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Autore: hope says_    22/06/2013    2 recensioni
Cercavo un fazzoletto quando, aprendo uno stipite, ne vidi una. Una soltanto.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remember the day when...


La mia vita era come quella di una semplice adolescente. Amici, scuola, famiglia, ma da qualche tempo si era ridotta alla sola scuola -casa. Casa e non famiglia.
 I miei a casa non c’erano mai, data la massima priorità che aveva la festa di mia sorella e mio fratello, bhè, era maggiorenne, poteva far ciò che voleva, non doveva dar spiegazioni a nessuno e poi, con lui non ho mai avuto un rapporto speciale quindi la situazione era immutata.
Avevo casa libera ventiquattro ore su ventiquattro e per tutto quel tempo la mia priorità era lo studio.  Mangiare era diventato una cosa superflua. Impiegavo troppo tempo per cucinare e mettere tutto in ordine, tempo che potevo dedicare allo studio o semplicemente al riposo.
 Il mio problema più grande era proprio quest’ultima ‘’attività’’.
Non sapevo più cosa significasse ‘’dormire per più di quattro ore’’. Durante la notte, la mia testa era invasa da pensieri e soprattutto da urla isteriche o insulti. Appena provavo a chiudere gli occhi, udivo qualche impercettibile rumore che mi rendeva impossibile dormire. Trascorrevo intere notti, insonne. I miei occhi erano ornati da borse enormi, tali da far concorrenza a quelle di Prada. Avevo, però, imparato a sopportare e controllare tutto ciò.
La scuola stava giungendo al termine, anche se il tempo sembrava non trascorrere per nulla. Compiti e interrogazioni quasi finiti. Mi ero impegnata molto quest’anno per trascorrere un’estate a rilassarmi. Avevo troppa voglia d’estate, di quel sole splendido che accarezzava la mia pelle facendola diventare color ambra, del sottofondo delle onde che s’infrangevano tra gli scogli, ma soprattutto di rivedere i miei amici.
Poco prima di un mese di scuola mi divideva da tutto questo e … cosa poteva mai succedere in quattro settimane??
-Non me lo fossi mai chiesta.


I miei m’impedivano di fare di tutto. Ero segregata in casa. Capivo le loro esigenze ed anche quelle di mia sorella maggiore che, per un errore medico, uno stupido errore, non camminava, non poteva.
Sin da piccola mi son presa cura di lei e mi piaceva farlo, mi capiva benissimo e con una semplice parola sapeva come tirarmi su il morale.  Ero sempre stata con lei ma a volte speravo, desideravo, poter uscire per divertirmi e fare la vita dei miei coetanei. Anche questo, però, mi era negato.
Dopo un po’ di tempo mi arresi e ci feci l’abitudine.
Vita sociale??
Quale vita sociale?? Era andata puttane da tempo. Ero, ormai diventata prigioniera in casa mia.
Ogni giorno era sempre più deprimente. Diventavo sempre più triste ma mostravo il mio solito lato positivo a tutti. Non volevo ricevere compassione. Lo odiavo;  e odiavo essere al centro dell’attenzione, anche se a volte mi era di consolazione sapere che qualcuno tenesse a me.
Ogni mattina m’incamminavo verso scuola, dove, speravo, mi nascesse un vero sorriso. Qualche volta tornavo davvero felice a casa, dopo aver trascorso momenti indimenticabilmente divertenti con la mia gang, ma poi crollava tutto con il mettere piede in casa. L’aria era ormai diventata troppo pesante, non ero ascoltata da nessuno  e mi chiudevo sempre più, in me stessa. Mi restava solo lasciarmi andare nel mio mondo, fatto di parole, suoni e immaginazione.
 Questo, però, non mi era più di consolazione. Quel senso di vuoto mi perseguitava, m’induceva a pensare a cose che mai avrei immaginato di poter pensare. Tagliarmi.
Io, una persona che ha cercato di aiutare chiunque in quella situazione, ora pensava di trovare conforto nel fare la stessa orribile cosa.
NON ESISTEVA. NON POTEVO.
 I giorni trascorrevano e la mia tristezza aveva preso il sopravvento.
A scuola i miei voti facevano piangere, il mio ragazzo aveva dato un taglio netto alla nostra storia perché si sentiva oppresso.
‘’Oppresso?? Ma dico, ti lascio far tutto, sono settimane che non usciamo, vai ovunque con i tuoi amici e non ti sei degnato neanche di venire, così, come perdita di tempo a trovarmi. Sai cos’è ‘? Troppa libertà e fiducia fa male’’
Più o meno fu questa la mia reazione a ‘’ mi sento troppo oppresso da questa situazione ’’, un modo come un altro per dire ‘’ scusa bambola, ma sono giovane e voglio continuare a divertirmi ‘’.  
Da qui, la mia vita sociale poteva dirsi del tutto inesistente.  Non riuscivo a trovare una via di fuga da quella pesantezza,  rabbia, dolore  che avevo dentro. Ero in trappola.

