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Autore: The queen of darkness    21/06/2013    4 recensioni
E se "Inuyasha" fosse una serie TV e tutti i nostri amati protagonisti...dei semplici attori?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heylà!
Buonsalve a tutti! Con tutti gli aggiornamenti arretrati che ho, mi ci voleva proprio un nuovo svago, ma prometto che dopo averlo caricato tornerò al lavoro!
 
Questo piccolo capitolo a sé stante dubito che potrà conoscere uno sviluppo; devo pensarci, ma soprattutto vedere se vi piace! ^^
 
L’idea mi è venuta leggendo una raccolta bellissima di FF su Inuyasha e, passata la depressione per la scarsità delle mie storie, ho deciso di cimentarmi in questa cosuccia ^^ non preoccupatevi, prometto di sparire una volta fatto! :D
 
Basta, non ho altro da aggiungere :D
Buona lettura! Dark Kisses ;)
 
 
 
-Che tu sia maledetto, Naraku! – urlò Inuyasha. Teneva in pugno la spada sguainata e del sangue fresco scorreva dal sopracciglio sinistro, laddove era stato ferito.
Non gli importava di essere tutto sporco e dolorante. Continuava a fissare il nemico negli occhi con singolare coraggio e sguardo impavido, desideroso di vendetta per riscattare il torto subito. Con i capelli al vento e la fiera grandezza di Tessaiga a proteggerlo, sembrava davvero un eroe dei fumetti.
-Sta scappando! – avvertì Miroku, concitato. Nemmeno lui era preso troppo bene; la sua tunica era sgualcita e strappata in parte.
Tanto lavoro di raffinata sartoria mandato in fumo, pensò ironicamente Kagome, prima di incoccare la freccia sul suo arco e assicurarsi che subisse la traiettoria corretta. Si posizionò in modo da rendere il fianco scoperto ben visibile, e lasciare che il braccio teso e il viso concentrato dallo sforzo del tiro venissero messi in evidenza.
Poi, con estrema teatralità, lasciò che la freccia partisse e andasse a ficcarsi, con il suo morso redentore, nel fianco del loro nemico, che ghignava in una nuvola di miasma pestilenziale attorniato dalle sue emanazioni.
Davanti a lei, ma parecchio distante, Kagura si schermò il viso con il proprio ventaglio, con fare stizzito. Il suo kimono aveva i lembi sollevati dall’aria turbinante, ma per il resto il suo aspetto non era stato compromesso di una sola virgola; stava lì, malvagia e impeccabile, a guardare quasi con derisione gli inutili attacchi di quegli improbabili avversari.
-Maledetto! – urlò Sango. Scagliò Hiraekotsu, ma senza alcun effetto: la gigantesca arma rimbalzò su una barriera invisibile e tornò alla proprietaria con una leggera scalfittura sul dorso.
Si respirava fatica, voglia di vittoria, frustrazione e anche odio. Il viso di Kagome era contratto dalla preoccupazione per Inuyasha, che si preparava a scagliare un altro colpo contro il loro eterno nemico, ma senza poter centrare l’obbiettivo. Con una risata cavernosa, infatti, Naraku era sparito, e al suo posto non era rimasto altro che cenere.
-NO!! – urlò la sterminatrice, accasciandosi a terra, -Non può essere fuggito ancora!!
Il suo urlo disperato trapassò l’atmosfera, facendola vibrare di sdegno. Kagome si sentiva in pena per lei, per la sua amica e compagna di viaggio, ma non poteva consolarla, non poteva lenire le sue ferite, non poteva….
 
