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Autore: kiyomizu    21/06/2013    1 recensioni
FF su un pairing di UtaPri che mi ha travolta da subito. Spero sia di vostro gradimento~
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▶ Tipologia: shounen-ai.
▶ Pairing: Camus/Cecil.
▶ Contesto: Cecil è finalmente riuscito a debuttare come idol negli STARISH. Come saranno i rapporti d'ora in avanti con il compagno di stanza? ~
Buona lettura! (;W;)/
Ah, le critiche sono sempre apprezzate. Grazie! ♥♥
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© kiyomizu.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Cecil Aijima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Buon giorno a tutti
Dunque, spero che la mia storia sia di vostro gradimento; potrebbero esser presenti errori di vario genere, per questo mi scuso in anticipo.
La dedico a tutte le fan di UtaPri, ma soprattutto a chi ama la coppia Camus/Cecil, che personalmente adoro. 
Buona lettura-! »
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A c a r e l l e s s feeling.



"Non puoi fare affidamento sugli altri per sempre."
Erano queste le parole che Camus rivolse al nuovo idol, provocando in lui una reazione di sconcerto. Probabilmente era vero. Aveva preso le cose troppo alla leggera quando si vide "costretto" a seguire gli insegnamenti del biondo per entrare nel mondo dello spettacolo. Per Cecil tutto era nuovo, tutto era una sorpresa.
Una volta aver debuttato, però, le cose sembravano aver acquisito una chiarezza naturale, come se quel desiderio recondito fosse stato parte di lui da sempre.

Le pupille cristalline di Camus, nel frattempo, squadravano con disinteressamento il ragazzo più giovane. Cecil sembrava assorto nei suoi pensieri, come al solito. Disteso sulla coperta del proprio letto, il più giovane rifletteva continuamente su quelle parole, le quali avevano lasciato una traccia indelebile nel suo cuore. Il senpai invece, ininterrottamente, proseguiva in una lettura su cui sembrava concentrarsi a fondo. Il silenzio troppo innaturale, però, lo distrasse. Vide la figura lunga e slanciata dell'altro rilassarsi sul materasso mentre, con gli occhi quasi "annebbiati" fissava il soffitto. La domanda sul motivo di tanta tranquillità sorse inevitabilmente in Camus, mentre tornava a riprendere la lettura, silenziosamente.
Cecil, piuttosto, stava iniziando a rivalutare il compagno di stanza. Inizialmente freddo e fin troppo severo, era stato poi in grado di insegnarli molto. I metodi didattici erano da considerarsi quasi spartani ma era solo grazie a lui se era diventato ciò che, in fondo, aveva sempre desiderato. Di questo se ne era reso conto da un bel po' e aveva ben pensato di farglielo sapere. Nonostante questo, Camus sembrava non curarsene. Cecil era convinto che, agli occhi del biondo, sembrava solo un cagnolino da ammaestrare. Ora che aveva svolto il proprio lavoro non era cambiato nulla, erano tornati ad essere due semplici compagni di stanza della medesima professione. I rapporti insegnante-allievo si erano dissolti, in principio probabilmente gli unici a tenerli in contatto.
Ora però non voleva che tutto finisse così, tornando ad essere due perfetti estranei. Il pensiero lo sfiorò appena, provocando in lui una reazione improvvisa di disaccordo. Interruppe improvvisamente il lavoro dell'altro, rovinando la pesante atmosfera che si era creata nella stanza, pronunciando delle parole ricche di risentimento.
"Camus. Ora che farai?" Gli occhi del moro andarono a posarsi sul ragazzo seduto di spalle, sperando di ottenere una risposta chiara da lui.
Camus, appena tornato a concentrarsi sul proprio manuale, venne immediatamente interrotto. Che parole erano quelle? Inizialmente non capì a cosa si riferisse poi, quasi inevitabilmente, arrivò alla conclusione. Tuttavia, voleva estraniarsi dai pensieri dell'altro, mantenendo un atteggiamento vago, per capire dove Cecil volesse arrivare.
"Che intendi dire?" Con il solito tono piatto e freddo, rispose con una domanda alla richiesta dell'altro.
"Intendo...cosa ne sarà di me. Hai svolto il tuo lavoro, ora torneremo ad essere semplici compagni di stanza, nè più nè meno."
Cecil era dotato di una naturalezza nell'aprire il proprio cuore che sembrava pari a quella di un bambino. Se era felice, urlava di gioia. Se era arrabbiato o in disaccordo, lo faceva sapere urlando per il disappunto. Se era triste, piangeva. Se voleva qualcosa, la raggiungeva con qualsiasi mezzo. Se invece aveva bisogno di attenzioni, le richiedeva senza troppe scuse.
Seguì un momento di pausa, quando Camus commentò la considerazione di quest'ultimo.
"Era il mio lavoro. L'ho svolto come mi è stato detto.
Non c'è nulla che mi obblighi a badare ancora a te."

