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Autore: TheStoryteller    18/06/2013    4 recensioni
Dieci anni dopo il suo arrivo a Volterra con l'intento di salvare Edward, Bella ha perso ogni memoria del proprio passato e, vampira, è divenuta parte della Guardia dei Volturi. Offuscata da una coltre di menzogne si appresta ad usare i suoi talenti per regalare ai suoi Signori la vittoria di una guerra della quale non conosce davvero le trame, che la condurrà verso i propri ricordi e alla scoperta di una verità antica che sconvolgerà l'intera Corte di Volterra.
"Fuoco ardente che divampa e divora le membra duttili.
Si ciba di sospiri spenti.
Porta con sé ricordi di dolori e gioie, di risa e pianti.
Due occhi amorevoli mi osservano e poi scompaiono nei meandri del sonno eterno.
Chi sei?
La domanda si dissolve nel buio tormentato di una notte senza ritorno"
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Demetri, Edward Cullen, Isabella Swan, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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Questa fanfic è la prima che abbia mai scritto.
Risale al 2009, anno in cui scoprii la Saga e, con essa, questo fantastico spazio che è efp.
A suo tempo fu pubblicata con un altro nick, in un account adesso cancellato.
Nessuno sicuramente la ricorderà... Visto il tempo trascorso e la sua interruzione al trentesimo capitolo, ad un passo dalla fine.
La mia patologica incapacità di potare a termine i miei progetti, quantomeno quelli rientranti nella nozione di hobby, ha sempre costituito un problema, dal quale vorrei un giorno potermi dissociare. Nella speranza che questa costituisca una mossa nella giusta direzione, ripercorro i miei passi dall'inizio, alla ricerca di quelle parole che, alle volte, ho il sentore di aver perduto.
Thestoryteller
 
p.s. Verità Nascoste è sempre nel mio cuore e non ho mai perso la speranza di portarla a termine.

 

 

Guilty

 

 

