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Autore: mangakagirl    20/06/2013    12 recensioni
-Ran- mormorò Kogoro poggiando a capo chino una mano sulla spalla di lei, che sobbalzò all’istante sentendo il calore del suo corpo così contrastante rispetto a quello che stringeva tra le braccia.
-No! Non voglio!- urlò lei scuotendo il capo con forza, sapendo già dove voleva arrivare.
-Ran, lui è…-
-NON DIRLO! Non è vero!-
L’uomo scosse la testa, abbassandosi alla sua altezza e circondandole la schiena con le braccia. Fu quando sentì sulla sua spalla i singhiozzi del padre che si rese davvero conto della dura realtà, quella che non poteva in nessun modo essere cambiata, quella che ormai avrebbe dovuto accettare:
Conan era morto.”
La ragazza si svegliò di soprassalto, passandosi poi una mano tra i capelli della frangia che cadeva sulla fronte imperlata di sudore.
Era l’ennesima volta che faceva quel sogno.
***
ShinichixRan
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Life Without You



Premessa: Salve a tutti! Ci tenevo solo a precisare (nel caso non fosse chiarissimo D: ) che all’interno delle “…” ci sono i flashback di ciò che è accaduto in precedenza e che Ran ricorda, mentre in corsivo sono riportati i pensieri e le voci che la ragazza sente nella sua testa di continuo.
Buona lettura :DDDD
Mangakagirl!





“Non voleva dirgli addio.
Nemmeno quando i suoi grossi occhioni blu la scrutavano sempre più vaghi chiudendosi piano piano, abbandonando la ragione e la vitalità che da sempre li avevano caratterizzati, Ran poteva dirgli addio.
Lo strinse a sé piangendo mentre nella testa sprazzi di immagini scoppiavano come fuochi d’artificio, mentre lampi di ricordi saettavano ovunque ricordandole quello che avevano vissuto insieme fino a quel giorno.
Ricordi ordinari, momenti che nel momento stesso in cui venivano vissuti non sembravano avere nessun significato particolare e non sembravano così importanti di quanto non lo fossero diventati in quell’attimo invece, quando la vita stava per lasciare le membra del suo fratellino adorato, quando il calore di quella pelle così chiara si disperdeva velocemente facendola diventare gelida come il marmo.
-Conan-kun- continuò a chiamarlo come da sempre lo chiamava, intenzionata ad incitarlo a non andarsene, a non lasciarla.
-Ran-neechan!-
-Conan-kun, ma dove sei stato?!-
-Al parco coi DB… Mi dispiace di averti fatto preoccupare-
Un sorriso dolce e allo stesso tempo dispiaciuto si aprì sul suo volto, facendole subito passare la rabbia con un sospiro.
-Perdonato- mormorò passandogli una mano tra i capelli corvini affettuosamente, scompigliandoglieli.
-Ran- mormorò Kogoro poggiando a capo chino una mano sulla spalla di lei, che sobbalzò all’istante sentendo il calore del suo corpo così contrastante rispetto a quello che stringeva tra le braccia.
-No! Non voglio!- urlò lei scuotendo il capo con forza, sapendo già dove voleva arrivare.
-Ran, lui è…-
-NON DIRLO! Non è vero!-
L’uomo scosse la testa, abbassandosi alla sua altezza e circondandole la schiena con le braccia. Fu quando sentì sulla sua spalla i singhiozzi del padre che si rese davvero conto della dura realtà, quella che non poteva in nessun modo essere cambiata, quella che ormai avrebbe dovuto accettare:
Conan era morto.”
La ragazza si svegliò di soprassalto, passandosi poi una mano tra i capelli della frangia che cadeva sulla fronte imperlata di sudore.
Era l’ennesima volta che faceva quel sogno.
-Ran, la prof non ti ha beccata per un pelo!- le sussurrò Sonoko scuotendola per un braccio per svegliarla mentre lei la fissava confusa e incerta.
Ah già, era a scuola.
