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Autore: aryabrightmore    18/06/2013    8 recensioni
Arya ha 17 anni; è una ragazza irrequieta, impulsiva, curiosa e impaziente. La sua testa gira a velocità supersonica, non riesce mai a rimanere fissa su qualcosa perchè ha sempre la sensazione di perdersi qualcos'altro.
Harry ha 19 anni; è un ragazzo malinconico, solitario, misterioso e gentile con tutti. La sua mano scrive a velocità supersonica su un quadernetto nero un po' rovinato.
"L'eleganza del riccio" è una storia che parla di errori (apparentemente) irrimediabili, di sensi di colpa e di nuovi inizi, perchè anche quando ci sembra che tutto vada nel verso sbagliato, che siamo condannati all'infelicità, la vita ci offre sempre un'altra opportunità.
A noi il compito di coglierla.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'eleganza del riccio.

PROLOGO: SUNSET

 

Il sole appariva e scompariva, creando strani e curiosi giochi di ombre sul terreno; i rami degli alberi, mossi dal vento, oscillavano con lentezza, come se qualcuno stesse cercando di agitare i loro tronchi. 
Affascinata mi avvicinai alla finestra della mia stanza per osservare quello spettacolo: era il tramonto, il cielo era in procinto di aprirsi in un temporale di fine giugno. Un classico. Qualche minuto dopo grosse gocce cominciarono a battere sul vetro della finestra rendendomi meno chiara la visuale, così chiusi gli occhi e immaginai l'acqua scendere sul mio viso e bagnarmi. Rammentavo che da piccola ero solita spostare l'ombrello, buttare la testa all'indietro e aprire la bocca lasciando che le gocce mi arrivassero fino in gola, rimanendo ad occhi chiusi per interi minuti finchè la pioggia non cominciava a picchiettare con troppa insistenza.
Un leggero rumore dietro di me mi fece sobbalzare. Mi voltai e vidi mia sorella avvicinarsi alla finestra ed unirsi a me. Profumava di lavanda e miele. 
Alis aveva tre anni più di me e caratterialmente eravamo come il giorno e la notte. Lei era calma, riflessiva, delicata e paziente, con un'unica ambizione: sposarsi con Chris, il suo eterno fidanzato. Io, al contrario, ero irrequieta, impulsiva, curiosa e impaziente. Se c'era una cosa che odiavo era il dover aspettare. Alis, poi, era estremamente razionale e controllata, mentre la mia testa girava a velocità supersonica, non riuscivo mai a rimanere fissa su qualcosa perchè avevo sempre la sensazione di perdermi qualcos'altro.
In fatto di ragazzi poi, neanche a parlarne: io non riuscivo proprio a vedermi con un fidanzato noioso come Chris ed ero sempre attratta dai tipi pericolosi o irraggiungibili o, nei peggiori casi, rientranti in entrambe le categorie appena citate. 
<< Domani vai all'ultimo allenamento di pallavolo?>> mi chiese, facendo riferimento al fatto che ultimamente ero stata malata e mi ero vista costretta a saltare ben due lezioni.
Annuii in silenzio: dopo l'estate precendente, i miei mi avevano requisito la bici, mi impedivano categoricamente di rientrare in casa dopo le otto e la sera potevo uscire solo se accompagnata; in questo inferno, la pallavolo era l'unica cosa che era riuscita a sottrarsi dalla mia punizione. Che amorevole concessione da parte dei miei genitori, no?
Era capitato tutto per colpa mia, indubbiamente, io stessa non riuscivo a spiegarmi perchè ero stata tanto stupida. Credevo di essere una persona perspiacace e sveglia, ma il casino che avevo combinato l'estate scorsa con Tyler aveva dimostrato tutta la mia "avventatezza e superificialità", come aveva detto mia madre.
Il punto era che mentre vivevo la storia non avevo la percezione del pericolo; l'attrazione per Tyler mi aveva fatto perdere completamente la testa, tanto da non prendere sul serio quello che mi stava capitando o considerare in che guaio mi stavo cacciando.
<< Va bene.. io vado Arya, devo uscire con Chris. Ci vediamo dopo a cena>> disse Alis, lasciandomi nuovamente sola. Probabilmente doveva aver notato la mia poca predisposizione al dialogo e aveva semplicemente cercato una scusa per dileguarsi. Se avesse dovuto davvero uscire con Chris sicuramente non si sarebbe ritirata per cena.
Sbuffai, realizzando quanto poco dovessi risultare simpatica in quel periodo, e ritornai a prestare tutta la mia attenzione all'acqua che ormai scrosciava irrimediabilmente sui tetti delle case.  

