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Autore: but honestly    21/06/2013    0 recensioni
Quindici giorni, nove ore e venti minuti. Questo è tutto il tempo trascorso da quando ha avuto modo di vederlo per l’ultima volta. [...] Charlotte se lo ricorda. La ragazza che aveva aspettato… che aveva sempre aspettato. E che ricordava tutto: fin dall’infanzia, tutte le memorie, anche le più dolorose. Ricordare era un suo dovere. «Ricordi quando…» la sua voce, generalmente squillante e acuta, addirittura fastidiosa, ora è tanto flebile da essere poco più che un sussurro «…quando mi hai portata via da casa, quel giorno?».
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quindici giorni, nove ore e venti minuti.
 
Questo è tutto il tempo trascorso da quando ha avuto modo di vederlo per l’ultima volta. Sbuffa sonoramente, lo sguardo annoiato di un rosa intenso e vibrante puntato sul soffitto, mentre resta sdraiata su quel letto nel quale si è intrufolata, di nascosto, centinaia di volte.
 
Le lenzuola, perfettamente ripiegate e sistemate, portano ancora il suo odore delicato; l’odore leggero dei suoi capelli corvini, che lei conosce perfettamente e che saprebbe distinguere da qualunque altro al mondo. Quel profumo che ha imparato ad apprezzare e che le riporta alla mente ricordi infinitamente piacevoli.
 
Sì, perché Charlotte se lo ricorda. La ragazza che aveva aspettato… che aveva sempre aspettato. E che ricordava tutto: fin dall’infanzia,  tutte le memorie, anche le più dolorose.  Ricordare era un suo dovere. «Ricordi quando…» la sua voce, generalmente squillante e acuta, addirittura fastidiosa, ora è tanto flebile da essere poco più che un sussurro «…quando mi hai portata via da casa, quel giorno?».
Già, il giorno della grande fuga. Il  giorno in cui ha smesso di essere la ragazza anonima,  instabile e maltrattata che si esibiva per far guadagnare qualche spicciolo al padre.
Il giorno in cui ha smesso di essere la bambina senza nome ed è diventata una sua proprietà.
 
No, certo, non materialmente.  Quello che la legava al suo salvatore era qualcosa di infinitamente più alto e profondo, dal suo punto di vista. Dal momento in cui aveva incontrato il suo sguardo indecifrabile e aveva avvertito il suo profumo, il suo respiro, così  vicini, aveva capito che non avrebbe potuto mai appartenere a nessun altro.
A nessuno, se non a lui.
«Non te lo ricordi?» senza neanche che se ne sia resa conto, le dita si sono chiuse a pugno quasi in uno spasmo, aggrappandosi a quel lenzuolo come ad un ultima via di fuga. «Sei cattivo, io me lo ricordo…» mormora ancora, puntando lo sguardo di lato, verso l’oblò della cabina.
La nave oscilla, ma lei non se ne accorge nemmeno.
Fuori deve star succedendo qualcosa, qualcosa di grosso, di immensamente spaventoso, ma  a lei non interessa. Tutto ciò che la preoccupa risiede nel fatto che lui non rientra a casa da due settimane e, prima di uscire, puntandole contro con estrema serietà quelle iridi dal colore intenso, le ha esplicitamente ordinato di non uscire mai fino al suo ritorno.
 
Per la prima volta, in tanti anni, non ha trovato la forza di disobbedirgli.
E ora… attende.
L’ha atteso già per tanti  anni, aspettava quel cavaliere più o meno dalla nascita. Quando era partito per anni, lasciandola a Jaya, da sola, l’aveva aspettato ancora.
Dentro il suo cuore, dentro la sua testa e nella sua realtà deformata, lo aspettava da tutta la vita. E probabilmente, lui non avrebbe mai preso sul serio questo suo desiderio.
 
Un rombo smuove le acque, la nave oscilla, vibrano le pareti.
Charlotte resta immobile, su quel letto che non è suo, con quel profumo che le infonde tanta sicurezza. Tanta tranquillità.
Tanta malinconia.
 
