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Autore: lightoftheday    17/09/2004    3 recensioni
Jennifer è l’emblema della donna normale: non è belllissima, non è intelligentissima, non ha niente che la renda speciale o particolare. Ha quasi trentun anni, un lavoro stabile da segretaria, una vita senza scossoni, quella che ha sempre desiderato. Almeno finché il destino non ci mette del suo…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona lettura! Mandy

Capitolo 26

Inutili prese di coscienza

 

Di tornare a casa Dominic non aveva la minima voglia. Non rendendosi conto che effettivamente lo stava facendo si era diretto verso casa di Jennifer e aveva cercato parcheggio quanto più vicino potesse a casa sua. Non si era fermato a riflettere sul fatto che mancasse poco più di un quarto d’ora alla mezzanotte, lo fece e basta: si diresse spedito verso il portone e suonò al citofono.

Gli rispose almeno un minuto dopo una voce leggermente assonnata. - Chi è?- aveva detto Jennifer dall’altra parte, un po’ scocciata.

- Jenny, scusami…-

Lo riconobbe subito, del resto non è che ci volesse molto.

- …sono Dominic.-

- Hey…- gli aveva detto cambiando decisamente il tono della voce, - Vieni su.-

Dal sabato mattina non si erano più visti né sentiti e Jennifer quella volta si era imposta di non preoccuparsi e di non prenderla male, per non incappare in certe situazioni del resto le bastava chiudere gli occhi e ricordarsi come erano stati l’ultima volta insieme, non poteva essere arrabbiata con una persona che la faceva sentire così.

Era arrivato al pianerottolo, Jennifer al primo sguardo aveva subito intuito che ci fosse qualcosa che non andava. Dominic aveva un’espressione decisamente crucciata che veniva fuori in tutta la sua prepotenza, anche se cercava di fare finta di niente. Appena era stato davanti a lei le aveva sorriso mentre la raggiungeva, l’aveva abbracciata e le aveva chiesto nuovamente scusa per quell’improvvisata a quell’ora decisamente tarda.

- Mi andava talmente tanto di vederti che non ho resistito. E poi una volta mi avevi detto che potevo farlo, così ho preso la palla al balzo.-

Jennifer capì che se era lì, a quell’ora e di quell’umore decisamente contrariato, anche se nei suoi confronti era sempre così carino, era perché aveva davvero bisogno di stare con lei. Chissà quale poteva essere la causa di quello stato d’animo, mentre ancora lui la teneva tra le braccia gli aveva appoggiato una mano sulla nuca e l’aveva sentito molto teso. In verità non le interessava poi molto il motivo, l’unica cosa che le importava era fare qualcosa per lui.

- Hai fatto bene, dai entriamo.- l’aveva incitato spostandosi dalla porta per lasciarlo passare.

Anche Sploffy si era alzato per controllare chi fosse arrivato a quella strana ora, appena aveva visto Dominic gli era andato incontro e gli si era strusciato contro le gambe. Dominic gli aveva fatto una carezza, ma a dirla tutta non era molto in vena di fare le coccole a Sploffy. Gli animali sono più sensibili dell’uomo in certe situazioni, è come se avvertissero nell’aria certe vibrazioni: dopo quella carezza il gattone si era voltato ed era tornato a dormire.

- Ti ho svegliata, vero?- le chiese mentre Jennifer stava chiudendo nuovamente la porta, sentendosi leggermente in colpa.

- No, ancora non stavo dormendo. Ero già a buon punto, ma non preoccuparti, davvero. Mi fa piacere che sei qui.-

- Era meglio se ti chiamavo prima, scusami, sono un deficiente.- aveva ribattuto Dominic, che più stava in quella situazione e più si sentiva, per l’appunto, un deficiente.

Jennifer si era avvicinata a lui appoggiandogli entrambe le mani sul collo, quindi aveva parlato con un tono di voce più rassicurante possibile, dato che cominciava a notare che Dominic era in uno stato psicologico piuttosto debole. Mai come in quel momento aveva sentito così forte da parte sua quella richiesta di accettazione e protezione.

- Non ti preoccupare, va benissimo. Sono contenta che sei qua, hai fatto bene a venire.-.