-Ok! Stop! – strillò il tecnico audio, - per oggi basta così!
Era incredibile quanto fosse facile rovinare un momento di grande pathos con delle semplici parole. Kagome, sporca dalla testa ai piedi grazie ad abili pennellate di trucco, gli lanciò un’occhiata torva.
-Oh, andiamo! – intervenì Miroku, bonariamente, - non si può essere meno brutali, la prossima volta?
-Siete stati eccellenti, ragazzi! – osservò Sota, il regista, compiaciuto. Era un uomo abbastanza basso, con un ventre prominente e una maglia identica da tutta la vita, che sembrava non si togliesse mai. Per calarsi meglio nella parte di professionista della storia del cinema giapponese, indossava spesso un basco scuro che si calava sui radi capelli grigi, con una sorta di studiata drammaticità.
Sventolò il copione spiegazzato in direzione di Kagome. –Ottimo lavoro, bambolina!
La ragazza si permise una risatina. Era stata interrotta proprio mentre si stava maggiormente calando nel personaggio; in alcuni momenti, durante le riprese, lei e la Kagome della storia diventavano una cosa sola. Sentiva di partecipare attivamente al suo amore tempestoso per Inuyasha, alla sua battaglia contro Naraku e anche ai suoi momenti di gentilezza e bontà, quando la sua indole di ragazza del futuro si mischiava a quella di sacerdotessa feudale.
Dopo averla studiata tanto a lungo, le pareva in certi momenti di diventare una cosa sola con lei, e il suo mondo di finzione.
-Non mi chiami così, la prego! – commentò, fingendosi infastidita.
Il regista tenne banco e le strizzò l’occhio, per poi concentrarsi su Inuyasha, l’indiscusso protagonista della serie. –Ti avevo detto che Tessaiga dev’essere rivolta verso la camera 4, testone, non la 2!
-Oh, e non rompere! – borbottò il ragazzo, irritato, posando al suo fianco la monumentale arma che era costretto a maneggiare.
Sango, al lato del set, stava armeggiando con il proprio corpetto, prontamente aiutata da Miroku, che venne respinto con uno schiaffo particolarmente sonoro. Sapeva essere così volenteroso, a volte…
Il campo di battaglia minuziosamente allestito, si riempì di un brulicante staff di uomini e donne in jeans e camicia, auricolari all’orecchio e, spesso, chewing-gum in bocca. Kagome trovava che l’atmosfera feudale venisse completamente sconvolta da quell’esercito moderno, e osservava il loro muoversi affannoso fra le macchine da presa con un certo stupore.
Delle volte, i suoi occhi erano in grado di escludere dal campo anche quei bestioni giganteschi dotati di schermo che registravano ogni sua mossa.
-Kagome-chan! – strillò una voce, proveniente da dietro le quinte. La ragazza, che stava bevendo un sorso d’acqua, si voltò, immersa nei propri pensieri.
Vide arrivare di corsa la sua assistente, Eri, con in mano una rivista arrotolata. Incosciamente, sorrise.
-Guardi, Kagome-chan! ”Inuyasha” è in cima alle classifiche anche questa settimana! – annunciò, con occhi brillanti.
-E non è tutto – continuò, sfogliando affannosamente, - C’è un articolo interamente dedicato a lei poco più avanti, dove si esalta la straordinaria capacità di immedesimazione nel personaggio di Kagome da parte dell’omonima attrice – citò. –Non è straordinario?
I suoi cinguettii spinsero Kagome a concordare con lei. Doveva ammettere che tutta quella celebrità e quel successo immediato l’avevano sorpresa non poco, vista l’avversione degli uomini verso i demoni e, soprattutto, i mezzo-demoni.
Certo, dopo uno stato di lieve belligeranza e aperto disprezzo di una per l’altra categoria, si era arrivati al compromesso di mantenere la pace e la convivenza civile, ma le due classi non erano riuscite ad appianare le loro divergenze e accettarsi incondizionatamente.
Se la serie “Inuyasha” era stata ideata, era proprio per spingere le persone a non concepire come impossibile un rapporto amichevole se non amoroso tra le due distinte fazioni viventi, riscuotendo sin da subito un immediato successo a causa della presenza di romanticismo, avventura, azione e suspance in ogni singolo capitolo.
Questo aveva fatto del cast una vera e propria elite, e da attori di teatro praticamente sconosciuti erano diventati dei simboli adorati da tutti (fatta eccezione per Sesshomaru; lui era già molto noto nel mondo del cinema). Se doveva essere sincera, il successo quasi le dava fastidio, ma decise di non esprimere a parole quest’ultimo pensiero, per dedicarsi invece all’entusiasmo della ragazza.
Quando le grida di gioia di Eri si esaurirono, Kagome fu libera di tornare al proprio camerino. Era il luogo che più le piaceva di tutto il set, a dirla tutta, perché vi passava così tanto tempo che ormai assomigliava ad una seconda casa per lei; era lì dentro che aveva fatto le prime prove con i copioni, sentendosi a disagio, ed era lì che aveva provato ogni singolo costume di scena, divertendosi quando le capitava per sbaglio un corsetto elisabettiano destinato allo studio 6, oppure una tuta spaziale aderente per lo studio 9.
Si sedette sulla sedia pieghevole. Kagome H., recitava lo schienale, così come la porta e un bigliettino per depistare i curiosi all’inizio del corridoio, con una freccia che indicava la parte opposta.
Si chiese, un’ennesima volta, come mai il regista avesse deciso di mantenere i nomi originali di ogni attore applicandoli ai personaggi. Nessuno aveva dovuto cambiare appellattivo, e lei credeva fosse per non ostacolare l’opera di immedesimazione. Così facendo, però, sembrava che la storia vivesse anche nello studio televisivo della popolare serie TV, in un bizzarro effetto.
Come sempre, sulla toletta c’era un mazzo di rose rosse, con un biglietto indirizzato a lei. Sapeva che non era da parte dei fan, perché non voleva mai trovare un regalo senza riceverlo prima personalmente, ma era sicura che provenissero invece dal suo spasimante più accanito, un ricco ereditiero che profumava ogni fiore che le mandava con una goccia di Chanel numero 5.
L’attrice sospirò.
-Che megalomane… - commentò, annoiata, prima di staccare la piccola busta color avorio.
 

