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Autore: Danseuse    18/06/2013    0 recensioni
“Sono troppo stanco per essere annoiato, sono troppo annoiato per essere stanco.
Ed il silenzio è cosi assordante che è come grattare in una piaga.”
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“I’m too tired to be bored, I’m too bored to be tired.
And the silence is so deafening it’s like picking at a sore.”


Il cadenzato gocciolare del lavandino della cucina, con il suo tambureggiante sussurro, scandisce gli interminabili secondi di un tempo immobile.
Tic. Tic. Tic.
Secco e preciso.
Snervante.
Fossilizzato lì, al centro di un vortice di cianfrusaglie e robaccia poco rassicurante, la realtà circostante ti ruota intorno deformata come se aleggiassi da secoli in una quadro di Dalì.
La noia ne è l'autrice.
Ancora una volta quello stato di apatia ha risucchiato via ogni cosa, ha prosciugato dalle tue membra stanche e provate persino la più infima traccia di vitalità.
Sono giorni che non mangi, che non dormi, che non parli.
Sono giorni che il tuo cervello implora di potersi arrovellare su qualcosa di complicato e contorto e perché no, anche sanguinolento; su qualcosa che vada oltre la banale formula chimica o la coagulazione della saliva nella grottesca testa mozzata che conservi in frigo.
Ma c'è quel silenzio tutto intorno, quella quiete forzata che rende la stanza ancor più scura e desolata di quanto non sembri.
Ti stringi la radice del naso tra il pollice e l'indice, serrando le labbra in una linea durissima ed esangue.
 

“I’m too mental to go crazy, I’m too drunk too be pure.
And my mind is playing tricks on me and I can’t sleep tonight ’cause I’m so tired.”


Al di là del fragile vetro della finestra Londra respira.
Un tuono ruggisce nell'aria, puoi sentirlo vibrare sotto i tuoi piedi in una scossa singhiozzante, per poi morire tra gli infissi della finestra con un anonimo tremolio.
La pioggia cade da giorni e l'alba sembra non venire mai.
È un'eterna notte la vita nell'uggiosa Londra.
Un nuovo suono si sovrappone al ritmico gocciolare del lavandino smorzando, sia pure per poco, quell'asfissiante cantilena che pizzica i tuoi nervi tesi come fossero corde consumate di un violino ormai usurato.
Le quattro mura si riempiono di echi fastidiosi, un susseguirsi di ronzii stridenti e quasi cacofonici: il cellulare trilla impazzito sul cuscino di pelle del divano.
Le iridi cristalline guizzano rapide alla ricerca dell'elettronico marchingegno tascabile, scoprendone il display tristemente tinto di nero.
In quella stessa frazione di secondo i lampeggianti blu di una volante di Scotland Yard si riflettono, con lunghe ombre amorfe, sulle mura vissute del 221b di Baker Street, costringendoti a socchiudere fiaccamente le palpebre per non rimanerne accecato.
Un battito di ciglia, un altro, poi un altro ancora.
Metti a fuoco la stanza e tutto sembra essere magicamente paralizzato nella sua condizione di calma piatta. Il battere lento e inesorabile
delle gocce cadenti
sul fondo del lavabo riprende a tormentarti, infliggendoti invisibili punture di spillo fin dentro il cervello.
Allucinazioni uditive e visive.
Il primo passo verso l'atrofia cerebrale.
 

“It’s only in my head, as I roll over and play dead.
I don’t want to hear it anymore.”


Ti senti parte della mobilia, ormai.
Un oggetto apparentemente immobile, perfettamente integrato all'arredamento del salotto avvolto nella penombra, alla pila di scartoffie accartocciate che troneggiano sul pavimento e al rubinetto rotto.
È forse questa la sensazione che si prova quando il cervello smette di pensare, di elaborare, di dedurre?
È forse questo il famoso senso di vuoto che affligge le persone normali?
Non vuoi saperlo, l'idea di stare regredendo ad una condizione più umana ti allarma.
Tu non sei normale, Holmes.
Tu sei tante cose, ma mai normale. Definirti tale sarebbe paragonabile alla peggiore delle eresie.
E tu lo sai, ne sei consapevole.
Ecco perché, tra il ticchettio scandito delle gocce cadenti e il boato di un nuovo e risonante tuono, tutto si riduce ad un succedersi di concatenati colpi di pistola.
Intanto, fuori, Londra continua a respirare.

 

 

 

 




__________________

Una hola per chi è riuscito ad arrivare fin qui, yeeeh~
Sinceramente non saprei quali aggettivi usare per definire questa roba nata in un momento di pura noia. Preferisco lasciare a voi l'ardua sentenza--
Mi giustifico dicendo che è colpa del caldo, mi dà alla testa :'D
Le frasi tra virgolette sono prese dalla canzone dei Green Day "Lazy bones" che vi invito ad ascoltare. Ci prende troppo in Sherlock, a mio avviso.
Bene, credo di aver detto tutto.
Alla prossima,

Danseuse


 


 

  
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