Era passato un mese dalla sconfitta di Cell e la vita sul pianeta Terra era ripresa come se niente fosse. La gente che acclamava Mr Satan come paladino ignorava che era stato Goku con il suo sacrificio a salvare il mondo. Tutti avevano dimenticato o desiderava dimenticare quanto era accaduto, ma c'era qualcuno che non era disposto a farlo. Vi era infatti, fra quella moltitudine di ingrati, qualcuno che non riusciva a guardare al futuro con la stessa serenità e quel qualcuno era il giovane Gohan. Troppo piccolo per sopportare la perdita di un genitore, non abbastanza grande per comprendere l'esistenza umana, egli non era riuscito a darsi pace per la morte di Goku, si sentiva responsabile perchè era stato il suo orgoglio a deluderlo e ad ucciderlo. Preso dai suoi nuovi poteri. aveva soffocato la ragione per appagare la sua sete di vendetta. Si era dimostrato così debole, nonostante la sua invincibile forza, tanto da spingere il padre a scendere in campo. Aveva preso a schiaffi la fiducia che Goku aveva riposto in lui, e come se non bastasse, questo stesso padre invece di rimproverarlo, gli aveva rivolto parole così piene d'affetto da lasciare il segno, un segno che Gohan avrebbe portato addosso sul suo cuore come una cicatrice. Ora niente riusciva a consolarlo e questo dolore ben presto comincò a macchiate la sua vita di tinte cupe. Esse erano l'impotenza e il senso di colpa. Perso il padre, si ritrovò perduto in una terra di sole ombre, ove il sole non risplendeva e nulla viveva. Fu così che Gohan cominciò a dedicarsi in maniera folle allo studio e al combattimento, passando dalla solitudine della sua stanza, piena solo di libri che non arrecavano alcun conforto, alla solitudine dei boschi ove spesso si rifugiava per allenarsi o guardare in silenzio il resto del mondo. Chichi,contenta del fatto che finlamente il figlio si dedicasse con maggior interesse ed impegno allo studio, non ebbe modo di accorgersi del lento cambiamento che si stava manifestando in Gohan, se non quando il proverbiale appetito dei sayan cominciò a scemare. Quando Gohan smise di toccare cibo, Chichi cominciò a preoccuparsi. Lei, anche se era distratta, era pur sempre sua madre e capiva che quel cambiamento era dovuto alla morte di Goku. Tuttavia nutriva in cuor suo la speranza che questa fosse solo una fase che Gohan sarebbe stato in grado di superare, forse perchè si augurava che il figlio si decidesse ad aprirle il suo cuore e a confidarsi, ma il tempo non le diede alcuna consolazione. Tutti i tentativi da lei fatti per aiutarlo a vincere quel muro invisibile che fra loro si era eretto furono inutili, Gohan si dimostrava sempre più restio a parlare del padre e ogni qualvolta che si toccava l'argomento riusciva a sviarlo con uno dei suoi sorrisi e la scusa di un impegno urgente. Chichi però non era l'unica in pensiero per Gohan, anche Junior infatti era molto preoccupato. Cominciò a seguirlo nelle sue veglie notturne e a vegliarlo segretamente, per Junior vedere quegli occhi così vivaci, pieni di vita e di meraviglia,spegnersi e divenire malinconici e cupi era stato un duro colpo.Ormai il suo allievo era diventato quasi un'ombra che errava nei boschi senza meta e senza scopo. E quando lo vedeva si domandava in cuor suo se la scelta di Goku non fosse stata egoistica; quel ragazzino aveva bisogno del proprio padre, di una figura maschile che lo guidasse in quell'età così difficile. Gohan aveva diritto a tutto questo, possibile che Goku non lo capisse? Possibile che non sapesse quella che la sua morte avrebbe comportato? Qualunque fosse stata la risposta, Junior era solo certo del fatto che Goku gli aveva affidato Gohan fin da quel loro primo incontro e che sarebbe stato compito suo prendersene cura. Ma Junior non era sicuro neanche di questo, lui non era tagliato per fare il padre, un padre non si può in alcun modo sostituire...e poi come poteva esserne in grado? Quel ruolo lo metteva troppo a disagio, ma d'altronde non poteva nemmeno rimanere con le mani in mano, si rendeva conto che era necessario parlare al suo giovane allievo quanto prima. L'occasione si presentò una sera, alla fine degli allenamenti quotidiani del ragazzo, Junior aspettò che Gohan si ritirasse vicino alla cascata, dove era solito andare dopo gli allenamenti, per parlargli. Lo ritrovò seduto, che gli dava le spalle, a gambe incrociate, immobile e in silenzio; non ebbe bisogno di dire niente per farsi annunciare. Gohan, senza voltarsi, emise un flebile 'ciao' e solo dopo qualche minuto si alzò e si girò a guardarlo. Junior vedendolo così da vicino si stupì di constatare quanto fosse diventato diverso, ora aveva un che di adulto e di maturo,non era più il bambino che aveva conosciuto all'inizio, e questa sua sorpresa lo mise ancora più a disagio perchè non sapeva come iniziare. Dopo qualche minuto di silenzio decise di rompere il ghiaccio con una stupida frase di circostanza.
"Vedo con piacere che non hai smesso di allenarti...."
"Sì..ormai mi alleno tutti i giorni...era da un po' che non seguivo un programma così intensivo..."
"..non credi però che di quando in quando dovresti anche nutrirti...?"
"Forse hai ragione.." "..ma quando si è talmente presi, difficilmente ci si ricorda delle cose più essenziali.."
"Senti Gohan ho bisogno di parlarti.."
"Junior quanto sei serio oggi, non ti ho mai visto così..ma che è tutta questa fretta?" "..che ne dici di allenarci un po' insieme...è da tanto che non lo facciamo..dopo ti prometto che avremo tutto il tempo di parlare..allora che ne dici?"
"D'accordo Gohan.."
Junior, rassegnato alla cocciutaggine dell'allievo, si tolse il turbante e gettò a terra il mantello, augurandosi di riuscirlo a farlo ragionare.