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Autore: trajektoria    20/06/2013    4 recensioni
Quando John Watson torna a casa con un animaletto, Sherlock non ne è entusiasta. Ma il dottore sa come far cambiare idea al proprio coinquilino!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Accorgersi che quello che stava entrando in casa fosse John e non qualcun altro non era certo una sfida per Sherlock Holmes. John Watson aveva un modo peculiare di aprire la porta, un ritmo ben preciso nel salire le scale e una modalità respiratoria che sembrava, in qualche modo, rassicurante. Ma Sherlock, seduto in poltrona intento a leggere il giornale, sapeva che c'era qualcosa di diverso questa volta. Tutte queste piccole abitudini di John erano quel giorno leggermente alterate. Forse era dovuto alla pesante pioggia che era caduta incessantemente per tutto il giorno. Qualunque fosse la ragione, intrigò  il consulente investigativo. Qualcosa era cambiato.
"Ciao, John," disse innocentemente con gli occhi fissi sul proprio coinquilino.
"Ciao, Sherlock," rispose in fretta John incamminandosi frettolosamente verso la cucina, cercando, chiaramente, di evitare l'attenzione del detective. Ovviamente ottenne l'effetto opposto, a maggior ragione quando un "miao" soffocato provenne dalla direzione che John di John.
"John?"chiese Sherlock con una calma fuori dal normale.
"Si?" L'acqua gocciolava da lui come se fosse stato tutto il tempo sotto alla doccia, ma non sembrava che gli importasse. Posizionò una ciotola sul tavolo della cucina e cominciò a trafficare tra il contenuto del frigorifero, trasalendo ad ogni organo umano che gli si parava dinanzi.
"Non credo che all'improvviso ti sia interessato all'imitazione dei versi animali, vero John?"
"Hem, niente affatto..." Finalmente riuscì a trovare la bottiglia del latte e ne versò il contenuto nella ciotola.
Questa volta un "miao!" più deciso risuonò nella stanza. John si tolse la giacca e posò un piccolo batuffolo peloso sul tavolo.  
Sherlock balzò dalla poltrona e si diresse in cucina. La scena che gli si presentò di fronte lo trovò alquanto contrario. Vide un piccolo e nero gattino che beveva avidamente dalla ciotola di latte. John sembrava sia compiaciuto che dispiaciuto agli occhi del coinquilino. Solo lui riusciva a farlo.
"Ho sempre pensato che fossi più un tipo da cani," affermò acremente Sherlock, cercando chiaramente di far sentire il medico in colpa.
"Lo sono. Ma non potevo lasciarlo in mezzo alla pioggia!" rispose sulla difensiva.
"Si che avresti potuto."
John rivolse a Sherlock un'occhiataccia ma decise di non rispondere. Al contrario accarezzò la testolina del gattino che cominciò a fare le fusa.
"Certe volte sei una persona così sensibile, John... e tanto imprudente," sorrise Sherlock beffardo. "Non puoi pensare di poter salvare l'intera popolazione dei randagi di Londra e riunirli tutti qui a Baker Street!"
"Lo so! Ma questo è un gatto speciale," dichiarò John fermamente.
"Speciale? E cosa avrebbe di speciale?", chiese Sherlock con curiosità.
"Ero fermo al semaforo, proprio qui dietro l'angolo, e stava piovendo un sacco (1). Ad un certo punto ho sentito che qualcosa stava risalendo lungo la mia gamba e, prima che potessi gridare o scalciarlo via o farmi venire un infarto l'assalitore si è infilato nella mia giacca. Quando ho guardato in basso ho incrociato lo sguardo più sfacciato che abbia mai incontrato in vita mia. Era come se il gatto mi stesse sfidando! Mi ha ricordato qualcuno a dire il vero..." e diede a Sherlock un'occhiata carica di significato. "Perciò l'ho portato a casa."
"Storia davvero interessante, ma non può restare. Distruggerà tutti i miei esperimenti," rispose irremovibile Sherlock. John, oltre tutto, decise di ignorare le sue obiezioni.
"L'ho chiamato Sherlock."
Ci fu un momento di assoluto silenzio nell'appartamento.
"Cosa? Hai chiamato il gatto come me?!" Il detective lo guardò stupito, il che accadeva di rado.
"Bè, si comporta come te e ti assomiglia pure: è mingherlino, ha la criniera nera (2), gli occhi azzurri..."
"Non ho una criniera, John," obiettò Sherlock.
John diede un'occhiata ai suoi corvini ricci arruffati e disse:
"Manca poco!".
Sherlock sbuffò scocciato ma la sua natura scientifica prevalse sul risentimento. Si avvicinò al gatto e lo esaminò meticolosamente. Il soggetto preso sotto esame fu paziente, nonostante sembrasse anche un po' annoiato.
La fronte di Sherlock di contrasse in tono accigliato.
"Ho una cattiva notizia per te, John," disse in tono serioso.
"Cosa? E'malato?"
"No. Il tuo nuovo Sherlock è in realtà una 'lei'." Dai recessi della sua gola si esalò uno sbuffo esasperato.
"Oh?" fece John disorientato.
"Sherlock è una femmina!" sbottò Sherlock, chiaramente infastidito.
John cercò in tutti i modi di non scoppiare in una sonora risata e davvero per poco non ci riuscì.
"Bene, allora, credo sia meglio cambiargli... cambiarle nome!"
"Sì, faresti meglio," Sherlock chiaramente si risentì dell'intera situazione.
John meditò sulla scelta del nome per un po'.
"Che ne dici di Shelock (3)?"
"Shelock?" grugnì Sherlock. "Senza dubbio il nome più sciocco mai dato ad un gatto nel Regno Unito."
"E Shelock sia, allora," John sorrise e accarezzò il vellutato pelo di Shelock. Sembrava che il 221B di Baker Street avesse un nuovo coinquilino dopotutto.
Sherlock lo fissò con una punta di gelosia.
"Spero proprio di non dover competere con il gatto per le tue attenzioni." Disse con nonchalance, cercando di non far presagire nulla dalla sua espressione.
"Attenzioni o affetto?" osservò John con una luce maliziosa nello sguardo.
Sherlock si schiarì la gola.
"Entrambi a dire il vero."
John sogghignò e si avvicinò al lunatico coinquilino. Gli arruffò i capelli con tenerezza.
"Non preoccuparti. Preferisco la tua di criniera."
(1) Purtroppo nella traduzione è andato perduto un gioco di parole prettamente inglese, "It was raining dogs and cats" letteralmente "Piovevano cani e gatti" che, ovviamente, vuol dire che stava diluviando.
(2) Ditemi che sono un'idiota ma ho avuto problemi con il concetto di "fur", in inglese significa pelliccia o comunque il pelo degli animali, ma l'ultima frase della storia dice "Don't you worry. I like your fur better" e sinceramente non mi andava di tradurre "Preferisco il tuo di pelo." :P
(3) "Shelock" gioco di parole che si basa sul fatto che il gatto sia in realtà una gatta, una "Lei", in inglese una "She".

