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Autore: kingpin    20/06/2013    0 recensioni
Nella notte in cui il vecchio anno cede il passo a quello nuovo, una ladra professionista è impegnata con l'ultimo dei suoi contratti di lavoro. Le istruzioni fornite dal misterioso Committente comprendono informazioni utili, ma sono fin troppo precise. È una situazione insolita, fa sorgere il dubbio che quello non sarà il solito furto su commissione a cui lei è abituata.
Storia dinamica, dai ritmi serrati e ricca di azione. Un colpo di scena dopo l'altro, il racconto spezza le certezze del lettore, mentre l'ipotesi del proverbiale lieto fine si allontana sempre di più man mano che si scorrono le pagine.
(la pronuncia del titolo è "cromìa")
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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    Olivier Meehan si alza dalla sedia con una flûte in mano e annuncia a tutti i commensali che è giunta l’ora.
    Gli invitati alla festa attraversano i lussuosi saloni del castello per raggiungere il guardaroba e recuperare i soprabiti, salgono lo scalone interno di pietra e si ritrovano sotto un cielo d’inchiostro.
    Il terrazzo è stato allestito sul torrione più ampio del maniero neogotico, c’è spazio per tutti. I camerieri sono già schierati con altre bottiglie di Krug e Dom Perignon pronte a essere stappate e i vassoi colmi di ricercati dessert, in attesa di soddisfare le richieste di quei pinguini e delle loro dame impellicciate.
    Mi accorgo che invece i poveracci della servitù si stanno congelando per bene le ossa, mentre accolgono gli ospiti con sorrisi formali offuscati da nuvolette di condensa. Vestono un completo scuro e guanti bianchi, abiti molto leggeri rispetto alle stole di visone e ai pesanti cappotti degli invitati. E a tenerli caldi non hanno neanche tutto l’alcool che gli ospiti hanno in corpo.
    Dopo quel cenone accompagnato da infinite bottiglie di champagne, è già tanto se questi industriali, finanzieri, speculatori, avvocati, imprenditori e in generale resti in via di decomposizione di una ormai defunta aristocrazia britannica sono stati in grado di trascinarsi fino a questo terrazzo. E la cosa mi sta bene: più sono storditi e con la mente ottenebrata, e maggiori sono le possibilità che nessuno domani conservi un chiaro ricordo di me.
    Ci siamo trasferiti all’esterno per soddisfare uno dei tanti capricci del padrone di casa; il Committente mi ha concesso solo pochi giorni di tempo per organizzare questo lavoro, ma se c’è una cosa di Olivier Meehan che ho imparato, durante la mia raccolta di informazioni preliminare, è che si tratta di un uomo con fin troppi capricci da soddisfare. Immagino sia normale venir su così, quando si ha la fortuna di nascere in uno dei clan più danarosi d’Europa, padrone del più grande impero dell’acciaio che si sia mai visto a memoria d’uomo.
    Secondo il rampollo dei Meehan, questa torre gode di una vista privilegiata sullo spettacolo di fuochi d’artificio che il vicino borgo organizza ogni Capodanno, quindi a ogni veglione obbliga i suoi invitati a imbacuccarsi per bene e uscire all’esterno per festeggiare con stile lo scoccare della mezzanotte. Ovvio che lo spettacolo pirotecnico è di suo gradimento: è lui stesso che se lo fa organizzare per auto-celebrarsi, dato che possiede tutta quella cittadina, oltre a mezzo Paese. Un teatrino che mi sa tanto di narcisistica masturbazione pubblica del suo ego.
    Probabilmente anche la sua corte di gallinacci starnazzanti, radunati per l’occasione in questo pollaio di lusso delle Lowlands scozzesi, farebbe volentieri a meno di questo poderoso schiaffo d’aria gelida a metà della serata; di sicuro ne farebbe a meno la servitù. Ma io ci contavo. Se Olivier non avesse rinnovato anche quest’anno la sua personale tradizione, sarebbe stato un bel problema per la sottoscritta, dato che questo terrazzo è il luogo dove avrà inizio la mia piccola silenziosa performance di stanotte.
