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Autore: xbiebsvoice    19/06/2013    1 recensioni
'Era tutto più difficile da quando lui non c'era più. Era diventato difficile uscire di casa, era diventato difficile ridere per una battuta in televisione, era diventato difficile riuscire a fare una conversazione in famiglia. Ero diventata difficile anche io.'
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                     1. Won't forget
 
 

Stavamo passando per la strada principale della città, per arrivare a scuola. Tenevo la testa leggermente sporta dal finestrino abbassato della macchina, lasciando che l'aria ancora estiva mi scompigliasse i capelli. Mi era piaciuta particolarmente quell'estate, nonostante non fossi andata in vacanza e l'unico posto che frequentai per tutta la stagione fu il parco accanto a casa. 
Notai che le foglie di alcuni alberi iniziavano già a passare da un verde brillante a un giallo, con sfumature sul marrone. Alzai lo sguardo al cielo totalmente azzurro, con qualche candida nube bianca come il latte. 
Era un peccato iniziare la scuola in una giornata così bella.
Mi chiedevo ancora come me la sarei cavata. Se Amanda non avesse dovuto andare al college, avrei sicuramente chiesto aiuto a lei. Prima faceva parte delle cheerleader, e conosceva praticamente tutti in quel liceo.
"Come sarà?" chiesi a mia sorella, che mi stava dando un passaggio, in occasione del primo giorno di liceo. 
"Come sarà cosa?" Stupida, stupida. Mi girai verso di lei.
"Il liceo." dissi semplicemente, prima di rivolgere lo sguardo verso il paesaggio.
"Te la caverai, non è così terribile. Un po' di giorni e ti troverai un paio di amiche."
Certo. La stessa cosa che mi disse quando dovetti iniziare le medie. Alla sua risposta sospirai, e portai le gambe al petto, rannicchiandomi sul sedile.
All the love in the world couldn't save you, all the innocence inside, you know I tried so hard to make you, I wanna make you change your mind...
"Rose, è la vostra canzone! Alzo il volume." Amanda iniziò a cantare. La nostra canzone, appunto. Mia e di Sean, non sua. 
So now I wander through my days, trying to find my ways... 
"Next to these feelings that I felt,I saved for you and no one else! Avanti, Rosalie!"
Mhm. La nostra canzone, non la sua, la nostra canzone..
"Spegni la radio Amanda" bofonchiai. Era difficile.
Mia sorella non disse nulla, come giusto che fosse, e si affrettò a far tacere la radio. Le note di Street of Dreams, che fino a un attimo riecheggiavano nel vecchio pick-up di Amanda, sparirono. Esattamente come quando finisce un sogno, esattamente come quando finì la vita di Sean. 
“Contenta?” chiese la ragazza accanto a me, ormai donna oserei dire, con un leggero tono di acidità. Mi innervosii. Ero l’unica della nostra famiglia che non era ancora riuscita a superare la morte di nostro fratello, e come se non bastasse ognuno di loro me lo ripeteva sempre, facendomelo pesare ancora di più, come se facessi apposta, come se fosse colpa mia. Quando se ne andò, l’amore dentro di me fu sostituito da un grande vuoto. Da aria, dal nulla. E andava bene così, perché mi sarei sentita dannatamente in colpa se avessi cercato di riempire quel vuoto. Sarebbe stato come dimenticarlo, e io non volevo dimenticare.
“Rosalie- Amanda mi riportò sulla terra ferma. –non… non puoi andare avanti così, diamine. Ti stai rovinando la vita, lo capisci? Non hai amiche, non esci mai di casa, non fai mai niente da quando Sean è morto! Lui non vorrebbe così, lo sai! Ascoltami!” Stessa ramanzina, stesse parole, stesso discorso che ormai sapevo a memoria.
“Hai finito?” chiesi. Ero scocciata, ma cercai di non darlo a vedere. Mia sorella sbuffò e ritornò con lo sguardo sulla strada. Eravamo arrivate.
Aprii lentamente la portiera e cercai di scendere senza inciampare nei miei stessi piedi. 
“D’accordo Rose, ci vediamo questa sera” mi salutò Amanda, prima di sfrecciare via e sparire dietro l’angolo. 
Non ero nemmeno entrata che già pensavo a quanto sarebbe stato terribile. Feci un profondo sospiro e lentamente, varcai la soglia dell'edificio.
Dentro c’era la confusione totale; un’enorme massa di gente si dirigeva a destra e a manca. Come nei film. Odiavo il caos, odiavo il rumore. La prima cosa che feci fu uscire di nuovo da lì dentro. Mi sedetti sugli scalini, cercando di non essere investita dai ragazzi che stavano entrando e iniziai respirare lentamente, per calmarmi.
Dai Rose, forza Rose. L’ha detto anche Amanda, non è così terribile, continuai a ripetere tra me e me. 
Raccattai i libri e il borsone che appoggiai a terra e mi alzai velocemente, per poi entrare di corsa dentro la scuola. Seguendo le indicazioni cercai di raggiungere la segreteria e chiedere la combinazione per il mio armadio, di cui ancora non sapevo la posizione. Mentre entravo, in sala d’attesa sedeva una ragazza. Aveva i capelli ricci e dei grandi occhi chiari che mi sorrisero subito. Era carina. 
“Ciao- disse lei –primo giorno da liceale, eh?” chiese. Annuii, per poi abbassare lo sguardo e andarmi a sedere qualche posto più in la. Erano sedie di plastica parecchio scomode, ma profumavano di pulito. Dopo poco una segretaria molto giovane mi invitò ad accomodarmi. 
“Salve signorina…?” ecco.