Sono quindici giorni, nove ore e trenta minuti.
E lui non torna a casa. Non torna da lei.
Non si lamenta di averla trovata nella sua stanza, non cerca di sfuggire ai suoi abbracci affettuosi, non le sorride, promettendole che, presto o tardi, la porterà a visitare quel circo che le piace tanto e che le ricorda la sua prima famiglia.
La paura è un mostro che le divora l’anima, poco a poco.
Deglutisce, schiocca le labbra e chiude gli occhi. Il cuore comincia a strepitare, impaziente, stanco, mentre un presentimento terribile si impadronisce di lei, del suo corpo, privandola di tutto il coraggio di alzarsi in piedi, sollevarsi sulle punte e cercare di vedere cosa accade dall’oblò. Quella finestrella tonda, che era sempre stata troppo alta per lei e per vedere oltre la quale, le era sempre servita un aiuto. «Sono tanto stanca di aspettare…» confida a sé stessa o, forse, nella sua immaginazione, a lui.
Perché sicuramente può sentirla, giusto?
L’ha sempre sentita, anche se durante la notte si spaventava per un incubo e gli chiedeva con gli occhi lucidi se poteva restare a dormire al suo fianco, solo per quella notte. E lui, con quello sguardo esasperato e, allo stesso tempo, rassegnato, le faceva un po’ di spazio nel suo letto. «Solo se è l’ultima volta.» poneva sempre la stessa condizione, ma infine era incapace di vederla piangere.
 
Poi il suono del legno che scricchiola, proveniente dalle scalette del  sottocoperta della nave, in fondo  al corridoio, la riscuotono, come svegliandola da un sonno prolungato e profondo.
Charlotte si alza di scatto,  salta giù dal letto e ascolta attentamente. «Sei tornato?» domanda, scrutando la porta con un sorriso, senza neanche accorgersi che i passi sono troppo leggeri per essere i suoi. E’ così contenta da non aver minimamente considerato la possibilità di essere infuriata per l’attesa… quello, semmai, avverrà dopo.
Senza pensarci due volte, spalanca la porta ed esce.
 
Quegli occhi.
Non erano i suoi.
Charlotte solleva lo sguardo verso Larisse, quella ragazza che viaggia al loro seguito, con la quale non si è mai adoperata molto nel parlare per pura mancanza di interesse nei suoi confronti.
Ha gli occhi arrossati dal pianto, l’aria affaticata di chi ha combattuto fino allo stremo delle forze e perduto quel che aveva messo in gioco.
Quando gli sguardi delle due si incrociano, Larisse sembra trasalire, poi resta immobile, in silenzio, come paralizzata. E Charlotte lo intuisce. Capisce che è capitato qualcosa di orribile. Qualcosa che, anche stavolta, ricorderà per sempre.
 
«Dov’è Yuuki?» domanda, con fermezza disarmante. Nessuna risposta.
Intercorre qualche secondo di silenzio. «Ti ho fatto una domanda, sei pregata di rispondere.». Abbassa lo sguardo. E’ incapace di sostenere quegli occhi che ricacciano, senza risultato, le lacrime indietro, tirandole fuori anche a lei.
Stringe i pugni sull’abitino bianco che le copre il busto esile. «Dov’è Yuuki?».
Ancora nessuna risposta.
Poi, Larisse si piega verso il basso, cercando di mettersi alla sua stessa altezza, mentre la prende saldamente per le spalle. Charlotte sussulta, ritraendosi dalla stretta.
«Non toccarmi.» ribatte, con estrema acidità «Mi dà fastidio. Dov’è Yuuki?».
Da qualche giorno, sembra che nessuno sia in vena di rispondere a questa sua domanda. E che nessuno conosca la risposta, ormai, le sembra altamente improbabile.
Ci deve essere un motivo preciso per cui tutti desiderano tenerla all’oscuro di questo e lei… non lo sopporta.
 
Sbatte violentemente il piede a terra. «Dov’è!?» urla, stavolta, con tanto fiato da farsi sentire fin sul ponte della nave. Qualcuno si affaccia dalla propria cabina, ma a lei non interessa. Solleva lo sguardo verso Larisse, uno sguardo carico di esasperazione e timore.
«Dov’è…?» sussurra ancora, come in una preghiera implorata a denti stretti.
E stavolta, sembra smuovere qualcosa.
 
