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Autore: shjne    19/06/2013    2 recensioni
Quando trovi la tua anima gemella senti dentro di te una sensazione di pace e di benessere talmente intensa… Ti sembra di conoscere quella persona da sempre e ti rendi conto che prima di lei non c’era niente. Sai che quella è la tua persona ed è solo tua. Per sempre. Quelle sensazioni che avevo provato quando avevo visto Patch entrare in ospedale, dove lavoravo come medico, con una donna fra le braccia che stava per partorire, la mimetica sporca di sangue e il volto sudato erano state quelle: pace e benessere.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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we can save us







Le lenzuola profumavano. La stanza profumava. Patch profumava.
I suoi baci caldi mi svegliarono, la luce del sole filtrava dalle persiane, l’aria fresca mi fece rabbrividire e subito un abbraccio di Patch mi riscaldò. Era stata la nostra prima notte, la nostra prima notte da marito e moglie, la prima volta in cui avevamo fatto l’amore, e io davvero, non credevo che potesse essere così bello. La mia mamma era morta e non avevo potuto chiedere a lei, sarebbe sembrato comunque inappropriato. Il mio papà era morto e non poteva far si che quel momento arrivasse il più tardi possibile per la sua bambina. Quasi non si sentivano le urla e i pianti dalla nostra soffitta, quasi sembrava tutto normale. Quasi. Sembrava tutto così semplice, una coppia di neo sposi che si svegliava dopo una lunga notte, nella loro bella casa, nel loro bel paese dove la felicità e la pace regnavano. Dove era tutto semplice. Lì però non c’era niente di semplice.
“Buongiorno principessa”
I suoi baci partendo dal collo arrivarono lentamente fino alle mie labbra, aveva i capelli neri arruffati, gli occhi neri e il suo petto nudo erano perfetti, come al solito.
“Buongiorno Patch”
Strinsi le braccia attorno al suo collo e lui strinse me dai fianchi. Era fantastico, i nostri corpi nudi erano attaccati e non avevano nessuna intenzione di staccarsi.
“Sei bellissima”
Mi sentii avvampare. Mi strinse ancora più forte, e strofinò il suo volto nell’incavo del mio collo. Era la persona più dolce del mondo, difficile da dire di un militare.
“Patch”
Rimasi stretta a lui buona parte della mattinata. Dovemmo alzarci e scendere giù in strada. Sarebbe tornato tutto come prima. Feriti da curare e nazisti da fermare. Un bambino sanguinante si trascinava per strada, Patch corse verso di lui e lo prese fra le braccia. Lo portò da me.
“Tesoro, che ti è successo?”
Medicai la ferita il meglio possibile e la bendai, lo avrei portato in ospedale per dei punti.
“Mi ha picchiato, non ho fatto niente, la mamma mi aveva chiesto di andare a comperare del pane, lei è molto malata, sarà preoccupata, devo tornare a casa, grazie signorina, grazie signore.”
Patch scosse la testa.
“Dobbiamo andare in ospedale, vi accompagno e poi vado dalla tua mamma, le porto delle medicine e le dico che presto tornerai a casa”
Il bambino scoppiò in un pianto disperato, era scosso da singhiozzi e si teneva il volto fra le mani.
“Deve mangiare, ha bisogno del pane. Guarirò, ma devo tornare a casa.”
Abbracciai forte il bambino, o meglio piccolo uomo, e lo consolai.
“Le porterò del anche del pane.”
Disse Patch accarezzandogli la testa, il bambino si voltò verso di lui e lo abbracciò. Patch lo strinse a sua volta. Avrei tanto desiderato un figlio, un bambino nostro, da accudire, proteggere e amare, una nostra creatura, un nostro miracolo, miracolo perché tutti i bambini sono dei miracoli.
Andammo in ospedale e Patch, dopo averci scortati, alla casa di Jeremia. Jeremia aveva solo sette anni e doveva prendersi cura della madre e delle due sorelle minori. Vendeva giornali per guadagnare, avrebbe dovuto giocare a palla con i suoi amici.
La giornata fu una delle peggiori, ricevetti una lettera in cui c’era scritto che Rose era morta, malaria.
Ovunque avessero portato gli ebrei, in qualsiasi posto, non c’era igiene, non c’era cibo o acqua. Vivevano come sassi, privati anche dei loro nomi. Non si poteva paragonare la loro vita a quella degli animali, perché gli animali vivevano in condizioni migliori.
Piansi tutta la sera fra le braccia forti del mio soldato americano, Patch.