Abbassò lo sguardo sui libri di filosofia che aveva davanti, per poi scuotere il capo triste e ritrovarsi per l’ennesima volta a faccia a faccia con la realtà:Lui non c’era più.
Qualche secondo dopo, ignorando i rimproveri dell’amica, fissò il cielo terso di blu fuori dalla finestra e posò lo sguardo su una nuvola dalla forma indefinita, perdendosi per l’ennesima volta nei ricordi…
-Perché ti amo- disse correndo per schivare le pallottole che quel chirurgo pazzo sparava mentre la teneva per un polso -Ti amo più di qualsiasi altra persona al mondo-*
Tropical Land.
Se solo si fosse fermato lì, se solo non avesse aggiunto nient’altro mesi dopo, forse sarebbe stato tutto meno doloroso…
-Sei come un caso difficile e complicato! Con tutte queste emozioni fuorvianti, anche se fossi Holmes sarebbe impossibile per me decifrarti! Il cuore della donna che amo… Chi mai potrebbe dedurlo accuratamente?-*
E poi ancora…
-Se le mie deduzioni sono corrette, ho il sospetto che quello che tu vuoi chiedermi e quello che voglio chiederti io siano la stessa cosa. Perciò aspettami-*
-Ran- Sonoko la richiamò alla realtà posandole una mano sulla spalla destra e fissandola preoccupata -Tesoro, tu non stai bene-
-Non è nulla- rispose lei distogliendo lo sguardo dal suo e fissando l’orizzonte con aria assente -Non ti preoccupare-
-Che ne dici di andare a fare un po’ di shopping?- propose speranzosa l’ereditiera sorridendole appena, mentre l’altra abbassava lo sguardo a terra come se non l’avesse sentita.
-Scusa- mormorò Ran, facendole capire senza nemmeno finire la frase che non voleva andare per negozi.
Sonoko sospirò cercando una qualsiasi altra distrazione per aiutare la migliore amica a riprendersi, ma sapeva bene che sarebbe stato tutto inutile.
L’unica soluzione sarebbe stata riavere Shinichi indietro, vivo, seduto al banco vuoto accanto a loro come un normale liceale 17enne, con un sorriso sereno sulle labbra e un sogno nel cassetto da realizzare.
Ma questa possibilità era impossibile ormai.
-Ran, io… Io capisco come ti senti. Manca anche a noi… da morire… credimi. Ma fare così non lo farà tornare indietro…-
-Ran-neechan-
La karateka sobbalzò, rabbrividendo e stringendosi nelle spalle mentre il ricordo di una delle tante volte in cui il piccolo la chiamava per nome le rimbombava dolorosamente in testa, distruggendole per l’ennesima volta quello che rimaneva del suo cuore.
-Ran-
La voce rassicurante di Shinichi nella sua testa si sommava sempre a quella di Conan.
Erano inevitabilmente collegate.
Se pensava a Shinichi, ecco che Conan faceva capolino a suo volta tra i suoi pensieri e viceversa.
Era così sin dall’inizio.
Sin da quando aveva saputo che Conan e Shinichi erano la stessa persona.
Passandosi una mano in viso rabbrividì ricordandosela ricoperta del Loro, anzi del Suo, sangue caldo e scarlatto mentre stringeva quel corpicino pallido e debole che si era spento tra le sue braccia e provò un moto di disperazione che cercò di reprimere dentro sé.
-No, non capisci…- le sussurrò scuotendo il capo mentre continuavano a camminare verso l’Agenzia a passo incerto, fermandosi di tanto in tanto quando lei si perdeva nei suoi ricordi.
-Shinichi non vorrebbe vederti così- mormorò Sonoko preoccupata, tentando di convincerla a reagire, ma ottenendo solo il risultato opposto.
-Shin… Emmm… Conan! Sì, mi chiamo Edogawa Conan!-*
Ran gemette sentendo di nuovo la sua voce e portandosi entrambe le mani alla testa, afferrandosela chiudendo gli occhi.
Faceva troppo male: tutti quei ricordi la laceravano dall’interno, la tormentavo ogni singolo istante.
