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Autore: Payne_Hug_Me    21/06/2013    0 recensioni
Piansi. Piansi tanto quella notte. Non me ne capacitavo, non riuscivo a crederci.
Lei non c'era più.
Mi aveva lasciato da solo, se n'era andata senza dirmi niente. Di lei avevo solo una lettera che mi diceva
" Non seguirmi, promettimelo "
Per la prima volta nella mia vita non mantenni una promessa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me ne andai sbattendo rumorosamente la porta.
I miei genitori,ptf, rompipalle.
Perchè non ero libero di amare la persona che volevo accanto nella mia vita?


                                  " Sei un aristocratico Liam, e come tale devi sposare una del tuo rango "

Questo mi ripeteva ogni santissima volta mio padre. 
Cominciai ad incamminarmi verso la casa della mia fidanzata, non mi importava se i miei genitori  mi negavano di vederla, io lo facevo lo stesso.  Erano due anni ormai che cercavano di farmi sposare la figlia di un loro ricco amico, ma non gli promisi mai che l'avrei fatto.
Arrivai dopo una quindicina di minuti, e suonai il campanello. Nessuno venne ad aprirmi. Suonai altre due volte, ma non udii rumore di passi venire verso la porta. Ricordando la strana abitudine di Savannah, mi piegai sulle ginocchia ed alzai lo zerbino, trovandovi sotto le chiavi di casa. Poco dopo le inserii nella serratura, le girai ed aprii la porta. Il buio. Ecco cosa regnava in quella casa, il buio. Entrai e richiusi la porta alle mie spalle, sentendomi a disagio in quell'assenza di luce. L'unico suono che echeggiava tra i muri era lo scricchiolio delle suole delle mie scarpe sul parquette. Percorsi lo stretto corridoio che conduceva alla sua camera da letto, sentendomi quasi soffocare dal senso di vuoto che regnava. Di solito quando nei paraggi c'era Savannah si percepiva un'energia quasi tastabile, invece...... sembrava quasi di star camminando nello spazio, nel vuoto cosmico.
- Ma che strano... - sussurrai lasciando in sospeso la frase.
Poi lo vidi; uno spiraglio di luce. 
Corsi in direzione della scia dorata che a me in quel momento sembrava divina. Peccato che di divino ci fu solo il mio attacco cardiaco.
Quando aprii la porta la vidi.
Stesa, immobile, pallida, senza vita.
Morta.
I suoi capelli mori erano sparsi sul letto, coprendole in parte la guancia destra.
Gli occhi azzurri erano spalancati in modo innaturale, ma non emanavano la solita luce: erano spenti, tristi, come un mare pieno di catrame.
Il corpo, piccolo ed esile, era steso di lato, lasciando intravedere le braccia di fronte agli occhi.
Caddi sulle ginocchia, in uno stato di shock.
- S-Savannah?? - chiamai con un filo di voce, ma non ricevetti risposta. Provai di nuovo, due, tre, quattro volte, ma nessun suono si udiva nell'aria. Mi alzai in piedi, camminando tremolante verso il suo letto. E lì la notai, tra le sue mani: una piccola letterina color panna, con sopra il mio nome. Delicatamente gliela sfilai dalle dita, aprendola e leggendone il contenuto.
Sentii quelcosa di tiepido e liquido scendere dal mio occhio destro e solcare una mia guancia.
Una lacrima.
Per la prima volta da quando avevo memoria stavo piangendo.
Iniziai a urlare.
Frasi con o senza senso, strilli acuti o gravi, versi e gemiti non decifrabbili dall'orecchio umano.
E pensare che quel giorno le avrei chiesto di sposarmi.
Che idiota che ero stato. 
Lei me lo aveva detto: " Vieni oggi, ti prego ".
Ora capisco perché mi aveva pregato.

Piansi.Piansi tanto quella notte. Non me ne capacitavo, non riuscivo a crederci.
Lei non c'era più.
Mi aveva lasciato solo un bigliettino con su scritto:


" Non segurmi, promettimelo "

Per la prima volta nella mia vita non mantenni una promessa.

Corsi in cucina, aprii un cassetto a caso e ne estrassi un coltello. A passo spedito ripercorsi il mio tragitto, tornando nella sua camera da letto. Mi svestii e rimasi in boxer, poi mi stesi accanto a lei. Mi divertii a raccontarle di come ci eravamo conosciuti fino alla prima volta in cui facemmo l'amore.
- E.. e ti ricordi come e..ero impacciato io?? - singhiozzai ricordandomi solo in quel momento che lei non poteva sentirmi.
E qui la prima coltellata affondò. Era nel ventre, poco a destra dell'ombelico.
Una seconda coltellata.
Una terza.
Una quarta.
Ed io ridevo, mi prendevo in giro, mi davo del pirla, del coglione.
Una quinta coltellata. 
Una sesta.
Una settima.
Un'ottava, otto coltellate come i mesi che ricordavano il nostro amore.
Una nona.
E poi...... La decima, l'ultima, al cuore.
Fu la più piacevole, la più dolorosa, la più........ desiderata.



Saggio di lettere di Liam Payne, 21 maggio 2013


-Come ti è venuto in mente di ritirare fuori quel mio vecchio racconto? - chiesi e mia moglie porgendole una tazza di thè bollente.
- Bhè, volevo vedere i primi passi della tua carriera da scrittore - sorrise lei riporgendomi il foglio.
- E......? - le chiesi lasciando la frase in sospeso in attessa di un suo eventuale commento.
- E' bellissima, sì, ma....... perché mi sarei dovuta uccidere?? - domandò.
- Bho, non lo so, chiedilo alla mia mente macabra - risi sedendomi accanto a lei sul divano di casa nostra.
- Ah Payne...... - sospirò sconsolata lasciando cadere la testa sulla mia spalla.




  
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