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Autore: elephantyessa    18/06/2013    1 recensioni
Non sono fatta per essere felice. La mia bipolarità non me lo permette.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In mutande, una cannottiera marrone. Dovrei farmi una doccia, ma sono troppo stanca anche per quello. 
Mi fanno male gli occhi, tolgo gli occhiali e mi massaggio le tempie. Non ho proprio nulla da fare stasera. Tutte le mie idee vanno a farsi fottere dopo poco. Maledetta pigrizia.
Solo gli Smiths mi fanno compagnia stasera. Come desideravo. Non era una vita infelice quella che mi ero sempre prefissata?
Solo le persone tristi possono scrivere cose davvero belle, cose che sanno di vissuto. Ascoltano musica deprimente (e assolutamente meravigliosa), passano da soli il resto della vita facendo cose meravigliose che rimarrano ai posteri.
 
Non sono fatta per essere felice. La mia bipolarità non me lo permette. E questo Samuele non lo capisce. Un bravo ragazzo, non c'è che dire. Dolcissimo. Uno di quelli che se ti sente triste te lo ritrovi sotto casa con un dolce e il tuo succo preferito. Come fai a non amarlo, uno così?
Un ragazzo normale, che ti dà ogni attenzione possibile. Non questi giorni, non ora che ne ho veramente bisogno.
Mi ci era voluto non poco per tirarmi su dalla depressione, l'ultima volta. La gente finisce per far finta di niente, quando non accetti il suo aiuto.
Ignora il tuo male, il tuo piangere di nascosto, le tue serate solitarie.
 
Samuele non merita questo. Cazzo. Tiro un calcio ad una sedia. La violenza non ha mai fatto per me, mi massaggio il piede dolorante.
Neanche un film da vedere, solo noiosissimi film tristi, per piangermi addosso ancora un po'. Mi preparo un thè, fregandomene del caldo. Mi alzo lentamente dal letto dove sono stata sdraiata tutto il giorno.
Controllo il cellulare, magari Samuele mi ha scritto. Ma anche lui è troppo occupato, l'università lo fa studiare anche la sera. Sbuffo.
 
Le persone mi hanno sempre annoiato. Diamine, tutte quelle stronzate sul bere, fare gli idioti insieme. Puah! 
"E allora cos'è che vuoi?"
Non so, voglio qualche amica, qualcuno con cui poter starmene in santa pace. 
"Le hai mollate tutte, è solo colpa tua."
Voglio qualcuno con cui poter star da sola. Ma insieme. 
"Dove saresti ora, se non avessi mandato tutti a quel paese?"
 
Mi siedo sul piano della cucina, l'acqua che comincia a bollire sul pentolino. 
 
Dove sarei?
 
Probabilmente esattamente qua, dove sono ora. Non c'è scampo per quelli come me. Eterni infelici. Cominciano alle elementari, li vedi, già conoscono la solitudine, sanno cosa voglia dire essere esclusi. E lo portano per sempre con loro.
Quella strana tristezza che ricopre ogni cosa.
 
Lascio che l'odore di thè si diffonda nella cucina, aggiungo nella tazza il miele.
 
Sono quella che sognava l'avventura, gli infiniti viaggi per il mondo, quel tipo di fallita che tra attacchi di panico e pessimismo, di queste cose, è riuscita solo a leggerne. 
 
Suona il telefono, corro a guardare. Samuele. Mi scappa un sorriso.
E per un attimo mi sento di nuovo le farfalle nello stomaco.
E arrossisco piano.
E per un attimo, solo per un attimo, penso: la mia vita è molto meglio di così.
  
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