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Autore: Ciribiricoccola    05/01/2008    5 recensioni
A volte i sogni sono così belli...che quasi arrivi ad accontentarti di quelli che hai e che non puoi realizzare.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ali Se mamma mi avesse visto, avrebbe alzato gli occhi al cielo e avrebbe pensato che "stavo esagerando".
Ma mamma non c'era, era dalla nonnina materna, tutto il giorno, e io ero sola in casa.
Che pacchia.
Avevo tutti i metri quadri di casa mia tutti per me, non dovevo sloggiare in camera quando mamma iniziava a sparecchiare in cucina e a volere silenzio perchè c'era da guardare "Beautiful"!
Non dovevo aspettare che papà alzasse il suo deretano dalla sedia girevole davanti al pc per lasciarmi scrivere e ascoltare la musica, magari aggiornando il mio blog.
Non dovevo dividere la camera con mia sorella mentre studiava e m'imponeva il silenzio assoluto.
Insomma, avevo i miei spazi. Potevo poltrire, potevo aprire il frigo e svuotarlo, potevo svaccarmi sul divano, potevo cantare a squarciagola, potevo ballare.
Sorpresa delle sorprese, mi ero messa a pulire il mio bagno.
E fin qui, mia mamma sarebbe stata fiera di me.
Ma stavo pulendo lo specchio ascoltando i Tokio Hotel, e scuotevo la testa con tutti i capelli scompigliati a ritmo di musica, la musica che veniva dalla stanza accanto, la mia camera.
Ecco dove mamma avrebbe alzato gli occhi al cielo.
Era divertente spruzzare il Vetril scrivendo "Bill" su tutta la superficie trasparente, e altrettando divertente era passare lo straccio su quella scritta a ritmo di musica, finendo per scrivere "Tom". Poi, con un'alitata, appannavo una parte dello specchio e mi sbrigavo a scrivere "Georg" e "Gustav".
Erano già le 7 di sera, fuori ormai era buio, e la mia pacchia era quasi giunta al termine. Nel giro di un'ora, tutti sarebbero rientrati e io avrei dovuto dire che non avevo fatto nulla di speciale per tutto il giorno, come sempre.
E invece, ogni volta era una festa.
Ero sola, ma mi sentivo come se stessi dando un mega party con un centinaio di persone.
La mia stanza e il bagno erano a posto.
La lavastoviglie l'avevo caricata.
Tutto il resto... l'avrebbe fatto mamma...
Dovevo solo apparecchiare.
L'avrei fatto nella prossima mezz'ora.
Al momento, mi volevo rilassare un altro pochino.
Andai in camera mia e fui sommersa dalle note di "Reden". La mia SPREFERITA. Mi piaceva il ritmo, ma l'idea che l'avesse ispirata proprio Tom non mi andava giù.
Decisi comunque di lasciarla scorrere nelle mie orecchie, e quando mi sedetti sul letto, lui era accanto a me. Fascia e berretto compresi. Immancabile il sorriso da schiaffi.
"Sei sempre la solita..." mi disse sghignazzando. Lo sapeva che lo detestavo e che lo adoravo allo stesso tempo.
"Non sei divertente" risposi io, liquidandolo con un gesto della mano "E mi devi ancora spiegare, tra l'altro, come fai a parlare l'italiano così bene..."
"Io parlo come tu mi dici di parlare"
Ah, musica per le mie orecchie. Mi piaceva sentirgli dire questo genere di cose.
"Tom, Tom, Tom..." gli dissi con il tono di un genitore che sta per fare un predicozzo al figlio "Potresti anche avermi notato, tanto tempo fa... potevi almeno far sì che Bill scegliesse me, così sarei salita sul palco e ti avrei salutato... macchè, tu guardavi chissà quali tette..."
"Calma, tu non eri in prima fila!" protestò lui.
"Ma non mi sentivi mentre ti gridavo CIAOOOOOOO?"
"Certo che no, cara..." disse con un sorriso.
"Sto facendo domande sceme. Scusa." conclusi io, lasciandomi cadere all'indietro,supina. Lui si sdraiò accanto a me e mi disse: "Però adesso sono qui!"
"Sì, che bella presenza..." sbuffai.
"Non dire così, dài... in fondo, non è meglio così?"
"...Mh... forse hai ragione..."
"Io sono il tuo sogno. E questo ti basta...!"
Mi misi a ridere e ribattei: "Tom, tu non sei il mio sogno! Mi stai sulle palle!!"
"Che bugiarda, che bugiarda!" mi canzonò ridendo insieme a me.
"No, ascolta, la questione è questo e quanto!" spiegai "Io m'incanto quando ti vedo suonare...e mi cascano le braccia quando ti sento parlare!"
"E anche questo non è vero!" insistette lui, muovendo su e giù le sopracciglia, cosa che mi fece ridere ancora di più.
"Oh, ma che palloso che sei...solo perchè dici quelle 2 stronzate nel DVD non vuol dire che mi stai simpatico! Non del tutto almeno!"
"Ah, ma allora un pochino sì!"
"Sì, ok, va bene,ok,ok...zitto ora eh,però!"
"Agli ordini... se vuoi, sparisco anche..."
"No, scemo, resta qui!"
"Va bene... io intanto continuo a pensare che se mi vedessi davvero, sveniresti come tutte..."
"Tu fatti rivedere...e poi ne riparliamo..."
Ce ne stettimo così, distesi sul letto a guardare il soffitto, in silenzio. Dopo un pò mi girai a controllare l'orologio: erano le 7 e mezza.
"Tom, vado a apparecchiare..."
"Ok... ci vediamo dopo allora!"
"Va bene, puntuale come sempre..." e con quella frase mi congedai e uscii dalla mia stanza, spengendo la luce.
Mentre scendevo le scale verso la cucina, Georg mi affiancò e mi chiese: "E' sempre il solito, vero?"
Parlava di Tom.
"Sì" dissi io con una risatina "Mi aiuti a apparecchiare?"
"Ok..."
Stesi la tovaglia e, mentre lui era tuto intento a drizzare le pieghette della stoffa che si erano formate, io mettevo i piatti e gli passavo i bicchieri.
"Georg" chiesi "Poi mi insegni a suonare il basso?"
"Mi piacerebbe... ma tanto poi non t'impegni!"
"E' vero...e poi con che soldi me lo compro un basso?" dissi ridacchiando rassegnata.
"Pensa a cantare,e poi magari, quando avrai un cervello meno instabile, ti compri un basso e diventi come Paul McCartney,ok?" si raccomandò lui ironico.
"Che scemo che sei" gli dissi dopo avergli fatto la linguaccia, prontamente ricambiata.
Avevo finito di apparecchiare, così si erano fatte le 19:40. Aspettai sul divano che la routine sostituisse la mia giornata di pacchia, e Georg si mise a sedere accanto a me.
Ancora qualche minuto...
Appoggiò la testa sulla mia spalla e disse: "Si sta molto più comodi qui che in camera tua, sai?"
"Lo so, ma qui non è mai libero, c'è mamma la sera a occuparlo, lo sai..."
"Lo so, lo so..."
Il rumore del garage che si apriva. Io guardai Georg in maniera significativa e lui ci mise un attimo ad alzarsi; mi disse: "Ci vediamo dopo, Silvia, vado su!"
"Ok, a dopo!" e lo vidi prendere la via delle scale, giusto mentre mia sorella rientrava salutandomi, seguita da mamma.
E poi rientrò anche papà, e la cena fu messa in tavola.