Storia tanto fluff ma tenera! :3

Qui l'originale x, passate da questa meravigliosa autrice e lasciatele un piccolo feedback!:)

Buona lettura!

 

Accorgersi che quello che stava entrando in casa fosse John e non qualcun altro non era certo una sfida per Sherlock Holmes. John Watson aveva un modo peculiare di aprire la porta, un ritmo ben preciso nel salire le scale e una modalità respiratoria che sembrava, in qualche modo, rassicurante. Ma Sherlock, seduto in poltrona intento a leggere il giornale, sapeva che c'era qualcosa di diverso questa volta. Tutte queste piccole abitudini di John erano quel giorno leggermente alterate. Forse era dovuto alla pesante pioggia che era caduta incessantemente per tutto il giorno. Qualunque fosse la ragione, intrigò  il consulente investigativo. Qualcosa era cambiato.


"Ciao, John," disse innocentemente con gli occhi fissi sul proprio coinquilino.


"Ciao, Sherlock," rispose in fretta John incamminandosi frettolosamente verso la cucina, cercando, chiaramente, di evitare l'attenzione del detective. Ovviamente ottenne l'effetto opposto, a maggior ragione quando un "miao" soffocato provenne dalla direzione di John.


"John?" Sherlock chiese Sherlock con una calma fuori dal normale.


"Si?" L'acqua gocciolava da lui come se fosse stato tutto il tempo sotto alla doccia, ma non sembrava che gli importasse. Posizionò una ciotola sul tavolo della cucina e cominciò a trafficare tra il contenuto del frigorifero, trasalendo ad ogni organo umano che gli si parava dinanzi.


"Non credo che all'improvviso ti sia interessato all'imitazione dei versi animali, vero John?"


"Hem, niente affatto..." Finalmente riuscì a trovare la bottiglia del latte e ne versò il contenuto nella ciotola.


Questa volta un "miao!" più deciso risuonò nella stanza. John si tolse la giacca e posò un piccolo batuffolo peloso sul tavolo.

 
Sherlock balzò dalla poltrona e si diresse in cucina. La scena che gli si presentò di fronte lo trovò alquanto contrario. Vide un gattino piccoloe nero che beveva avidamente dalla ciotola di latte. John sembrava sia compiaciuto che dispiaciuto agli occhi del coinquilino. Solo lui riusciva a farlo.