    Mentre la crema della dirigenza delle acciaierie Meehan & Smalley si precipita sui beveraggi scambiando battutine e chiacchiere frivole, io mi muovo il più defilata possibile verso il lato del terrazzo che dà sulla costa rocciosa e selvaggia della regione. Sotto, oltre il muretto merlato, il mare nero della notte sciaborda contro gli scogli a intervalli regolari. Riesco a udire in lontananza gli impatti, ma non a vederli: troppo buio laggiù.
    Una brezza particolarmente fredda mi artiglia il volto. Smetto di scrutare oltre il parapetto e, rabbrividendo, mi stringo con entrambe le mani guantate nel colletto di pelliccia del mio mantello, alzando il bavero fino a coprirmi le guance.
    Dannazione, fa davvero freddo... Questa pesante cappa di velluto nero e i guanti bordati di pelliccia sono gli unici indumenti che mi proteggono dalla temperatura polare, per il resto il gelo non fa altro che infilarsi nello spacco del vestito a ogni colpo d’aria.
    O almeno, questa è la mia impressione. Forse è solo che non sono abituata a questo tipo di abbigliamento, ma stasera non potevo certo presentarmi in jeans e sneakers.
    Controllo l’ora sul mio sottile Raymond Weil da polso e vedo che mancano solo pochi minuti alla mezzanotte: bene.
    Alzo lo sguardo e scorgo Olivier Meehan che si stacca dalla folla per venirmi incontro con un sorriso da conquistatore latino stampato in faccia: male.
    Dovrei limitare al minimo contatti di questo tipo durante un lavoro, anzi, dovrei non averne proprio; ma prima che possa inventarmi qualcosa, Meehan mi si è già parato davanti con due flûte di champagne in mano. Me ne porge una e comincia a fare lo splendido... Ma con tutte le seducenti ninfette invitate a questo party che non aspettano altro che accostarsi al danaroso corteggiatore di turno, proprio da me doveva venire?
    «Ho notato che siete rimasta senza nulla da bere. Prego, favorite pure.» L’allocco sfodera uno stratagemma classico.
    Sarà anche un giovincello, ma l’approccio che usa per provarci con me è più vecchio della polvere.
    «Grazie, signor Meehan.» Rispondo io stando al gioco, facendo gli occhi da cerbiatta e accettando la sua offerta.
    «Oh, mi chiami pure Ollie. Alla salute.» Trangugia il liquido frizzante del suo bicchiere in un sorso e sospira soddisfatto contemplando il calice vuoto.
    Porto la flûte alle labbra e medito per un istante se bere anch’io un po’ di champagne. Non credo che Ollie abbia bisogno di correggere i drink delle sue amichette con della benzodiazepina per portarsele a letto, ma per non correre rischi inutili e non tradire le mie regole, faccio solo finta di bere.
    «Il mio nome lei lo conosce, ma credo che non ci abbiano mai presentato, non ho ragione?» Continua Meehan.
    «Esatto sign- cioè, Ollie. Mi chiamo Rose Alexander, e sono la sorella di Ian Alexander, vicedirettore della sede di Boston. Lei è stato così gentile da invitare mio fratello, e lui ha deciso di invitarmi a sua volta. Peccato per il suo incidente dell’altro ieri, si sarebbe divertito molto in questa serata.» Già, peccato per il suo incidente.
    Ho scelto di intrufolarmi in questo castello con l’identità di Rose Alexander per il semplice fatto che è l’unica persona sulla lista degli invitati che nessuno dei presenti ha mai incontrato, essendo addirittura nata e cresciuta su di un altro continente. L’unico a conoscerla sarebbe stato il fratello Ian, quindi per lui ho dovuto organizzare un piccolo contrattempo che gli ha poi impedito di partecipare alla festa. Niente di grave, solo una gamba spezzata da un rapinatore che dopo avergli sottratto orologio e portafogli, senza alcun motivo apparente, lo ha colpito più volte con un tubo di ferro alla gamba destra, fino a essere sicuro che sarebbe rimasta fuori uso per un po’.
    Solo io e quel delinquente di strada sappiamo che il motivo per cui l’ha fatto sono i centocinquanta dollari che gli ho passato per quel lavoretto; in aggiunta a tutto quello che avrebbe trovato addosso all’uomo da rapinare, ovviamente.
