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Autore: Roxanne Potter    18/06/2013    3 recensioni
Quando si è svegliato, non ha trovato la sua bella Linda pronta a regalargli un sorriso e un bacio. Oggi Ringo è venuto insieme a sua moglie, ma la donna accanto a lui si chiamava Barbara e non Maureen. Al taglio della torta, nessun giovane ragazzo di nome George, coi capelli folti e il sorriso entusiasta e sbarazzino, si è fatto avanti per impossessarsi subito della prima fetta.
Ma soprattutto niente John.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento che fischia fa sbattere leggermente le imposte delle finestre aperte. Fa insolitamente freddo, per essere una notte d'estate, ma Paul non si cura del gelo che è riuscito a superare la coltre dei suoi vestiti e gli fa correre brividi lungo la schiena.
È solo nel salotto immerso nel silenzio. Sul tavolo davanti a lui sono ammucchiati innumerevoli biglietti di auguri, pacchetti ormai vuoti, nastri, brandelli colorati di carte da regalo. Paul sta giocherellando con un nastro dorato, mentre fissa il nuovo orologio argentato che sembra brillare sul suo polso. Gliel'ha regalato Julian oggi, o meglio ieri, per il suo settantunesimo compleanno: le lancette indicano che sono quasi le tre e mezza del mattino.
“Hai ufficialmente settantuno anni.”
Con un sospiro stanco, Paul lascia cadere a terra il nastro e fa scorrere lo sguardo sulle carte e i biglietti.
Quella di oggi è stata una bella festa, non può negarlo: dolci a volontà, fiumi di birra dopo che i bambini sono stati portati a casa, chiacchiere e risate fino a notte fonda.
Ma ora che si ritrova solo, ora che la casa è sprofondata nel silenzio e che le finestre del salotto sono aperte sul giardino buio, Paul non può fare a meno di tornare a sentirsi malinconico.
Un altro anno per te, Macca.” pensa con un sorriso amaro.
Un anno che per molti non significa nulla: Paul continua a cantare e a suonare come ha sempre fatto. Mancano pochissimi giorni al suo prossimo concerto a Verona, in Italia. La sua famiglia c'è, come sempre, i suoi amici ci sono, i membri della sua band ci sono.
Ma non è tutto come sempre.
Quando si è svegliato, non ha trovato la sua bella Linda pronta a regalargli un sorriso e un bacio. Oggi Ringo è venuto insieme a sua moglie, ma la donna accanto a lui si chiamava Barbara e non Maureen. Al taglio della torta, nessun giovane ragazzo di nome George, coi capelli folti e il sorriso entusiasta e sbarazzino, si è fatto avanti per impossessarsi subito della prima fetta.
Ma soprattutto niente John. Niente John a dargli una pacca sulla spalla e a prenderlo in giro per l'età che avanza. Niente John col suo sorriso allegro, la cravatta un po' storta, tra le mani un pacco regalo che contiene sicuramente qualcosa che piacerà a Paul.
Sono io quello che ti conosce meglio, Macca. Ammettilo, i miei regali sono sempre i migliori.” sono le parole che rimbombano nella sua memoria, quelle parole che John pronunciava con un sorriso a metà tra l'affettuoso e il divertito, appena prima di poggiarli un rapido bacio sulle labbra.
Paul inizia a rovistare tra i carte e i biglietti di auguri, senza cercare nulla in particolare: vuole solo scacciare la nostalgia dalla sua mente.
I suoi occhi si poggiano su un cartoncino rettangolare di un rosso così fiammante che spicca in mezzo a tutti, impossibile da non notare. Paul lo afferra, fa scorrere un polpastrello sulla superficie ruvida del cartoncino e rilegge il messaggio di auguri scritto da sua figlia Stella, mentre un sorriso debole si fa strada sulle sue labbra.
Rosso, rosso fuoco. I regali di John erano sempre impacchettati in una carta rossa talmente sgargiante da distinguersi subito in mezzo alle altre, proprio come la personalità di John brillava tra tutte quelle che lo circondavano. Era diventata una loro tradizione: il pacco regalo rosso, un messaggio d'auguri scritto con una penna rossa e corredato da qualche piccolo disegno rigorosamente rosso.
-Bel colore il rosso, non è vero?- gli mormorava John all'orecchio, in quel tono malizioso che lo faceva rabbrividire.
Ma ora John non è qui. Non riderà con lui, non scarabocchierà i suoi auguri con l'immancabile penna rossa, non lo prenderà in giro perché un altro anno è scivolato via e nuove rughe stanno comparendo su quel viso liscio da ragazzino che John amava tanto sfiorare.
-Dio, Paul, riesci a immaginare quando saremo due vecchi rimbambiti coi capelli grigi?- gli diceva a volte John con una risata. -Le nostre famiglie ci rinchiuderanno in un ospizio, e noi passeremo le giornate lamentandoci della scoliosi e scrivendo canzoni sui bei vecchi tempi andati. L'importante è che nulla ci impedirà di continuare a scrivere canzoni, giusto?
Ma sono passati decenni dall'ultima volta che lui e John hanno composto qualcosa insieme. Non sono invecchiati insieme. I capelli di John non sono mai diventati bianchi, il suo viso non si è fatto stanco e rugoso: è tutto finito, in un pomeriggio d'inverno di molti anni prima, in cenere sparsa al vento.
E ora Paul non può fare a meno di sentire i ricordi e i rimpianti che tornano a bruciargli il cuore, come se John fosse ancora lì, come se avessero appena finito di litigare, come se lui avesse appena perso la sua ultima occasione di scusarsi e far tornare tutto a posto.
John è morto. Le cose non torneranno mai come Paul le desidera. Ma avrebbe potuto essere, avrebbe potuto essere: ed è questa la consapevolezza che di tanto in tanto, come in questo momento, fa affiorare le lacrime ai suoi occhi e gli occlude la gola in una stretta di dolore insopportabile.
Vorrei che tu fossi qui. Vorrei che tu possa vedere i miei figli. Che mi dicessi cosa ne pensi del mio ultimo concerto o dell'ultima canzone che ho scritto, anche per dirmi che fa schifo. Che ridessi insieme a me perché quando oggi ho aperto lo spumante il tappo è schizzato e ha quasi colpito Ringo in un occhio. Vorrei che tu vivessi ancora. Perché non può essere semplicemente così?”
Settantuno anni, Paul McCartney.
Settantuno anno di vita, e chissà se la tua leggenda sta per finire come sono finite quelle di John e di George, chissà se tra poco non ti ritroverai anche tu tra le file delle tante rockstar morte.
Il tempo passa per tutti, anche per te che vivi ancora nei cuori delle persone che hanno amato la tua musica e sanno che presto ti rivedranno in concerto, energico e appassionato come sempre, a dar vita alle vecchie canzoni dei Beatles e cantare sulle note di Let it be.
Il tempo passa, passa per tutti. Il tempo di John è già finito, e il tuo?
Oggi sono settantuno anni della tua vita. E sono trentatré anni senza di lui.