"Ho sempre pensato che fossi più un tipo da cani," affermò acremente Sherlock, cercando chiaramente di far sentire il medico in colpa.


"Lo sono. Ma non potevo lasciarlo in mezzo alla pioggia!" rispose sulla difensiva.


"Si che avresti potuto."


John rivolse a Sherlock un'occhiataccia ma decise di non rispondere. Al contrario accarezzò la testolina del gattino che cominciò a fare le fusa.


"Certe volte sei una persona così sensibile, John... e tanto imprudente," sorrise Sherlock beffardo. "Non puoi pensare di poter salvare l'intera popolazione dei randagi di Londra e riunirli tutti qui a Baker Street!"


"Lo so! Ma questo è un gatto speciale," dichiarò John fermamente.


"Speciale? E cosa avrebbe di speciale?", chiese Sherlock con curiosità.


"Ero fermo al semaforo, proprio qui dietro l'angolo, e stava diluviando (1). Ad un certo punto ho sentito che qualcosa stava risalendo lungo la mia gamba e, prima che potessi gridare o scalciarlo via o farmi venire un infarto l'assalitore si è infilato nella mia giacca. Quando ho guardato in basso ho incrociato lo sguardo più sfacciato che abbia mai incontrato in vita mia. Era come se il gatto mi stesse sfidando! Mi ha ricordato qualcuno a dire il vero..." e diede a Sherlock un'occhiata carica di significato. "Perciò l'ho portato a casa."


"Storia davvero interessante, ma non può restare. Distruggerà tutti i miei esperimenti," rispose irremovibile Sherlock. John, oltre tutto, decise di ignorare le sue obiezioni.


"L'ho chiamato Sherlock."


Ci fu un momento di assoluto silenzio nell'appartamento.


"Cosa? Hai chiamato il gatto come me?!" Il detective lo guardò stupito, il che accadeva di rado.


"Bè, si comporta come te e ti assomiglia pure: è mingherlino, ha la criniera nera (2), gli occhi azzurri..."


"Non ho una criniera, John," obiettò Sherlock.


John diede un'occhiata ai suoi corvini ricci arruffati e disse:


"Manca poco!".


Sherlock sbuffò scocciato ma la sua natura scientifica prevalse sul risentimento. Si avvicinò al gatto e lo esaminò meticolosamente. Il soggetto preso sotto esame fu paziente, nonostante sembrasse anche un po' annoiato.


La fronte di Sherlock di contrasse in tono accigliato.


"Ho una cattiva notizia per te, John," disse in tono serioso.


"Cosa? E'malato?"


"No. Il tuo nuovo Sherlock è in realtà una 'lei'." Dai recessi della sua gola si esalò uno sbuffo esasperato.


"Oh?" fece John disorientato.


"Sherlock è una femmina!" sbottò Sherlock, chiaramente infastidito.


John cercò in tutti i modi di non scoppiare in una sonora risata e davvero per poco non ci riuscì.


"Bene, allora, credo sia meglio cambiargli... cambiarle nome!"


"Sì, faresti meglio," Sherlock chiaramente si risentì dell'intera situazione.


John meditò sulla scelta del nome per un po'.


"Che ne dici di Shelock (3)?"


"Shelock?" grugnì Sherlock. "Senza dubbio il nome più sciocco mai dato ad un gatto nel Regno Unito."


"E Shelock sia, allora," John sorrise e accarezzò il vellutato pelo di Shelock. Sembrava che il 221B di Baker Street avesse un nuovo coinquilino dopotutto.


Sherlock lo fissò con una punta di gelosia.


"Spero proprio di non dover competere con il gatto per le tue attenzioni." Disse con nonchalance, cercando di non far presagire nulla dalla sua espressione.


"Attenzioni o affetto?" osservò John con una luce maliziosa nello sguardo.


Sherlock si schiarì la gola.


"Entrambi a dire il vero."


John sogghignò e si avvicinò al lunatico coinquilino. Gli arruffò i capelli con tenerezza.


"Non preoccuparti. Preferisco la tua di criniera."

 

(1) Nell'originale è"It was raining dogs and cats" letteralmente "piovevano cani e gatti" su cui ovviamente si gioca sul fatto che John abbia effettivamente trovato un gatto.

(2) Ditemi che sono un'idiota ma ho avuto problemi con il concetto di "fur", in inglese significa pelliccia o comunque il pelo degli animali, ma l'ultima frase della storia dice "Don't you worry. I like your fur better" e sinceramente non mi andava di tradurre "Preferisco il tuo di pelo." :P

(3) "Shelock" gioco di parole che si basa sul fatto che il gatto sia in realtà una gatta, una "Lei", in inglese una "She".

   
 
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