, sul naso adunco che si ritrovava, ma si trattenne e si limitò ad aprire la solita discussione.

«Sarei più utile di te, in un esercito!»
«Sei solo una mocciosetta che si diverte a fingere di essere un ragazzo!»
«E tu invece...»
La discussione non era andata avanti: Robb si era messo in mezzo e Arya, accecata dalla rabbia, aveva afferrato uno dei topolini dal pelo scuro e lo aveva stretto fra le dita. Poi, munita di tale trofeo, si era lasciata la stanza di suo fratello alle spalle e aveva raggiunto il cortile.
Seduta sul bordo della fontana si era accorta, con sommo terrore, che il topolino per la presa troppo forte e la mancanza d'aria era morto, accasciandosi nella sua mano da bambina. Arya lo aveva fissato con gli occhi spalancati e un profondo terrore per quello che aveva fatto.
Era una assassina. Aveva appena ucciso un essere vivente... aveva...
Arya lo gettò a terra, in un cumolo di foglie secche e terriccio che qualcuno avrebbe spazzato via in seguito.
Continuò a fissarsi le mani, mentre correva per le scale e si rinchiudeva nella sua stanza, come se avesse paura di ritrovarsele ricoperte di sangue.
Ma non successe nulla e, quella notte, Arya pensò che, se avesse preso il topolino bianco, quello non sarebbe morto.
Non si sarebbe arreso, lui. Si sarebbe divincolato, l'avrebbe morsa. Non se ne sarebbe rimasto inerte nel suo pugno.
Magari è un assassino anche lui.
Forse anche io sono un topo bianco, un assassino
.

 
Nelle vecchie notti invernali, quando il vento e la neve facevano tremare i vetri della sua finestra, Arya si rannicchiava sotto le coperte e se ne restava immobile, con gli occhi spalancati e la mente che volava lontana.
La vecchia Nan, delle volte, si sedeva sul bordo del suo letto e le raccontava delle storie, con quella sua voce un po' roca che ti faceva venire la pelle d'oca anche solo a sentirla. Erano storie diverse da quelle che la balia raccontava agli altri suoi fratelli.
Jon e Robb preferivano quelle di grandi battaglie -quelle in cui potevano fingere di essere anche loro lì, a combattere sotto la pioggia e le interperie per la loro terra e i loro ideali- , Sansa storie d'amore e di virtù -quelle in cui le principesse incontravano i principi e si concludevano con un bacio al chiaro d'onore-, Bran racconti paurosi e pieni di misteri -quelli sugli Estranei e le creauture misteriose vissute nei tempi antichi e oltre la Barriera- e Rickon si limitava a pretendere di essere cullato, troppo piccolo per avere preferenze.
Ad Arya piacevano le storie d'avventure.
Quelle piene di luoghi esotici, di rocamboleschi avvenimenti e di giovani alle prese con situazioni più grandi di loro.
In quelle storie, quelle che le facevano chiudere gli occhi e rimanere ferma per qualche momento, alla fine giungeva sempre il momento in cui entrava in scena un assassino. Che fosse stato inviato dal cattivo per uccidere il protagonista o fosse egli stesso il cattivo della storia, un assassino c'era sempre, nelle storie che piacevano ad Arya.
Gli assassini di Arya avevano la barba lunga e folta, mani callose e grassoccie, occhi e capelli scuri, sguardo infiammato dalla rabbia e dal piacere nel provocare terrore alle sfortunate vittime. Gli assassini non onoravano le promesse e i patti, non sapevano cosa fossero la gentilezza e l'onore, se la prendevano con gente innocente e sottostavano soltanto ai loro folli desideri.
Assassino era il Mastino, che aveva ucciso Mycah e ne aveva riso con il viso sfigurato che si tendeva.
Assassino era ser Gregor Clegane che aveva distrutto villaggi e raso al suolo anime e famiglie.
Assassino era Ilyn Payne, con la spada in alto e le vesti luride e stracciate.
Assassino, assassino, assassino. Assassino mentre abbassava l'arma e il suono della testa di suo padre che rotolava via non l'abbandonava più -e mai l'avrebbe abbandonata-.
Assassino era Raff Dolcecuore, con la lama calata nel petto di Lommy Maniverdi.
Assassini erano 
Joffrey, Cersei, Ser Amory, il Torturatore, Polliver, Weese e Chiswyck. Erano tutti i nomi della sua lista dell'odio, tutti quelli i cui volti che le impedivano di prendere sonno la notte.

Anche Jaquen H'ghar era un assassino, ma lui era un assassino diverso.
Jaquen era un topo bianco anche lui, come lei e come Jon.
Jaquen aveva ucciso due uomini della sua lista e una grande quantità di guardie che avevano tentato di ostacolare la sua fuga.
Jaquen H'ghar l'aveva liberata, l'aveva protetta, l'aveva difesa e portata in salvo.
Arya, per quanto guardare nei suoi occhi dai differenti colori l'avesse resa ansiosa e vagamente inquieta, si era sentita al sicuro. Per un solo attimo, perchè Arya era un topo bianco, una che lottava per sopravvivere e che non aveva tempo da perdere.
Ripensando a tutto quello che aveva provato e vissuto -sempre in bilico, sull'orlo di un baratro buio e senza fondo- Arya aveva compreso che non voleva più sentirsi così.

Voleva riprovare nuovamente quella sensazione di essere protetta, al sicuro, come quando correva nei gelidi corridoi di Grande Inverno e l'unica cosa di cui doveva preoccuparsi era di non farsi rimproverare da sua madre.
 
***
 
Arya non sarebbe mai diventata una soave damigella, un cavaliere, uno scudiero, nemmeno il figlio di un macellaio.
Forse non sarebbe stata nemmeno Arya Stark di Grande Inverno, non fino in fondo.
Però, mentre si allontanava dalla figura alta di Jaquen H'ghar e dal suo nuovo aspetto -è come cambiare nome, anche più facile, puoi venire con me, ti insegnerò, insegnami, voglio farlo anche io- e ripeteva a fior di labbra le nuove parole ancora senza significato -valar morghulis, valar morgulis, valar morghulis- si chiese se non potesse diventare un assassino.
Sarò protetta, come se fossi con Jaquen H'ghar.
Sarò un assassino
.


 

Note Dell'Autrice:
Da ringraziare il gruppo facebook "Fanfiction Challenges" che mi ha offerto questo meraviglioso pacchetto: (Arya/Jaquen - Protetta/Protezione).
Molto probabilmente mi sono allontanata dalla traccia impostami, ma l'ispirazione è comunque una brutta bestia.
Per "l'esercito di topolini" di Robb e Jon... beh, in parte ho scelto questo animale perchè, quando Arya è prigioniera ad Harrenal, nei libri si paragona molto spesso ad un topo  (per esprimere il senso di inutilità che prova) e perchè, dopo aver letto la meravigliosa fanfiction Un esercito di topolini a macchie. di Kary91 non potevo non inserirli!
Oltre a ciò spero davvero di non essere andata troppo in O.C. con Arya!
Scrivere dei personaggi di Martin è sempre un'impresa, perchè non sono bidimensionali ed è difficile prendere in considerazione tutti i loro aspetti e sfumature!
Un bacione!
Fra
   
 
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