Al fiore più bello di tutti,

Hojo.

 
 

Per un certo periodo era stato così assillante che aveva persino pensato di accettarele sue avances ma, notando il suo comportamento morboso e spesso infantile, aveva deciso di resistere con la propria grazia di femme fatale, irraggiungibile ed ineguagliabile.
Non era facile attenersi a quel comportamento ma, dopotutto, lei era pur sempre un’attrice, no?
Prese un pezzo di cotone posato accanto al vaso e, dopo avervi messo una considerevole dose di latte detergente, cominciò a passarselo sul viso, lentamente, eliminando piano tutto lo sporco simulato ad arte dalla sua truccatrice di fiducia. In un passato non troppo lontano, poteva arrangiarsi almeno con il make-up.
Ma adesso sei una star, cara Kagome, pensò amaramente. Una vita fuori dai riflettori era decisamente meglio di quella che stava conducendo in quell’istante.
Ma poi, era davvero lei ad essere una celebrità? La Kagome Higurashi reale, o quella disegnata a margine del copione? La gente, quando la vedeva, non pensava forse solo al suo personaggio, invece che a lei in carne ed ossa?
Quella ragazzina onesta, ingenua e un po’ svagata, pura e spiritualmente imbattibile, sarebbe davvero stata contenta di tutta quella popolarità?
Non lo sapeva, ma credeva fermamente di no. In fondo, nella storia che mettevano in atto non si parlava mai di farsi una carriera splendente, né di diventare l’idolo di centinaia di ragazzine.
 
