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Autore: Vampire_Queen    18/06/2013    3 recensioni
A volte vorremmo proprio perderci nei nostri sogni per non svegliarci mai più...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Felton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non pretendo che sia credibile, dopo tutto è un sogno!Ma mi piacerebbe molto dargli diciamo, una voce, in modo che non vada perso nel tempo.
Sarò molto felice se qualcuno lo troverà interessante o anche solo divertente.

Buona lettura a tutti!

 

 

 Dreams 

  
 

“Qual’è il tuo sogno?”

 


Camminavo tranquilla per le strade di Roma, la mia città, il vento che mi scompigliava gentilmente i miei, davvero corti, capelli castano chiaro.

C’era un bel sole quel giorno, e io me lo godevo appieno, l’ estate non durava tanto in fondo e mi conveniva sfruttare bene il tempo che mi era concesso.

Ormai avevo diciotto anni e con la scuola e tutto il resto non avevo mai un attimo di tranquillità.

Improvvisamente il ragazzo che era appena a un metro da me rischiò di venir travolto da un deficiente che sfrecciava a una velocità pazzesca con la sua moto.

Lo afferrai per un braccio appena in tempo tirandolo via dalla traiettoria del motociclista.

Il ragazzo mi finì addosso e solo allora lo vidi bene; aveva i capelli castano chiaro, come i miei, una barba appena accennata e indossava un paio di occhiali scuri.

Io spalancai la bocca riconoscendolo.

-M-ma tu sei…- balbettai in inglese, lingua che studiavo da otto anni.

-Sssh, ti prego non urlare- mi fermò lui, sempre in inglese.

-Tu sei Thomas Andrew Felton- sussurrai sbalordita.

Era il mio attore preferito e lo amavo con tutta me stessa, anche se aveva ventiquattro anni, sei più di me, ma non mi sarei mai aspettata di incontrarlo un giorno, men che meno in Italia!

-Sì, sono io, ma tu non dirlo in giro ok? Sarà un segreto fra me e te- mi disse sorridendomi.

Io praticamente mi sciolsi guardando il suo splendido sorriso e ricambiai.

-C-certo, sarò muta come una tomba. Ma, scusa l’impertinenza, come mai nessuno sapeva niente di questa tua visita a Roma?- domandai curiosa.

-Bhe, dopo un po’ diventa asfissiante avere tutti i giorni i paparazzi sotto casa e fuori dagli studi cinematografici, così ho deciso di venire qui avvertendo solo la mia famiglia, in modo da poter passare una vacanza tranquilla senza pressioni di alcun tipo. Ho scelto la città di Roma perché ne ho tanto sentito parlare, ma non sono molto bravo a orientarmi- mi spiegò lui passandosi una mano tra i capelli.

-S-se vuoi posso farti da guida turistica, io abito qui e non mi dispiace di certo darti una mano- gli proposi.

-Sarebbe bello, sono sicuro che sei un’ ottima guida- accettò, - ah, puoi chiamarmi Tom- mi disse.

Arrossii,

-Io mi chiamo Alice Donda e sarò lieta di accompagnarti dovunque tu vorrai-.

Iniziammo a girare per la città assolata.

Sembravamo quasi fidanzati.

Quando quel pensiero mi attraversò arrossii violentemente, meno male che lui non se ne accorse.
Guidai Tom in lungo in largo, dai Musei Capitolini ai vari templi.

Ormai era arrivata la sera e io non volevo separarmi da lui, ci eravamo divertiti così tanto insieme!

Non pensavo di avere così tanto in comune con lui.

Avevamo parlato un bel po’; dei nostri gruppi musicali preferiti, dei film, dei programmi TV e dei libri che avevamo letto più spesso.

Io mi ero molto complimentata con lui per la sua splendida interpretazione di Draco Malfoy in Harry Potter, ero completamente sincera mentre glielo dicevo, un  bravo attore deve riuscire a parlare anche solamente con gli occhi e lui lo sapeva fare benissimo.