Senza la guerra non lo avrei incontrato, ma senza la guerra migliaia di persone sarebbero sopravvissute, tutto sarebbe stato normale. Avrei trovato Patch, due anime gemelle prima o poi si incontrano, sulla terra o in qualunque posto con la P maiuscola che ci ospita alla nostra morte. Quando trovi la tua anima gemella senti dentro di te una sensazione di pace e di benessere talmente intensa… Ti sembra di conoscere quella persona da sempre e ti rendi conto che prima di lei non c’era niente. Sai che quella è la tua persona ed è solo tua. Per sempre. Quelle sensazioni che avevo provato quando avevo visto Patch entrare in ospedale, dove lavoravo come medico, con una donna fra le braccia che stava per partorire, la mimetica sporca di sangue e il volto sudato erano state quelle: pace e benessere.
Lui era la mia anima gemella, lui era la mia forza. E io sarei dovuta essere più forte per lui, per lui che aveva abbandonato la sua famiglia per aiutare la gente tedesca e per liberare gli ebrei, per lui che era forte per me.
“Non posso credere che sia morta, Patch, lei era come una sorella per me.”
“Amore mio, ora lei non sta soffrendo più, è in un posto dal quale potrà vegliare su di te e non soffrire più, avrà la pace eterna, aiuterà me a combattere contro questo mondo, tornerà la pace.”
“Patch, lei, è ingiusto.”
“Lo so amore, lo so”.
Mi strinse a sé e mi cullò, come una mamma culla il proprio bambino per farlo addormentare.
“Ti amo Demi”
“Ti amo Patch”
Mi addormentai fra le sue braccia, al caldo, protetta.
La mattina seguente mi svegliai con un dolore tremendo allo stomaco. Mi alzai dal letto e corsi a vomitare.
“Demi, amore mio, che succede?”
“Nulla, sarà stata la carne di ieri, sto bene”
E stavo davvero bene. Un bene difficile da descrivere, bene dentro, completa.
“Demi”
“Dimmi Patch”
“Tu, sei sicura di stare bene?”
Lo abbracciai, sentivo di doverlo fare, e lui mi riportò a letto. Andai con Patch in ospedale poco dopo. Per fortuna, nessun ferito. Jeremia tornò con la mamma che sembrava essere guarita.
“Grazie signorina, grazie signore, grazie”
La donna ci strinse le mani, il suo tedesco era molto marcato.
“Facciamo il possibile”
“Grazie, posso fare qualcosa per sdebitarmi?”
Io e Patch sorridemmo e scuotemmo il capo.
“Lo facciamo con piacere, vogliamo aiutare chi ne ha bisogno.”
“Mamma, da grande voglio fare il militare”
La madre fissò il figlio e poi Patch, poi tornò nuovamente a Jeremia.
“Sono fiera di te, bambino mio”
Si abbracciarono e Patch strinse il suo braccio attorno alla mia spalla e mi baciò fra i capelli. Si sarebbe sistemato tutto. Tutto sarebbe tornato come prima. Come prima, quando abitavo in Italia, quando lavoravo a Milano in ospedale, quando non conoscevo Patch. Ma lo avevo conosciuto, questo bastava.
Demmo a Jeremia delle provviste e dei medicinali. La madre ci baciò le mani.
“Patch, mi sento strana”
Mise la sua grande mano sulla mia fronte e scosse la testa.
“Non hai la febbre. Demi, che hai?”
Sollevai le spalle e mi sedetti per terra, Patch scivolò sul muro e si sedette accanto a me prendendomi la mano e sorridendo.
“Amore mio, sono così felice, è la cosa più bella che potesse capitare ora, ti amo”
Lo fissai interrogativa e capii solo quando poggiò la mano sulla mia pancia.
“Stamattina hai vomitato. C’è qualche possibilità che tu sia incinta? Margaret vomitava quando era incinta”
Sorrisi e lo strinsi a me, ero incinta.
“Demi”
“Patch”
Mi baciò e continuò ad accarezzare la mia pancia, ancora piatta. Era un miracolo. Un miracolo fra tanta disperazione, un nostro miracolo, il miracolo dell’amore.
Sentivo Patch più vicino di sempre, lo sentivo dentro di me. Ed era fantastico, una sensazione di pace e di benessere. Dentro la mia pancia c’era una creatura.
Noah Patrick Dewayne nacque l’8 maggio 1945, il giorno della resa del Terzo Reich.
Shjne Destiny Dewayne nacque l’8 maggio 1985, il giorno della resa del Terzo Reich.


GIRLSSSS, I'M HERE, AGAIN
Inizio col dire che avevo scritto una FanFic intitolata "We can save us", era sui ragazzi, Demi non centrava nulla lol, ma poi l'ho eliminata e ieri sera mi sono messa a scriverne una OS, più o meno è sempre l'idea della FanFic, quindi se l'avevate letta vi sarete riviste, ci ho messo Demi perchè ci stava troppo bene e sui ragazzi ne ho già tante. Confido in voi, lasciate una recensione lol
Alla prossima, 
Shjne c:


  
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