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Autore: TurningSun    21/06/2013    5 recensioni
Chiuse gli occhi e respirò forte per evitare che le lacrime scendessero ancora e ancora.
Il suo bambino.
Era un uomo ormai.
Ma come può una madre dimenticarsi del suo bambino quando la guerra incombe come un macigno su di lui?
**Questa storia partecipa al contest ''Al gioco del trono, o si vince o si muore" di Always89!**
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Molly Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questa storia è nata grazie al contest  "Al gioco del trono, o si vince o si muore" di Always89 che ringrazio per avermi dato lo spunto per scriverfe qualcosa! 
Essendo un contest a pacchetti, ho scelto la Nobile Casa degli Stark, e come suo componente Robb Stark ed ho utilizzato, per questa storia, il prompt INVERNO.
Spero vi piaccia ;)

 

Il nostro futuro

 

And the kids you hold in your arms
With promises to protect them from harm
But they grow, and they go
And you’re all alone
All the kids, all the kids that you hold
(Morning Song – The Lumineers)
 

Molly agitò la bacchetta lasciando che la palla rossa con la ‘R’ dorata incisa sopra fluttuasse fino all’albero di natale che aveva allestito in silenzio nel salone. La vide appoggiarsi al ramo e fletterlo leggermente a causa del peso.
Poi passò a quella arancione con una ‘G’ bianca dipinta e la fece agganciare ad un altro ramo accanto ad un angioletto fatto a mano dalla figlia, a cinque anni.
Guardò l’orologio dietro di lei. Ginny era a scuola, i gemelli al lavoro come Arthur, Bill, Charlie e Percy.
Mancava soltanto la lancetta di Ron.
Quella lancetta si spostava dalla scritta “in viaggio” a “perso” così tante volte che credeva il suo cuore avrebbe ceduto, prima o poi, e allora sarebbe andata di persona a riprendersi il suo bambino.
Ora puntava su “perso”. Ancora.
Chiuse gli occhi e respirò forte per evitare che le lacrime scendessero ancora e ancora.
Il suo bambino.
Era un uomo ormai.
Ma come può una madre dimenticarsi del suo bambino quando la guerra incombe come un macigno su di lui?
Per un momento maledisse Harry e il giorno in cui suo figlio Ron aveva fatto amicizia con il bambino sopravissuto. Ma fu solo un momento: Ron aveva con un grande cuore e di certo non era colpa di Harry se aveva quella cicatrice.
Riaprì gli occhi e tornò a riempire l’albero di fiocchi e palline colorate.
“Mamma, ho fame!”
Ron.
Si girò di scatto, ma non c’era nessuno con lei. Se l’era immaginato, di nuovo.
Come può una madre vivere serena senza avere notizie del suo bambino? Dov’era Ron? Dov’era il suo bambino? Quello che voleva imitare i suoi fratelli, che voleva essere il mago con la bacchetta più potente di tutte?
Si sedette sulla poltrona. Stanca.
Accarezzando la stoffa logora, il ricordo delle serate passate con il suo Ron a leggere le Fiabe di Berda il Bardo le fece scendere una lacrima sulla guancia che subito asciugò.
 
“Mamma, me la leggi ancora?”
“Ma l’abbiamo letta ieri!”
“Oh, ti prego… solo per stasera!”
“E va bene… C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria a mezzanotte.” E al pronunciare quella frase sentì, come sempre, il suo bambino tremare con le mani strette a pugno e gli occhi pieni di eccitazione e paura.
 
“Molly, tesoro, stai bene?” le domandò Arthur appendendo il giacchetto bagnato dalla neve sull’appendiabiti. Le si avvicinò e le accarezzò i capelli, dolcemente.
“Avrà portato con sé il maglione, Arthur? È freddo fuori.” Sussurrò alzando gli occhi su quelli del marito.
Anche lui aveva la preoccupazione negli occhi ma le sorrise un po’. “È con Harry ed Hermione. Non è solo.”
“Perché proprio loro, Arthur? Sono solo ragazzi!” sbottò irritata da quella finta calma che tutti continuavano ad ostentare. Il suo bambino era da qualche parte dell’Inghilterra a compiere una missione di cui nessuno sapeva nulla!
“Sono uomini ormai. Il nostro Ron è cresciuto. Così come sono cresciuti gli altri.” E mentre parlava, Arthur cercava di darsi coraggio. Perché anche lui aveva paura per il suo ragazzo, ma aveva fiducia in lui. “Dobbiamo avere fiducia nei nostri ragazzi. Loro sono…”
“…il nostro futuro.”  conclusero insieme, stringendosi le mani.
 
 

  
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