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Autore: simply_me    03/01/2008    3 recensioni
Pairing: TamaHaru
Questa ff parte da dopo gli eventi del ch 55 Si ricollega anche in parte al ch 56.
Quali potrebbero essere le reazioni di Haruhi e Tamaki? cosa accadrebbe adesso?e con gli altri?
Piccolo appunto:riaggiornato capitolo 7, mancava tutto un pezzo su Haruhi, non so perchè ma non me l'ha caricato ;__;
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Hikaru Hitachiin, Tamaki Suoh
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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nota: questo è il primo capitolo che effettivamente si distacca dai ch attuali di Host club, anche se in un certo senso ne richiama la sostanza per alcuni aspetti.
beh! spero tanto che possa piacervi quindi... buona lettura!






Capitolo 7: Stupendo, insoddisfatto.


Sentì l’automobile arrestarsi, come di consueto, ai piedi della struttura scolastica.
Scese, non senza riluttanza.

Era preoccupato.
Un po’ triste… anche contento peraltro, ma sostanzialmente preoccupato.

Sospirò rassegnato, richiudendo lo sportello non prima di aver lanciato un’occhiata all’interno dell’automobile.

Salì i gradini dell’ingresso a capo chino: poteva sentire distintamente il suono del motore dell’auto che pian piano si allontanava.

Gli altri non ne sarebbe stati felici, ne era certo.
E questo bastava a farlo preoccupare.

Come avrebbe fatto a dirlo?

Beh! Forse esagerava.
In fondo non c’era bisogno di grandi spiegazioni: l’avrebbero intuito tutti, nonappena si sarebbero visti.

O almeno quasi tutti.
Quell’unica persona…

Non gli piaceva questa parte, non gli piaceva affatto.
Se quando se ne fosse accorto…

No, adesso basta pensarci: non avrebbe potuto cambiare le cose comunque.

O forse non aveva voluto.
Beh! Il risultato in fondo era comunque quello quindi basta, basta pensarci.

Se ne sarebbe preoccupato al momento adatto.





“Innamorato: condizione o stato nel quale viene a trovarsi una persona che è presa d’amore per qualcuno o qualcosa.
Innamoramento: complesso di sentimenti e azioni, spesso involontari, determinato da un forte coinvolgimento nutrito nei confronti di qualcuno o qualcosa. Nella sua eccezione romantica esso indica la fase che determina la consapevolezza di nutrire un sentimento d’amore”*


Battè le palpebre perplessa un paio di volte.

- Che?– si chiese a voce alta.

Chiuse rassegnata il volume dell’enciclopedia che stringeva tra le mani.
Ormai ne era certa: non avrebbe trovato lì dentro la risposta alla domanda che le ronzava in mente.

Che cosa voleva dire essere innamorata?

Sinceramente, finora, non se ne era mai preoccupata.

Non che credesse di rimanere single in eterno, comunque.
Immaginava ragionevolmente che prima o poi anche lei, in un lontano futuro, in cui sarebbe stata un avvocato di successo, avrebbe avuto una propria famiglia e, chissà, magari anche dei figli.

Ma era proprio questo il punto: era un futuro lontano, troppo lontano, per cominciare a preoccuparsene alla sua età.

O almeno così aveva sempre pensato.
Ancor più considerato il fatto che, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto delineare una presenza maschile, tracciarne i contorni.

Quali erano i suoi gusti?
Beh! Semplicemente… non ne aveva.

D’altronde, perchè mai delineare una figura ideale che probabilmente non avrebbe mai corrisposto alla realtà?
E perchè poi farlo proprio adesso?
E, infine, basandosi poi su quali modelli?

L’immagine di Tamaki senpai le balzo in mente.
Arrossì, prima di scuotere la testa.

No, non ne valeva decisamente la pena.
Non era da lei pensare all’amore: aveva altro di cui occuparsi.

Un sogno, un obiettivo da raggiungere.
Era sempre stata indirizzata a quello, per porsi altre domande. Soprattutto di quel genere.
Ed era questo il motivo per cui, adesso, si ritrovava in piedi, davanti alla sua libreria, con un tomo dell’enciclopedia in mano alla ricerca di una risposa sensata che mai, comunque, avrebbe potuto leggere lì dentro.

Sospirò rassegnata, riposando il volume.

Era davvero possibile?
Che cosa era l’amore?
Poteva ritenersi innamorata?
Considerarsi “presa d’amore” per Tamaki senpai?

No.
No… no,no!
C’era di certo una spiegazione logica, anche perchè, a conti fatti, lei la febbre l’aveva ancora addosso.