    «Sì, ho saputo! Davvero terribile quello che gli è capitato, spero che si rimetterà presto. Sono felice che almeno lei sia riuscita a venire, Rose.»
    «È stato Ian a convincermi. Anzi, a costringermi.» Aggiungo una risatina da ochetta per alleggerire l’atmosfera. «Ha detto che se non mi fossi goduta il Capodanno per causa sua, per lui sarebbe stato ancora peggio. E ha aggiunto che se io avessi insistito per rimanere, lui stesso mi avrebbe preso a calci con la gamba buona fin sull’aereo!» Altra risatina scema, stavolta anche lui si lascia trasportare.
    In realtà entrambi i fratelli Alexander sono rimasti chi a casa, chi in ospedale, ma mi sono bastate un’e-mail e una telefonata per confermare la presenza di Rose a questo party.
    «È tipico di Ian.» Commenta Meehan divertito, anche se a occhio e croce non ha nemmeno idea di chi stiamo parlando. «Comunque ora capisco come mai non mi ricordavo di averla mai vista a una delle mie feste. Mi sarei ricordato senz’altro di una ragazza così avvenente.» Ecco che ritorna alla carica con le sue patetiche avances mascherate da conversazione casuale.
    «Lei è troppo gentile.»
    «No, parlo sul serio! Ma nonostante questo è venuta qui senza un cavaliere?» Annuisco, mentre lancio un’altra veloce occhiata all’orologio: tre minuti alla mezzanotte. Questo bellimbusto comincia davvero a rompere, e intanto il tempo corre.
    «Oh, ma a questo possiamo rimediare. Vede Rose, nemmeno io stasera sono in dolce compagnia, quindi penso che potremmo trascorrere il resto della serata assieme, per fare conversazione e conoscerci un po’ meglio.»
    Mi viene l’orticaria solo a pensarci.
    «Ahimè, qui c’è parecchia confusione, ma noi possiamo raggiungere la torre nord. All’ultimo piano ho fatto allestire una saletta di svago, è molto riservata. È l’ideale per godere del panorama della volta notturna, sempre molto affascinante. Adoro conversare sotto le stelle, che da sempre illuminano i cieli ma anche i cuori dei poeti, dei naviganti, degli innamorati, dei sognatori...»
    Oddio. Questa sua ultima uscita è talmente pietosa e melensa, che sono costretta a mordermi il labbro per evitare di scoppiargli a ridere in faccia.
    «Certo, mi sembra una buona idea.» Rispondo invece. «Ma dobbiamo ancora vedere i fuochi d’artificio.»
    «Ha ragione! Lo spettacolo avrà inizio a breve, ne sono sicuro.» Fa per porgermi il braccio e accompagnarmi al centro della festa, ma purtroppo per lui non ho nessuna intenzione di seguirlo.
    «La raggiungerò subito, Ollie. Mi conceda solo un minuto.» Gli rispondo, estraendo un rossetto e uno specchietto dalla mia pochette Gucci.
    «Certo, faccia pure.» Meehan sembra capire bene le frivolezze di una donna, alza le mani insegno di resa e indietreggia verso la folla di invitati. «Ma si ricordi che se non bacerà qualcuno allo scoccare della mezzanotte, non bacerà più nessuno per tutto l’anno!» Minaccia lui, e poi se la ride come se quella fosse la battuta del millennio.
    Io mi rinfresco per davvero il rossetto e controllo che il resto del trucco e i capelli siano ancora in ordine. Prendo tempo per farlo allontanare. Prendo tempo perché fra poco il cielo stellato tanto amato da Meehan sarà pieno di detonazioni e fantasiose forme multicolori. E a quel punto tutti i nasi degli invitati saranno puntati all’insù come pali del telefono, incuranti di quello che succede loro attorno.
    E finalmente io potrò fare la mia mossa, nessuno dei presenti sarà più interessato a sapere che fine ho fatto. Forse Meehan potrebbe chiederselo, visto che mi ha messo gli occhi addosso, ma quando realizzerà che non sono più qui intorno, io sarò già parecchio lontana da questo castello.
 

   
 
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