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Autore: brokensmile94    18/06/2013    0 recensioni
Questa è una storia che tratta un tema difficile,quello dei disordini alimentari,ma anche l'amore avrà la sua parte,un grazie a kamy,la scrittrice,che traduce le mie idee e le trasforma in capitoli
Prologo
Non conosco nulla che vellichi così voluttuosamente lo stomaco e la testa quanto i vapori di quei piatti saporiti che vanno ad accarezzare la mente preparandola alla lussuria. De Sade
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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cap 1                                                                                                                            copertina

                                                                                                                                                      Prologo
Non conosco nulla che vellichi così voluttuosamente lo stomaco e la testa quanto i vapori di quei piatti saporiti che vanno ad accarezzare la mente preparandola alla lussuria. De Sade
 
                                                                                                                              L'inizio del tunnel
Angela si richiuse la porta alle spalle, che sbatté con un tonfo e si diresse verso la cucina. Appoggiò la cartella sulla sedia, sentendo il tonfo dei libri e del dizionario di greco, si massaggiò la schiena dolente.
 
I capelli neri le aderivano al viso e le iridi castano scure erano circondate dal sangue che impregnava i suoi bulbi arrossati. La testa le doleva, avvertì una serie di fitte allo stomaco e si leccò le labbra. Si tolse la giacca, rabbrividendo per il freddo esterno e lo appoggiò sullo schienale della sedia. Si massaggiò le mani, avvertì la fame aumentare, rodere come un animale all'altezza della gola. Ansimò, alzò le spalle e aprì il frigorifero. Allungò la mano verso la bottiglia d'acqua, si fermò e afferrò la guantiera dorata. Afferrò un pasticcino con una mano e con il fianco diede un colpo di reni chiudendo il frigorifero. Sentì il sapore della crema in bocca, rabbrividì e chiuse gli occhi. Si leccò il palato, assaporò il gusto dolciastro e avvertì un calore al petto. Inspirò ed espirò, il naso arrossato divenne più rosato e sentì le narici pizzicare meno. Riaprì gli occhi, afferrò il dolce successivo, lo sentì piegarsi docile tra le sue dita e sorrise. Lo osservò, le iridi divennero più scure e le guance le si arrossarono. Se lo mise in bocca, avvertì delle scosse elettriche all’altezza della schiena e si leccò le dita. Masticò rumorosamente e avvertì lo stomaco dare un’altra serie di fitte. Chiuse gli occhi e avvertì le orecchie fischiare.


“Io di certo lei non la invito, non vedi come si concia?”. “Crede davvero che questo sia il posto per lei? Povera sciocca”. “Ma dai, lo sanno tutti che è strana”.

Sentì le voci dei compagni accavallarsi, masticò più velocemente. Mise altri tre pasticcini in bocca, masticò più forte e sentì l'interno delle guance pizzicarle. Inghiottì rapidamente, avvertì la gola raschiare e strinse gli occhi per inghiottire rapidamente.
Chiuse gli occhi, si avvicinò al ripiano e aprì il barattolo dei biscotti, appoggiando il coperchio vicino a sé. Infilò la mano, afferrò una manciata di biscotti e se li portò alla bocca. Li sbriciolò per metà lasciando una scia, si arrossò le labbra premendo a forza i biscotti nella bocca. Aprì il pacco delle merendine, strappò la plastica con forza e digrignò i denti.
Accarezzò la copertina bruciata del suo libro preferito. Le risate dei compagni le rimbombarono nelle orecchie.
 
"Così leggi i libri veri". "Dai, chi ha avuto la pensata?". "Il Vittorio Emanuele non è per tipe come te". Le voci risuonarono deformate.

"Non ci volevo andare a quella scuola! Quel liceo classico non è per me, se solo i miei mi ascoltassero". Aprì di nuovo il frigorifero, ne tirò fuori un piatto. Mangiò il contenuto con le mani, senza guardarlo e lo rifece con il successivo. Sentì qualcosa di oleoso sulle labbra colare fino al mento e se le leccò ripetutamente. Arrossì, chinò il capo e i capelli le finirono davanti al viso.
"Se solo fossi meno timida, meno normale" mormorò.
Sbatté gli occhi e si voltò, rabbrividì vedendo una serie di pacchi vuoti, camminò tra le cartacce. Il rossore aumentò, sentì il battito cardiaco accelerare e ansimò.
"Ho davvero mangiato tutto questo ... da sola?" domandò. La voce le tremò, il piatto scivolò lungo le dita, tremando raggiunse il lavandino e lo mise sopra una pila. Si sentì un animale, la testa le girò, boccheggiò e si appoggiò contro il ripiano. Singhiozzò, sentì le lacrime pungerle gli occhi. Si guardò le mani, le vide più tonde, sporche e le aumentò la nausea. Si mise a correre verso il bagno, spalancò la porta facendola sbattere e raggiunse il lavandino. Avvertì un sapore acido in gola, piegò il capo e vomitò. La vista le si oscurò, sentì le narici bruciare e fu colta da un capogiro. La vergogna le arrossì anche le orecchie, vomitò di nuovo, lo stomaco le doleva e il sudore le colò lungo il viso. La vergogna aumentò, le lacrime le rigarono il viso, si nascose il volto tra le mani e scoppiò a piangere, singhiozzando rumorosamente.

Noi siamo gli infelici schiavi del nostro stomaco. Jerome Klapka Jerome.


  
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