“McCartney” dissi velocemente. Cercai di non guardarla negli occhi, e mi puntai su qualsiasi cosa ci fosse in quell’ufficio. Un calendario non molto casto, un vaso di fiori freschi, un vecchio computer..
“Rosalie McCartney, sorella di Amanda e di…” Ma perché doveva concludere le frasi così? Sean, si chiamava Sean, non è una bestemmia. So che ho una sorella ex cheerleader e un fratello morto, mi serve solo una dannata combinazione.
“La prego, mi può dare la combinazione del mio armadietto?” I nervi.
“Sei di fretta, eh? Tieni.” Mi porse un foglio con scritta una serie di numeri. “L’armadietto si trova vicino all’aula di biologia. Dato che è di fretta, può anche farsi accompagnare da qualche studente” Che divertente. La ringraziai e corsi fuori dalla segreteria. Di nuovo il caos più totale.
Iniziai a camminare sfacciatamente verso un gruppo di ragazzi in cui riuscii a distinguere la chioma riccia della ragazza che incontrai prima. Fu lei stessa la prima a notarmi.
“Ehi! Hai bisogno di una mano, bimba?" chiese. Bimba? Io?
“Mi hanno detto che il mio armadietto è vicino all’aula di biologia e non ho la minima idea di dove si trovi” 
La riccia si girò verso il suo gruppo di amici, per poi posare lo sguardo su un ragazzo.
“La accompagni tu, Jay?” chiese dopo, rivolgendosi al ragazzo accanto a lei. 
Indossava una maglia bianca, a mezza manica, che rivelavano gli innumerevoli tatuaggi sul braccio sinistro. Sul capo portava un cappello rosso con la scritta 'Yankees'. Ricordai che anche Sean ne aveva un paio, ed esattamente come il ragazzo, li portava con la visiera all'indietro.
“Okay- disse  –vieni” Lo seguii senza dire parola. Affrettando il passo lo raggiunsi e camminai al suo fianco. Il mio imbarazzo si sarebbe potuto vedere anche a miglia di distanza, e il fatto che la maggior parte del corridoio ci osservava, bisbigliandosi nell'orecchio non faceva che peggiorare le cose. 
Jay invece sembrava così a suo agio, camminava dritto, con la testa alta e un'espressione seria sul volto. Al mio contrario, non si preoccupava per niente di tutto quel bisbigliare.
“Il tuo nome sarebbe?” chiese.
Voltai completamente la testa verso di lui, per la prima volta. “Rose, cioè, Rosalie” sussurrai. 
Per una volta cercai di fare la ragazza educata e a mia volta gli chiesi quale fosse il suo nome. “Justin” Disse voltandosi verso di me. I suoi occhi erano belli, mi ricordavano tanto quelli di Sean; erano grigi, ma luminosi, e profondi.
“Questo dovrebbe essere il tuo armadietto, te la ricordi la strada per tornare indietro?” chiese. Annuii, frettolosa, e lo sorpassai raggiungendo l’armadietto. Ovviamente non mi ricordavo davvero la strada per tornare indietro. Ringraziai il mio senso dell’orientamento pari a zero, ereditato da mio padre. Era per questo che non andavamo mai in vacanza per conto nostro: rischiavamo sempre di perderci.
Lentamente iniziai a fare la combinazione per cercare di aprire l’armadietto, che ovviamente, non si aprii. Con la mia incredibile forza pari a quello di un topolino contro un gatto, diedi innumerevoli pugni all’aggeggio di ferro, che però non si decideva ad aprire. Non è così terribile, non è così terribile, non è così terribile...
“Oh” Mi voltai di scatto, Justin era ancora lì, che mi fissava divertito. “Questi armadietti sono tutti uguali. Basta dare un bel colpo al punto giusto e si aprirà, vedi?” mi disse, mentre diede un forte pugno al metallo. I suoi muscoli si tesero, il mio armadietto, incredibilmente, si aprì.
“Grazie” sussurrai. Fece per andarsene, ma lo fermai, ammettendo di non ricordare bene la strada per tornare indietro. Iniziai a camminare, stando dritta al suo fianco, senza proferire parola. 
“Le tue amiche dove sono?” Ah, caspita. Le amiche. Io avrei dovuto farmi delle amiche. Amiche che ancora non avevo.
“Io non ho amiche” Eh, già. E forse dava più fastidio agli altri , che a me. Io ero sempre stata una ragazzina che si faceva i fatti suoi, prima e dopo la morte di Sean. Ero una specie cassaforte, e anche ben sigillata. 
Justin si girò verso di me, fermandosi di colpo. I suoi occhi. 
“E perché non dovresti avercele, Rose?” Bella domanda.
“Magari è giusto così” 
“Ma bimba,” Justin riprese a camminare, attribuendomi lo stesso soprannome che mi diede la ragazza riccia “La tua non è una risposta. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia accanto e che ci voglia bene.” Sean.
Justin aveva ragione. Annuii, gli occhi pieni di lacrime tristi. Abbassai immediatamente lo sguardo e camminai a testa bassa. 
"Rose?" chiese.
"Devo andare"  



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           Hi guys.
 
Questo è il primo capitolo della mia nuova storia, la prima che pubblico su EFP, anche se non la prima che scrivo. So che ci sono dei piccoli dettagli diversi, ad esempio il colore degli occhi di Justin, che nella storia sono grigi anzichè castani chiaro. E specifico, Justin NON è famoso in questa ff. Spero che come inizio vi piaccia, e che continuaste a seguire i miei capitoli. Scrivetemi cosa ne pensate. Mi scuso per eventuali errori, alla prossima! 
Dilmi


La canzone citata nel capitolo si intitola Street of dreams dei Guns N' Roses
  
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