Detto questo si era tirata su sulle punte dei piedi e gli aveva dato un bacio, Dominic l’aveva assecondata stringendole le braccia attorno alla schiena e premendola contro di sé. In effetti, se anche non ci aveva riflettuto, sapeva perché aveva avuto quel bisogno improvviso e del tutto non controllabile di andare da lei. Era arrivato da nemmeno un minuto, ma già percepiva il suo umore cambiare, si sentiva bene, e se anche era dispiaciuto di averla infastidita era convinto che quella fosse stata la cosa migliore che poteva fare. Tuttavia non poteva rimanere lì, quando quel bacio era finito le aveva sorriso.

- Grazie, ma adesso me ne vado, vorrai tornare a letto e io ti sto infastidendo.-

In effetti Jennifer era stanca e aveva bisogno di dormire, ma non voleva affatto che Dominic andasse via.

- Non devi andartene. Puoi dormire qui, se vuoi.-

La proposta era indubbiamente allettante, Dominic accettò, anche se gli sembrava una cosa lì per lì un tantino strana. Era stupido, non era certo la prima volta che dormivano insieme, forse era la situazione che era strana, o forse solo il suo umore.

Jennifer, una volta tornata in camera da letto, si era tolta la maglietta un po’ grande che aveva messo per andare ad aprire la porta ed era rimasta con addosso solo le mutandine e una canottiera molto leggera, Dominic era rimasto un momento sulla porta del bagno a guardarla mentre si rimetteva sotto il lenzuolo, poi si era deciso a chiudere la porta e a sbrigarsi ad andare a dormire pure lui.

Non aveva acceso la luce per andare a letto, ormai poteva dire di conoscere abbastanza bene quella casa e la stanza da letto di Jennifer, senza difficoltà si era messo sotto il lenzuolo e le si era avvicinato. Non l’aveva nemmeno toccata, era stata lei ad abbracciarlo, cosa che gli fece intuire che doveva aver colto il suo stato d’animo. Dopo qualche secondo di silenzio Jennifer gli chiese anche cosa ci fosse che non andava, ma Dominic si limitò a risponderle che in quel momento non c’era proprio niente che non andasse.

Se anche avesse potuto e voluto dirle cosa fosse successo del resto le avrebbe mentito, perché non sapeva nemmeno lui cosa fosse che non andava. Sicuramente la discussione di quella sera, sia quella con Jodie che quella con Ethan, non l’avevano ben predisposto, ma non era quello ad averlo maggiormente crucciato. Si sentiva irrequieto, sentiva che c’era qualcosa che non tornava e della quale ignorava la natura: non sapeva se fosse qualcosa che gli mancava, se fosse qualcosa che doveva fare o che rimpiangeva di aver fatto. Non riusciva a capire. Stare lì con lei aveva un effetto calmante e quasi lenitivo sul suo animo.

Jennifer capì che non voleva parlarne e non lo forzò a farlo, le bastava sentirlo più sereno. Erano rimasti stretti per un po’ ancora prima che il sonno gli vincesse entrambi.

 

Solita sveglia, un quarto alle sette del mattino. Durante quella notte sia Dominic che Jennifer si erano gradualmente sciolti da quell’abbraccio nel quale si erano addormentati e ognuno aveva dormito nella sua metà del letto, dato il caldo che faceva. Solo durante quei dieci minuti in cui Jennifer dopo il fastidioso richiamo era rimasta a letto si erano riavvicinati. Senza dire niente, ad occhi chiusi e ancora piuttosto addormentati, si erano accostati l’uno all’altro e Dominic aveva passato il braccio destro sulle spalle di Jennifer, facendo in modo che si appoggiasse contro la sua spalla. Le aveva dato un bacio sulla fronte, poi entrambi erano rimasti fermi per qualche minuto, fino a che lei non si era alzata entrando in bagno.

Faceva davvero caldo, per altro la mattina Jennifer aveva il sole puntato direttamente sulla parete della sua stanza da letto. Anche se era ancora presto già la temperatura estiva si faceva sentire, si era infilata sotto la doccia e aveva aperto il getto dell’acqua posizionando il miscelatore in modo che l’acqua non risultasse troppo calda, a mano a mano che si abituava al fresco diminuiva sempre leggermente la temperatura. Si era asciugata e messa qualcosa addosso lasciandosi i capelli leggermente umidi. Si sentiva benissimo e allegra, nonostante il fatto che quella giornata al lavoro non sarebbe stata una passeggiata. Il commercialista aspettava dei clienti importanti e Jennifer sapeva che sarebbe stato più burbero del solito, ma in quel momento era sicuramente una cosa che passava in secondo piano: si sentiva bene e al di là della porta c’era Dominic, i pensieri negativi almeno per un po’ non l’avrebbero toccata.

