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Autore: Ashley_94    19/06/2013    2 recensioni
Questa storia parla del primo amore di un ragazzo che, però, è impossibile data la natura dell'amata.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Salve. Comincio con il dire che questa storia l'ho scritta per il concorso nazionale "Arte di parole" dell'anno 2012-2013, ma non ha avuto il successo che speravo...ho deciso così di pubblicarla qui per sapere cosa ne pensate voi. A me piace molto, ma...il mio giudizio è soggettivo...Vi sarei molto grata se mi mandaste delle recensioni con i vostri commenti.
Baci :)
           Ash :)

 

I'LL BE WAITING FOR YOU FOREVER.
 

Mi chiamo Michele, ho ottantun anni e questa è la storia del mio primo amore.

Era il 26 marzo 2012,avevo 17 anni, il mio amico Riccardo mi aveva telefonato per dirmi che non sarebbe venuto a casa mia per studiare a causa di Diana, la sua fidanzata, che aveva deciso di andarsi a fare un tatuaggio e voleva che "la sua dolce metà" fosse presente, così decisi di andare al parco. Mi sedetti su una panchina e mi guardai intorno. Ad un certo punto notai una ragazza bionda seduta su una panchina a poca distanza da dove ero seduto io. La ragazza si girò e cominciò a fissarmi, così la salutai, ma lei continuò a rivolgermi uno sguardo serio e triste,senza parlare.

Il giorno successivo tornai al parco e trovai quella strana ragazza seduta sempre sulla stessa panchina a fissare il vuoto e, quando si girava verso di me e le facevo un cenno con la mano, lei continuava a restare lì senza reagire. La scena si ripeté per diverse settimane, finché, il 12 aprile 2012, presi l'iniziativa ed andai a sedermi sulla sua stessa panchina.
-Ciao!-le dissi sorridendo.
La ragazza si girò.
-Ciao!-mi rispose dopo avermi fissato a lungo con i suoi occhi color zaffiro.
-Cosa ci fai qui, sempre da sola?-le chiesi.
-Aspetto...
-E cosa aspetti?
-Aspettavo che mi venissi a parlare.-mi rispose sorridendo.
-Veramente?
-Sì. Ogni giorno anche tu vieni qui, ti siedi laggiù, mi guardi, mi fai un cenno con la mano, aspetti un po' e poi te ne vai...
Abbassai lo sguardo imbarazzato.
-Come ti chiami?-mi chiese.
-Michele, tu?
- Crystal.
-Bel nome.
Mi sorrise e fu come se tutto ciò che era intorno a noi fosse sparito, c'eravamo solo io e quella bellissima ragazza.
-Vuoi uscire con me?-le chiesi senza accorgermene.
Crystal abbassò lo sguardo.
-Non devi, se non vuoi...-mi affrettai ad aggiungere.
-Non saprei...
Impiegai due settimane per convincerla a venire al cinema con me.

- Riccardo! Devo dirti una cosa!-esclamai.
Io e Crystal uscivamo da quasi un mese e avevo voglia di parlarne con il mo migliore amico.
-Dimmi!
-Da un mese esco con una ragazza.
-Wow! Com'è?
-Bionda con gli occhi di zaffiro.
-Occhi di zaffiro?!? Non mi starai diventando un poeta, vero Michele?!?-disse ridendo.
-Ma figurati!-risposi.
Era bello essere riuscito a parlarne con lui: avevo sempre avuto paura che mi avrebbe preso in giro, ma, in fondo, sapevo che non lo avrebbe fatto...
-Come bacia?-mi chiese ad un certo punto.
-Non lo so...-risposi abbassando lo sguardo-non l'ho mai baciata...
Riccardo mi guardò con gli occhi sgranati.
-Non fare quella faccia da ebete!-esclamai.
-Uscite da un mese e non l'hai ancora baciata?!?-mi chiese incredulo.
-Volevo aspettare il momento giusto...
- Michele! Va bene non affrettare troppo le cose, ma ora stai esagerando!
-E che dovrei fare?!?-chiesi esasperato.
-Quando uscite la prossima volta?
-Sabato pomeriggio...
-Perfetto...allora...prima di andare via la guardi negli occhi, le accarezzi dolcemente la guancia, ti avvicini lentamente a lei...-disse imitando ciò che stava dicendo.
Annuii per fargli capire che lo stavo ascoltando.
-E poi la baci, -continuò scompigliandomi i capelli-facile!
Alzai gli occhi al cielo.

