Correvo. Il freddo mi lacerava i polmoni. Le
gambe non reggevano più. Ma mi imponevo di non mollare. Correvo sempre più
forte. Non potevo cedere ora. Se mi fermavo anche solo per un secondo mi
sarebbero stati addosso. Le strade erano poco illuminate. Correvo.
Sentivo i loro passi alle spalle. Attraversai di corsa la strada, e per poco
non finii sotto una grande macchina nera con grandi fari, che si fermò appena
in tempo.
“eccola, eccola, prendiamola.”
La portiera della macchina si era aperta. Feci
una corsa e entrai dentro.
“mi dovete aiutare. Dei tipi mi stanno
inseguendo”
Un ragazzo o ragazza, non riuscivo a
identificarlo, disse all’autista di andare.
Mi girai e, attraverso i vetri scuri, vidi che
quegli uomini si erano fermati.
Chiusi gli occhi e tirai un sospiro di sollievo.
Quando li riaprì mi resi conto che stavo sudando
e respiravo faticosamente. Il ragazzo/a vicino a me mi chiese se andava tutto
bene.
Lo guardai meglio. Era maschio. Solo che aveva
dei lineamenti perfetti, quasi femminili. Aveva i capelli un po’ sparati in
aria, era leggermente truccato intorno agli occhi e aveva uno sguardo profondo.
Anche lui mi stava guardando. Come poterlo biasimare. Ero vestita con un mini
abito nero D&G. Ero sudata e affannata.
“perché quei ragazzi ti stavano seguendo?”mi
chiese. Aveva una bella voce.
“per violentarmi” dissi senza pudore.
Lui mi guardò. Mi chiese se volevo qualcosa.
Guardai l’auto e notai che era una specie di limousine, solo più piccola. Aveva
tutto. Un mini-frigo una tv e i sedili erano migliori di tutti i letti su cui
avevo dormito. L’auto era guidata da un'altra persona che era collegata a noi
tramite uno sportello.
“un po’ d’acqua, se è possibile”risposi.
Lui annui, apri il frigo bar e prese un po’
d’acqua. Io lo sorrisi e bevvi.
“sicura che stai bene? Sei un po’ scossa. Ce la
fai a tornare a casa?”
Lo guardai. Casa. Magari. Poi decisi di
capovolgere un po’ le carte.
“si…cioè non lo so. Sono ancora un po’ scossa e
quei tizi sanno dove abito. Non è che mi potreste portare in qualche motel più
vicino?” chiesi, mettendo su una faccia da cucciolo.
Lui scosse la testa e poi disse all’autista.
“andiamo all’Hotel. Gli altri mi aspettano”
Poi guardò me. “anche io alloggio in un Hotel. Ti
ospiterò io per stanotte”
Io lo ringraziai. Mi chiese come mi chiamavo.
“Lily, tu?”
“Bill, piacere”mi tese la mano e la strinsi. La
conversazione finì lì. Guardai fuori al finestrino. Anche lui si girò e lo vidi
sorridere e scuotere la testa.
Chi era questo tipo? E come mai mi aveva aiutato?
E che ci faceva dentro una auto del genere, con un autista personale? Per di
più alloggiava in un hotel.
Mantenei alta la guardia. Non sapevo chi fosse
questo tipo, ma nonostante le apparenze, non sembrava cattivo. Anzi era
innocuo. E simpatico.
Quando
arrivammo all’Hotel capii che doveva
essere molto ricco. L'Hotel era a cinque stelle ed era straordinario,
aveva sette piani, e una hall da sballo. Notai che non entrammo
dall’entrata principale ma da
una sul retro.