Anche volendo, non pensarlo era impossibile…
-Ran!- spaventata l’ereditiera la afferrò per le spalle, la costrinse a fissarla negli occhi e la scosse con forza, tentando di farla ritornare alla realtà -Ran, cos’hai?!-
-O-ogni suo ricordo…- singhiozzò la ragazza -T-tutti q-quanti… Sto impazzendo Sonoko! Lo amavo d-da morire e lui se ne è andato…! L-Lo amo ancora, ma me lo hanno p-portato via…! Non p-puoi capire!-
-Oh Ran- Sonoko, disperata quasi quanto lei, riuscì a malapena a trascinarla fino all’Agenzia e a farla sedere sul divano prima che una crisi di pianto disperato non colpisse l’amica tanto da impedirle di respirare e parlare bene.
-Ran, coraggio- la consolò passandole una mano sulla spalla mentre l’abbracciava forte -Coraggio, tesoro…-
-V-voglio morire!-
-No, non dire così Ran!- anche Sonoko fu sul punto di piangere -Ti prego, non fare così…-
-V-vivere senza d-di lui… è-è i-impossibile S-Sonoko…!-
-Ce la farai, Ran… Ne sono certa… davvero. Sei una ragazza forte, ce la farai-
-N-no… S-Sonoko non ce la posso fare!-

***

Il suo sguardo era perso nel vuoto, completamente assente.
Fissava il soffitto sdraiata sul suo letto da quasi due ore, rimanendo immobile come una statua sempre nella stessa posizione.
“-Kudo!- urlò Haibara accasciandosi accanto al corpo senza vita del piccolo Conan, lasciando Ran a bocca aperta dallo sgomento.
Kudo?!
Perché… perché Ai lo chiamava così?
-Oddio Kudo!- esclamò Hattori sconvolto, cadendo a terra mentre il pianto si Shiho si diffondeva ovunque disperatamente.
-Hattori…- mormorò sconvolta Ran fissandolo incredula -C-che significa…? P-perché… perché voi…?-
-Non lo capisci, idiota?!- urlò Haibara fissandola tra le lacrime -Kudo e Conan sono la stessa persona! La stessa! Possibile che tu sia sempre stata così cecata da non vederlo?!-
Il cuore di Ran andò in mille frantumi mentre il tempo attorno a lei si fermava, i suoni si attenuavano e la vita sembrava perdere del tutto il senso che avrebbe dovuto avere.
I ricordi di Shinichi e di Conan si sovrapposero all’istante e combaciarono come pezzi di puzzle, mentre un dolore immenso si riversava dentro il suo corpo a cascata, arrivando lento e impetuoso.
-Haibara…!- Heiji tentò di rimproverarla per il suo poco tatto in un momento come quello, ma le parole gli morirono in gola quando l’amica lo chiamò.
-H-Hattori…- mormorò la karateka scuotendo appena il capo mentre le lacrime scendevano a fiotti dagli occhi -N-non dirm… Dimmi che non… Non…-
Ma quando quello annuì rassegnato e senza poter ribattere mentre le lacrime gli annebbiavano gli occhi, Ran urlò così forte che il suo cuore e il suo petto scoppiarono, riversando il dolore in ogni dove e su chiunque si trovasse lì.”
Kogoro entrò piano nella stanza e si sedette sul bordo del letto, stringendole una mano cercando di attirare la sua attenzione: fu inutile.
-Ran- mormorò spostandole dagli occhi una ciocca di capelli che lei nemmeno si era accorta di avere -Tesoro, vieni a mangiare qualcosa… Sono giorni che ti trascini senza toccare cibo-
Nonostante il tono tenero e premuroso del padre, la ragazza non mosse un muscolo e non diede segni di vita, continuando a rimanere nel suo mondo silenzioso e irreale, popolato di ricordi strazianti e felici.
Il detective sospirò e strinse di più le dita della sua mano, cercando le parole adatte per tentare di consolarla e convincerla a rassegnarsi alla realtà.