Queste parole veritiere si insinuarono come lava rovente nel cuore del più giovane, aumentando l'irruenza che si stava facendo sentire. Era proprio ciò che temeva di sentire da lui. Due perfetti estranei.
"Se mi odi per quello che ti ho fatto passare, allora dimmelo." La voce si fece flebile questa volta, temendo in una reazione di assenso da parte dell'altro.
Cecil inizialmente fu davvero una spina nel fianco, dato anche il suo comportamento ostinato nel non prendere atto degli insegnamenti dell'altro. Ciò che più temeva era proprio questo: essere odiato da lui. Proprio ora che, in qualche modo, gli si era affezionato. Sì, proprio così. Avrebbe voluto approfondire il loro rapporto, ma non solo in segno di gratitudine. Per lui in quei pochi mesi Camus era stato come un maestro di vita, qualcuno da imitare.
Il biondo, sussultando appena alle parole dell'altro, poggiò il pesante tomo sulla scrivania. "Odiare" era una parola grande e, sicuramente, non si trattava di quello. Nonostante tutto, il più grande si assunse le proprie responsabilità. Aveva forse dato un'idea sbagliata su ciò che pensava dell'ex-allievo? Il suo carattere distaccato sicuramente aveva accertato questo dubbio che andava diffondendosi nel più giovane. In qualche modo, però, era sicuramente lieto di ciò che Cecil era diventato.
"... Sei sempre un ragazzino viziato come al solito." Si alzò con uno scatto deciso dalla sedia, voltandosi in direzione di Cecil, con un atteggiamento di sfida. Mantenendo la sua solita aria composta e imperturbabile si avvicinò a lui, afferando poi quest'ultimo per un braccio.
Il ragazzo, infuriato per le parole proferite dal compagno, cercò di divincolarsi da quella stretta. Quasi gli faceva paura esser squadrato da quegli occhi gelidi.
"Cosa?! Dacci un taglio, ne ho abbastanza di questo tuo atteggiamento!"
Per la prima volta ebbe il coraggio di urlargli in faccia ciò che pensava, con lui non era mai stato così diretto; sotto sotto, un po' di timore l'aveva sempre provato.
"Alzati."
"Non ci penso nemmeno!"
"Aijima!"

Questa volta il tono di Camus si fece più grave, aumentando la stretta. Strattonando malamente il più giovane, poi, lo trascinò con sé contro il suo volere, mentre cercava un modo di sfuggirgli.
"...Che hai intenzione di fare?! Smettila di trattarmi sempre così!"
Cecil ormai, invano, chiese per l'ennesima volta una spiegazione che non ottenne. Era impossibile capire che cosa passasse per la mente dell'altro. Nel mentre fu costretto a seguire contro la propria volontà quest'ultimo.
Camus si fermò davanti ad un grande specchio presente nella stanza, mollando la presa. Irritato, guardò poi la figura dell'altro tramite la superficie limpida. "Guardati." disse.
Non comprendendo le sue intenzioni, Cecil diede una veloce occhiata allo specchio, non notando nulla di particolare.
"Cosa dovrei guardare?!"
"Ho detto guardati."