-Senti…tu sai già dove alloggerai in questo mese che rimarrai qui?- gli domandai.

-No, veramente no, pensavo di andare in un albergo, c’è ne sono tanti in questa città- rispose.

-Uhm, così però tutti sapranno che sei qui, figurati se l’alberghiere si lascia sfuggire l’opportunità di farsi pubblicità dicendo a tutti i giornali che Tom Felton è nel suo albergo- dissi, - ehi, ho un’ idea, e se venissi a stare da me? Ho una camera per gli ospiti libera-.

-Davvero?Non vorrei dare fastidio- chiese Tom guardandomi.

-Ma figurati, nessun fastidio, anzi!- risposi io.

-Grazie mille allora- mi disse con un sorriso enorme.

Ci avviammo verso casa mia.

-Aspettami qui ok?Io avviso mia madre che ci sei- gli dissi facendolo accomodare in soggiorno dirigendomi poi in cucina da mia mamma.

-Okasan…- la chiamai, utilizzando il vocabolo giapponese per dire mamma(avevo preso questa abitudine dai manga).

-Si?Cosa c’è Alice- mi chiese finendo di lavare i piatti.

-Non ci crederai mai, ho incontrato Tom Felton- le dissi.

-Sé, come no- mi derise mio fratello Federico e mi accorsi solo in quel momento che c’era anche lui li in cucina.

-E’ vero, è qui, in casa nostra- sbottai incrociando le braccia sul petto e guardandoli male.

-Ah! Finché non lo vedo non ti credo- disse mia madre.

-Bene, venite di là, ve lo faccio conoscere-, tornando in salotto da lui.

Mia mamma e mio fratello rimasero a bocca aperta quando il famoso attore si alzò dal divano venendogli incontro e stringendogli la mano.

-Molto piacere Mrs. Donda, sono Thomas Felton- disse in inglese sorridendo a mia madre.

Fortunatamente non ebbi bisogno di tradurre, anche se mia madre non era un genio in inglese una frase così semplice la capiva anche lei.

-Oh, piacere mio- rispose lei sempre in inglese mentre Tom salutava anche mio fratello.

-Ho detto a Tom che si può fermare da noi finché rimane a Roma visto che abbiamo una stanza per gli ospiti libera. Per voi non è un problema vero?- domandai con il faccino più dolce e coccoloso che avevo.

-N-no certo che no, può rimanere quanto vuole- rispose mia mamma.

Tradussi tutto riferendo a Tom quello che aveva detto mia madre.

Lui mi sorrise ringraziandola.

Il mese che passai con lui trascorse davvero veloce, il tempo sembrò volare e i sentii la depressione crescere dentro di me man mano che si avvicinava il giorno del suo ritorno a casa.

Era l’ultimo giorno e noi stavamo passeggiando per il giardino di Villa Borghese.

Il tempo non era dei migliori, il cielo era coperto da plumbee nuvole che non promettevano altro che pioggia, meno male che ero stata previdente e mi ero portata dietro uno di quegli ombrelli da borsetta.

-Senti Alice, qual è il tuo sogno?- mi chiese improvvisamente Tom, lo sguardo fisso sul cielo.

Io tentennai,

-Penserai che sono una stupida se te lo dico-,

-Non potrei mai farlo, tu prova-.

-Ricevere un bacio sotto la pioggia- dissi, -e il tuo?-.

-Che inizi a piovere- rispose lui girandosi verso di me prima di afferrarmi dolcemente per la vita e baciarmi.

In un primo momento spalancai gli occhi stupita ma poi mi lasciai andare beandomi di quel attimo senza pensieri.

Quando ci separammo lui fissò il suo sguardo nel mio e io rimasi incatenata a quei suoi stupendi occhi azzurri che amavo così tanto.

-Alice, vuoi diventare la mia fidanzata?- mi chiese senza neanche un’ombra di scherzo nella voce.

-Oh Tom io…
 
  
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