Un bussare discreto la riscosse.
-S…sì? – balbettò.
-Kagome? Sono Inuyasha. Posso entrare? – chiese una voce fuori dalla porta.
La ragazza si affrettò a nascondere il biglietto come se vi fosse scritta sopra un’oscenità, e il suo cuore prese a battere impazzito accorgendosi di essere quasi del tutto struccata.
-M…ma certo, entra pure – permise, incerta, togliendosi dal viso qualche residuo di crema bianca. Perchè doveva sempre comportarsi da ragazzina quando Inuyasha era nei paraggi?
La maniglia si abbassò, e un viso apparve dallo spiraglio: ancora truccato con i vestiti di scena, i capelli sciolti in una morbida cascata sulle spalle, le sopracciglia aggrottate e alcune ferite simulate sulla pelle scoperta. Anche se era un mezzo-demone, anche se a volte le ragazze umane venivano spinte ad odiare quelli della sua stirpe, Kagome non poté far altro che trovarlo terribilmente attraente.
-Scusa, non volevo disturbarti – si affrettò a dire il giovane. Il fodero vuoto di Tessaiga penzolava ancora al suo fianco.
Kagome sorrise, incerta: -Nessun disturbo. Dimmi pure.
Il ragazzo si grattò la testa, confuso e adorabile. La sua pelle diafana era più liscia della porcellana, e i suoi occhi ambrati promettevano un desiderio inestinguibile che Kagome avrebbe tanto voluto sperimentare sulla propria pelle.
Ma cosa vai a pensare, pervertita?! È un tuo collega di lavoro!, si ammonì, ma fu tutto inutile. La proibita attrazione che sentiva per lui non si sarebbe placata per così poco.
 
 
-La Takahashi-sama mi ha detto di dirti che vorrebbe sapere cosa ne pensi di un nuovo costume per Kagome… - riferì, annoiato. Poi arrossì: -Voglio dire, l’altra Kagome.
L’attrice ridacchiò. –Avevo capito, grazie.
Capendo che il messaggio si sarebbe ridotto a quello, la ragazza cercò di inventarsi qualcosa per allungare il colloquio.
-E… - lo richiamò, vedendo che stava per andarsene. -…ti ha per caso detto quando è disponibile?
In silenzio, maledisse la sua completa mancanza di fantasia, ma col passare dei secondi si rese conto che era una scusa verosimile: la sceneggiatrice era sempre così impegnata che bisognava prendere appuntamenti con lei con i piedi di piombo.
-E io che ne so? – sbottò Inuyasha, scorbutico.
-Visto che mi hai riferito il messaggio dovresti essere informato, scemo – commentò l’attrice, arcignamente, prima di pentirsene.
Con Inuyasha andava sempre così: nonostante fossero anni che ci lavorava insieme, non riusciva ancora a capire quale fosse la molla che lo faceva scattare. Ogni volta che si trovavano nella stessa stanza scoppiava un battibecco, e Kagome non riusciva ad impedirsi di attaccarlo cercando lo scontro.
-Beh, non me l’ha detto, ok? – sbottò.
-Arcigno – lo apostrofò aspramente, incollerita.
-Dannata – replicò lui, con lo stesso entusiasmo di un bambino.
-Grr, quanto vorrei avere il potere di Kagome di mandarti a cuccia! – esclamò la ragazza, serrando i pugni.
Lui le fece una linguaccia impertinente, senza accorgersi di essere entrato nel camerino.
-A cuccia, a cuccia! – tentò la ragazza, ma Inuyasha rimase fastidiosamente in piedi con aria di trionfo.
-Tsk, cosa credevi, scema!! – esclamò, vittorioso.
Il viso di Sango interruppe la scena. Il suo occhio destro era coperto da una piccola telecamera portatile e, dopo essersi sciolta i capelli, aveva indossato la sua vestaglia da camerino, quella che metteva prima di indossare di nuovo i propri vestiti. Diceva che la tenuta da sterminatrice le irritava la pelle, e doveva lasciare qualche attimo per far sparire il prurito.
-Beeeccati! – intervenne, gongolando. Chiuse la registrazione e li guardò, soddisfatta.
-Materiale di prima classe – disse, con una certa soddisfazione nello sguardo. –Quelli di Teen Today ne saranno entusiasti!
-C…cosa? – balbettò Kagome. Non era la prima volta che la rivista chiedeva qualcosa in merito alle coppie reali formatesi sul set, e sia Miroku che Sango erano concordi sul fatto che loro due fossero palesemente innamorati l’uno dell’altra. Era per questo, forse, che Kagome non accettava mai gli inviti di Hojo e non frequentava nessuno: magari loro due avevano ragione.
 