Volterra, 15 marzo 2006
Bella
 
 
"E adesso cosa facciamo di voi?" sospirò Aro.
Al sentire quelle parole iniziai a tremare. Il nostro verdetto stava per essere comunicato e non si preannunciava nulla di buono… non ci avrebbero lasciato andare, almeno non tutti. L’unica consolazione era la possibilità per Edward e Alice di salvarsi. Le loro capacità li rendevano appetibili come soldati e questo sarebbe stato presumibilmente sufficiente a mantenerli in vita. Quanto a me, una semplice umana, le mie speranze di sopravvivenza erano drasticamente ridotte.
"La proposta è 'unitevi a noi o morite' vero? Con tanti saluti alle vostre leggi" sibilò Edward.
"Certo che no. A nessuno è concesso violare le leggi di Volterra, neanche ai suoi Signori. Se è questo che ti preoccupa, posso assicurarti che ogni cosa sarà fatta seguendo le regole” rispose Aro con calma studiata.
Benché quelle parole dovessero costituire una garanzia, non sortirono in me alcun effetto rassicurante. Al dì là dell'assoluto rispetto delle regole – chissà poi quali - si parlava di cose, cose da fare, e questo era sufficiente per alimentare la mia paura.
Mi voltai verso Edward e Alice, cercando un indizio di ciò che sarebbe avvenuto. Erano tesi e questo non era un buon segno.
Poi, in quello che mi parve un attimo, gli occhi di Alice si annebbiarono e il volto di Edward si contrasse in una smorfia di rabbia. Sentii la presa alla mia vita farsi più stretta, quasi soffocante.
Stordita dalla velocità degli eventi, cercai di rimanere attenta, così da non perdere il filo di ciò che mi stava accadendo intorno.
"Sorprendente, davvero sorprendente Alice. Hai percepito il futuro legato alla mia scelta nel momento stesso in cui essa è stata presa" osservò Aro con una smorfia di compiacimento.
"Ebbene?" incalzò Caius che, privo di poteri psichici, era ansioso di conoscere la sorte che il suo signore aveva in mente per noi.
"Come tu sai, Caius, Edward e Alice non hanno violato nessuna delle nostre leggi, quindi, se lo desiderano, possono liberamente lasciare Volterra. Per quanto riguarda Bella, invece, mi trovo costretto a…" si soffermò come a voler cercare le parole migliori da utilizzare. "…trattenerla".
A quella rivelazione le gambe mi cedettero e un senso di vertigini mi assalì. Il solo pensiero di cosa potesse significare essere trattenuta dai Volturi mi pietrificava. Mi imposi con tutte le mie forze di rimanere lucida.
Edward e Alice potevano andare, solo questo era importante.
Ripetei mentalmente quella frase all’infinito, finché non riuscii a calmarmi. Allora, facendo perno sulle solide braccia che mi stringevano, mi raddrizzai. 
"Aro mi unirò alla tua guardia, ma lasciala andare. Lei non c'entra niente con tutto questo" tuonò Edward.   
"Non pensi che sia un po’ tardi per volerla escludere dalla nostra realtà? Lei è conscia della nostra esistenza, delle nostre capacità. Ciò non può essere ignorato, anche a dispetto del mio grande desiderio di vederti parte della guardia" rispose Aro con fare comprensivo. Sembrava quasi un padre che spiegava al figlio di non poter tenere il cagnolino raccolto per strada. Peccato che in questo caso io sarei stata il cagnolino e abbandonarmi sarebbe equivalso a condannarmi a morte.
"Non rappresenterà un problema. Io posso mostrarti chiaramente che Bella non tradirà mai il nostro segreto" si intromise Alice.
"Per quanto sia curioso di poter visionare di persona una delle tue previsioni, sono costretto a ricordarti ciò che tu stessa hai affermato poco fa, ossia che il tuo dono non è infallibile. Considerando poi lo stretto legame che condividi con la nostra Bella, non puoi certo biasimare le mie remore nel fidarmi"
Un ringhio vibrò nel petto di Edward. "Sono solo scuse. Questo era il vostro intento fin dall’inizio".
"Ragazzo, comprendo il tuo rammarico, davvero… ma esistono delle regole: Regole che hanno consentito alla nostra razza di prosperare per millenni. Nessun essere umano può conoscere il nostro segreto".
"Il vostro palazzo brulica di umani, ma immagino che loro non contino" la sua voce era roca, irosa, ma controllata. Stava sicuramente ragionando su un modo che ci permettesse di uscire vivi da quella disperata situazione.
"Penso sia a Gianna cui ti riferisci. Sì, lei è indubbiamente umana, ma… ma c’è pur qualcosa che la differenzia dalla tua Bella". Edward non parlò, invogliandolo a continuare. Stava cercando di guadagnare tempo. "Diciamo che, qualora dimenticasse coloro cui deve la sua fedeltà, andrebbe incontro ad una fine cruenta. Tu non sei in grado di assicurare lo stesso. Se rivelasse la nostra esistenza, non riusciresti ad ucciderla".
"Non lo farò" promisi, imprimendo alla mia voce il tono più fermo che in quel momento mi era possibile. Ne uscì però solo un appello disperato. Aro tacque, perdendosi nei suoi ragionamenti. Non compresi la sua esitazione nel dare l’ordine della mia cattura. Era evidente che la decisione fosse già presa e nessuna eccezione, anche se la più valida, avrebbe potuto produrre il ben che minimo effetto. Arrivai alla conclusione che, forse, il prolungarsi della conversazione era per loro solo una forma di intrattenimento.
Mi sbagliavo.
"Vedi, mia cara Bella, non posso lasciarti andare. Tuttavia…" mi guardò entusiasta "…in virtù dell’amicizia che mi lega a Carlisle, potrei accontentarmi di un compromesso".
"Aro, non ora" si intromise Edward, con un tono leggermente più pacato. Le prospettive dovevano essere migliorate, altrimenti non si spiegava il suo cambio di atteggiamento.
"Su questo punto non sono ammesse trattative. E comunque spetta a Bella decidere, non credi? Dopotutto è della sua vita che stiamo parlando…"