***

Un  mattino, mio fratello mi accompagnò a scuola. Si prospettava una giornata come tante: scuola e casa. La stanchezza era diventata parte di me, la fame si era totalmente  esaurita. Il mio fisico era, praticamente, in condizioni indescrivibili: il viso paffuto aveva fatto spazio a uno completamente scavato, i miei due occhioni color nocciola erano ormai spenti, le mie gambe non riuscivano a sorreggere il ‘’peso’’ del mio corpo. Ero devastata in ogni senso e per di più a nessuno importava, o meglio, nessuno se ne accorgeva.
All’uscita della scuola, mi diressi subito a  casa. Ero avvilita. Il posto migliore dove poter star sola senza che nessuno venisse a disturbarmi ogni due secondi?? Semplice. Il bagno. Può sembrare strano, ma la mia famiglia lo considera un posto ‘’sacro’’.  Quindi,preso il mio IPod, mi ci recai immediatamente. Non volevo ascoltare o vedere nessuno, volevo, almeno per una volta nella mia vita, stare sola, completamente, per mia scelta. Sintonizzato l’IPod su Pretend it’s ok delle Little Mix e dopo averlo appoggiato al mio fianco,  poggiai il capo al muro e pian piano scivolai lungo di esso sino a giungere seduta a terra di fronte all’enorme specchio. Alzai il capo e una lacrima, inconsapevolmente mi rigò il viso.  Lacrima che non rimase sola a lungo.  Scoppiai. Il mio viso era ricoperto di lacrime amare, lacrime sole, lacrime bisognose di serenità. 
Cercavo un fazzoletto quando, aprendo uno stipite, ne vidi una.  Una soltanto. Una maledetta lametta che mi ha distrutto. La afferrai più sicura che titubante.  L’osservai bene. Era una classica lametta Wilkinson Sword, prodotta in Inghilterra durante gli anni settanta. Leggera.
 Ancora non ero sicura di cosa voler fare con quell’’aggeggio. Continuai a fissarla e pensare. Pensare alle mie amicizie, alla famiglia, alla scuola, alla mia vita. Tutto era diventato estraneo a me, anzi, io ero diventata estranea a tutto ciò che mi circondava. Così tra le note di Remember the day when  e Nobody’s Perfect, appoggiai quel piccolo pezzo di ferro al mio polso sinistro. La rabbia che risalì in me fece nascere nuovamente delle lacrime nei miei occhi che dopo aver vissuto sulle mie guance, giacevano tra le mie labbra.
Sul polso già ferito , non profondamente, comparivano i primi segni, le prime gocce di sangue caddero sulla mia maglietta. La rabbia stava per attenuarsi, ma era troppa. Troppa rabbia e troppo dolore erano in me.  E furono quelle stesse sensazioni a portare la mia mano destra a ferirmi nuovamente il polso sinistro.
Così sottile era il mio polso quanto i tagli che mi provocavo, ma uno, un solo taglio fu decisivo.
Ero esausta. Tutte le mie emozioni erano fuoriuscite completamente ma la rabbia, la rabbia persisteva in me. Forse per ciò che stavo facendo? Forse per quella che ero diventata? Forse perche ero troppo sbagliata?  
‘’Un’ultima volta.’’- mi dissi.
 Sì, fu l’ultima volta.
‘’E tutto finirà’’- pensai.
Quel ‘’Tutto finirà’’ era proprio riferito alla mia vita, a tutte le emozioni, a tutto quello che faceva parte della mia vita. Tutto.
 Perforai così profondamente una vena del  mio polso che sentii solo pronunciare il mio nome  e poi … il nulla.



Oh dimenticavo l’’educazione:
 io mi chiamo Hope, Hope Carthright.  
Un angelo che perdendo la vita, ha raggiunto, finalmente,  
la serenità.





 

Spazio all'autrice: 

AAlloooraaa... questa è la mia seconda OS  yuppiduuu...
okey non è moltoo adatta a questo periodo dell'anno ma l'ho scrtta moolto tempo fa e non avevo un umore  molto sereno da come si può vedere. ero davvero a terra e stranamente inspirata.
Vorrei sapere cosa ne pensate.. è monotona?? troppo deprimente?? o poco deprimente?? scritta male?? o bene??
susu non vedo l'ora che dopo averla letta la recensiate..:DD 
ockey forse gli smile non si addicono molto alla storia.. Pardon.. 
Spero vi piccia..

  
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