 -Ancora con quei giornalisti da strapazzo! – ringhiò Inuyasha, irritato.
-Già – ammise la ragazza, lupesca, esibendo la telecamera come un trofeo. –Saranno entusiasti di questo, ve lo dico io. Già vedo i titoli: Sul cast della celebre serie “Inuyasha”, l’immedesimazione tocca livelli…scottanti!
La risatina di Sango fece arrossire Kagome. –M…ma…cosa dici!!
-Ci stavamo insultando – concesse Inuyasha, con tono ironico, - guarda un po’ che bella storia d’amore!
Le labbra della sterminatrice si incurvarono in un sorriso furbo, e si preoccupò di scandire per bene le parole, in modo che risultassero inequivocabili.
-L’amore non è bello… - fece una pausa, - … se non è litigarello.
Questo lo fece scoppiare. Dopo aver imprecato sonoramente, Inuyasha fece di tutto per inseguirla nello spazio angusto, ma l’atletica interprete sapeva essere davvero molto agile, e più di una volta sgusciò via dalla sua presa, divertendosi come una bambina in un negozio di caramelle.
Kagome, dal canto suo, era imbarazzata e sconvolta dall’improvviso comportamento dell’amica, e non riusciva ancora a comprendere sino in fondo cosa fosse realmente accaduto.
 
Il viso della sterminatrice si affacciò con occhi scintillanti, mentre la voce del regista nel corridoio intimava ad Inuyasha di smetterla col trambusto, e la ragazza ne approfittò per lanciare un’invito a Kagome.
-Io. Te. Centro benessere. Venerdì. Ore otto. Passo io.
-C…cosa?
-Vedi di ricordartelo, mon cherì….perchè altrimenti lo faccio pubblicare sul serio. Baci! – salutò, prima di sparire e dare man forte al signor Sota, sostenendo che Inuyasha “era davvero immaturo con i suoi comportamenti molesti, e nulla riusciva davvero a fargli imparare la lezione”. Suggerì una diminuzione dello stipendio.
 
Kagome sorrise: grazie a loro ogni giorno riusciva ad essere divertente.
Chiuse discretamente la porta, ascoltando divertita le urla, si truccò velocemente e, dopo un attimo di indecisione, gettò il biglietto nella spazzatura. Mentre si rivestiva, con degli abiti comodi da ragazza moderna, pensò che era ora di parlare chiaramente a Hojo. La assillava ormai da troppo tempo, non riusciva più a sopportarlo.
Uscì dallo studio con spirito leggero: aveva appena regalato le rose ad Eri, con una scusa qualsiasi, e le sembrava di essersi liberata di un peso.
Lo spirito di Hojo la perseguitava in ogni momento, poiché ogni volta che guardava il telefono, aveva il timore di trovare un suo messaggio oppire una chiamata, oppure di trovare una sua limousine fuori dallo studio come una volta era successo, o chissà cos’altro.
Non era intenzionata a fidanzarsi con lui; era ora di chiudere quel paragrafo della sua vita, e fare progetti per l’avvenire.
Sentendo una vibrazione nella tasca destra, controllò lo schermo del suo cellulare, e il suo cuore perse un battito: era Inuyasha.
 
Ti va di accompagnarmi al nuovo ristorante cinese? Se vuoi io vado per le otto.
 
La ragazza sorrise fra sé e sé. Era un ragazzo così strano, delle volte, così ingarbugliato. Bastava pensare che per darle il primo appuntamento avesse aspettato quasi due anni. Una pazzia! Ma in fondo lo era lei, di più, perché l’aveva aspettato.
Guardò la luna bagnandosi della sua luce, con una strana tranquillità nel petto. Aveva davvero bisogno di pensare al futuro.
Dopo aver inviato la risposta, rimise il cellulare in tasca, e si mise in macchina. Accese e partì verso casa sua, non senza aver controllato davvero che non ci fossero chiamate di Hojo e rasserenandosi scoprendo che, ormai, non le importava affatto.
 
Ci sto ;) 

  
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