A quelle parole non riuscii a non rabbrividire, anche se tentai comunque di mantenere un certo contegno. Continuavo a spostare lo sguardo da Aro ad Edward, aspettando che qualcuno dei due si degnasse di dirmi cosa stava accadendo. Dopo alcuni minuti di straziante attesa, Edward si decise a parlare.
"Ti concederà di lasciare Volterra solo se accetterai di essere trasformata" disse secco, non distogliendo, neanche per un attimo, l’attenzione da Aro.
Trassi un profondo sospiro di sollievo. Mi ero aspettata di peggio… Avrei sinceramente preferito che tutto ciò avvenisse in un altro modo, in altre circostanze, ma, considerando le prospettive in caso di diniego, si poteva sorvolare. 
"Allora facciamolo" dissi, senza esitazione.
Edward mi riservò un’occhiata di ghiaccio. Non riuscivo veramente a capire quale fosse il problema. Preferiva davvero che morissi anziché permettermi di diventare come lui? 
"Perfetto" disse il Volturo. "Edward, immagino vorrai tu l’onore" concluse, con un macabro sorriso.
"Ti giuro che lo farò, ma non ora" ripeté, questa volta imprimendo un tono autoritario alla sua voce.
"Sono stato già fin troppo benevolo con te, Cullen. Non otterrai altro da me. A te la scelta: trasformala tu o sarà uno dei miei a farlo" sentenziò Aro serio e fece cenno a Demetri di farsi avanti.
"Non ti azzardare ad avvicinarti a lei" ringhiò minaccioso Edward.
Lo guardai supplicante, desiderosa quantomeno di sapere cosa lo frenasse. Lui sembrava angosciato, le mani strette in pugno, la mascella serrata. Cosa c’era di così difficile nella decisione che doveva prendere? Voleva davvero fosse un altro a trasformarmi?
"Edward, ti prego"
"Bella, non capisci. Sono giorni che non mi nutro, non riuscirò mai a…". L’indecisione, mista alla rabbia, annebbiava i suoi occhi come un veleno scuro, rendendoli ancora più neri e minacciosi.
Temeva di non essere in grado di fermarsi in tempo.
Si sbagliava, ero sicura che non mi avrebbe mai uccisa… O comunque, se l’avesse fatto, era sempre meglio morire per mano sua che di uno dei Volturi. Perché in quel caso sarei morta. Niente avrebbe infatti indotto Demetri a fermarsi prima di prosciugare il mio corpo.
Dedicai un fugace sguardo ad Alice, che, qualche passo dietro di noi, era imperturbabile. Mi fece un leggero segno di assenso con la testa, in risposta all’infinita serie di domande che mi vorticavano nella mente. Quel gesto fu essenziale, mi donò la tranquillità necessaria ad impormi.
Sarebbe andato tutto bene. Ora ne ero assolutamente sicura. 
"Fallo" dissi avvicinandomi a lui e scoprendomi il collo. La mia voce suonò straordinariamente ferma e decisa, così tanto da sorprendere anche me.   
"Bella, io…"
Indugiava, continuando a fissarmi in un’innaturale immobilità.
"Allora?" sollecitò Caius, annoiato dall’attesa.
Aro, alzò rapido la mano imperiosa, zittendolo. Ci osservava come uno studioso intento ad esaminare un fenomeno raro e straordinario, del quale non intendeva perdersi neanche un momento.
La sua attenzione era ripugnante.
Mi sforzai di non pensarci e concentrarmi soltanto su me e Edward.
Incrociai veloce il suo sguardo. "Mi fido di te"
Di fronte alla sua esitazione, scostai ancora di più la maglietta. "Mi fido di te" ripetei, ancora una volta, scandendo ogni sillaba. 
Vidi a poco a poco la mia convinzione, divenire la sua. "Bella, ti amo e non…"
"Lo so" lo zittii, rendendomi conto io stessa di non aver bisogno che mi rassicurasse o mi spiegasse nulla. Avevo deciso di amarlo e di restare con lui nonostante la sua natura. Adesso era solo arrivato il tempo di raccogliere i frutti delle mie scelte. Ero consapevole fin dall’inizio che questo momento sarebbe arrivato, quello di morire o vivere per sempre. Il rischio era alto, ma il premio che avrei ottenuto in caso di vittoria, almeno a mio parere, valeva l’azzardo.  
"Perdonami" disse, carezzandomi la guancia e donandomi uno dei suoi sguardi più belli.
Chiusi gli occhi, esorcizzando la paura pensando solo al suo volto perfetto, le sue dolci carezze, i suoi baci. Tutto ciò non sortì il minimo effetto sulla mia angoscia, ma almeno mi permise di rendere maggiormente piacevole l’attesa che qualcosa si verificasse. 
Passarono alcuni secondi prima che percepissi le labbra fredde di Edward posarsi leggere sulla pelle scoperta del mio collo. Un brivido di paura mi scosse, ma fu velocemente sovrastato dal fuoco del mio corpo al suo tocco, dolce preludio all’agonia che – in un modo o nell’altro – mi stava aspettando. 
Benché persa nel turbine delle mie contrastanti emozioni, percepii con innaturale chiarezza i suoi canini penetrare nella mia pelle, affondare in profondità tra i tessuti. Un dolore forte mi trafisse, accompagnato da un grave senso di nausea. Presto l’aria divenne satura dell’odore del mio sangue, impregnata di un ributtante alone ferroso che mi impedì di respirare. 
Il mio istinto mi diceva di divincolarmi, di tentare di scappare, ma non mi mossi. Stretta tra le braccia dell’uomo che amavo rimasi immobile, permettendogli di nutrirsi di me senza resistenze.
Il suo desiderio, prima debole e timoroso, divenne più frenetico e insaziabile. I denti laceravano sempre più a fondo la mia pelle, facendomi contorcere dal dolore.
"Ed…wa…r…d". Cercai di invocare il suo nome, nel tentativo di risvegliare l’uomo, ormai completamente soggiogato dalla bestia, ma la mia voce era debole, malferma. Presto sentii il mio corpo indebolirsi e le mie palpebre diventare pesanti.
La consapevolezza mi colpì allo stomaco con la forza di un pugno.
Edward aveva sempre avuto ragione.
Lui non sarebbe stato in grado di fermarsi.
"E..d..". Un ultimo disperato richiamo.
Poi nulla.   
   
 
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