Quella sera a cena il mio buon umore non era migliorato: a breve mia sorella sarebbe dovuta partire per il campeggio con Chris e i loro amici e io sapevo che i miei avevano in progetto qualcosa anche per me, visto che loro lavrebbero lavorato per tutta l'estate e ormai non si fidavano nemmeno più a lasciarmi tutto il giorno da sola a casa.
<< .. quindi alla fine abbiamo deciso di fare una crociera in Grecia e poi raggiungere i nostri amici in campeggio>> disse Alis, concludendo un discorso che io non avevo ascoltato, troppo presa dai miei pensieri.
I miei le sorrisero in segno di approvazione, poi entrambi si voltarono verso di me. Sospirai. In fondo avevo avuto tempo per prepararmi psicologicamente a questo, se così lo si può chiamare, evento. Sicuramente i miei mi avrebbero mandata in qualche college per una noiossissima vacanza studio dove sarei stata controllata ventiquattro ore su ventiquattro.
<< A proposito di vacanze...>> ecco, mia madre stava per emettere l'ardua sentenza << Arya tu che ne dici di andare a trovare la nonna nel Devon? E' carino lì.. c'è la spiaggia, i parchi, il fiume.. sono sicura che ti divertirai!>>. 
Boccheggiai, mentre sentivo che la gola mi si seccava e la testa iniziava a girarmi. Due mesi in una cittadina il cui 80 % della misera popolazione era costituito da ultra 50enni? Dov'era finita l'idea della noiosa vacanza studio?
Chiusi gli occhi. Fosse stato l'anno precedente, sarei sicuramente scoppiata urlandole in faccia che non se ne parlava; ma ormai una cosa mi era chiara: ribellarmi non sarebbe servito a niente, se non a peggiorare le mie condizioni. Deglutii e riaprii gli occhi, cercando di prendere tempo.
<< Ma cosa potrei fare tutto il giorno lì?>> azzardai, cercando di accampare una scusa che, me ne resi conto io stessa, non reggeva manco un po'.
<< Potresti aiutare la nonna a fare le marmellate e i doci che lei prepara per tutto il vicinato,>> oh bene, quella si che era una notiziona... avevo sempre desiderato fare la pasticcera! << oppure la nonna mi ha detto che i suoi vicini hanno dei cavalli bellissimi e potrebbero anche insegnarti a cavalcare>>
Respirai a fondo e cercai di controllare il nervosismo che si stava facendo strada dentro di me. Perchè non potevo andare come tutti gli altri ragazzi in qualche posto con gente della mia età? Quanto avrei dovuto soffrire ancora prima di poter decidere della mia vita? Quanto ancora avrei dovuto pagare per il mio errore? 
<< Ha per caso importanza la mia opinione? Ho forse scelta?>> sbottai gelida, alzandandomi da tavola, e senza darle il tempo di rispondere me ne andai in camera, chiudendo la porta dietro di me.
Presi "The Picture of Dorian Grey" dalla libreria, infilai l'I-Pod e mi stesi sul letto. Avrei voluto urlare e mettermi a piangere ma la rabbia era talmente forte che mi bloccava ogni emozione. La verità era che nessuno mi capiva; troppo facile pensare che fossi una persona difficile da gestire. Ciò significava che me la dovevo prendere con me stessa se i miei mi volevano mandare in un posto per pensionati? L'idea era allucinante! 
 

 

  
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