*

Note
.


Tanti auguri a Paul,
tanti auguri a McCartney,
tanti auguri al Macca,
tanti auguri a Paaaul!

Ok, stendiamo un velo pietoso su quella che è probabilmente la versione più banale al mondo della famosa canzoncina d'auguri e passiamo alle cose importanti. Oggi Paul McCartney, il Macca, l'uomo più adorabilmente grazioso coccoloso e tenero di questo mondo, *Fangirla e vomita cuori e arcobaleni.* compie settantuno anni. Ma è ancora sexy come a venti. Stop, fine della discussione. Lui è il Macca. (Ok, oggi sto seriamente sclerando peggio del solito.)
Non posso regalargli nulla di fisico, tangibile e concreto, purtroppo, quindi gli regalo questa semi-McLennon. Beh, è una McLennon ma più che altro ci sono accenni, se magari togliete quel paio di accenni potete vederla anche come una storia di amicizia, Paul che si sente triste pensando alla mancanza del suo migliore amico. (Migliore amico. Certo, certo.)
Lo so che probabilmente Paul è già in tour in questo momento, anche se non so precisamente quando inizia, e non ha festeggiato il suo compleanno a casa, e Ringo non è potuto venire da lui, ma chissenefrega. Ho iniziato a scrivere questa cosa sul telefono ieri notte e questo è quello che mi è uscito, quindi...
La smetto di sclerare. Spero che la storia vi sia piaciuta. Tanti auguri, Paul, stammi bene e salutami Ringo. Riguardo voi lettori, a presto.:33
   
 
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