Quando era uscita dal bagno l’aveva guardato per un attimo, era disteso supino e teneva un braccio sotto il cuscino, sembrava essersi riaddormentato. Appena aveva richiuso la porta del bagno, Dominic aveva alzato una mano facendole un cenno di saluto, rimanendo per il resto immobile e con gli occhi chiusi. Jennifer rise, l’aveva trovato decisamente divertente.  Per un momento era salita nuovamente sul letto e gli aveva dato un po’ fastidio, sortendo l’effetto di farlo svegliare del tutto e di invogliarlo a rispondere a quei dispetti. Del resto, tra loro due, più che a Jennifer l’indole dispettosa apparteneva a Dominic, era praticamente scontato che avrebbe risposto alla provocazione. Jennifer tuttavia si era allontanata presto, non voleva rischiare di fare tardi, così si era rimessa in piedi avviandosi verso la cucina, a sbrigare tutte le incombenze della mattina. Stava dando la colazione ad un affamatissimo Sploffy, quando Dominic l’aveva raggiunta in cucina.

- Jenny, - le aveva detto un po’ incerto, - Vorrei fare una doccia, posso?-

Jennifer si era alzata da terra sorridendogli divertita. - Che fai, me lo chiedi? Certo che puoi!-

Dominic le sorrise di rimando, effettivamente dato il tipo di rapporto che c’era tra loro non c’era alcun bisogno di chiedere il permesso, però gli era venuto di farlo. Jennifer gli aveva indicato dove avrebbe potuto prendere un asciugamano pulito ed era tornata alle sue incombenze.

Dopo aver sistemato Sploffy era tornata in camera sua per finire di asciugarsi i capelli, se li era momentaneamente legati in una coda di cavallo e aveva cominciato a rassettare anche la sua stanza. Aveva appena finito di rifare il letto quando Dominic era uscito dal bagno con l’asciugamano intorno ai fianchi e con i capelli che ancora gocciolavano. Anche se il letto era già rifatto si era seduto per un momento ai piedi e aveva assunto un’espressione strana, come se non sapesse cosa fare. Jennifer l’aveva osservato per qualche secondo sorridendo sulla porta, lui non sembrava essersi accorto della cosa. Le faceva venire in mente un sacco di cose con su quell’espressione: le faceva tenerezza, era buffo, mentre lo guardava non aveva potuto togliersi il sorrisino scemo dalla faccia. Solo quando lui l’aveva notata e l’aveva guardata rispondendo al suo sorriso, si era decisa a prendere un altro asciugamano dall’armadio e a mettersi seduta dietro a lui. Dapprima si era messa in ginocchio dietro alla sua schiena, subito però aveva steso le gambe facendole aderire a quelle di Dominic: aveva incominciato ad asciugarlo partendo dalla schiena e risalendo verso l’alto per poi passare ad asciugargli i capelli.

Dominic non aveva detto niente, semplicemente si era goduto quelle attenzioni non richieste, apprezzandole molto proprio in quanto spontanee. Non che ci fosse amore almeno da parte sua, però gli piaceva da morire quel rapporto perché ne aveva bisogno, come la sera prima aveva chiaramente percepito.  Aveva bisogno che ci fosse qualcuna come Jennifer che gli volesse sinceramente bene, che fosse affettuosa con lui e che lo accogliesse a braccia aperte sempre e comunque, cercando di capirlo senza asfissiarlo troppo. Lei era diversa da ogni singola donna che c’era stata fin da quando la sua vita era cambiata: diversa ovviamente da quelle che erano entrate a far parte della sua vita per una notte, diversa da quelle che duravano un po’ di più, diversa anche da quelle con cui aveva provato seriamente a stare, abbagliato da qualcosa che poi gli veniva sempre negato, che non c’era.

Lei era Jennifer. Semplicemente Jennifer.