...

Sgattaiolai puntualmente in camera mia e socchiusi la porta. Mi misi alla scrivania e tirai fuori il mio quadernino rosso, quello delle ispirazioni, dove scrivevo tutto quello che mi passava per la testa e che dovevo assolutamente afferrare e imprimere nella carta.
Mentr ero impegnata a scrivere come una matta, la porta si aprì leggermente e io sussultai. Era Bill.
"Mi hai fatto paura!" mormorai con una mano sul cuore e gli occhi spalancati.
"Scusa!" mi disse subtio lui con un sorriso simpatico, per poi sedersi sulle mie ginocchia "Che cosa stai scrivendo?"
"Sto scrivendo la nostra storia..." risposi io con calma.
"Ma quando la finisci? E' così lunga!"
"Pazienta, pazienta... vi devo far fare ancora tante di quelle cose...!"
"Uffa!!... Va bè... posso mettere un pò di musica?"
"Ok, tanto i CD sono già dentro!"
Bill premette "Power" e dalle casse uscì "Chiedi chi erano i Beatles". Sorrisi scrivendo. Morandi la cantava proprio bene.
Dopo aver scuriosato un pò tra i miei dischi, Bill si impossessò nuovamente delle mie ginocchia e ci stette sopra a dondolare, canticchiando "Ma chi erano mai questi Beatles..."
E io, presa da un attacco di ocaggine, continuai...: "La ragazzina bellina, col suo sguardo garbato, gli occhiali e con la vocina..." e finsi di sistemarmi gli occhiali e i capelli, strappandogli una di quelle sue risate troppo carine che avrebbero messo allegria a chiunque...
Trascorremmo tutto il tempo a canticchiare, a mimare come scemi i testi delle canzoni, finchè non arrivo anche Gustav, facendo capolino dalla porta.
"Si può?" chiese.
"Vieni, Gustav..." lo invitai, io, battendo una mano sul letto, accanto a me e Bill.
"Niente orsetti gommosi stasera?" chiese, cercando sulla scrivania un pacchetto di caramelle Haribo.
"Li ho finiti oggi..." dissi mortificata.
"Ingorda!" mi disse tirandomi piano una ciocca di capelli "E poi non ti lamentare se ingrassi!"
"E tu, allora, col tuo pancione, eh?" gli dissi io, puntando un dito verso la sua pancia.
"La mia pancia sta benissimo, e io so come mantenermi in forma...IO..."
"Bla bla bla bla...." iniziammo a dire io e Bill all'unisono, facendolo sbuffare.
Dopo una piccola rissa tra di noi, fatat di pizzicotti, scalpellotti e schiaffetti, tutto era tornato normale.
"Ragazzi, vado a mettermi il pigiama e lavarmi i denti. Voi intanto... guardate se c'è qualcosa di decente in TV!" annunciai dirigendomi in bagno.
"Attenta che in bagno non entri Tom!" scherzò Gustav prendendo il telecomando.