Tornando a posare gli occhi sul suo riflesso, Cecil fece come gli era stato ordinato.
"...Non vedo cos-" venne interrotto immediatamente, a cui seguì finalmente una spiegazione.
"Sei arrivato qui pronunciando parole al vento come "voglio solo cantare le canzoni di Nanami" o "sono qui per lei". Hai conosciuto un nuovo mondo, in cui la musica non è solo un passatempo, è anche un'aspirazione. Per andare avanti bisogna trovare sè stessi e combattere. Combattere per essere qualcuno. Tu eri solo un bambino viziato e superficiale, il tipo di persona che più odio al mondo. Con te credevo di non poter ottenere alcun risultato.
Ora guardati. Hai realizzato il tuo sogno e hai ottenuto una canzone da quella donna. Sei entrato nel mondo dello spettacolo, conducendo anche un programma di varietà. Hai conosciuto gli STARISH e sei entrato a far parte del loro gruppo, debuttando come un idol.
...All'inizio non ti sopportavo, lo ammetto. Ora, però, non posso che essere fiero di quel che sei diventato, Aijima."

Cecil, che nel frattempo rimase a bocca aperta guardandosi riluttante allo specchio, comprese poi le parole di Camus che, piano piano, diventavano sempre più chiare. Era fiero di lui. Nessun' altra parola lo avrebbe reso più felice in quel momento. Inevitabilmente, dopo essersi tolto un peso lacerante dal cuore, lasciò sgorgare delle grosse lacrime mai viste prima. Con la vista inumidita, andò poi a guardare senza vergogna il ragazzo che l'aveva finalmente fatto ragionare.
"Dimmi Camus, a questo punto...posso continuare a rimanere al tuo fianco?
Io...voglio diventare esattamente come te."

Camus, sorpreso da tali parole, sentì riscaladarsi il cuore: una sensazione talmente intensa mai provata prima d'ora, che sarebbe riuscita ad abbattere anche la più spessa lastra di ghiaccio. La sincerità e la spontaneità di Cecil erano riuscite finalmente a fargli provare delle emozioni.
Quella sua dolce espressione di meraviglia e sollievo, inumidita dalle lacrime, lo fece sussultare appena, rendendolo partecipe di un lato del suo carattere che mai aveva visto prima.
Paralizzato, senza pensarci troppo, portò una mano sul capo dell'altro, sfregandogli appena i capelli.
Cecil, prendendo quel gesto come un'affermazione, si strinse a lui in un improvviso abbraccio di riconoscenza, come un bambino. Le lacrime non volevano fermarsi e nemmeno voleva provare a farmarle. Avrebbe voluto piangere all'infinito, finalmente si sentiva qualcuno di cui essere fiero. Ed era solamente merito di Camus.
"Oi. Staccati." Nel mentre Camus aveva ripreso coscienza, rendendosi conto che l'atteggiamento del più giovane era piuttosto esagerato.
"No. Rimaniamo così per sempre." Le parole cariche di sarcasmo di Cecil lo fecero rabbrividire appena, non essendo abituato a tutto quel "contatto" umano. La sensazione che gli trasmetteva quell'abbraccio, dopotutto, era nuova e del tutto sconosciuta.
"Ho detto di mollarmi! Ritiro tutto se non lo fai."
"Camus, sei così gentile. In fondo, ti voglio bene." Aumentando leggermente la stretta, Cecil cominciò a prenderci gusto, una situazione del genere non era da tutti i giorni.
"Ah?! Stai scherzando!"
"Per niente."
"...Mi sbagliavo, sei sempre il solito ragazzino."
"Va bene così!"


 

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Ed ecco conclusa la prima parte di altre ff che scriverò su loro due, spero vi sia piaciuta.
A presto con le prossime. (*V*)/

  
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