RAY OF
SUNLIGHT
Il cervello è
un organo strano, complesso, e per me, sconosciuto anche dopo tutti questi anni,
e illogico, lui che per definizione è razionale. Non riesco a capire come può
essere trascinato dai sentimenti, corrotto dalle passioni, confuso dal tempo,
affollato dai rimpianti del passato, delle cose fatte sbagliando e di quelle non
dette per paura o vergogna. Vorrei possedere questi rimpianti, per quanto
terribili, per quanto dolorosi.. vorrei aver compiuto sbagli.. vorrei ricordarmi
di averlo fatto, per non vivere al buio, inconsapevole e cieca di fronte al
passato. Appoggiata alla spalliera del letto, la testa tra le mani, costringo la
mia mente a scavare nell’oscurità dei miei ricordi, per trovarne uno, anche uno
soltanto, che non mi faccia sentire sola al mondo. Edward dice che sono
fortunata, e che anche lui preferirebbe dimenticare tutto. So che lo dice solo
per consolarmi: il vuoto della mente è una voragine aperta, pronta ad
inghiottire i miei pensieri felici. Perché anche nel momento più bello della mia
vita sono consapevole dell’immenso nulla che mi circonda, e questa certezza dà
vita alla rabbia. La fiamma divampa nel petto, incontrollabile, immensa, e
assoluta… è impossibile spegnerla, può solo essere alimentata ancora. E la
collera sale implacabile, stregando tutto, afferrando tutto, mangiando e
corrodendo. Spazza via ogni buon sentimento, ogni gioia… ogni speranza. Non c’è
speranza per una come me, né presunzione di un futuro diverso. Posso solo
osservare la vita di qualcun altro e sperare, e sognare, e pregare. È terribile
non possedere niente.. nemmeno una sensazione. Persa completamente, assuefatta
al mondo, senza più un perché o una ragione. Senza più niente. C’è voluto tempo
perché capissi. Per comprendere che avere una famiglia è avere qualcosa.. è
avere tutto. È l’unica cosa che mi sostiene, che mi fa vivere giorno dopo
giorno. Grazie a loro non smarrisco la strada. La luce comincia a filtrare dalla
finestra, e concentro la mia attenzione sulla polvere che vortica nell’aria.
Ogni tanto Edward, o Jasper, si accorgono dei pensieri che mi affollano la
testa.. ma non hanno modo di assicurarsene poiché ogni volta sono più veloce a
sfoderare un nuovo sorriso. Da quando conosco Bella però, è cambiato qualcosa. È
strano avere a che fare con un’umana.. e con le sue esigenze.. ma in un certo
senso era ciò che mi mancava: mi permette di provare una vita normale. Aiutarla,
organizzarle compleanni, sostenerla nelle quotidiane banalità, dai compiti al
vestito da indossare, mi permette di vivere attraverso di lei, di portare a
termine piccole cose che per me valgono come le più grandi.
“Alice..?”
Una voce
interrompe i miei pensieri, riportandomi alla realtà.
“ È successo
qualcosa?”
Agitata, mi
metto a sedere sul bordo del letto, guardando Jasper direttamente negli
occhi.
“No… devi
smetterla di preoccuparti sempre..”
La sua voce è
dolce, ma decisa.
“Sai che non
posso farlo”
“Lo
so..”
Jasper si
avvicina lentamente, prendendomi il volto tra le mani. Dopo un lungo istante, ci
distendiamo, vicini, senza dire una parola. Sento che vorrei piangere. Perchè io
non posso farlo… e sono invidiosa di chi può sfogarsi, sia per gioia che per
dolore. Ogni notte, da non so più quando, il terrore del vuoto si amplifica,
incontrollabile… e lacrime invisibili mi salgono agli occhi. Nell’oscurità non
c’è speranza di salvezza, non c’è appiglio che possa trovare… se non il miraggio
di un raggio di luce. Da quella notte cambiò tutto: non mi persi più in strani
pensieri… c’era qualcuno che mi tratteneva a terra. Il mio raggio di
luce.
Dopo averla inviata per il concorso di Twilight non mi piaceva molto.. ma alla fine ho deciso di metterla lo stesso, perché rileggendola ci ho visto qualcosa di me. Spero vi piaccia.. ^o^ grazie!!