Paradossalmente però, non riusciva a spiegarsi perchè, nonostante i medicinali, il bruciore alle guance, il fiato corto e le palpitazioni le fossero aumentati incredibilmente da quando suo padre le aveva parlato la sera prima.

E più il tempo passava, più cercava razionalmente di capire cosa fosse, perchè... non poteva essere no?
Di Tamaki senpai lei non poteva…

Sentì ancora le guance arrossarsi prima di esser riportata alla realtà dal suono del campanello.

Probabilmente era suo padre.
Si era lasciato convincere con riluttanza ad andare a lavoro.
Sapeva che avrebbe preferito stare a casa a prendersi cura di lei, ma aveva preferito che andasse a lavorare. Così, dopo parecchie proteste e solo dopo avergli promesso che avrebbe riposato e non studiato, lo aveva visto andar via.
Probabilmente adesso era tornato indietro con chissà quale scusa per accertarsi che davvero lei stesse riposando.

- Arrivo! – gli gridò dall’interno avvicinandosi alla porta – che cosa hai scord.. –stava per chiedergli quando si accorse che non era suo padre – uh? – fu l’unica cosa in grado di dire a quel volto sorridente.
- Come stai Haruhi? – gli sentì chiederle.





Uscì dall’aula camminando lungo il corridoio con l’aria un po’ assonnata.

Era sempre stato fiero di dormire ben dieci ore ogni notte.
Lo suggeriva spesso anche agli altri, perchè, si sa, una pelle riposata è una pelle più bella.
Eppure, da quando la sera prima quell’idea era apparsa nella sua mente, neppure la stanchezza era valsa a permettergli di riposare, di dormire.

Che Haruhi potesse essere innamorata di lui?
Che le reazioni della ragazza fossero dettate da una terza ipotesi che lui neppure aveva considerato?

Gli sembrava troppo assurdo, inverosimile e… oltremodo stupendo.

Ed era proprio questo il punto: perchè stupendo?
Era questa la domanda che lo aveva tenuto sveglio tutta la notte.

Certo, non poteva negare che avrebbe fatto piacere a chiunque, specialmente a lui, sapere di esser l’oggetto delle attenzioni di una ragazza.
Ma come poteva considerare stupendo il fatto che Haruhi potesse vederlo come un ragazzo di cui innamorarsi quando lui aveva deciso da sé di considerarla una “figlia”?

Era come se ci fosse qualcosa, qualcosa che non quadrava.
Una piccola stonatura in un magnifico spartito.

La sua dolce figlioletta innamorata del paparino,e il paparino che ne era entusiasta.

Beh! A dire il vero non ci sarebbe stato alcun problema nel gioirne se lui per Haruhi avesse ammesso di…

No, che andava pensando?
Era un pervertito, era malato.
Avrebbe dovuto vergognarsi miseramente al pensiero di…

Però di fatto ne gioiva, ne gioiva davvero.
Perchè?

Scosse il capo, come a volerne cacciare via il pensiero.

Magari non era così.

E se Kyoya si fosse sbagliato?
No, era più probabile che fosse stato lui a fraintendere le sue parole sbagliando principessa.

Solo che, se così non fosse stato, allora lui…

- AHHHH! – urlò grattandosi la testa con violenza.

Così non andava, non andava bene.
Ad ogni modo avrebbe visto Haruhi nel pomeriggio, subito dopo le lezioni, quindi avrebbe potuto appurarsene personalmente, no?
Si, non era il caso di continuare a tormentarsi prima di esserne certo.

Al momento doveva solo occuparsi di fissare con gli altri l’orario per la visita di gruppo, solo questo.
Ovviamente sarebbe stato subito dopo le lezioni, ma sempre meglio ribadirlo a tutti. Per questo stava facendo il giro delle classi prima che cominciassero le lezioni.

Entrò in prima suscitando non poco fervore tra i presenti.

- Hikaru! Kaoru! – chiamò mentre sorrideva alle principesse che lo stavano attorniando.

Solo allora indirizzò il suo lo sguardo verso i banchi dei due ragazzi.
Lo notò.
- Vogliate scusarmi. – disse sorridendo alle ragazze per poi avvicinarsi ai banchi dei due ragazzi.


Deglutì, vedendolo arrivare: il momento era arrivato prima di quanto si aspettasse.
Non era ancora pronto, non proprio a lui.

- Kaoru? – gli sentì chiedere – Hikaru… dove? –

Coraggio.
Non aveva nulla da nascondere.

- Non c’è Lord. – fece una breve pausa, il tempo di lasciargli assorbire il primo colpo – Ha preferito andare a trovare Haruhi direttamente stamattina. –





Fissò il campanello bianco un paio di vote, fermo lì davanti.