Crystal era seduta vicino a me, sulla stessa panchina su cui ci eravamo parlati per la prima volta.
-Che bella nuvola!-esclamò indicando il cielo-Non ti ricorda una tartaruga?
Provai a concentrarmi per visualizzare l'animale, ma riuscendo a identificare solo una nuvoletta solitaria in quel cielo di fine maggio.
-Sì...-risposi ancora concentrato nel riconoscimento del rettile.
Crystal scoppiò a ridere.
-Che c'è?-le chiesi voltandomi verso di lei.
-La tua faccia è così buffa! Sei tutto concentrato su quella nube!
Non sapevo cosa dire, così mi limitai a sorridere. Crystal ricominciò a guardare il cielo, mentre io continuai a fissarla, incantato dai suoi occhi che, rispetto al primo giorno, erano più luminosi e allegri.
- Crystal...-la chiamai.
-Dimmi...-replicò lei voltandosi verso di me.
Non le risposi, semplicemente mi avvicinai al suo viso per baciarla, ma lei si allontanò. Si alzò dalla panchina e fece per andarsene.
-Aspetta!-urlai cercando di prenderle la mano.
Lei si girò verso di me e cominciò a fissare le nostre mani. Solo allora mi accorsi che la mia mano attraversava la sua. Spalancai gli occhi e ritrassi la mano.
-Che cosa sei?-le domandai spaventato.
Lei abbassò lo sguardo.
-Un fantasma...-rispose.
-Quindi sei morta?
Annuì.
-Come?
-Non lo so di preciso.-sussurrò sedendosi-mi ricordo solamente questo parco e questa panchina. Ho la sensazione di aver passato qui molte giornate da viva, ma non so perché, con chi...Ogni giorno torno qui nella speranza di ricordare, aspettando di vedere qualcosa o qualcuno di familiare e poi ho visto te...
-Ma io non ti avevo mai vista prima di quel pomeriggio...-replicai.
-Neanche io in realtà...sapevo solo che mi ricordavi qualcuno...
Restammo a lungo in silenzio. Lei aveva ricominciato a scrutare il cielo. Io fissavo l'erba pensieroso. Non sapevo cosa dire o fare. Il mio cervello gridava "Vattene! Allontanati da questa cosa!". Decisi di ascoltarlo.
-Forse è meglio se vado...-bisbigliai alzandomi.
Crystal annuì.
-Magari ci rincontreremo...-continuai.
-O magari no...sai...non ti biasimerei se tu volessi scappare e non tornare più...in fondo sono solo un' immagine riflessa di ciò che ero...-mormorò con gli occhi che lasciavano trasparire un grande dolore.
Le diedi le spalle commosso.
-Ricorda solo questo: io ti aspetterò per sempre.- aggiunse.
Mi voltai verso di lei, ma lei non c'era. Era sparita. Restava solo l'immagine dei suoi occhi gonfi di sofferenza impressa nella mia mente.

Passarono due anni, durante i quali non tornai più in quel parco. Finii le scuole superiori e mi trasferii a Milano per frequentare l'università. Lì trovai un lavoro in uno studio legale vicino a dove avevo affittato l'appartamento, così decisi di non tornare più nel paese in cui ero cresciuto. Conobbi anche un'altra ragazza, Angelica. Nell' estate del 2028 io e Angelica ci sposammo e lei diventò la madre dei miei figli.

Dopo la morte di mia moglie, avvenuta nel febbraio del 2073, caddi in depressione, per un paio d'anni rimasi nella casa dove avevamo abitato insieme tanto a lungo, ma i ricordi erano troppi, così decisi di tornare nel posto in cui avevo lasciato una parte del mio cuore.

Tornai in quel parco dove avevo conosciuto il mio primo amore. E lì la rividi, seduta sulla "sua" panchina. Era più bella di quanto ricordassi. I suoi capelli erano ancora d'oro e i suoi occhi avrebbero ancora fatto invidia al firmamento. Mi sedetti di fianco a lei.
-Buon giorno Crystal.-la salutai cortesemente.
Lei si voltò verso di me con gli occhi sbarrati.
-Come conosci il mio nome?-mi chiese stupita.
-Tante cose ho dimenticato del periodo dei miei diciassette anni, ma mai avrei potuto scordare il nome della persona che mi ha fatto scoprire l'amore...
- Michele...mi sei mancato tanto!-disse sorridendo.
-Scusa se ti ho fatto aspettare tanto...
-Cosa sono sessantaquattro anni quando si ha l'eternità a disposizione?
Sorrisi. Finalmente, da quando Angelica mi aveva lasciato, ricominciai a sorridere.

È passato un anno da quando sono tornato. Ho riacquistato la vecchia casa dei miei genitori e mi ci sono trasferito. Tutti i giorni vado al parco e mi siedo su quella panchina tanto importante per me, aspettando il momento di tornare a casa per la cena. Non dovrò più aspettare Crystal: pochi giorni dopo essere tornato decisi di aiutarla a ricordare come era morta. Per sette mesi indagai, finché scoprii che era stata uccisa dal suo ex fidanzato in quel parco nel luglio del 1974. Il ragazzo, dopo aver confessato tutto alla polizia, si era suicidato. Non appena le raccontai ciò che avevo scoperto lei mi ringraziò e mi disse che era finalmente in pace e poteva andarsene: aveva finalmente finito di aspettare.

Anche in questo momento sono al parco, ma oggi c'è una novità: con me ci sono anche Monica, mia figlia, Giovanni, mio genero, e Leonardo e Sebastiano, i miei nipotini.
-Andiamo papà?-mi chiede Monica - È ora di cena!
Annuisco e mi alzo dalla panchina. Sebastiano mi prende per mano.
-Aspettaci mamma!-urla Leonardo.
Monica e Giovanni si fermano. Quando io e i bambini li abbiamo raggiunti ci incamminiamo tutti insieme verso casa mia.
-Sai nonno,-comincia Sebastiano - mi piace molto questo parco, sembra magico...
Gli poggio una mano sulla testa e gli scompiglio i capelli. Lui ride.

-Non immagini quanto.-gli dico sorridendo.
 

THE END

  
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