Una a cui non sembrava importare un fico secco di chi lui fosse e di come vivesse, alla quale non interessava minimamente farsi vedere con lui o della sua posizione sociale, dei suoi soldi e della sua fama, qualcuna per la quale lui era solo Dominic, e basta. A Jennifer interessava solo stare con lui, era tanto che non provava simili cose e in quel momento gli era stato chiaro più che mai che la verità era che aveva bisogno di lei, quasi disperatamente. Jennifer era ormai l’unica cosa che lo legava alla realtà, l’ultima cosa che gli desse un senso di stabilità. Il solo pensiero di avere Jennifer gli dava la sensazione di avere una casa, un punto fisso a cui fare riferimento quando sentiva che tutto il suo mondo diventava talmente frivolo e al contempo opprimente da togliergli il fiato. Il resto era confusione.

Mentre questi pensieri gli attraversavano la mente aveva appoggiato la sua schiena contro il petto di Jennifer, che intanto aveva smesso di asciugarlo e l’aveva abbracciato passandogli il braccio destro davanti al collo e il braccio sinistro sotto il suo sinistro, continuando con dolcezza ad accarezzargli una spalla. Aveva appoggiato la testa sulla spalla di lei buttandola leggermente indietro.

- Sei pensieroso stamattina, sei sempre giù?- gli aveva chiesto improvvisamente.

Dominic le aveva sorriso scuotendo la testa leggermente. Lei non chiedeva cosa avesse, non era una che pretendeva di sapere cosa gli passasse per la testa. Voleva solo sapere se stesse bene, questo era ciò che davvero le interessava.

Istintivamente aveva sollevato la mano destra e con il dorso leggermente le aveva sfiorato una guancia per poi scendere sul suo collo e risalire, ripetendo il percorso variandolo appena.

Jennifer aveva stretto ancora di più la presa con il braccio sinistro, quasi che volesse spingerlo ancora di più verso di sé. Era probabilmente un particolare insignificante, tuttavia aveva cambiato leggermente le cose per lui, che aveva istintivamente girato la testa cominciando a sfiorarle il collo con le labbra. Jennifer aveva assecondato i suoi movimenti, altrettanto coinvolta da quella situazione, poi aveva lasciato che si sciogliesse per un momento dal suo abbraccio, il tempo necessario che Dominic aveva impiegato per girarsi e far cadere a terra l’asciugamano che ancora aveva in vita. L’aveva fatta sdraiare e si era messo su un fianco accanto a lei, baciandola mentre con una mano s’insinuava sotto la sua maglietta, raggiungendo velocemente il suo seno destro e cominciando a giocare con le dita sul suo capezzolo, sentendola reagire ad ogni suo minimo tocco, come del resto lui reagiva ai suoi.

Gli piaceva da morire sentirla mentre inarcava la schiena e i suoi tocchi su di lui si facevano meno lenti e più decisi, cercava sempre di prestare la massima attenzione ad ogni minima reazione e non solo per reagire di conseguenza, anche solo per il semplice fatto che voleva sempre cogliere il massimo da quelle esperienze con lei: ogni minimo cambiamento, ogni variazione dell’espressione del suo viso, non voleva perdersi niente.

Gli piaceva farla stare bene. Aveva capito sin dall’inizio che tipo fosse, aveva avuto la sensazione che nessuno l’avesse mai messa di fronte alle sue potenzialità e che lei si fosse in qualche modo sempre frenata nell’esprimersi, reprimendo la sua sessualità come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. Più andavano avanti con la loro relazione e più Dominic si rendeva conto che, piano, Jennifer si apriva sempre di più e lui lo percepiva quasi come se fosse un regalo che lei gli stava facendo.

E poi, quello che gli piaceva più di qualsiasi altra cosa, era quel preciso istante in cui tutto finiva e la sentiva improvvisamente rilassarsi contro di lui, quel momento in cui il battito accelerato del cuore si confondeva con il respiro appena un po’ più pesante, quando erano assaliti entrambi da quel misto di spossatezza e appagamento che provavano mentre erano ancora allacciati l’uno all’altra. Durava pochi secondi, in assoluto il momento più piacevole che Dominic viveva sempre con Jennifer.

