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Autore: Suzerain    18/06/2013    2 recensioni
Quando il sole era calato e Tetsuya si era presentato a casa sua affermando di necessitare della sua presenza, Ryouta non aveva posto domande di alcun genere; vuoi per abitudine, vuoi perché il poter passare del tempo in compagnia dell'altro lo rendeva semplicemente felice. Non vedeva la necessità, dopotutto, di porsi mille e più interrogativi a cui non sarebbe riuscito a trovare una risposta prima che il partner decidesse che questa dovesse essergli data.
~[KiKuro] [Happy B-day, Ryouta-kun! (L)]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Fireworks.
Autrice: _snowscene
Fandom: Kuroko no Basket (黒子のバスケ)
Pairing: Kise/Kuroko.
Personaggi: Kise Ryouta, Kuroko Tetsuya.
Ambientazione: Non ben definita all'interno della serie. La sera del 17 Giugno. (L).
To: Quel modello stupido e biondo. Per ringraziare Fujimaki di averlo messo al mondo (L)
Note dell'autrice: Non ho mai scritto un qualcosa di allegro e felice, aiuto. Specie sul mio OTP.
Aiuto, parte due.
La meravigliosa citazione attorno a cui ruota il tutto è del volume 20 del manga/anime Bleach. Grazie Tite Kubo, per queste perle filosofiche.



« Noi siamo come fuochi d'artificio. Saliamo in alto, splendiamo, poi, inesorabilmente... Ci spargiamo e disperdiamo. »


 

Quando il sole era calato e Tetsuya si era presentato a casa sua affermando di necessitare della sua presenza, Ryouta non aveva posto domande di alcun genere; vuoi per abitudine, vuoi perché il poter passare del tempo in compagnia dell'altro lo rendeva semplicemente felice. Non vedeva la necessità, dopotutto, di porsi mille e più interrogativi a cui non sarebbe riuscito a trovare una risposta prima che il partner decidesse che questa dovesse essergli data.
Non aveva protestato nemmeno quando l'altro aveva insistito per bendarlo, benché trovasse tale comportamento in qualche modo insolito, da parte sua. Scherzosamente, affermò persino che qualcuno dovesse averlo sostituito a sua insaputa – e, pur non potendo in quel momento vederlo, era certo che la cosa l'avesse fatto sorridere, in quello stesso modo lieve che pochi erano in grado di percepire come tale.
Erano molte le ipotesi che aveva preso in analisi, invero, tutte decisamente poco probabili. Ancora non aveva imparato a conoscere Tetsuya
così bene da intuire cosa stesse pensando, nella maggior parte dei casi. Ed in realtà non provava nemmeno il desiderio di farlo – perché era proprio quella una delle cose che di lui più gli piaceva.
« Ahia! Se mi tiri in questo modo mi fai male, Kurokocchi! »
« Smettila. Sei noioso. »

 

« Però, anche dopo quel momento, non voglio che scompariamo come i fuochi d'artificio, ma che continuiamo a splendere. »



Quando il loro camminare si era arrestato e Tetsuya aveva lasciato andare la sua mano, Ryouta si era sorpreso nel trovarsi spaesato – sebbene così non sarebbe dovuto realmente essere.
Era rimasto immobile, le spalle rigide. Automaticamente aveva tentato di acutizzare i sensi, e quasi istintivamente aveva portato la mano al volto, per slegare il tessuto morbido che lo privava temporaneamente della vista.
Tetsuya doveva essersene reso conto, perché si avvicinò – avrebbe riconosciuto quei passi tra mille – e gli sfiorò il dorso della mano con l'indice, a voler testimoniare di essere ancora lì.

« Aspetta solo un altro po'. » Aveva sussurrato, allontanandosi quindi di qualche altro passo. Lo aveva sentito in seguito mormorare qualcosa, ma non era riuscito ad afferrare con precisione le sue parole. Dunque, altro non aveva potuto fare se non sospirare, rilassare le spalle.
Ed attendere, nuovamente.
Si trovavano all'esterno, notò. L'aria era piuttosto umida, pregna del forte odore della pioggia che aveva caratterizzato il mattino, e che unicamente da alcune ore aveva cessato di cadere. Inspirò a pieni polmoni, memorizzando quel profumo. L'aveva sempre particolarmente apprezzato, ma in quel momento gli sembrò essere, sempre che questo fosse possibile, più piacevole di quanto non fosse mai stato.
Era una bella sensazione.

« Abbassati, Kise-kun. » A distrarlo da quei pensieri, fu nuovamente la voce del compagno. Ryouta annuì. Avrebbe voluto voltarsi verso la sua direzione, ma si limitò, per ovvie ragioni, ad esaudire la richiesta che gli era stata mossa. Non fu realmente necessario chiedersi il perché di quell'imperativo e difatti, di lì a poco, sentì la stretta del tessuto allentarsi, e quest'ultimo scivolare via delicatamente.
Prima di aprire gli occhi, lasciò che passassero alcuni secondi – abitudine, più che altro.

Ciò che ai suoi occhi si presentò era qualcosa di talmente inaspettato che, si disse, la sua mente non avrebbe mai potuto concepirlo.
Si trovavano effettivamente in un ambiente esterno, precisamente nella parte di strada che sovrastava il piccolo fiume non molto distante dalla sua abitazione. Il sole era tramontato, ed il cielo si era tinto dei classici colori della notte. Li sovrastava, quell'enorme distesa di nero, nella quale, notò, cominciavano ad intravedersi le stelle.
Nel fare quella constatazione, gli tornò alla mente una frase che, tempo prima, la stessa persona che in quel momento gli era accanto aveva citato.

'Essendo l'amore cieco, si accorda bene con la notte.'. Ryouta aveva sempre trovato quella sua passione per Shakespeare immotivata, qualcosa che non avrebbe mai potuto con lui realmente condividere. Eppure, in quell'istante, non poté che pensare a quanto fosse stato sino ad allora stupido.
« Kurokocchi... » cominciò, non sapendo bene cosa dire. Ma l'altro gli si avvicinò, e lo zittì nell'unico modo in cui era in grado di farlo. D'istinto, il biondo chiuse gli occhi.
Il calore delle sue labbra, pensò, era quanto di più bello potesse esistere al mondo.
In quel momento, in lontananza, si udì un singolo suono. Dopo alcuni istanti, la luce dei fuochi artificiali illuminò le loro figure – e quando le loro labbra si separarono, Kise altro non poté fare se non spostare lo sguardo verso quello stesso cielo che in precedenza aveva ammirato, quindi nuovamente sulla figura di Kuroko.
« Kurokocchi... » ripeté, ancora. Ed ancora una volta fu zittito, seppur in modo differente.
« Mezzanotte e due minuti. » Aveva sbottato il più basso, spostando lo sguardo verso l'alto, prendendo ad osservare un punto genererico. Alcuni secondi di silenzio, quindi, durante i quali il suono prodotto dai fuochi d'artificio fece da padrone. « Credo di poterlo dire, ora. » E – Ryouta lo ricordava – aveva sorriso. « Buon compleanno, Kise-kun. »
Persino la bellezza di quello spettacolo pirotecnico passò in secondo piano.




 

« Per sempre. »

   
 
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