-Tesoro… So che nulla potrà consolarti, che anche se ti dicessi che capisco come ti senti mi risponderesti che è impossibile, che non posso nemmeno immaginare cosa provi. E hai ragione Amore mio, non posso nemmeno immaginarlo, posso solo vedere nei tuoi occhi il dolore che ti strazia e ti assilla ogni giorno.
Manca anche a me…- Kogoro chiuse gli occhi abbassando a terra il capo -Manca anche a me quella sua vocina da mocciosetto che si atteggiava a detective, o quel suo tono da ragazzo quasi uomo che tutte le mattine ti urlava di muoverti a scendere perché eravate in ritardo… Shinichi e Conan mancano a chiunque li conoscessero: per l’una o per l’altra vita-
Fece una piccola pausa, schiarendosi le idee e cercando le parole migliori per andare avanti nel suo discorso, anche se la figlia, intenta a fissare il soffitto bianco della stanza, sembrava quasi non sentirlo.
Le sue parole le arrivavano, certo, ma non le interessavano davvero: l’unica cosa che voleva era Shinichi e Shinichi soltanto.
E se Shinichi non sarebbe potuto tornare, allora nulla era più importante.
-Lui non ti vorrebbe vedere così- ricominciò Kogoro fissandola negli occhi addolorato -Se fosse qui non ti vorrebbe affatto vedere in questo stato. Vieni di là Tesoro, bevi almeno una tazza di latte…-
Latte.
Quella parola scaturì nella mente di Ran un flashback doloroso, che la riportò al passato per l’ennesima volta, quando Shinichi era ancora soltanto Shinichi…
“-Oi Shinichi!- sbraitò entrando in casa Kudo reggendo la cartella da una parte e la sacca di karate nell’altra -Dove sei finito? Avevi detto che avremmo fatto colazione insieme e ancora non sei pronto?-
Mise piede in cucina e rimase bloccata mentre davanti ai suoi occhi la tavola imbandita per la colazione, come negli hotel dove ci sono milioni di portate, traboccava di leccornie da ogni parte.
-Aaaaaa Ran- si lagnò stizzito il ragazzo voltandosi verso di lei con gli occhi a trattini -Mi hai rovinato la sorpresa! Ti avrei fatta entrare ad occhi chiusi per sorprenderti se solo non ti fossi catapultata dentro casa senza permesso!-
La karateka arrossì e abbassò a terra lo sguardo, balbettando qualche parola di scuse sconnessa mentre lui, alzati gli occhi al cielo, tornava a versare il latte e caffè in due enormi tazze con delle mucche stampate sopra.
-S-scusa... io… credevo… volessi farla in un bar… e… allora…-
-Daijobu**. non importa- le sorrise qualche secondo dopo agitando una mano come per scacciare il suo imbarazzo -Vieniti a sedere adesso-
-Sì- Ran annuì rassicurata e lasciò cadere a terra le due borse, raggiungendolo al tavolo e sedendosi vicino a lui eccitata -Kampai***- disse poi alzando la tazza e scontrandola con quella di lui.
-Itadakimasu!****- “
-Ran- la voce di Kogoro la riportò alla realtà mentre lei si rannicchiava su se stessa scoppiando in lacrime -Ran, scusa! Non volevo dire nulla che te lo ricordasse…- si preoccupò l’uomo che ormai aveva capito che la maggior parte delle parole che si dicevano veniva collegata dalla ragazza ad un ricordo che aveva a che fare con Shinichi.
La karateka continuò a singhiozzare forte e pregò il padre di lasciarla da sola, mentre questi si alzava rassegnato dal letto e andava nel soggiorno chiudendosi la porta alle spalle.
-Shinichi- mormorò addolorata stringendo forte gli occhi tra i singhiozzi, prendendosi le ginocchia e portandosele al petto -SHINICHIIIIIIIII!!!!!- urlò disperata mentre la sua voce rimbombava in tutta la stanza ferendo anche i muri.
Ma Shinichi, ovviamente, non sarebbe venuto a consolarla questa volta.