Se lo avesse saputo, sua madre non ne sarebbe stata contenta forse e lui, di certo, era preoccupato: per la prima volta si sarebbe preso un rimprovero probabilmente.
E non soltanto da lei.

Beh! Non che gliene importasse al momento.
Probabilmente non era la migliore delle decisioni, come spesso lo erano le sue del resto, ma aveva pur sempre il diritto di sbagliare a suo modo, no?
E che male c’era in quello che stava per fare?

Ciò che più lo aveva stupito quella mattina però, era stato il silenzio di Kaoru quando, prima di scendere dall’auto, dopo avergli comunicato la sua intenzione, lo aveva visto arrestarsi un istante a guardarlo.

Non approvava ed era di certo preoccupato… e anche lui lo sarebbe stato del resto.
Eppure, contrariamente a quanto lui avrebbe fatto, lo aveva lasciato andare senza dire nulla, nulla oltre quell’espressione un po’ triste nascosta da un sorriso accennato e quel sospiro.

Lo ringraziò in cuor suo, poiché sapeva che se solo avesse aperto bocca, se solo gli avesse detto qualcosa, si sarebbe lasciato convincere a non farlo, a non presentarsi proprio lì a quell’ora del mattino.

Insoddisfazione, forse era proprio a causa di quella che si trovava davanti a quella porta.
Insoddisfazione, oltre alla dovuta preoccupazione.

Non che non confidasse nella capacità di Ranka-san di prendersene cura, ma aveva comunque preferito andare lì e accertarsi delle sue condizioni, a dispetto delle lezioni a scuola.

Chissà? Forse perchè il pomeriggio precedente era stato a suo avviso sbattuto fuori da quella casa troppo presto.
In fondo lui e suo fratello erano appena arrivati!
Si, era decisamente insoddisfatto.

E poi, non aveva potuto fare nulla per lei, nulla.
O quantomeno nulla di personale, mentre il Lord...

Scosse la testa.

No, meglio non pensarci.
Farsi prendere da quella stupida gelosia non era proprio il caso, al momento.

Doveva solo bussare, sorriderle e accertarsi che stesse migliorando, soltanto questo.

Prese fiato, prima di premere con mano tremante il campanello.

Per un attimo, prima che lei gli aprisse la porta, ebbe il desiderio di andarsene, di nascondersi.
Si, così lei avrebbe pensato a uno scherzo di un bambino.

Sentì la sua voce provenire da dietro la porta.
Fu come se una colla invisibile stesse tenendo i suoi piedi immobili.
Le vide aprire la porta.

Sorrise, con un leggero imbarazzo.

- Uh? – le sentì dire alquanto confusa.

Se gli avesse fatto anche una sola domanda sarebbe scappato via di corsa come un’idiota.
O, peggio, le si sarebbe dichiarato.

No, non era ancora il momento, e non voleva di certo fare la figura del cretino.
Meglio parlare prima che lei si riprendesse.

- Come stai Haruhi? – le chiese.





Chiuse gli occhi.

Lo aveva detto.
Semplice, coinciso, schietto.

Si stupì di quanto poco fiato c’era voluto.

Ora non gli restava altro che essere testimone della sua reazione.
Già lo immaginava urlare come un pazzo, afferrarlo per le spalle e biasimarlo,prima di precipitarsi fuori dall’aula urlando di dover correre a difendere l’onore della sua adorata figliola.

Per questo non potè fare a meno di restare sorpreso di quel silenzio.

Aprì un occhio, cercando di sbirciare l'espressione sul suo volto.
Non riuscì a notare l’espressione dei suoi occhi, nascosta dal ciuffo biondo.

No, non andava bene.
Non era la reazione che si aspettava e, soprattutto, non lo aveva mai visto così silenzioso.

- L… Lord? - gli chiese incerto.
- Kaoru… - gli sentì dire a voce bassa – c’è una cosa… una cosa che vorrei sapere da te adesso. – gli vide sollevare finalmente il capo e puntare i suoi occhi verso di lui – quando io non c’ero… no, scusa. Dopo le lezioni, prima di andare da Haruhi… vorrei che mi raccontassi del tuo litigio con Hikaru. Vorrei che mi raccontassi tutto… devi dirmi tutto quanto Kaoru, tutto. –

Si sentì sprofondare.

Qualunque reazione sarebbe stata migliore di quella calma, di quella apparente compostezza e, soprattutto, di quella richiesta.




(*)parte di queste definizioni è tratta da Wikipedia e dal dizionario Palazzi
  
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