Avevo appena finito di lavarmi i denti, quando Tom, semi- sdraiato nella vasca, mi fa: "Allora, siamo pronti?"
"Quasi, quasi..." risposi io asciugandomi la bocca "Esci da quella vasca, che mi sembri un morto!"
"E perchè, di quell'altro bacato in piedi sul cesso, che mi dici?" ribattè Tom diverito, indicando Georg.
"Georg, scendi di lì..." sospirai senza neanche girarmi.
"Poteva essere divertente spaventarti però!" ribattè lui scendendo per darmi uno scalpellotto scherzoso dietro il collo, che tentai di ricambiare, con scarsi risultati. Era veloce a schivarmi.
"Adesso che avete fatto intrusione anche nel mio bagno, direi che si può andare di là con gli altri..." dissi loro aprendo la porta.

"Ragazzi, ci stiamo tutti, basta che non vi spintoniate così... Tom, smettila che ti ho visto, dammi il telecomando! Bill, fra poco ti sfracelli per terra, vieni più in qua... Gustav, c'entri, ci stai? Georg, i capelli in bocca no, grazie..."
"Dovresti seriamente pensare di farti regalare un bel letto a due piazze, questo qui è buono per i Puffi e basta!" esclamò Georg stringendosi accanto a me e schiacciandomi un pò tra lui e Tom.
"Sì, per far contenti voi... ma và...guardiamo questo, che dite?" dissi io col telecomando in mano davanti a un film in seconda serata di Totò.
Tutti concordarono, così, tutti insieme strinti nel mio letto a una piazza, ci godemmo quella pellicola in bianco e nero così divertente e allo stesso tempo così rilassante...ci facemmo qualche risata, ma sottovoce, perchè nel letto accanto mia sorella dormiva da un pezzo e se si svegliava, poi se la prendeva con me....
Poi il sonno prese il sopravvento...

...

Che ore erano? Le undici e mezza.
Chi mi aveva svegliato? Mia sorella.
Non voleva che mamma mi trovasse ancora a letto una volta tornata dal suo giro di spese, quando era quasi l'ora di pranzo.
Mi alzai un pò intontita e mi guardai allo specchio, in bagno.
Il mio riflesso, molto più sorridente e pettinato di me, mi chiese: "Dormito bene anche stanotte?"
"Sì...grazie..." risposi io stropicciandomi gli occhi con un sorriso.
Mi lavai la faccia ben bene, sentendo l'acqua fresca darmi una bella svegliata, poi mi affrettai a tornare in camera per vestirmi. Mi ritrovai, come tutte le sante mattine, davanti al loro maxi poster. Mi guardavano seri seri mentre ero in reggiseno e mutande. Per un attimo restai con i pantaloni infilati fino al ginocchio... li guardai... e sorrisi.
E non potei fare altro che pensare a come sarebbe stata la prossima pacchia in loro compagnia.

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Questa è una storiellina tirata giù sul momento, spero che vi piaccia e che molte di voi si rispecchino in quel che ho scritto...continuate a seguire l'altra mia FF "7 days on the edge", mi raccomando! Un bacione a tutti quanti!

   
 
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