***

Ran camminò per il corridoio buio, diretta in cucina, mentre solo il rumore del frigo e il ticchettio dell’orologio a muro riempivano il silenzio della notte in casa Mouri.
I suoi passi felpati erano risuonavano silenziosi mentre la pianta nuda dei piedi si poggiava sui tatami giallognoli di cui era disseminato il soggiorno.
-Ran-neechan, ci vediamo più tardi-
-Fa’ attenzione!-
Voci e ricordi continuavano ad ingombrarle la mente, a tormentarla senza sosta mentre tentava di soffocare il dolore che provava dentro mordendosi la lingua e fissando ciò che aveva davanti senza vederlo realmente nel frattempo che si muoveva per la casa.
-Buona fortuna, Ran! So che vincerai tu!-
-Shinichi- sussurrò il suo nome ricordando anche il momento prima di scendere sul ring a combattere contro l’ultima avversaria delle nazionali.
Arrivata davanti al cassetto del bancone su cui aveva preparato il pranzo e la cena milioni di volte esitò solo un’istante, poi lo aprì e ne estrasse fuori un coltello da cucina che fino a qualche giorno prima usava quotidianamente per tagliare la carne. Non era molto grosso e la lama scintillava alla luce della luna che filtrava dalla finestra: il bagliore che si veniva a creare l’attraeva come un calamita.
-Ran, fermati!-
La ragazza sussultò e alzò lo sguardo incredula, incontrando poi un paio di iridi blu come l’oceano: Shinichi era davanti a lei.
-Shin… ichi- sussurrò senza fiato mentre quello la scrutava con aria grave e preoccupata.
Era un sogno? Era una visione?
Non ne aveva idea, eppure era lì: lei poteva vederlo.
-Ran, non fare pazzie per favore! Posa quel coltello, ti prego!- la pregò ancora lui, avvicinandosi e scuotendo il capo agitato e pallido come un lenzuolo.
-Sei morto- mormorò lei in risposta mentre gli occhi le si riempivano di calde lacrime che le annebbiarono la vista -Sei morto, Shinichi- ripeté poi con dolore.
-Lo so-rispose quello -Ma tu non devi morire, Ran! Pensa ai tuoi genitori, ai tuoi amici…! Cosa farebbero se morissi anche tu?-
-Shinichi, io non posso vivere senza di te- scosse il capo lei, puntandosi l’arma al ventre e osservando la punta della lama brillare a pochi centimetri dal suo corpo.
-Ran, ti scongiuro non farlo!- la supplicò Shinichi tentando di prenderle l’arma di mano, ma vi passo attraversò senza nemmeno sfiorarla. Ran lo fissò con un debole sorriso triste, poi annuì chiudendo gli occhi e inspirando per l’ultima volta.
Si sentiva in colpa per i suoi genitori: avrebbero sofferto come mai in vita loro perdendo la cosa più cara che avevano.
E poi c’erano Sonoko, Heiji, Kazuha…
Loro avevano appena perso anche Shinichi, ma non poteva davvero resistere vivendo in quel modo: avrebbero capito il motivo del suo gesto.
Una vita senza Shinichi non era vita e non valeva la pena di viverla.
Con un rapido movimento simile a quello dei samurai, Ran raccolse il coraggio e conficcò la lama nel ventre repentina. La lama penetrò nelle pelle con facilità come se stesse tagliando una torta, costringendola subito a piegarsi in avanti e sbarrare gli occhi dal dolore.
Emise un gemito strozzato mentre sentiva Shinichi urlarle di non farlo, di fermarsi, quando un fiotto caldo e scarlatto cominciò a fuoriuscire dalla ferita mortale che si era inflitta, impregnandole i vestiti e le dita con rapidità. Cadde a terra in ginocchio, respirando a fatica e sudando mentre il dolore al ventre era così forte da annebbiarle la vista, i sensi, e da farle perdere al capacità di ragionare.
Poi all’improvviso il dolore cominciò a diminuire e lei si ritrovò come all’esterno del proprio corpo, guardando sorpresa la se stessa a terra, circondata da una pozza di sangue, che lottava con la vita per morire.
