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Autore: Harriet    20/06/2013    0 recensioni
[La Tempesta]
Dodici anni sono un tempo significativo. Che tu sia umano, spirito, giovane o vecchio.
{Tre brevi schizzi sul destino di tre personaggi alla fine della storia}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta sull'onda dell'entusiasmo per aver visto questa stupenda rappresentazione dell'opera al Globe, a Londra. Tre brevi schizzi sul futuro dei protagonisti al termine della storia, ispirati dall'interpretazione dei personaggi - o meglio, da ciò che io ne ho ricevuto - di questa messa in scena.





Dodici anni



I. Educata dalla terra

Basta un'osservazione sul modo di muoversi della regina, sul suo parlare non rifinito e la sua risata rapida ad affiorare, e subito si accende il falò della maldicenza: com'è potuto accadere che sul trono di Napoli finisse una creatura selvatica, invece che una gran signora? Chi è quell'essere che si meraviglia di tutto, ha desideri di bambino e non abbassa lo sguardo davanti a nessuno?
Miranda non è sorda né sciocca, anche se il mondo che le si è presentato davanti è la cosa più distante che si possa immaginare dall'innocente spontaneità della sua isola. Capisce che parlano di lei, anche se il più delle volte le sfugge il perché. Perché fanno scalpore il suo sorriso, il suono del suo riso, il desiderio di correre attraverso i giardini, la rapidità della sua rabbia e della sua gioia? Che hanno, le altre persone, per essere così contenute? C'è forse una magia che grava sul palazzo, su tutto il regno di Napoli, che porta via le parole dalle labbra e l'allegria dai cuori?
Il tempo passa, Miranda impara, ma non riesce ad adattarsi. Una bambina educata dalla terra e dal mare per dodici anni, una creatura che si è lasciata impregnare di magia e di libertà, sarà sempre un po' straniera tra le mura di una corte.
La benedizione che salva il suo cuore è che Ferdinando ha visto. Per un momento soltanto, ma ha visto quel mondo segreto nel quale Miranda s'è formata come una perla. Ha camminato scalzo sulla sabbia, ha ascoltato le canzoni degli spiriti, ha visto le divinità danzare sulla terra, di fronte ai suoi occhi. E quindi perdona tutto a Miranda – non solo per amore, ma soprattutto perché, almeno in parte, ha capito: gli è stata data in dono una creatura bizzarra, mezza donna e mezza spirito, e sa che dodici anni su un'isola magica non li cancellerà niente, neppure la più magnifica delle regge con tutti i suoi prodigi. Sono prodigi ben poveri, per chi ha visto la magia.
Così, di sera, quando si ritirano nelle loro stanze, Ferdinando lascia che Miranda spalanchi le finestre e parli al vento, a piedi nudi sul pavimento di pietra, con la camera piena di fiori. Vestita di qualche velo appena, la guarda ballare e qualche volta si unisce a lei. Quando si sorridono con lo stupore bambino della prima volta in cui si sono visti, Miranda si chiede se anche a lui sembri di sentire l'eco di una canzone incantata.


II. Vecchie abitudini

Un cenno della testa agli scogli, un inchino agli alberi, una parola all'aria, sempre aspettando una risposta che non può arrivare. Le vecchie abitudini sono difficili da perdere.
Era necessario che tornassi.
Se lo ripete spesso e sa che è la verità. Eppure quanto vorrebbe ancora sentire in sé il fluire di forze antiche e incontrollabili, il bastone tra le mani e le spalle gravate dal mantello! Non gli dispiacerebbe avere ancora la difesa di quel potere che lo rendeva qualcosa di più che un uomo fragile alla fine della sua esistenza. Ha rinunciato alla magia perché era giunto il tempo di concludere la storia, di tirare le fila: riportare Miranda nel mondo, vendicarsi secondo la maniera bizzarra della riconciliazione, mettere fine all'esilio e rivedere un'ultima volta le terre conosciute. Ma dodici anni sono tanti e trasformano radicalmente la visione del mondo.
Così a volte comincia a parlare con sassi, piante e brezze, con quel suo tono gentile e tagliente al tempo stesso, commentando il mondo con un'alzata di sopracciglio e una sillaba appena, spiegando loro – gli unici interlocutori che trovi alla sua altezza – che la società degli uomini ha molti pregi, certo, ma non è come la ricordava.
Il suo tempo si sta esaurendo. Coglie una certa leggera ironia nel constatare che ha fatto tanto per tornare a casa, e adesso trascorre i suoi ultimi giorni parlando col vento.


III. Qualcosa di umano

Dimenticherà. È quasi inevitabile. Ci sono creature secolari che mantengono le memorie di ogni loro singolo istante – ma non è questo il suo caso. Secolare, lo è (ed è ancora così giovane, secondo le categorie della sua specie), ma la sua memoria somiglia molto a un temporale d'estate: è rapida a dissolvere le nuvole. Il mondo è immenso, il vento non sta mai fermo e ci sono sempre nuove cose da fare: perché portarsi dietro il peso di troppi ricordi?
Ha quasi dimenticato persino dodici anni di prigionia terribile, anche se il suo padrone aveva l'abitudine di ricordarglieli, per richiamare alla mente un debito di gratitudine (anche se non ce ne sarebbe stato bisogno: scordava la prigione, non la devozione verso il suo liberatore.)
Dimenticherà presto anche loro: altri dodici anni, due volti, due creature umane, i passi di una bambina sulla sabbia, le richieste a volte divertenti e a volte faticose da portare a termine, un breve frammento della sua lunghissima vita legato al volere di uno straniero. Il mondo è immenso e il vento non sta mai fermo: la maggior parte di queste memorie si disfaranno, sacrificate alla leggerezza di un'esistenza la cui natura stessa è aria.
Dimenticherà. Presto. Ora però c'è un'emozione strana che sommerge lo spirito. Qualcosa di nuovo e differente, qualcosa di umano.
Dentro di sé avverte l'universo fatato del quale è parte e nel quale gioisce ed è felice di esistere. Ma poi apre gli occhi e guarda la spiaggia, e si sorprende nell'avvertire la mancanza di un riso gentile e di una voce impaziente.









Grazie di essere qui! Puoi leggere qualche osservazione in più su questa rappresentazione, se sei curioso, sul mio blog, oppure venirmi a trovare a casa mia. Ciao!









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