Anche quella volta era stato così; dopo erano rimasti per qualche minuto abbracciati a godersi il momento, almeno fino a che Jennifer, ricordatasi improvvisamente che esisteva una sciocchezzuola chiamata tempo, si era appena girata verso il suo comodino ed era trasalita.

- Che c’è?- aveva chiesto Dominic allarmato.

- Porca vacca, mancano venti minuti alle nove! Se arrivo tardi oggi quello mi fa licenziare!-

Si era alzata di scatto dirigendosi velocemente verso il bagno, Dominic anche si era alzato e aveva cominciato a vestirsi, quindi aveva abbassato la tapparella e accostato la finestra della stanza, immaginando che lei nella fretta avrebbe perso tempo a fare quelle cose.

Quando era uscita dal bagno si era diretta di corsa all’armadio tirando fuori un vestito leggero grigio chiaro, senza bisogno che lei gli chiedesse niente Dominic aveva aspettato che l’avesse indossato per tirarle su tempestivamente la cerniera, analogamente, mentre lei si allacciava il sandalo destro lui le aveva allacciato il sinistro.

Non si era truccata nemmeno, aveva preso delle cose dalla toletta e le aveva messe nella borsa.

Erano usciti di corsa e avevano fatto le scale di fretta, arrivati fuori dal palazzo Dominic l’aveva convinta a farsi accompagnare da lui dato che aveva la macchina lì davanti mentre invece lei chissà dove e che, in quel modo, non avrebbe perso tempo a parcheggiare. Si era fatto spiegare dove lavorasse ed era partito; l’aveva guardata un momento appena distogliendo per un secondo gli occhi dalla strada e non aveva potuto fare a meno di sorridere. Con l’ausilio dello specchietto che era sul parasole si era data una truccatina veloce, a Dominic questa cosa sembrò assolutamente divertente.

Aveva accostato per un momento in doppia fila per farla scendere davanti agli uffici, prima di scendere dalla sua auto Jennifer gli aveva buttato rapidamente le braccia al collo e l’aveva baciato lasciandogli evidenti segni del rossetto che aveva appena messo. Si era messa a ridere e aveva tentato di togliergliene un po’ con il pollice, poi era scappata.

Trafelata aveva raggiunto la sua postazione alle nove e due minuti spaccati. Il commercialista non era arrivato per fortuna, sorrise tra sé e sé mentre riprendeva fiato dopo la corsa folle che aveva fatto. Era più che certa che quel sorriso non se lo sarebbe più tolto dalla faccia per tutta la mattina.

 

Dominic era tornato a casa sua più o meno con lo stesso sorrisino sulla faccia, questo però non significava che l’aver preso coscienza della natura del suo rapporto con Jennifer gli avesse aperto nuovi orizzonti, tutt’altro. Di fatto non era cambiato proprio niente per lui.

Era intenzionato a godersi la cosa fino a che sarebbe stato possibile, poi, quando sarebbe diventato inevitabile, avrebbe chiuso. Cercava di scacciare dalla sua testa i pensieri che si susseguivano uno dietro l’altro sul fatto che era decisamente ingiusto da parte sua portare avanti quel rapporto così come stava facendo. Sapeva benissimo di essere estremamente egoista, che quella situazione nei confronti di Jennifer era disonesta: la stava illudendo deliberatamente di star provando dei sentimenti che non provava, si comportava come se fosse normale, per uno che non è intenzionato ad una storia a lungo termine, atteggiarsi come faceva con lei.

Però non poteva farne a meno, come non riusciva a decidersi a chiudere prima che fosse troppo tardi. Nel qual caso avesse ancora avuto qualche dubbio era già troppo tardi, anche se si girava stoicamente dall’altra parte davanti a certi evidenti segni, aveva intuito che Jennifer doveva essersi innamorata di lui.

Gli dispiaceva che fosse così, da una parte tuttavia era contento che lei fosse molto coinvolta.

Le aveva promesso che sarebbe andata a riprenderla dopo il lavoro dato che era senza macchina, cercò di organizzarsi la giornata in modo da riuscire a tener fede alla parola data, quindi aveva allontanato ogni pensiero gli fosse venuto in mente sulla faccenda: finché non ci pensava e si diceva che, in fondo, a lei non aveva mai promesso niente, la sua coscienza rimaneva in silenzio.

   
 
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