Si sentì subito più leggera e serena e quando l’altra Ran chiuse gli occhi cadendo a terra, il dolore scemò del tutto e lei fu libera: libera dalla Vita.
-Ran-
La voce di Shinichi adesso la percepiva calda e vicina, come quando erano entrambi in vita, come quando andavano a scuola insieme la mattina o come quando discutevano su un libro di Sherlock Holmes che il detective aveva riletto per l’ennesima volta.
-Perché…?- domandò lui sconvolto mentre tremava osservando l’altra sua Lei a terra immersa in una pozza scarlatta -P-perché…?!-
-Mi dispiace Shinichi, ma senza di te non valeva la pena vivere- sussurrò lei in risposta, incredula nel vederlo di nuovo accanto a sé e nel poterlo sentire sotto le dita come una volta mentre gli sfiorava la mano con delicatezza. Shinichi sobbalzò al contatto come se si fosse scottato, poi la guardò nelle iridi azzurro-lilla schiudendo le labbra e fissandola ad occhi sbarrati, incredulo che fosse davvero Lei.
Un paio di secondi dopo il ragazzo non resistette più e la strinse a sé commosso, trasmettendole tutto il calore che possedeva, affondando la testa nella sua spalla e inspirando il suo dolce profumo.
Era ancora quello alla vaniglia: proprio come lo ricordava quando era in vita.
Ran era mancata da impazzire anche a lui, dal primo istante in cui era morto.
-Non avresti dovuto farlo- mormorò con voce sommessa tenendo la testa affondata nella sua spalla -Non avresti dovuto, Ran!-
-Nulla ci potrà mai più separare adesso- sussurrò lei ad un suo orecchio, sciogliendosi in un pianto di gioia mentre si stringeva di più a lui.
Il ragazzo annuì con un sospiro ricacciando indietro le lacrime, poi, dopo un tempo che parve interminabile, si staccò dall’abbraccio e la guardò negli occhi rimanendone incantato, perché il loro colore era più vivo che mai.
-I tuoi occhi…-
-Guarda!- Ran sobbalzò alzando il mignolo sinistro e fissandolo a bocca aperta mentre lui faceva lo stesso: il Loro Filo Rosso del destino, quello che da sempre avevano saputo di avere in comune sin dalla nascita, brillava più che mai.
Perché Ran e Shinichi, qualsiasi cosa fosse accaduta, in vita o in morte, erano da sempre destinati a stare insieme per l’Eternità.
 

 
Flashback:
* Film “Solo nei suoi occhi”
* Frase celebre che Shin pronuncia a Londra
* Frase celebre che Shin dice a Ran dopo il caso dello Shiragami - Vol 62 del manga
* Frase celebre di Shin nel primo episodio *^*
** Non ti preoccupare
*** Cin Cin in giapponese
**** Buon appetito in giapponese

 


Mangakagirl’s Corner:
Minna Konnichiwa!
^^”
Come va?
Ah beh, dopo questa fict straziante non so mica quanti di voi saranno felici… ^^”
Se vi state chiedendo che diavolo mi è passato per la testa per scrivere una FF del genere, la risposta è: Non lo so nemmeno io! ^^”
Ho pensato che se Shinichi fosse morto Ran non avrebbe davvero saputo vivere senza di lui. Non so se siete tutti d’accordo con me, ma io li vedo troppo legati per essere separati! T.T
Non poteva farglielo! ><
Non a loro! Ho dovuto riunirli anche se questo comportava la morte di Ran oltre a quella di Shinichi. T.T
Inoltre spero che Shin non sia risultato OOC dato che per un attimo ha gli occhi lucidi mentre la riabbraccia… Comprendete la mia scelta: è felice ma allo stesso tempo devastato sapendo che si è uccisa :’(
Beh, spero che, tristezza a parte, la fict vi sia comunque piaciuta ^^
Fatemi sapere :D
A presto con nuove fict in arrivo! ;)
Mangakagirl!
  
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