«E’ morto.»
Finalmente la risposta.
 
Crack.L’hai sentito, mentre si spaccava?
 
Improvvisamente, tutto il mondo che aveva ricostruito con fatica, nella sua mente già inesorabilmente danneggiata, le crolla addosso e la colpisce impietosamente.
«Che… che significa?» balbetta, con gli occhi già lucidi. E’ esattamente quello che si aspettava di sentire, nel suo cuore da giorni si era fatta strada l’idea che gli fosse successo qualcosa di terribile.
«Significa che non tornerà più.».
 
Un fiume di emozioni le trafiggono la mente in un solo istante.
Rabbia, paura, desolazione e una tristezza infinita.
Non l’aveva nemmeno salutato. L’aveva visto uscire da quella porta, come altre centinaia di volte, e non era più tornato.
 
Charlotte fa qualche respiro profondo, indietreggiando di qualche passo, come se potesse riportare indietro il tempo. Per rigettare una verità che è troppo pesante da accettare.  «Perché mi dici bugie? E’ una cattiveria!» si lamenta con un sorriso, ma le lacrime le solcano già il viso pallido. «Non…» «Non si dicono le bugie! Vergognati!».
La ragazza si volta, pronta a tornare in cabina, ma Larisse ha il tempo di osservare nel profondo dei suoi occhi un’ultima volta. E di capire che il messaggio è perfettamente arrivato a destinazione. «Tutte queste bugie… lo dirò a Yuuki quando tornerà.» si lamenta, chiudendosi nelle spalle.
 
Le bugie sembrano essere una dolorosa costante nella sua vita.
E proprio lui è il peggiore dei bugiardi.
«Dovrò dirglielo… perché anche lui mi ha detto una bugia.» continua, asciugandosi il volto  solcato dalle lacrime con il dorso della mano.
Aveva promesso che non sarebbe morto… perché per morire avrebbe dovuto ottenere il suo permesso. E lei non l’avrebbe mai concesso.
 
Le braccia di Larisse la stringono stretta, accarezzandole il capo minuto.
Charlotte si volta e nasconde il viso affondandolo nel suo abbraccio.
 
Dalla sua gola si solleva un urlo disperato, come il rumore di qualcosa che si è rotto e che non potrà più essere riparato.
Il pianto inconsolabile di colei che aspetterà per sempre.

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Note dell'autrice ~


Mio Dio! E' davvero un sacco che non scrivo, sono davvero imperdonabile. *coff*
D'altra parte capitemi, sono sotto la maturità e, come ho promesso a chi mi ha scritto, presto continuerò le fanfiction che ho in sospeso... tempo di finire gli esami.
Comunque! Passiamo al commento di questa oneshot che ho pubblicato. Nel caso non si fosse capito, Charlotte è un'OC che creai in un GDR tempo fa. Anche Yuuki e Larisse sono OC, ma, ci tengo a ribadirlo, NON MIEI, ma di un mio amico, Lorenzo, e di un'altra ragazza, Sara, che si trova anch'essa all'interno del GDR. Visto che Yuuki è morto e Charlotte non ha avuto modo di fare nulla in proposito, ho avuto la malsana idea di scrivere questa oneshot. E per qualche assurda ragione è venuta malinconica over 9000. Dio salvami tu.
Non avrei mai pensato di poter scrivere una cosa del genere su Charlotte. E' un personaggio che ho sempre definito sciocco e che ho fatto comportare come tale, non le ho mai conferito uno spessore sentimentale adeguato e mi sembrava giusto farlo almeno una volta. Con questo, chiudiamo la parentesi Lottie e torniamo allo studio per gli esami. *sigh* Se avete qualche commento o qualche critica da esporre, commentate commentate commentate u.u sarà un modo perfetto per migliorarmi.
Mi farò viva presto!

River ~ PS: Il creatore di Yuuki è conosciuto su EFP come Ratatoskr. Sta scrivendo una fanfiction parallela a capitoli proprio su questo personaggio, una sorta di what if immersa in un universo fantasy e merita sinceramente, vi consiglio vivamente di leggerla e, magari, se avete tempo, anche di recensirla ;3 *spamma (?)* stay tuned!

   
 
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